
Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano,
ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano,
appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano
dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
|
A cura del dr. Giuseppe Pizzuti |
Arma:
Ramo di
Cosenza, la piu' antica: d'azzurro, alla banda accompagnata in
capo da due stelle ed una in punta, il tutto d'argento.
Altra del ramo di Cosenza:
d'azzurro, alla fascia accompagnata in capo da due stelle ed una
in punta, il tutto d'argento.
Ramo di
Tortona: d'azzurro, alla banda accompagnata
in capo da tre stelle il tutto d'argento, in punta da un sole
d'oro caricato di un'aquila di nero.
Altra del ramo
di Tortona:
d'azzurro, al sole d'oro caricato di
un'aquila nera.
Motto:
POST TENEBRAS SPERO LUCEM.
Patrono:
San Francesco di Paola. |

©
Arma dei
baroni Passalacqua |
La famiglia Passalacqua, di origine
normanna, approdò in Calabria in Squillace al seguito di
Ruggero I conte di Sicilia con Enrico de
Passalacqua il quale si distinse nell'assedio della
città di Capua contro il duca Sergio; come riporta frà
Girolamo Sambiase, a Ferdinando, nel 1213,
Federico II gli concesse il feudo di Soverato e gli
diede l'investitura da cavaliere, fu familiare e
commensale dello stesso imperatore.
Cesare, figlio di Ferdinando fu suo erede nei
titoli e feudi che a sua volta furono ereditati dal
figlio Pietro.
Enrico Passalacqua fu cameriere e familiare di
Carlo d'Angiò, 7° duca di Calabria, (figlio di re
Roberto e 6° duca di Calabria) il quale scrisse: “Henrici
Passalacqua militis devoti nostri, experienta docente,
gratis affectibus comprobates accedentibus etiam
praeclara Nobilitate et mentis suorum maiorum, quibus
Federico II Ducatus Apuliae et Principatus Capua intuitu
servitorum fuit concessum oppidum Suberati cum pagis et
feudis et aliis et bonis in Comitati Civitatis
Squillacii, ipsum Henricum Ciamberlanum Familiarumque
nostrum consortium aggregamu”. |
Squillace (CZ), torrente Ghetterello. A destra:
Squillace (CZ), Castello dei Normanni |
Guglielmo, cavaliere, fu consigliere di re
Ferdinando I duca d'Aragona ed 11° duca di
Calabria, re di Napoli e di Sicilia; nel 1464 gli furono
assegnate alcune rendite annuali. Figli di Guglielmo
furono:
Pietro, che fu onorato col titolo di cavaliere
da re Ferdinando, e Paolo.
Cesare figlio di Paolo, fu il primo che
da Squillace si trasferì a Cosenza, servì con fedeltà
l'imperatore Carlo V, fu valoroso capitano nella
battaglia di Pavia ed ebbe come ricompensa, come si
evince nelle scritture datate 1526, 1529 e 1537,
l'ufficio di regie Segreterie di ambedue le Calabrie,
Citra e
Ultra, ufficio che i Passalacqua mantennero per
circa cento anni; ottenne la conferma dell'arma che
usava, e cento scudi annui per i servizi prestati; fu tra
le guardie di Francesco I, tenne a proprie spese una
compagnia di soldati al servizio dell'imperatore durante
l'assedio di Catanzaro, per quest'ultimo servizio
ottenne il cingolo militare. Ebbe tre figli: Camillo,
ebbe per figli
Giulio
e
Giovanni Battista;
Francesco
e Fabio che continuò ad esercitare
l'ufficio delle regie Segreterie, nel 1590 acquistò per
1.800 scudi da
Giovanni Antonio
Mangone il palazzo di Cosenza sito in
via della Giostra Nuova, composto da due portali
d'ingresso e con annesso il grazioso giardino
all'italiana; tuttora è di proprietà della famiglia Passalacqua.
Francesco, segretario delle
Regie Udienze di Calabria Citra ed Ultra, sposò Urania
Telesio.
Isabella, figlia di Francesco
ed Urania, nel 1635 sposò Tommaso
Firrao, dal 1651 1° principe di Sant'Agata, ebbero
per figlio Ludovico che nel 1662 fu ammesso nell'Ordine
di Malta.
Da un
atto dell'11 febbraio 1655, la Mag.ca Urania Telesio da
Cosenza, vedova del Mag.co Francesco Passalacqua, quale
ava e tutrice del Mag.co
Francesco
Passalacqua juniore,
Regio Segretario delle Provincie di
Calabria Citra
ed Ultra, affitta al Mag.co Dott. Bernardino Macrì da
Pietrafitta l'ufficio della Segreteria della Provincia
di
Calabria Ultra,
per tre anni a cominciare dall'11 febbraio 1655 e finire
al 10 febbraio 1658, per il prezzo di ducati
cinquecentocinquanta l'anno, da pagare in tre rate
l'anno ogni quattro mesi, cominciando dal primo
pagamento l'11 giugno prossimo.
Notaio Giuseppe Genise da Cosenza. Giudice Gio: Battista
Tavernese da Rovito, residente a Cosenza. Vincenzo Maria
Egidi in “Regesto delle pergamene dell'Archivio
Capitolare di Cosenza” a cura di Raffaele Borretti.
Editoriale progetto 2000, pagg. 129-130.
Muzio,
cugino germano di Francesco, nel 1590 fu ammesso
nell'Ordine di Malta, da Filippo III fu ammesso ai
servizi reali, fu Prefetto della Caccia del Regno di
Napoli e Montiero Maggiore; cavallerizzo dei principi di
Savoia, fu appellato dal principe Emanuele Filiberto “generalissimo
del mare”;
inoltre frà Muzio contribuì, con i nobili Vincenzo
Bombini e Saverio
Donato alle spese per il restauro del Monastero di
Costantinopoli di Cosenza.
Da Cosenza la famiglia si diramò a Novara con
Pietro
Ludovico e successivamente si radicò
stabilmente a Tortona (AL) e Biella; nella seconda metà
del Cinquecento
Barbara
Passalacqua sposò il nobile Giovan Battista Lucini di
Como creando il ramo
Lucini Passalacqua.

