Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia. 

Famiglia Grisone

Arma: d'oro, alla banda di rosso caricata di 3 scaglioni d'argento, e accompagnata da 2 leoni di nero, uno in capo e uno in punta.

Vomero
© Napoli - stemma partito con le armi delle famiglie Grisone e Tomacelli, imparentate

La famiglia Grisone (o Grifone), originaria di Ravello, ramo della casata dei Rufolo, acquistò fama e ricchezze grazie ai suoi capitani che militarono con Ruggiero il Normanno con trenta cavalieri, con  l’Imperatore Federico II di Svevia e con Carlo I d’Angiò con quindici cavalieri, tra i quali Leone Grifone che ebbe l’ufficio delle regie entrate della città di Siponto.
Enrico Grisone, valoroso milite, nel 1268 partecipò alla battaglia di Taglicozza dove fu fatto prigioniero Corradino di Svevia.
Sergio Grisone (
1392) fu prima Vescovo di Ravello dal 1363 al 1379 e poi Arcivescovo di Amalfi.
Angelo Grisone, dottore in legge, fu consigliere di re Ludovico e luogotenente del Gran Camerlengo; nel 1384 ottenne la bagliva di Cosenza e nel 1391 i feudi di Marianello e Caleno. Fu il primo a trasferire la famiglia a Napoli dove fu ascritta al Patriziato del Seggio di Nido.
La famiglia ebbe in Napoli nella Chiesa di S. Domenico Maggiore la cappella gentilizia intitolata a S. Niccolò di Bari, già appartenente alla famiglia Frezza e poi passata ai marchesi d’Andrea per successione, dove sono seppelliti, tra gli altri,  Angelo Grifone nel 1481 e Antonio nel 1499. La cappella fu restaurata nel 1612 da Fabio Grisone.
Nel 1419 le famiglie patrizie di Ravello, tra le quali anche i Grisone, furono esonerate dalla Regina Giovanna II di Durazzo al pagamento parziale delle tasse.


© Napoli - stemma partito con le armi delle famiglie Grisone e Sanseverino, imparentate

Antonio Grisone ottenne nel 1492 la Gabella delle Canepe di Napoli, fu nominato nel 1496 Camerlengo e Consigliere di re Federico d’Aragona; acquistò nel 1501 dallo stesso sovrano i feudi di Ginosa in Terra d’Otranto, Auletta e Pomarico in Provincia di Basilicata, nel 1498 fu Ambasciatore presso il Re di Francia.
Federico Grisone acquistò nel 1501 da re Federico d’Aragona il feudo di Montescaglioso, in Provincia di Basilicata e confinante con Pomarico, per 10.000 ducati.
Iacopo fu creato conte di Avellino
(1) nel 1502.
Don Pedro Alvarez de Toledo, marchese di Villafranca e vicerè di Napoli dal 1532 al 1553, tentò di instaurare anche a Napoli il famigerato Tribunale dell’inquisizione; il popolo si ribellò, scoppiarono tumulti che costrinsero i soldati spagnoli a rifugiarsi in Castel Nuovo.
I nobili napoletani si schierarono col popolo e si opposero tenacemente all’editto del vicerè ma a nulla valse l’abile dialettica di don Antonio Grifone del seggio di Nilo e, successivamente, il tentativo di Ferrante Sanseverino, principe di Salerno, recatosi in Spagna con la speranza di convincere l’imperatore Carlo V d’Asburgo-Spagna a revocare l’editto emesso dal vicerè.

Il Casato di diramò anche a Bari dove Romualdo Grifone fu Arcivescovo.
I Grisone si imparentarono con le nobilissime famiglie d'Afflitto, Annichino, Carafa, Confalone, de Dura, Galeota, Monsorio, Pignone, Tomacelli, Sanseverino, ed altre.

Per la genealogia si consiglia di consultare le tavole genealogiche redatte da Serra di Gerace.

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1) Scipione Mazzella, Descrittione del Regno di Napoli...", 1601. Questo titolo non risulta menzionato in altri testi. Erasmo Ricca nella sua opera "La nobiltà delle Due Sicilie" ci informa che nel 1468 Galzeranno Requesens ebbe la contea di Avellino che nel 1507 passò ad Antonio de Cardona.


Casato inserito nel 4° Volume di "LA STORIA DIETRO GLI SCUDI"

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