
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Famiglia Tortora Brayda |
Arma:
la più antica: di azzurro alla tortora poggiata su tre
monti nascenti dalla punta dello scudo, ed accompagnata nel capo
da tre stelle disposte in fascia, il tutto d’argento
(1).
dopo il 1781: partito, nel 1° di azzurro, al monte di tre
cime di verde in punta e sostenente una tortora al naturale,
sormontata da tre stelle d’oro ordinate in fascia ; nel 2°
di azzurro ai tre scaglioni d’argento.
dal 1982: inquartato, nel 1° e nel 4° partito: nel primo
di azzurro, al monte di tre cime di verde in punta e sostenente
una tortora al naturale, sormontata da tre stelle d’oro
ordinate in fascia (Tortota), nel secondo di azzurro ai tre
scaglioni d’argento (Brayda); nel 2° e nel 3° di rosso al leone
d’oro passante in maestà, rivoltato, il tutto alla bordura di
rosso
(2).
Dimora:
Francia e Roma
Motto:
Fortiter in Re suaviter
in modo. |

© Arma Famiglia Tortora Brayda |
Alcuni storici per individuare le origini della famiglia napoletana Tortora Brayda
hanno percorso circa 16 secoli sino ad arrivare
nell'anno 320 al Console romano Flavio Ricomere (Ricomero),
passando alla ascendenza longobarda con Giffone-Gifone o de Jefuno, al
collegamento con Guaimario, Conte di
Giffone e, quindi, a Guaimaro IV e Giovanni Lamberto II
Principi di Salerno. |
La famiglia ha posseduto vari feudi. Quelli di Belvedere,
Casilino, Fratta Piccola, Libonati, Palmoli, Pardinola, Pascoli,
Roggiano, Sapri e Tortora.
Vari sono stati i titoli concessi a questa famiglia, fra questi:
Duchi: della Chiusa, di Forlì (feudo in
Abruzzo citra,
apparteneva ai Carafa dei duchi di Traetto),
Marchesi di: Gagliati , San Giuliano, sul cognome.
Conti di: Policastro (ad personam, feudo in Principato citra, apparteneva ad Antonello Petrucci ma essendosi macchiato di
delitto di fellonia fu decollato a Napoli a piazza Mercato il 13
novembre del 1486, fu poi concessa da re Ferdinando alla
famiglia
Carafa della Spina)
Baroni di: Teverola (casale dell’agro Aversano, posseduta
dalla famiglia Carafa dei principi della Roccella)
Patrizi di: Bisceglie e di Molfetta. |
La famiglia fu riconosciuta di antica
nobiltà dall’Imperatore
Filippo II d’Asburgo-Spagna il 29 gennaio
1579 e dall’Imperatore
Carlo VI d’Asburgo-Austria il 10 aprile 1730, e fu
ricevuta più volte nel
S.M.O. di Malta. |
A seguito di matrimonio celebrato il 12 novembre 1781
tra il Barone Carlo I Tortora di Belvedere (n.
Bisceglie, 12.08.1753
†
09.12.1827) con la nobildonna Francesca Paola Brayda (n.
15.12.1764
† 01.10.1785),
unica figlia del Marchese Michele, Patrizio di
Giovinazzo; i discendenti acquisirono il doppio cognome
Tortora Brayda aggiungendo
alla loro arma l’insegna dei Brayda. |
Ritratti di
Carlo I Tortora di Belvedere e di Francesca Paola Brayda
(per gentile concessione del dr.
Francesco Stanzione) |
Donna
Francesca morì giovanissima, poco più che ventenne,
durante il terzo parto e fu sepolta nella cappella di
famiglia avuta in dono nel 1787 dal Barone Nicola Lepore,
dedicata a S. Francesco da Paola in Molfetta nella
chiesa del Purgatorio. Il Barone Carlo I si sposò, in
seconde nozze con
Maria Antonia Ramirez dei Conti di Aquillar Murillo,
Marchesi di Santa Croce. |
Il
Barone Emilio II Tortora Brayda (n. Molfetta, 2
gennaio 1784 †
Napoli, 9 dicembre 1854) intraprese la carriera militare
e fu ammesso alla Regia Accademia militare; fu nominato
cavaliere del
Real Ordine di Francesco I e nel 1842 ricoprì la
carica di Amministratore Generale della Regia Dogana e
delle Entrate del Regno delle Due Sicilie.
Sposò Giuditta Filioli Effrem, patrizia di Bari, figlia
di Giovanni e di Chiara MacDonald di Clanranald, figlia
del generale James MacDonald che fu esiliato a Roma con
il padre Allan.together con la Casa Reale di Stuart a
cui erano collegate. |