Como, Cattedrale,
stemma Lucini |

Stemma partito
Lucini Passalacqua custodito nel Castello
Sforzesco di Milano |
Pietro
Luigi Passalacqua, maestro di campo, nel
1688 acquistò dalla Regia Camera di Milano il feudo di
Villalvernia (in provincia di Alessandria) ottenendo il
titolo di marchese, concesso sin dal 1652 ai feudatari
di Villalvernia dal re di Spagna Filippo IV. Questo ramo
si estinse con la morte del maggior generale marchese
Giuseppe Passalacqua (Tortona, 1794 †
Novara, 1849), figlio di
Luigi Matteo,
marchese di Villalvernia, e di Vittoria Garetti di
Ferrero; morì sul campo di battaglia nella prima guerra
d' Indipendenza, lasciò tutti i suoi beni alla consorte,
marchesa Giuseppina Solaro Delborgo. |
.gif)
Soverato (CZ), ruderi dell'antico abitato |
Cosenza, Palazzo
Passalacqua, facciata principale. A destra: facciata
laterale con giardino |
Palazzo Passalacqua, la
baronessa, foto tratta
dall'esposizione permanente nella Casa delle Culture. A
destra: Cosenza,
Palazzo Passalacqua, Portale
Archivio Roberto
Bilotti Ruggi d'Aragona |

