
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
|

Napoli, Castel Nuovo -
insegna dell'Ordine del Nodo
|
Luigi d'Angiò (detto di Taranto) nacque nel 1327,
secondogenito di Filippo I principe di Taranto e di Caterina di
Valois; nel luglio del 1342 fu capitano generale di un
esercito formato principalmente da cavalieri Pugliesi e
Napoletani, di fatto comandato da Niccolò
Acciaiuoli, per
sostenere le truppe angioine per l’assedio di Milazzo,
conquistata nel 1342.
Luigi nel 1346 ereditò il titolo di principe di Taranto e
probabilmente fu l'amante della regina di Napoli
Giovanna I d'Angiò, sua cugina, che impalmò nel 1352,
dopo l’uccisione di Andrea d’Ungheria, primo marito di
Giovanna, avvenuta ad Aversa nel 1345 ad opera di Caterina di
Valois e Niccolò Acciaiuoli,
Gran
Siniscalco del Regno, ritenuti i maggiori
responsabili con l’approvazione della stessa Regina.
Il nuovo Re di Napoli, il giorno della Pentecoste dell’anno
1352, fondò in ricordo della sua incoronazione l’Ordine del Nodo
così chiamato perché la sua divisa era costituita da un laccio
di seta e d’oro, ornato di perle, che il sovrano annodava al
braccio o al petto del cavaliere, dopo l’avvenuto giuramento di
fedeltà; sotto il nodo era inciso il motto “Se Dieu Plait”.
Anche sul pomo della spada dei membri dell’Ordine era inciso
l’insegna col motto.
|
 |
 |
Luigi di Taranto. A destra: insegna dell'Ordine del Nodo
|
L'ordine del Nodo o del Santo Spirito fu, quindi, un ordine
curiale legato alla dinastia che regnava a Napoli e seguiva le
regole religiose di San Basilio.
Lo statuto fu approvato in occasione del primo raduno annuale
dei suoi membri nella festività della Pentecoste del 1353.
I cavalieri, in abiti bianchi, dovevano riunirsi ogni anni nel
Castel dell’Ovo alla presenza del Re e dovevano render conto dei
fatti d’arme che venivano registrati in un apposito libro; nello
stesso giorno avveniva anche la cerimonia d’investitura.
Il venerdì i cavalieri dovevano indossare la cappa nera con nodo
di seta bianca senza oro, argento o perle in memoria della
passione di Gesù Cristo. |
Napoli - Sepolcro di un cavaliere dell'Ordine del Nodo.
A destra: insegna ordine del Nodo su pomo spada
|
Il nodo non poteva mai essere sciolto salvo alcuni casi.
Il membro dell’ordine che avesse preso parte ad un
combattimento, con un numero di nemici non inferiore a
quello dei compagni, e avrebbe avanzato per primo per
ferire l’avversario, catturare o prendere la bandiera
fino a terra, ovvero avrebbe catturato il capitano dei
nemici, doveva sciogliere il nodo per poi portarlo a
Gerusalemme, donarlo al Santo Sepolcro, collocandolo in
un luogo ben visibile con su la scritta del suo nome. In
seguito il cavaliere avrebbe portato il nodo ben legato
solo su drappi o altri abbigliamenti bianchi, con la
scritta: “Egli è piaciuto a Dio” e un raggio splendente
dello Spirito Santo.
Vennero ammessi all’Ordine, tra gli altri, i cavalieri:
Giovanni Bozzuto,
Guglielmo
del Balzo conte di Noja,
Piscicelli,
Minutolo,
Tomacelli,
Giacomo
Caracciolo
Rossi,
Filomarino,
Galeota,
Caracciolo Pisquizi,
Latro,
Luigi
Sanseverino,
Francesco
Loffredo, Roberto Seripando, Matteo Boccapianola,
Gurrello
di
Tocco, Giovanni di Burgenza, Cristoforo
di
Costanzo, Roberto di Diano, ecc.
Dopo la morte di un cavaliere, i parenti era obbligati
di portare la sua spada al principe, il quale otto
giorni dopo faceva celebrare un solenne funerale in
suffragio dell’estinto, cui dovevano assistere tutti i
membri della Compagnia; la spada del defunto era
presentata all’offertorio e poi sospesa alle pareti
della cappella. |

Napoli - statua di una
Santa angioina con al collo un medaglione con le insegne
dell'Ordine del Nodo - XIV Secolo
|
ALTRI ORDINI CAVALLERESCHI: |
|