Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia. 

Famiglia Argento

Arma:
di Capua: d’azzurro, al braccio destro vestito di rosso, movente dal fianco sinistro dello scudo, tenente con la mano di carnagione una spada d'argento; nei quattro cantoni dello scudo una conchiglia d’argento.
di Cosenza: d’azzurro, alla fiamma di rosso movente dalla punta di un monte di tre cime ed accompagnata in capo da un crescente volto e da una stella di otto punte, poste in fascia, il tutto d’argento.
di Sicilia: d’azzurro, al crescente d’argento.

Titoli: nobili di Capua, patrizi di Cosenza.
Dimore: Capua, Rose, Cosenza e Napoli.

V. C. - Ch. S.G.a C.
© Napoli, stemma famiglia Argento, patrizi di Cosenza

Le origini dell’antichissima famiglia Argento si perdono nella notte dei tempi; si attestò in molte città innalzando varie armi. Un primo ceppo, composto da valorosi guerrieri, si stabilì a Capua con Aimone d’Argento che si recò in detta città, insieme a numerosi nobili, per prestare giuramento a re Ruggiero detto il Normanno.
Cesare Argento di Capua, fratello di Jacopo morì in combattimento nel 1565.
Decio d’Argento nel 1582 fu capitano di fanteria agli ordini di don Francesco Carafa; gli altri capitani furono Scipione Crispano, Federico d’Afflitto, Frà Camillo Orsini, Sionetto di Gennaro, Orazio Marchese, Muzio Brancaccio, Ferrante Sanseverino, Antonio Miroballo, e altri.
La famiglia Argento di Capua si imparentò con rinomati casati quali i di Costanzo di Napoli e si estinse con Decio che sposò, in prime nozze, donna Maria di Luna e, in seconde nozze, donna Ippolita Latro; da entrambe le mogli non ebbe figli.
La famiglia Argento, patrizia di Cosenza, si stabilì a Rose (oggi comune poco distante da Cosenza), feudo in Calabria Citra appartenuto, in ordine di successione, ai Sanseverino, agli Spadafora, ai Bernardo, ai Guerra, ai Salerno e ai Firrao; nella piazza principale è collocato il monumento a Gaetano Argento, uno dei personaggi più importanti del casato.

V. C. - Ch. S.G.a C.
Gaetano Argento, incisione

V. C. - Ch. S.G.a C.
Napoli, stemma partito con le insegne Argento e Mirelli

Gaetano Argento (Rose o Cosenza, 28.12.1661 Napoli, 10.6.1730), figlio di Carlo e di Margherita Ferrario, studiò a Cosenza filosofia, lettere e diritto in un ambiente intellettuale vivace, che aveva il suo centro nell'Accademia Cosentina. Compose varie opere, tra le quali: "Le Ragioni del Principe di Avellino e Collegio di Napoli contro il Collegio de' Medici di Salerno " e, "Le Ragioni per l'illustre Principe di Santo Buono contro il Regio Fisco, colle quali s'esclude la pretesa devoluzione della Terra d'Agnano".
Si trasferì a Napoli nel 1679 dove iniziò a fare pratica forenze; nel 1688 divenne avvocato di Ferdinando Mendoza y Alarcón e, nel 1695, acquisì la numerosa clientela del giureconsulto Serafino Biscardi, il quale abbandonò la libera professione essendo stato nominato fiscale della Regia Camera.
La casa di Gaetano divenne il centro di ritrovo delle maggiori personalità del tempo, tra gli altri, Giambattista Vico e Pietro Giannone; durante il periodo austriaco fu nominato, su consiglio di Tiberio Carafa, componente del Sacro Regio Consiglio dal vicerè di Napoli Vincenzo Grimani (dal 1708 al 1710) che vide in lui un valido sostegno di carattere giuridico contro le pretese Chiesa Romana. Nel 1709 scrisse le dissertazioni argentiane "De re beneficiaria dissertationes tres, ubi Caroli III Austrii, Hispaniarum regis, edictum, quo fructum capionem in sacerdotiis externorum et vagantium clericorum iubet, tum summo tum optimo iure recte atque ordine factum, demonstratur". Nel 1714 sposò la nobildonna Costanza Mirelli, sorella del principe di Teora; nello stesso anno fu nominato Presidente del Sacro Regio Consiglio e fregiato del titolo di duca; col Caravita stese il progetto di riforma dell’insegnamento universitario, attuato nel 1730.
Con la venuta del vicerè Michele Federico d'Althan (dal 1722 al 1728) il quale adottò una politica di remissività verso la Santa Sede, iniziò la fase discendente di Gaetano Argento.

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Napoli, monumento a Gaetano Argento

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Napoli, cappella Argento, epitaffio

Rese l’anima a Dio a sessantanove anni, pianto dall’unica figlia Margarita che gli eresse un monumento nella cappella gentilizia del casato.


Napoli, lastra tombale di Gaetano Argento


Rose, monumento a Gaetano Argento

Per la genealogia si consiglia di consultare le tavole genealogiche redatte da Serra di Gerace.


Casato inserito nel quinto volume di "LA STORIA DIETRO GLI SCUDI"

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