
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Diaz Garlon o Diascarlon |
Arma: d’oro a tre fasce di nero
(1).
Titoli:
Conti di Alife (1484) e di Buccino.
Baroni di: Dragoni, Mastrati, Oliveto, Pietrapertosa, San Pietro
a Scafati, Santangelo Raviscana, Cirigliano, Castello Mezzano e
Larviso.
Feudi: Cornello, Canneto, Boneto e Maremoto, la Peschiera
pres. Pozzuoli, saline di Manfredonia. |

© Napoli, stemma della famiglia
Diaz Garlon |
La famiglia Diaz Garlon o Diascarlon, originaria della
Catalogna, giunse nel florido Regno di Napoli al seguito
di Alfonso d'Aragona, in cerca di fortuna, come tanti
altri casati catalani.
Capostipite fu il milite Pascasio Diaz Garlon (n.
Daroca prima metà del sec. XV
†
Napoli, 22.5.1499); per i servigi resi, ebbe nel 1452
l’incarico di bibliotecario e regio consigliere di
Ferrante duca di Calabria e futuro re di Napoli, nel
1460 fu maggior Guardaroba e regio tesoriere di re
Ferrante I d’Aragona, nel 1464 divenne Castellano di
Castel Nuovo e Ricevitore generale della regia pecunia,
nel 1471 fu
Camerlengo e regio Maggiordomo. Ebbe in dono un
maestoso palazzo posto di fronte la Reggia, dove ospitò
Lorenzo il Magnifico. Nel 1462 ebbe, sempre in dono, il
casale di San Pietro a Scafati, che era stato confiscato
al ribelle Pietro
Tomacelli; nel 1482 acquistò dalla Regia Corte la
città di Alife, feudo in
Terra di Lavoro, con le terre di Dragoni e di
Sant'Angelo Raviscanina e, nel 1483, ottenne il titolo
di conte di Alife.
Nel 1486 Pascasio arrestò nella Gran Sala di Castel
Nuovo i baroni del Regno che avevano congiurato contro
il Re; nel 1487 acquistò per 6.000 ducati Cirigliano,
Castello Mezzano e Larviso, nel 1494 seguì re Ferrante
d’Aragona ad Ischia quando
Carlo VIII entrò in Napoli.

Napoli, sepolcro
nel quale riposano in pace Pascasio Diaz Garlon
con la moglie Lucente di Chiaromonte,
e il figlio Ferrante con la moglie Violante
Grappini
(2). |
I Diaz Garlon furono ascritti al Patriziato Napoletano
del
Sedile di Nido, e il predetto conte di Alife fu
ammesso alla Confraternita di S. Marta, istituita da
Margherita d'Angiò Durazzo nell'autunno del 1400.
La famiglia si arricchì esercitando il commercio del
grano di Puglia, come risulta da un attestato del 1486
col permesso di imbarcare 150 carri di frumento nelle navi del porto
di Manfredonia, alla volta dei mercati esteri; fu una
delle tante famiglie che finanziarono la spedizione del 1480 per
liberare
Otranto dai Turchi.
Il citato
Pascasio sposò Lucente di Chiaromonte, la quale diede
alla luce Ferrante (†
Napoli, 1518) che sposò Violante Grappini, Signora
dell’Oliveto e di Pietrapertosa, donna celebre per la
sua bellezza, tanto lodata da Jacopo
Sannazzaro;
Eleonora (o Dianora) che sposò il conte Nicola d’Arena; e Isabella,
contessa di Buccino (feudo dato in dote da Ferdinando I
d'Aragona nel 1472) che sposò Petraccone III
Caracciolo (†
1522), figlio di Giacomo, Patrizio Napoletano, duca di Caggiano e
conte di Brienza, e di Lucrezia
del Balzo, 1°
conte di Buccino dal 2-11-1472 e 1° duca di Martina dal
3-1-1507.

