
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Famiglia Gervasi |
A cura del dr. Giuseppe Pizzuti |
Arma:
d’azzurro,
ai tre gigli d’argento gambuti d’oro, nodriti di un vaso con
piedistallo dello stesso, e accompagnati in capo da tre stelle
d’oro ad otto raggi, male ordinate.
Dimora: Cosenza.
Titoli: nobili,
conte del
S. Regio Impero. |

© Cosenza, Palazzo Gervasi,
stemma |

Cosenza, Palazzo Gervasi, stemma lapideo fatto
realizzare da Giuseppe Gervasi a sostituzione di quello
originario che fu trafugato |
La famiglia Gervasi, originaria di Cosenza, si distinse
con Nicola (nato a Cosenza † Martirano, 1221)
dotto in teologia e dommatica, ebbe l'amicizia
dell'Abate Gioacchino da Fiore,
delle cui idee fu sostenitore. Nel 1208 era presente tra
i Prelati alla consacrazione della Chiesa di Bagnara. Fu
Vescovo di Martirano, in quanto la sede restò vacante in
seguito alla morte prematura di Monsignor Michele Nigro,
anch'esso di Cosenza, gli successe un altro cosentino
Leon Filippo
de Matera
(1).

Bosco Gervasi in agro di Rovito,
Cappella
gentilizia dei Gervasi, epitaffio in ricordo del
Vescovo Nicola Gervasi
(2) |
Alessandro, fu insignito dall'Imperatore
Carlo V,
per i meriti militari, della
Croce di Cavaliere
in data 23 ottobre del 1520; decreto confermato al
primogenito della Famiglia dall'Imperatore
Carlo VI
d'Asburgo-Spagna il 17
marzo del 1701(3).
La Famiglia, nel 1567 fu ascritta
tra gli onorati della città di Cosenza con
decreto della Regia Udienza, nelle persone di: Giacomo, Cola Francesco ed il regio notaio Piero Antonio.
Il citato Piero Antonio Gervasi ebbe come figli:
Delia,
sposò Giovanni Pietro
Civitella; Sertorio; Maurizio, ed il
primogenito Antonio, quest'ultimo sposò Vittoria
Vennere ed hanno avuto come figli: Giuseppe;
Francesco, U.J.D., sposò Liadora
Parise ed hanno avuto come figli Mariano,
Gaetano e Domenico, rimasto vedovo si
trasferì a Ruvo di Basilicata dove si risposò con una
nobildonna; Flaminio, dottore in legge, nel 1633
dichiarato avvocato per decreto del
Duca d'Alcalà,
Vicerè, militare, partecipò alle campagne tra il Duca di
Savoia e la Repubblica di Genova per il Marchesato di
Zucarello,
fu uno dei testimoni per la convalida del testamento di
Maurizio
Monaco,
patrizio di Cosenza, chierico, redatto il 12 settembre
del 1656, gli altri testimoni furono: Giuseppe Scavello
di Cosenza, Regio Giudice, Geronimo
Schettino,
Giuseppe Macherone, Giovanni
Falvo, e Carlo
Piccolo
(3bis).
Sposando Paola
Grimaldi
hanno avuto come figli:
Filippo, il quale cinse spada ed ereditò dal
padre l'Ufficio del
Regio Credenziere del
Fundaco di Cosenza;
ed il primogenito Piero Antonio juniore il quale
sposò Diana Jacuccio con la quale generarono:
Francesco juniore, domenicano, fu filosofo;
Daniele, Giovan Battista e Carlo,
cinsero la spada; ed il primogenito Antonio
juniore, fu canonico cosentino. |
Bosco Gervasi in agro di Rovito,,
Cappella
gentilizia dei Gervasi, epitaffi in ricordo di
Alessandro e Josephi Gervasi |
Il citato
Giuseppe (1599 c.a
† nel 1648), di Antonio, detto "capitan
Peppe" in quanto era stato capitano dei
fanti nella campagna di Lombardia al servizio degli
spagnoli. Successivamente ottenne l'incarico di