Barone Emilio II Tortora
Brayda |
Il
Barone Giovanni Lorenzo Tortora Brayda (†
1929) impalmò Donna Maria Concetta
Severino Longo (†
1932),
Marchesa di San Giuliano, Marchesa di Gagliati,
Baronessa di Palmoli, Contessa di Policastro, e con del
R.R. 11 luglio 1897 fu autorizzato a fregiarsi del
duplice titolo marchesale.
I coniugi ebbero quattro figli: Camillo
(3),
Margherita
(4),
Maddalena, Chiara. |
Il
Barone Francesco Tortora Brayda di Belvedere
(n.
Napoli, 27 gennaio 1853 †
ivi, 10 marzo 1930), dottore in legge e avvocato, fu
Cavaliere di Giustizia del S.M.O. di Malta e, dopo aver
impalmato Maria Minervini, Cavaliere di Onore e
Devozione.
Era il nipote di Chiara MacDonald di Clanranald. |

Barone Francesco Tortora
Brayda di Belvedere |
I
Tortora Brayda possedevano a Sant'Anastasia (Napoli) una
splendida villa costituita da più fabbriche, con un
vasto giardino adorno di statue e fontane. |
© Sant'Anastasia - Ciò che resta
di Villa Tortora Brayda |
Dette proprietà si trovano accanto alla Basilica della
Madonna dell'Arco dove il Barone Lorenzo
Tortora Brayda, insieme al Conte Ambrosio
Caracciolo di Torchiarola
e al principe Michele Caracciolo
di Brienza, fece apporre nel settembre del 1874,
in occasione di una solenne cerimonia tenuta dal
Reverendo Tommaso Passaro, per ricordare la visita di
Papa Pio IX avvenuta nel 1850 per pregare ai piedi
dell'immagine della Madonna che nel corso dei secoli
aveva compiuto molteplici miracoli. |
La
nobildonna Giuditta Tortora Brayda di Belvedere
sposò a Napoli nel 1889 Francesco Saverio
Gurgo, nato a
Napoli il 20 marzo 1850, duca di Castelmenardo. |
Il complesso della Congregazione in Napoli dei nobili sotto il
titolo di S. Maria della Misericordia, fondata da San Gaetano
Thiene (Vicenza, 1480 † Napoli, 1547), istituzione benefica che
si occupava, fra le altre opere di misericordia, di curare i
sacerdoti poveri e i pellegrini nell’ospedale costruito accanto
alla chiesa, di dare degna sepoltura, di offrire alloggio ai
pellegrini, fu gravemente danneggiato dal terremoto del 1806 e
dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale. Il S.M.O.
di Malta e le famiglie de Brayda, Longo, Tufarelli, Capuano, Sanfelice, Maresca,
Lancellotti, Cattaneo, de Liguoro, Fasulo, Gagliani,
Rossi, de Werra, Dentice, de Lutio, Paternò, Pasca, Gomez Paloma,
de Clario, Guarini, Spasiano, Piromallo, Campagna, Giusso,
Battiloro, Belli, de Lieto, Mazzarotta, Ammone finanziarono la
ristrutturazione della Chiesa. In ricordo di tale atto di
generosità, nell’Oratorio è stato affrescato la platea degli
stemmi dei predetti casati. |
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Note:
1)
– Francesco Bonazzi di Sannicandro “Famiglie Nobili e
Titolate del Napoletano” – Arnaldo Forni Editore, 2005.
2) - La
modifica dell’antico stemma fu concessa nel 1982 dal Re
Umberto tramite il segretario per l'araldica Lucifero
Falcone, per ricordare il legame con l'impero d'Etiopia,
acquisito a seguito di matrimonio celebrato dal Marchese
Francesco Tortora Brayda di Belvedere con Martha
Nassibou, strettamente legata alla dinastia salomonica.
3)
- Con Camillo si estinse il ramo dei marchesi di San
Giuliano (oggi San Giuliano del Sannio in provincia di
Campobasso).
4) - Margherita ereditò il
titolo di marchese di Gagliati che in seguito pervenne alla
famiglia Coletti Perucca.
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