Cosenza, giardino del
Palazzo Passalacqua, foto tratta dall'esposizione
permanente nella Casa delle Culture in Cosenza
Archivio Roberto Bilotti Ruggi d'Aragona |
I PASSALACQUA BARONI DI PITTARELLA |
L'antico
feudo di Pittarella, oggi frazione del comune di
Pedivigliano, fu confiscato al traditore Rinieri de
Thelesia da Carlo I d'Angiò e concesso, nel 1270, ai
fratelli Giordano e Gollardo de Lisergiis, militi e suoi
familiari. Al feudo sono legate le vicende della
famiglia
Scaglione
che lo possedette per circa tre secoli, il primo
feudatario del quale ci sono pervenute fonti scritte fu
Tommasello di Francesco, investito del feudo il 17
ottobre 1423. Successivamente i territori di Fornello e
San Tommaso (oggi parte integrante del comune di Saveria
Mannelli) ricadenti nell'Università di Scigliano che
era Regio Demanio, furono assoggettati per le cause
civili e criminali alla baronia di Pittarella.
In seguito alla morte del barone Francesco
Scaglione (†
1674), barone di
Pittarella e patrizio di Cosenza, e di sua moglie
Antonia de Filippis dei baroni di Scarfizzi, lasciarono
erede del feudo Caterina, figlia maggiore del barone
Francesco, il 26 novembre 1685 ebbe significatoria di
relevio come erede per la morte di suo padre per la
terra di Pittarella(1), i beni
burgensatici(2) li ereditò
sua sorella Giovanna; morta Caterina senza lasciare
eredi, fu dichiarata erede universale sua sorella
Giovanna († 1706),
baronessa di Pittarella, sposò il suo ex tutore Nicola
de Matera. Alla morte di Giovanna fu dichiarato
erede suo figlio primogenito don Francesco de Matera,
barone di Pittarella, che morì in giovane età il 14
febbraio 1724, erede universale fu dichiarata sua
sorella maggiore Maria de Matera, il 24 ottobre 1717
aveva sposato
Giuseppe Passalacqua, figlio di
Francesco,
patrizio di Cosenza.
Francesco (1719
†
1745), barone di
Pittarella, come erede per la morte di sua madre,
baronessa Maria, nel 1742 sposò donna Teresa
Sambiase dei patrizi di Cosenza.
Giuseppe (1745
†
1788) barone di
Pittarella, come erede per la morte di suo padre, barone
Francesco, prese intestazione il 10 ottobre 1759, nel
1764 sposò Anna Maria
del Pezzo
dei duchi di Caianiello. |

Pittarella, frazione di
Pedivigliano in provincia di Cosenza |

Pittarella, Palazzo
Baronale |

Particolare con lo stemma
Passalacqua |

Stemma Passalacqua |
.gif)
Soveria Mannelli (CZ), a sinistra facciata laterale del
Palazzo Baronale, a destra Chiesa Parrocchiale
edificata
nel luogo
dove sorgeva l'antica Cappella della famiglia
Passalacqua |

Soveria Mannelli, Palazzo
Baronale, lato nord |

Soveria Mannelli, Palazzo
Baronale, lato sud |

Soveria Mannelli, Chiesa
di San Giovanni Battista, antica Cappella Passalacqua |

Antica Cappella
Passalacqua, stemma partito Passalacqua -
del Pezzo |
Soveria Mannelli, Chiesa
di San Giovanni Battista, Cappella Gentilizia di San
Francesco di Paola.
A destra: cancello con lo stemma partito Passalacqua -
del Pezzo |

Cappella di San Francesco
di Paola, stemma partito Passalacqua - del Pezzo
|
Alla morte
del barone Giuseppe, il 19 giugno del 1788, il notaio
Bruno Sicilia attestava: “Per
istanza e richiesta fattaci dagli illustri baronessa
donna Teresa Sambiase e don Vincenzo Telesio nobili
patrizi di questa città di Cosenza, balij e tutori
testamentari del pupillo don Francesco barone
Passalacqua, figlio ed erede del fu barone Giuseppe, ci
siamo di persona conferiti nel palazzo ove abitava il
detto fu don Giuseppe, sito in questa suddetta città,
nel luogo detto la Giostra Nuova, ed ivi giunto abbiamo
trovato donna Teresa e don Vincenzo che hanno asserito
come essendosene fin dal sette aprile corrente anno 1788
passato all'eterna vita il detto don Giuseppe, con
aversi prima fatto il suo ultimo nuncupatico testamento
per mano di me suddetto notaio, sotto il dì 23 marzo
corrente anno 1788 con cui istituiva erede universale e
particolare il detto illustre signore don Francesco
Passalacqua, unico figlio pupillo del medesimo, sopra
tutti i beni così feudali che burgensatici, mobili e
stabili, ori, argento e altri e destinò per tutori e
balij i suddetti signori donna Teresa Sambiase sua madre
e don Vincenzo Telesio, come tutto ciò ed altro si legge
dal detto testamento. ..........”.
Successivamente fu redatto l'inventario dei beni
esistenti nel citato palazzo di Cosenza alla presenza
del barone Domenico
Giannuzzi Savelli, don Francesco
Telesio e don Luigi
Guzzolini nobili patrizi di Cosenza;
dall'inventario si rileva che nel palazzo vi erano circa
cento tra quadri e quadretti, tra di essi non mancava
quello raffigurante l'albero genealogico in uso presso
tutte le famiglie nobili, inoltre si elencavano i beni
feudali di Pittarella e Soveria
(3).
Il citato pupillo don
Francesco
(1766), barone di Pittarella, il 24 aprile 1790 ebbe
l'ultima intestazione del feudo fino all'eversione
(abolizione) della feudalità nel 1806. Nel 1796 sposò
Maria Antonia de Matera dei patrizi di Cosenza.
Teresa,
sorella del barone Francesco, nel 1782 sposò Gaetano
Cavalcanti,
duca di Caccuri. |

