
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Famiglia
Anfora |
a cura del dott.
Domenico Anfora |
Arma:
d'oro alla fascia rossa accompagnata nel capo da due
rose rosse e nella punta da nove losagne o punte di lancia rosse disposte 5, 3, 1.
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Casale di Carinola (CE)
© stemma del Vescovo Tommaso Anfora - anno 1143 -
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Antichissima famiglia di Sorrento, ascritta al Patriziato
sorrentino del
Seggio di Dominova, dimorante
a Napoli e Caserta e decorata col titolo di
duca di Licignano.
Le prime notizie risalgono al XII secolo quando
Tommaso
Anfora viene nominato vescovo di Carinola, in
Terra di Lavoro; su un
arco del vico degli Iannotti vi è lo stemma di famiglia, il nome
dell’alto prelato e una data: 1143.
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© Napoli - chiesa, museo e scavi di
S. Lorenzo Maggiore. |
I componenti del casato hanno ricoperto
importante cariche non solo in campo ecclesiastico ma anche in
campo civile e militare.
Rinaldo fu regio consigliere e reggente della Vicaria e, quindi,
luogotenente del
Gran Giustiziere.
Nella chiesa di San Lorenzo Maggiore di Napoli vi è il sepolcro
di
Joannis Rainardi Anforo,
magnifico militare sotto re Ferrante I d'Aragona, con il
seguente epitaffio (tradotto in italiano) al centro dei due
stemmi del casato:
Sepolcro del magnifico
signore
Joannis Rainardi Anforo
di Sorrento soldato ai
ai tempi sereni di
re Ferdinando
costruito per la
lode a Dio e
per la memoria dello stesso
magnifico
soldato che morì
nell'anno del Signore 1474
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Giovanni
Martino Anfora (†
1566),
patrizio di Sorrento, sposò la nobildonna Bernardina
Donnorso
che nel 1566 fondò il Conservatorio della Grazia con lo
scopo principale di sostenere economicamente le fanciulle
bisognose di Sorrento e Piano.
Nel
1636 don Tommaso Anfora sposò Silvia
Confalone, figlia di Giovanni Girolamo e di Giovanna
de Ponte.
Nel 1639 Ettore fu generale dei Teatini.
Nel 1648 scoppiò una sommossa contro gli Spagnoli, capeggiata
dal genovese Giovanni Grillo, generale di Enrico II duca di
Guisa (1614 † 1664); quest’ultimo, aspirava al trono di Napoli
e, con l'appoggio del popolo di Piano e di Massa Lubrense, mise
sotto assedio la città di Sorrento per 14 mesi. La città non
fu conquistata grazie alla strenua difesa dei cavalieri
Sorrentini: don Michele
Brancia (Sorrento,1613 †
Napoli, 1649) e don Onofrio Brancia (1608 † 1679) comandarono
due delle cinque compagnie miliari, la terza compagnia era ai
comandi di don Giuseppe
Sersale, la quarta era guidata
da don Cesare Anfora che sposò
Teresa
Vitagliano,
figlia di Ottavio duca di Oratino.
Filippo Sabatini d’Anfora risulta iscritto nell’Albo
degli Avvocati del 1780, istituito per la prima volta al
Mondo, elaborato dal legislatore del Regno di Napoli.
Francesco, duca di Licignano e sposo di Donna Isabella Gagliani
di S. Mauro, fu generale e maggiordomo di settima di re
Ferdinando II. |
Il figlio, Francesco Saverio
(Napoli 1833, † Corleto 1871) fu tenente colonnello e si
distinse, insieme a Paolo e Riccardo
di Sangro, e
Giuseppe
Campanile, durante l’assedio di Gaeta (1860/61)
per le sue doti militari e il suo coraggio compiendo atti di
autentico eroismo. |

Francesco Saverio Anfora |
L’artiglieria piemontese, i cui cannoni avevano una gittata
molto superiore a quella degli assediati, vomitavano di continuo
colpendo mura, soldati, donne e fanciulli.
Il giovane ufficiale si prodigò per salvare quante più vite
umane possibili, facendo scavare trincee e partecipando ad
alcune sortite, ottenendo così la croce di diritto di S.
Giorgio.
Terminata la guerra, scrisse nel 1861 "La difesa di Gaeta"
e morì nel 1871, ancora giovanissimo, assistito da don Raffaele
Riario Sforza, suo compagno d’armi.
Negli anni 1883 e 1892 Giuseppe Anfora di Licignano fu
inviato
straordinario e ministro plenipotenziario con L.C.
in Argentina,
Paraguay ed Uruguay. |
© Napoli - sepolcro di Gaetano
Anfora, eretto da Francesco Saverio Anfora, duca di
Licignano e di Rosa
Cella, duchessa di Frisia.
A destra: Napoli - Cappella gentilizia Famiglia Anfora,
stemma del Casato |
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