
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Arma:
di azzurro, al leone coronato d’oro, con la banda d’argento
caricata da tre rose di rosso attraversante sul tutto, e col
capo di oro all’aquila spiegata di nero e coronata del campo.
Dimora: Napoli, Cava dé Tirreni
Titoli:
baroni di Villa Rosa (Teramo),
marchesi di Villarosa
(Salerno). |

Stemma della nobile famiglia de
Rosa |
La famiglia de Rosa, seu de Rosis, originaria della città di Aquila,
godette di nobiltà in
Napoli fuori Seggio, nel 1748 fu ascritta al
Real Monte di Manso
e nel 1766 fu ricevuta nell’Ordine
di Malta come quarto della famiglia
Palmieri
di Napoli
(1);
fu decorata il 18 gennaio 1700 del titolo di
marchese di Villarosa in
persona di Carlo Antonio de Rosa (Napoli, 1638
†
Napoli, 1712), ed ascritta al Registro delle famiglie
dei cavalieri di Malta di giustizia. |
Villarosa, territorio feudale in
Principaro Citra,
tra Cava dè Tirreni e Nocera, prima si chiamava Terrotorio del
Ponte ed era di proprietà del marchese Colantonio de
Rosa, figlio di Marcantonio, patrizio aquilano, Reggente
del Collaterale e presidente del S.C., uomo di gran nome nella
storia del Foro, il quale per special grazia ottenne, che da
burgensatico si riducesse in feudale descrivendolo in Capite
Regi e Curie, ed intestando su di esso il titolo di marchese,
antecedentemente concessogli. La sua famiglia possedeva la
baronia di Villa Rosa, altro territorio feudale in Provincia di
Abruzzo Ultra. |

Napoli, Palazzo della famiglia de
Rosa, stemma - metà del sec. XVI - di seguito il portale
e l'androne |
Il de Rosa nel 1684 fu creato Regio Consigliere, poi fu
Prefetto della seconda ruota del S.R.C. e quindi Decano,
sostenendo per qualche tempo la carica di Vicepresidente
del
Tribunale della
Vicaria di Napoli nel 1707, per la morte del
Presidente Alfonso Perez de Arciel. Fu poi eletto
Reggente della Cancelleria nel 1709; re
Carlo II
lo decorò del titolo di marchese di Villarosa; fu
padrone anche dei feudi di Gurano e di Castro di Valve.
Sposò Margherita
di Fusco,
sorella della moglie del Consigliere Giuseppe di
Rosa.
Nel 1708 gli venne affidata la difesa di coloro che
avevano partecipato alla congiura del
Principe di Macchia.
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Scrisse molte opere, tra le
quali:
-
"Decretorum M. C. praxis criminalis cum pluribus
deciſionibus", Napoli 1721.
- "Civilis decretorum praxis", Napoli, 1773. |
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Morì a Napoli il 2 febbraio 1712 e fu seppellito nella
chiesa di S. Maria delle Grazie, propriamente nella sua
cappella cappella gentilizia a destra dell’altare
maggiore.
Sulla lastra tombale fu incisa la seguente frase:
"Iosepho de Rofa - Consiliario ac sisci patrono - patruo
magno benemerentissimo
- a quo gentilitium sacellum - in Marchiones Villaerosae
transmissum suit -
Carolo Antonio Marchioni Villaerosae S. R. Consilii
Propraesi di Cancellariam
Reggenti - Avo iurisconfultissimo - Caietano ac Dominico
- patruis suis Consiliariis integerrimis - Prospero
Marchioni Villaerosae - Vehicularis cursus Praefecto et
Victoriae Valignana patricia gente Theatina - parentibus
optimis -
Aloysio Marchioni Villaerofae viro frugi fratri
carissimo - Nicolaus Episcopus
Puteolanus Regiae Cappellae Antiſtes - Tribunalis mixti
praeſes - ne pignora
magnorum fuorum - per quos quaesita domui Senatorii
dignitas - diversis
distracta loculis acquirenda foret - huc uni illatis
commune monumentum posuit An. M. DCC. LXVIII " |
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Nell'epitaffio sono citati molti uomini illustri della
famiglia tra i quali: Niccolò de Rosa ( † 1774),
vescovo di Pozzuoli dal 2 dicembre 1733, Prospero
de Rosa che sposò Vittoria
Valignani. |
Tommaso
de Rosa († 10/10/1695), fratello di Colantonio, fu
vescovo di Sant’Angelo dei Lombardi e Bisaccia dal 16
gennaio 1662 e vescovo di Policastro dall’8 maggio 1799
e sino alla sua morte.
Scrisse numerose opere, tra le quali: "Sacra Rota
Romana...", Venezia, 1734. |
Giuseppe
de Rosa (o Rosis) (n. Napoli, 1617 † ivi, 1671), cugino
di Colantonio, nel 1660 era ritenuto uno dei migliori
avvocati del foro di Napoli; nel 1661 fu nominato Regio
Consigliere e avvocato fiscale del Real patrimonio, nel
1663 ottenne la cattedra di diritto feudale presso
l’Università di Napoli. Sposò Caterina
di Fusco di famiglia patrizia della città di
Ravello ma non ebbe figli e, alla sua morte, lascio
erede il cugino Colantonio de Rosa. |
Carlo Antonio de Rosa (Napoli,
1762
† 30/1/1847), noto anche come marchese di Villarosa,
fu un illustre storico e musicologo italiano,
riconosciuto per i suoi contributi alla documentazione e
alla conservazione della storia musicale napoletana.
Fu autore dei volumi “Lettera biografica intorno alla
patria ed alla vita di Giovanni Battista Pergolesi (1831)”
e “Memorie dei compositori di musica del Regno di
Napoli (1840)”. |
La famiglia risulta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare
Italiano del 1922 col titolo di marchese di Villanova ed
è rappresentata da Emanuele de Rosa (n.
14/9/1857), figlio di Carlo Antonio (28/7/1821 †
27/6/1901) e di Maria
Marulli
dei duchi d’Ascoli († Napoli, 1/1/1900). |
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Note:
(1) – Grande
Archivio di Stato di Napoli, Priorato di Barletta, vol.
20.
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Bibliografia:
- Lorenzo Giustiniani, “Memorie storiche
degli scrittori legali del Regno di Napoli”, Tomo III,
Napoli 1788.
- Lorenzo Giustiniani , “Dizionario geografico-ragionato
del Regno di Napoli”, Napoli, 1977.
- Francesco Bonazzi di Sannicandro, “Famiglie nobili e
titolate del Napolitano”, Arnaldo Forni Editore, 2005.
- Vittorio Spreti, “Enciclopedia storico-nobiliare
Italiana”, Arnaldo Forni Editore, 1978.
- G.B. di Crollalanza, “Dizionario storico-blasonico
delle famiglie nobili e notabili italiane estinte e
fiorenti”, Pisa 1896.
- S.M.O. Gerosolimitano di Malta “Elenco
storico della Nobiltà Italiana”, 1960.
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