Caccuri (Crotone), Cappella Palatina, stemma partito del
duca Gaetano Maria
Cavalcanti e della consorte Teresa
Passalacqua,
patrizia di Cosenza, sposati nel 1783
In questo caso possiamo ammirare
nella parte relativa allo stemma Passalacqua, di una
brisura, che è un elemento che modifica il
blasone ereditato, in questo caso la banda risulta
scorciata e di colore nero e nella parte inferiore
dentata; viene utilizzata per distinguere: figli
primogeniti, cadetti o bastardi. Le brisure si
atteggiano con: la diminuzione di pezze onorevoli; la
varizione di colore di un elemento importante (campo o
pezza onorevole); l'aggiunta di una pezza di second'ordine
o di una figura; l'inserimento di elementi (figura o
smalti) attribuiti a titolo di aumento di carattere sia
premiale sia punitivo. |
Giuseppe (1797 †
1852), erede di suo padre, barone Francesco, in qualità
di figlio primogenito, nel 1820 sposò Caterina Barberio
Toscano, figlia secondogenita del barone Andrea, nel 1828 alla morte di
quest'ultimo ereditò la difesa in località Valle
Piccola nella Sila Grande Cosentina, già
Sila Badiale, ricadente nel comune di San Giovanni in Fiore.
Teresa , sorella del barone Giuseppe, sposò
Nicola Spiriti Marotta, duca di Castelnuovo.
Il barone Giuseppe ha avuto come figli: Maria
Vincenza o Vincenza (1825 † 1857), sposata a
Baldassarre Telesio (1822 † 1857), patrizio di Cosenza,
ed il primogenito
Francesco o Franco (8 ottobre 1823 † 23 settembre
1849), erede di suo padre, barone Giuseppe, sposato a
Maria Galluccio († 1896), ha avuto come figli: Caterina, sposata a Gerardo Marra, figlio del barone Michele e di Luisa Cosentini; Maria Antonietta, nel 1872 sposata ad Alfonso Giannuzzi
Savelli, patrizio di Cosenza; Nicola (n. 29
agosto 1849); ed il primogenito Giuseppe (n. 16
ottobre 1844), sposato in prime nozze, il 18 novembre
1863, a Giuseppa Maria Agata
Giunti († 10 novembre 1870), figlia di Leonardo ed Irene Pignatelli dei principi di Strongoli, ha avuto come figli: Maria (n.
10 settembre 1864), Francesco (n. 26 novembre
1865), ed Irene (1868 † 1937), sposata a Filippo Telesio; in seconde nozze, il 6 febbraio 1873, sposato a Maria Adelaide
Sebastio dei baroni di Santacroce, ed ha avuto come
figli: Luigi (n. 3 febbraio 1875); Adolfo
(n. 6 febbraio 1876); Ada (n. 5 marzo 1877),
sposata a Luigi Caselli, patrizio di Cosenza; Bice (n. 30 maggio 1878); Ernesto (11
luglio 1879 † 1947), sposato ad Ester Greco ha avuto
come figli Luigi (1916 † 1986), sposato ad Angela
Naccarato, ha avuto discendenza, ed il primogenito Carlo (1909 †
1986); Enrico (n. 2 febbraio 1884); Alvaro
(n. 13 luglio 1887); Cecilia (n. 22 dicembre
1889); e Bianca (n. 16 maggio 1891)
(4) .
Giuseppe, con i suoi figli ed il fratello Nicola fu
iscritto nell'Elenco Regionale con il titolo di patrizio di
Cosenza ed i predicati di Pittarella e Soveria. |