Napoli, stemma partito Diaz Garlon e Chiaromonte |

Napoli, stemma partito Diaz Garlon e Grappini |
I predetti Ferrante e Violante Grappini generarono:
Maria (†
dopo 1529)
che sposò Alfonso
Sanseverino
duca di Somma;
Gio. Francesco;
Antonio (†
Napoli,
1547),
terzo conte di Alife, convolò a nozze con la nobildonna
Cornelia Piccolomini
(3), figlia di Gian Battista
Piccolomini, 3° marchese di Deliceto.
Il 3° conte di Alife per figli ebbe:
Alfonso, Balì di Venosa dell’Ordine
gerosolimitano (1542)
Ferdinando o Ferrante, 4°Conte di Alife,
morì a Roma nel 1561 di morte violenta;
Marzio, Abate;
Marcantonio;
Violante (†
20 o 29/8/1559), sposò Giovanni
Carafa († 5/3/1561), duca di Paliano e conte
di Montorio;
Giulia, sposò Giorgio
Lannoy duca di Boiano
(generarono Costantino morto nel 1596, Laudomia, Carlo e
Cornelia);
Giovanna, sposò Antonio Lannoy (diedero alla luce
Ippolita che morì il 21.4.1634). |
La
famiglia, oltre alla cappella gentilizia, possedeva in
Napoli un palazzo di proprietà nell'attuale calata San
Marco, di fronte al lato orientale di Castel Nuovo,
attorniato da giardini nella parte retrostante e dotato
di quattro fontane e di peschiere. Fu frequentato dal
Sannazzaro che cantò la bellezza di Violante Grappino,
moglie di Ferrante, e di sua figlia Maria e lodò le
virtù di Cornelia Piccolomini. Il Macchiavelli scrisse
di Pasquale (Pascasio) Diaz Garlon e del suo palazzo
dove dimorò il Magnifico nel 1479; nel 1701 divenne di
proprietà del marchese San Marco
(4). |

Napoli, posizione
approssimativa del palazzo Diaz Garlon, all'angolo di
Largo delle Corregge, attuale via Medina |
Con
i Diaz Garlon la città di Alife, in
Terra di Lavoro, conobbe uno dei periodi più
splendidi della sua storia: vennero rifatti ed
aggiornati gli Statuti Municipali e, nel 1536, il
primicerio della cattedrale Aloisio Acilio mise in
funzione una libreria e pubblicò vari testi. Nel 1561,
per punire don Ferrante Diaz Garlon, 4° conte di Alife,
che aveva partecipato al delitto di sua sorella
Violante, Filippo II di Francia ordinò la distruzione di
Alife. Per più di due secoli la città venne quasi
completamente abbandonata: il censimento di Alife del
1669 rivelerà ad Alife appena 41 fuochi (circa duecento
abitanti). Anche il vescovo Giacomo Giliberto de
Nogueras, nominato il 2 agosto 1561, scelse come sua
residenza, insieme a tante altre famiglie di Alife, la
vicina Piedimonte. |
%20una%20delle%20quattro%20porte.gif)
Alife (Caserta), una
delle quattro porte d'ingresso della città.
Tratto da https://caserta.italiani.it/alife-mura-romane/ |
I già citati coniugi Giovanni Carafa, duca di Paliano,
conte di Montorio e nipote di Papa Pio IV (al secolo
Giovanni Angelo
Medici di Marignano), e Violante Diaz Carlon
vivevano nella rocca di Soriano, oggi Soriano nel Cimino
in provincia di Viterbo.
Donna Violante amava il marito e gli diede tre figli:
Maria (1454 circa
†
1619), Diomede (1547
†
1567) e Paola (†
1636), ma suo cognato, il cardinale Carlo Carafa (1517
†
1561), insinuò nella mente del duca Giovanni che la
moglie lo tradiva con il maestro di camera Marcello
Capece che, invece, era innamorato di Diana
Brancaccio.
Correva l’anno 1559 e nello stesso castello fu istituito
un tribunale composto dal duca di Paliano, dal cardinale
Carlo Carafa, dal fratello di donna Violante Ferdinando
Diaz Garlon, 4° conte di Alife, e presiededuto dal
cardinale Giovanni Carafa, fratello di detto Carlo; vane
risultarono le difese dei due imputati.
Il 26 luglio 1559 il duca di Paliano uccise con
ventisette pugnalate il presunto amante, il 20 o 29
agosto dello stesso anno donna Violante fu fatta
strangolata per ordine del marito. |

