Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia. 

Stemma dei Carafa della Spina

Carafa della Spina

Arma: di rosso a tre fasce d’argento con una spina di verde posta in banda ed attraversante il tutto(1).

Dimora: Napoli

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© Napoli - Stemma Famiglia Carafa della Spina dei principi di Roccella - sec. XVII

L’illustrissima e storica famiglia napoletana Carafa discende da altro più antico casato napoletano: i Caracciolo.
Il capostipite fu GREGORIO di Giovanni Caracciolo vissuto nel XII secolo, detto Carafa perchè ricopriva la carica di concessionario della gabella sul vino chiamata "campione Carafa".
Si divise in due grandi rami detti della Spina e della Stadera; capostipite della famiglia Carafa della Spina fu ANDREA, familiare della regina Giovanna I d'Angiò, il quale seguì Carlo III di Durazzo nella guerra d’Ungheria.
I rappresentanti del Casato ricoprirono le più alte cariche in campo civile, militare ed ecclesiastico sino ad arrivare al soglio pontificio.
Fu ascritta al Patriziato napoletano del Seggio di Nido e, dopo la soppressione dei sedili (1800, fu iscritta nel Libro d'Oro napoletano. Più volte vestì l'abito di Malta (vedi Lapidario)
Numerosi furono i feudi posseduti e furono insigniti di prestigiosi titoli, tra i quali:
Baroni di: Bianco (1629), Carreri (1629), Cerro, Forli (Pentina (1629), Petrella, Rionegro (1666), Ripalonga, Roccasicone, Rocchetta,
San Nicola di Leporino, Torraca
Conti  di: Arpaia (1605), Condojanni (1629), Conte palatino (1622), Cerro,  Grotteria (1496), Policastro, Roccella (1522)
Marchesi di: Brancaleone (per successione Casa Staiti), Tortorella, Castelvetere (1530) con  annesso il grandato di Spagna di prima classe (1581).
Duchi di: Bruzzano (1646), Forli (Petina 1625), Montenero, Rapolla (1623), Rionero, Traetto (1712).
Principi di: Roccella (1594), Sacro Romano Impero (1563).


Per gentile concessione del nobile Roberto Bilotti Ruggi d'Aragona
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© Napoli - Palazzo fatto costruire da Carlo Carafa della Spina, principe di Roccella

Nel 1386 Andrea Carafa fu uno degli otto uomini del bon governo della città di Napoli insieme a Giuliano di Costanzo, Martuscello dell'Aversana, Giovanni de Dura, Tuccallo di Toro, Paolo Boccatorto, Stefano Marzaro e Otto Pisano.

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© Napoli - Stemma Carafa della Spina

Tommaso Carafa della Spina († 13-8-1473), patrizio napoletano, fu vescovo di Trivento dal 1472; rinnovò l’esenzioni del vescovado da ogni metropolitano, per bolla di Sisto IV, emanata nel 1477 la quale fu la terza dopo due altre anteriori.

Vedi Gatta
Trivento (CB), stemma del vescovo Tommaso Carafa della Spina

Andrea Carafa della Spina (?, † 1526), patrizio napoletano, conte di Santa Severina, nel 1496 acquistò Castella, Cutro e Roccabernarda che nello stesso anno entrarono a far parte della contea di Santa Severina, che passò a Galeotto Carafa, nipote di detto Andrea.
Castella passò poi a Ferrante Carafa, conte di Soriano e duca di Nocera dei Pagani.

Don Carlo I Carafa della Stadera (1584 † 1644), patrizio napoletano, Vescovo di Aversa dal 1616, Legato Papale,  figlio Fabrizio I († 1629), principe di Roccella e del S.R.I.,  marchese di Castelvetere, conte palatino, conte di Condojanni, patrizio napoletano, cavaliere dell’Ordine del Toson d’Oro, e di donna Giulia Tagliavia d’Aragona dei principi di Castelvetrano, fece costruire in Aversa (CE) lo splendido tempietto della Santa Casa di Loreto.

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© Aversa (CE) - Tempietto della Santa Casa di Loreto. A destra: Epitaffio in memoria del Vescovo Carlo Carafa della Stadera

Altro Vescovo di Aversa dal 1644 al 1665 fu don Carlo II Carafa della Stadera (1611 † 1680), patrizio napoletano, Camerlengo del Sacro Collegio dei Cardinali dal 1676 al 1678, figlio di Girolamo II (1583 † 1652), principe di Roccella e del S.R.I, marchese di Castelvetere, conte Palatino, conte di Condajanni, patrizio napoletano e di Diana Vittori.

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© Napoli - Palazzo Carafa dei duchi di Forli e conti di Policastro

Nel 1386 Giovanni de Dura, Regio Consigliere e valente poeta, fu uno degli otto uomini del bon governo della città di Napoli insieme a Giuliano di Costanzo, Martuscello dell'Aversana, Andrea Carafa, Tuccallo di Toro, Paolo Boccatorto, Stefano Marzaro e Otto Pisano.

Donna Ippolita Carafa (1697 † 1772), duchessa di Chiusa, fece realizzare nella cappella di famiglia il monumento funebre in ricordo del marito Gerardo (1702 † 1764), principe del S.R.I., duca di Forli, conte di Policastro, patrizio napoletano, e dei suoi tre figli: Ettore (1725 † 1726), Giovanni (1727 † 1729) e  Antonio (1728 † 1731) morti in tenera età.  
Detto Ettore fu amministratore del ducato di Chiusa per conto della moglie; vendette il feudo di Forli ma il titolo di duca di Forli passò sul casale di Ispani, il cui nome venne cambiato in Forli; nel 1733 fece una permuta dei casali di Vibonati e Sapri con la famiglia Pignone.