Sila, Valle Piccola,
Casino nobile Barberio Passalacqua |
Il
citato Francesco (1865), primogenito di Giuseppe, fu
iscritto con i fratelli nell'Elenco Ufficiale del 1922
con il titolo di patrizio di Cosenza, sposò Michelina
del Giudice ed ebbero per figlio
Giuseppe
(1897), che morì improle.
Carlo
(1909 † 1986), successe a Giuseppe come primo cugino. |

Cosenza, Cappella Passalacqua |

Stemma tratto dall'opera
del R.P. Lettore Gaetano Maria Genovese
"Imprese delle più cospicue Famiglie del Regno di
Napoli... ", 1719 |
La famiglia possedeva una Villa al mare ubicata nella
frazione Ferrari del comune di Fuscaldo, costruita a
fine Ottocento in stile neoclassico, la vendettero nel
1921 alla famiglia Cavaliere. |

Immagine tratta da “Villa e Parco
Cavaliere” di Francesco Samà in “Un presidio di civiltà
-
Dimore storiche vincolate in Calabria”, a cura di
Giorgio Ceraudo, Rubbettino editore, 1998 |
Anche i Passalacqua, come molte famiglie della Calabria,
possedevano in Napoli un maestoso palazzo a Mergellina,
accanto a quello dei de Donatis; gli stemmi dei due
casati si differenziano soltanto dagli smalti della
banda e delle stelle (argento per i Passalacqua, oro per
i de Donatis) e ciò ha creato confusione
nell'individuare l'uno e l'altro.
|
Napoli - Stemma famiglia Passalacqua. A destra:
Napoli - Palazzo famiglia Passalacqua, Portale |

Napoli , Palazzo
Passalacqua |
__________________
Note:
(1) -
I
beni feudali venivano concessi dal sovrano, vi si pagava
una tassa una tantum, non si potevano alienare, ovvero
il detentore non poteva disporne a suo piacimento.
(2) -
Beni
privati della famiglia, vi pagavano le tasse e potevano
disporne a loro piacimento
(3) - Da “Il Sileno” periodico di studi
umanistici, articolo curato da Chiara Miceli.
(4)
-
Francesco Bonazzi di Sannicandro,
"Famiglie nobili e titolate del Napolitano", Arnaldo
Forni Editore. L'Araldo "Almanacco Nobiliare del
Napoletano 1897", Enrico Detken, libraio editore, Napoli
1896.
__________________
Bibliografia:
- Giovanni
Fiore da Cropani – Della Calabria Illustrata, tomo III
- Vittorio Spreti, "Enciclopedia storico-nobiliare
Italiana", Arnaldo Forni Editore
- Berardo Candida Gonzaga, "Memorie delle famiglie
nobili...", Arnando Forni Editore
- Francesco Bonazzi di Sannicandro,
"Elenco dei Cavalieri del S.M. Ordine di S. Giovanni di
Gerusalemme", 1897.
- Fabrizio Castiglione Morelli "De
Patricia Consentina Nobilitate Monimentorum Epitome”,
Venezia 1713.
- Francesco Paolo Dodaro “I Palazzi raccontano... guida
alle dimore storiche dell'antica Cosenza”, Pellegrini
Editore, 2016.
- Mario Pellicano Castagna “Processi ai Cavalieri
Gerosolimitani Calabresi”, Frama Sud 1978.
- Mario Pellicano Castagna “La Storia dei Feudi e dei
Titoli Nobiliari della Calabria” Vol.IV, Editrice C.B.C.
2002.
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