Soriano nel Cimino
(Viterbo), il castello dove furono uccisi donna Violante
Diaz Garlon e don Marcello Capece. |
Come di solito accadeva all’epoca, i cogmoni delle
famiglie venivano “storpiati”; nei testi e documenti
leggiamo Diaz o Dias, Garlon o Carlon.
Don Melchiorre Diaz sposò donna Agostina Carpina,
generarono don Girolamo Dias (1772 †
1842), uff. min. Finanze, che sposò donna Marianna
Troise (1785). |

Anello con variante dello
stemma Dias |
Don Francesco Dias (1805 † 1886), figlio dei predetti coniugi,
seguì le orme del padre nel Ministero delle Finanze;
sposò donna Maria Concetta Fischetti (1811 † 1900), figlia di don Odoardo (1770
† 1824) e di donna Emilia Catozzi (1783
† 1817); generarono don Ernesto
(1846 †
1925) che sposò, in prime nozze Giulia
Zezza dei baroni
di Zapponeta (1818 † 1872), vedova di Francesco
Maresca, marchese di Cesa, e, in seconde
nozze, Adele
Martucci dei baroni di Formosa d'Olevano (1845 †
1877), figlia del barone Gennaro (n. 1811) e della
marchesa Eleonora Genoino (n. 1805). |

Stemma appartenuto a
Giulia Zezza dei baroni di Zapponeta,
realizzato a punto e croce. |
Il citato don Ernesto ebbe due figlie femmine: Maria
(n. 1872) e Margherita (1876 †
1960). |
_________________
Note:
(1)
- Archivio di Stato di Stato di Napoli, Codice miniato
di S. Marta, foglio 59.
(2)
- Sulla fascia superiore del sepolcro l'epitaffio,
tradotto in italiano, recita: "NELL'ANNO 1683 (IL GIORNO
6 DALLE IDI D'APRILE) ADDI' 8 APRILE DALLA PARTE PIU'
INTERNA E RIPOSTA DELLA CAPPELLA DELLA BEATA VERGINE
DELLE GRAZIE QUI TRASFERI' L'ALLORA REGGITORE DI DETTA
CAPPELLA". Alla base si legge, sempre tradotto in
italiano: "PASCASIO GARLON CONTE DI ALIFE INSIGNE
CONSIGLIERE DEL GLORIOSO RE FERDINANDO E SUO MAGGIORDOMO
E PRIMO GUARDAROBIERE PER SE' STESSO E PER I FIGLI
DOLCISSIMI EDIFICO' CON PIETA' E DEVOZIONE NELL'ANNO
DELLA SALVEZZA 1487".
(3)
- Nel 1536 venne data alla stampa “Il Tempio de Amore”
di Jacopo Campanile dedicato alla contessa Cornelia
Piccolomini.
(4)
- Carlo De Frede "La crisi del Regno di Napoli".
_________________
Fonti bibliografiche:
- Berardo Candida Gonzaga, “Memorie delle
famiglie nobili delle Province Meridionali d’Italia”,
Napoli 1875.
- Biagio Aldimari, “Memorie historiche di diverse
famiglie nobili, così Napoletane, come forestiere…”,
Napoli 1691.
- Lorenzo Giustiniani, “Dizionario geografico-ragionato
del Regno di Napoli”, Napoli 1797 - 1816.
- Giuseppe Lumaga, “Teatro della Nobiltà dell’Europa”,
Napoli 1725.
|
Continua sul sesto
volume in preparazione di "LA STORIA DIETRO
GLI SCUDI"
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