Il nodo non poteva mai essere sciolto salvo alcuni casi.
Il membro dell’ordine che avesse preso parte ad un
combattimento, con un numero di nemici non inferiore a
quello dei compagni, e avrebbe avanzato per primo per
ferire l’avversario, catturare o prendere la bandiera
fino a terra, ovvero avrebbe catturato il capitano dei
nemici, doveva sciogliere il nodo per poi portarlo a
Gerusalemme, donarlo al Santo Sepolcro, collocandolo in
un luogo ben visibile con su la scritta del suo nome. In
seguito il cavaliere avrebbe portato il nodo ben legato
solo su drappi o altri abbigliamenti bianchi, con la
scritta: “Egli è piaciuto a Dio” e un raggio splendente
dello Spirito Santo.
Vennero ammessi all’Ordine, tra gli altri, i cavalieri:
Giovanni Bozzuto,
Guglielmo
del Balzo conte di Noja,
Piscicelli,
Minutolo,
Tomacelli,
Giacomo
Caracciolo
Rossi,
Filomarino,
Galeota,
Caracciolo Pisquizi,
Latro,
Luigi
Sanseverino,
Francesco
Loffredo, Roberto Seripando, Matteo Boccapianola,
Gurrello
di
Tocco, Giovanni di Burgenza, Cristoforo
di
Costanzo, Roberto di Diano, ecc.
Dopo la morte di un cavaliere, i parenti era obbligati
di portare la sua spada al principe, il quale otto
giorni dopo faceva celebrare un solenne funerale in
suffragio dell’estinto, cui dovevano assistere tutti i
membri della Compagnia; la spada del defunto era
presentata all’offertorio e poi sospesa alle pareti
della cappella. |