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© Napoli -  Cappella Carafa della Spina. A destra: busto di Ettore Carafa (1662 † 1728)

In detta cappella vi è il busto, fatto erigere sempre da Ippolita Carafa, di Ettore Carafa (1662 † 1728), principe del S.R.I., duca di Forli, conte di Policastro  e patrizio napoletano, marito di donna Teresa Firrao, figlia di don Pietro, principe di Sant’Agata e di Isabella Caracciolo.

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© Napoli - Alfonso Carafa († 1760), duca di Montenegro. A destra: Muzio Carafa († 1764), duca di Montenegro

Alfonso (1713 1760), duca di Montenero, barone di Rionegro, di Petrella e Rocchetta, patrizio napoletano, figlio di Giovan Battista († 1734) e di Maria Fortunata Carmignano dei marchesi d’Acquaviva, sposò nel 1734, in prime nozze, donna Maria Gabriella Florent di Chatelet, nel 1759 in seconde nozze Domenica Anna Maria Mormile, figlia di Michele duca di Carinari.

Don Muzio (17231764), fratello di Alfonso ( 1760), duca di Montenero, barone di Rionegro, Rocchetta e Petrella, patrizio napoletano.

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© Napoli - Stemma con le insegne delle famiglie Carafa della Spina e Florent

Don Gennaro I (Napoli,1715 † ivi, 1767), principe di Roccella e del S.R.I., duca di Bruzzano, marchese di Castelvetere e di Brancalone, conte palatino, Grande di Spagna di prima classe, patrizio napoletano; Gentiluomo di Camera di re Carlo III di Borbone nel 1738, Cavaliere dell’Ordine di San Gennaro dal 1740, assunse il cognome Carafa Cantelmo Stuart avendo il padre Vincenzo III (1660 † 1726) sposato nel 1696 donna Ippolita Cantelmo Stuart, figlia di Giuseppe, principe di Pettorano e duca di Popoli.

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© Napoli - Palazzo appartenuto dal 1769 a Vincenzo Maria Carafa Cantelmo Stuart, principe di Roccella,
oggi Museo d'arte contemporanea PAN.

Francesco (Napoli, 29 aprile 1722 † Roma, 20 settembre 1818), primogenito di Adriano Antonio, conte palatino, primo duca di Traetto, e della principessa Maria Vittoria Teresa Borghese, dei principi di Sulmona, si addottorò in utroque iure nel 1747 ed intraprese la carriera ecclesiastica; nel 1745 entrò nella Prelatura romana, dal 1758 al 1760 fu governatore della città di Castello, nel 1773 fu creato cardinale. Nel 1798 fu imprigionato dai francesi a Civitavecchia nel monastero delle Convertiti, liberatosi tornò a Napoli e nel 1801 fece parte della congregazione speciale per il concordato con la Francia.

In alto: Ritratto del Cardinale Francesco Carafa della Spina.
A sinistra: Roma, Basilica di San Lorenzo in Damasco, lastra tombale del Cardinale con stemma ed epitaffio.

Roccella Jonica (Reggio Calabria). A destra: Castelvetere, oggi Caulonia (Reggio Calabria)

Fabrizia (Vibo Valentia), a sinistra di chi guarda, fu fondata dal principe Fabrizio; vi trapiantò famiglie provenienti da Castelvetere e
da Roccella, successivamente per Caraffa (Reggio Calabria), a destra, utilizzò il suo cognome, del Bianco per distinguerla con Caraffa
di Catanzaro, in onore dei Caraffa del ramo duchi di Nocera.

In Petrella Tifernina (provincia di Campobasso) nella locale chiesa romanica di San Giorgio vi è la lastra tombale di Alfonso Carafa (1714 23-1-1760), duca di Montenero e Rionero, e Signore di Petrella, della Casa Reale Tribuno della Legione del Contado di Molise, deceduto senza figli, e di Antonio dei duchi di Montenero (1633 8-5-1733), Signore di Petrella, eretta nel 1763 da Muzio, duca di Montenero, fratello e nipote dei predetti.

Petrella Tifernina, stemma Carafa della Spina ed epitaffio
Per gentile concessione di Aniello Gatta

Il feudo di Civitacampoamarano, terra in Contado di Molise, con il suo castello è appartenuto a numerosi feudatari: del Balzo, Carafa della Spina, Ferri, Marzano,  Zurlo, Carafa della Stadera; nel 1443 l’ebbe in dono, per i servigi resi, Paolo di Sangro († 1455 circa), uno dei capitani di ventura più importanti del Quattrocento. Verso la metà del XVI secolo il feudo di Civitacampomarano fu venduto da Gianfrancesco di Sangro, 1° principe di Sansevero, ai Carafa della Spina, cui era legato da legami di parentela.
Nel 1669 era possessore di questa terra Paolo Marchese, in seguito passò ai d’Avalos, nel 1742 passò alla famiglia Mirelli. Carlo Maria Mirelli, nel 1777 divenne l’ultimo duca di Civitacampomarano.


Castello di Civitacampomarano (Campobasso)

Fuorigrotta

Fuorigrotta

Napoli, altarino con lo stemma Carafa della Spina - anno 1930

Per eventuali approfondimenti si consiglia di consultare le tavole genealogiche redatte da Serra di Gerace e gli Affari della “Real Commissione dei Titoli di Nobiltà”.

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1) - Libro d'Oro Napoletano - Archivio di Stato di Napoli - Sezione Diplomatica.

Continua: Carafa della Stadera


Continua nel sesto volume in preparazione di "LA STORIA DIETRO GLI SCUDI"

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