governatore di Andria ed in seguito a Fiumefreddo in
Calabria Citra, scaduto l'incarico fece ritorno a
Cosenza, da quì, nel 1647, capeggiò un movimento
rivoluzionario contro il sistema feudale e contro la
burocrazia statale, in quanto, regnando gli spagnoli con
un Vicerè, quest'ultimi avevano delegato ai feudatari il
potere, i quali in cambio dovevano garantire un sistema
di gabelle necessarie a sostenere le guerre intraprese
dalla corona di Spagna senza tener conto delle minime
esigenze della popolazione. Capitan Peppe era
cinquantenne e di famiglia borghese del rango dei "nobiliter
viventes" ovvero quella classe che: pur vivendo
nobilmente, veniva esclusa dalla casta aristocratica che
all'interno del sedile gestiva il potere; questa
situazione era la conseguenza della "serrata", decisa
nel 1565, ovvero di escludere dal seggio nobile tutti
coloro che non fossero patrizi di Cosenza.
A rivendicare un seggio, tra gli altri, vi era Giuseppe,
furono presi di mira Antonio
Barracco, Orazio
Telesio e Pompeo
Sambiase per la loro spregiudicatezza nella gestione
degli appalti, attaccarono e saccheggiarono i loro
palazzi, vi furono diversi morti, la famiglia Sambiase,
rivale dei Gervasi, fu la più colpita; in molti furono
costretti a riparare nei loro possedimenti fuori città.
A sostenerlo nell'impresa, vi fu anche Isidoro
Guzzolino, avvocato, possidente, il quale si era
reso protagonista per aver capeggiato la spedizione di
Celico contro il palazzo del governatore per evitare che
il Granduca di Toscana prendesse possesso come
feudatario dei Casali di Cosenza, acquistati nel 1644,
e da sempre Regio Demanio, la rivolta ebbe esito
positivo ed il Granduca vi rinunciò
(4).
Nel mese di luglio del 1647, capitan Peppe, incitato
dalla folla impedì la riscossione dei tributi; convocò
un'assemblea nel convento di Sant'Agostino e si
autoproclamò sindaco del popolo emanando provvedimenti
popolari come l'abolizione del carico fiscale e
condonando gli arretrati; cambiò lo statuto
istituzionale rendendolo più democratico, inoltre, il
popolo, avrebbe concorso all'elezione del mastrogiurato.
In ottobre il declino, con defezioni dei suoi compagni
d'avventura, primi fra tutti suo cugino Andrea Civitella
e di Isidoro Guzzolino; convocato il Parlamento, sotto
la regìa del Preside dei moderati, fu destituito dalla
carica di sindaco. Morì pochi mesi più tardi.
Questa rivoluzione come quella di
Masaniello a Napoli durò poco, ma rimase memorabile
nel popolo. |

Cosenza, il luogo dal
quale partì la Rivoluzione Cosentina |
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Cosenza, Palazzo
Gervasi
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A sinistra: Cosenza, Palazzo Gervasi, Portale |
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Il citato Cola Francesco Gervasi (fratello di Piero
Antonio e Giacomo), ebbe per figli: Francesco,
sacerdote e cantore della chiesa collegiale di Montalto,
ed Ottavio, il quale ebbe come figlio
Giuseppe juniore che cinse spada, suo figlio fu
Flaminio juniore.
Rocco Girolamo Gervasi, letterato e poeta, con
privilegio del 2 agosto 1713, l'Imperatore
Carlo VI d'Asburgo-Spagna
gli concesse il
titolo di Conte del Sacro Regio Impero
(5).

