Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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L’Ordine della Nave (o degli Argonauti) fu creato nel 1381 da
Carlo III di Durazzo subito dopo la sua salita al
trono. La divisa dell’Ordine era costituita da una nave posta in
un mare tempestoso d’argento ricamata sui mantelli bianchi ed
impressa sulle armi. In cima all’albero della nave la scritta:
“Eques Navis in Regno Neapolitano”
(1),
il collare era composto da conchiglie e mezze lune d’argento,
il motto fu “Non credo tempori” ovvero ”I nomi degli insigniti
non verranno dimenticati dal tempo”. |
Insegna dell'Ordine della Nave |
Il sovrano eresse una chiesa di fronte a Castel Nuovo
dedicata a San Nicola di Mira, eletto protettore della
Compagnia, per le adunanze dei cavalieri. Le spoglie di
San Nicola, il cui culto era ed è molto diffuso in tutti
i paesi di confessione ortodossa, furono traslate da
Mira a Bari nel 1087 ad opera di 62 marinai e poste
nell’attuale Basilica dedicata allo stesso Santo,
nell’area denominata corte del Catapano, sede dei
governatori bizantini dell’Italia meridionale dal 970 al
1071. |
Bari - Cripta con le
spoglie di San Nicola |
Lo statuto della Compagnia era composto da 152 regole,
67 articoli e 28 ordinatorie; era una vera e propria
contabilità del coraggio, un calcolo aritmetico, un
rapporto tra le difficoltà dell’impresa e premio
d’onore, come magnificamente illustrato da Giuliana
Vitale(2),
con alcuni esempi: “…poteva aggiungere il timone
all’insegna, chi si fosse trovato a combattere contro
Saraceni…in una battaglia in cui si fossero affrontati
da parte cristiana 1.500 uomini e da parte nemica almeno
2.000 uomini. Qualora la battaglia fosse stata
terrestre, il cavaliere avrebbe dovuto essere in prima
fila tra i combattenti. Se la battaglia fosse stata
navale avrebbe dovuto essere tra i primi a
sbarcare…un’ancora poteva essere aggiunta alla nave per
una partecipazione ad un assedio di una città o
fortificazioni…le ancore sarebbero state applicate al di
sopra del livello del mare, se il paese conquistato
fosse stato cristiano…immerse nel mare se di Saraceni…La
nave sarebbe stata dotata di vele, se il cavaliere si
fosse trovato a combattere onorevolmente in una
battaglia di almeno 1.000 uomini…contro i cristiani la
vela sarebbe stata bianca, vermiglia, se contro
Saraceni.” |
Napoli - Sepolcro di
Giovanni Caracciolo, cavaliere dell'Ordine della Nave |
Furono insigniti dell’Ordine della Nave, tra gli altri,
Giannetto Protogiudice di Salerno conte di Acerra e Gran
Contestabile del Regno, Guerrello Caracciolo detto
Carafa Maresciallo del Regno, Arrigo Sanseverino conte
di Mileto, Raimondello Orsini conte di Lecce, Angelo
Pignatelli, Giovanluigi Gianvilla, Giovanni Lucemburgo
conte di Conversano, Tommaso Boccapianola, Giovanni
Caracciolo
(3). |
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Note:
1)
Carlo Padiglione, “Motti degli Ordini cavallereschi…”
2)
Giuliana Vitale, “Araldica e politica – Statuti di
Ordini cavallereschi “curiali” nella Napoli Aragonese”
3)
Francesco Ceva Grimaldi, “Memorie Storiche della città
di Napoli”
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ALTRI ORDINI CAVALLERESCHI: |
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