Bosco Gervasi in agro di Rovito, Cappella
gentilizia dei Gervasi, epitaffio in ricordo di
Rocco Girolamo Gervasi |
Luigi Gervasi, sindaco di Cosenza, aiutò le
classi povere; nel 1813 deplorava la condotta dei
Carbonari della
Calabria Citeriore in quanto la conseguenza
fu di un maggior rigore del governo di
Gioacchino Murat tanto da ricadere sulle
classi più deboli. In questa situazione di pericolo
creata dai Carbonari si pose a capo "de' 300" che
formavano quella guardia improvvisata che cercò di
tutelare la sicurezza pubblica; tra gli altri ne
facevano parte: Carmine
Dattilo, Nicola Maria Greco,
Vincenzo
Monaco, Bernardino
Telesio, Giuseppe
Castiglion-Morelli, Filippo
Mollo...
(6).
Nel 1847 fu richiesta una perizia giudiziaria per la
valutazione e divisione del Palazzo ubicato a Cosenza in
via Cafarnao (impropriamente denominata Cafarone) del fu
Luigi Gervasi; causa tra Giovanni,
Francesco, ed altri Gervasi. Altra perizia
giudiziaria fu richiesta nel 1886 per la valutazione dei
beni ereditari Gervasi, oltre al citato Palazzo in via
Cafarnao, ci sono due fondi denominati Ponte del
Porcaro e Serra, rispettivamente nei comuni
di Trenta e Rovito.
Archivio di Stato di Cosenza, anno 1847, B. 11, perizia
71; anno 1886, B. 48, perizia 5. |
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Bosco Gervasi in agro di Rovito, Cappella gentilizia ed Altare dei Gervasi |
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Nell'Ottocento diedero
lustro alla Famiglia: Luigi Maria, magistrato,
sposò in casa
Caracciolo
di Napoli; Pietro Antonio, Vice Cancelliere del
Tribunale di Castrovillari; Fraschitto, a lui
Davide Andreotti dedicò la sua Storia dei Cosentini;
e Francesco Paolo, che partecipò alla spedizione
dei Mille.
Giuseppe (†
22 gennaio 1951), figlio di Francesco Paolo, sposato a
Gabriella Merando hanno avuto come figli: Ida,
morta a 18 anni, Maria, sposata a Mario Tangioni,
e Nicola (4 gennaio 1907 †
15 marzo 1987), sposato il 26 giugno 1936 a
Paolina
Mantovani (1907 †
1999), nobile di Carpanzano, figlia di Giovanni e
Rachele Cortese, ultima della sua famiglia, scrittrice
e poetessa, hanno avuto come figli: Gabriella (n.
12 aprile 1937), sposata a Salvatore Pingitore, Ida
(13 maggio 1938 † 12
agosto 2017), sposata a Claudio Pingitore, e Giuseppe
(n. 3 settembre 1939), sposato a Vittoria Re hanno avuto
come figli, Nicola (n. 31 gennaio 1971),
avvocato, ed Alfredo (n. 10 gennaio 1973),
avvocato, sposato a Cinzia Fera. |

Cosenza, Palazzo Gervasi
Mantovani |

Cosenza, Palazzo Gervasi
Mantovani, lapide
in memoria di Paolina Gervasi Mantovani
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Cosenza, altro Palazzo Gervasi
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Note:
(1)
-
Eugenio
Arnoni "La Calabria Illustrata"
vol.III, Edizioni Orizzonti Meridionali, ristampa del
1992; pagg.113-114.
- Gustavo Valente “Dizionario
bibliografico biografico geografico storico della
Calabria” Vol. IV,
Ferrari
Editore 2017, pagg. 393-394.
(2)
- Si noti lo stemma, inquartato con le famiglie
imparentate: nel primo al vaso fiorito posto in banda (Gervasi),
nel secondo al sinistrocherio armanto accompagnato da
tre stelle ed in punta da un crescente (Mantovani), nel
terzo al leone sostenente un crescente rivolto e nel
quarto un'aquila sorante.
(3)
- Davide Andreotti in "La Storia dei Cosentini" Vol.II,
1869, ristampa anastatica a cura di Walter Brenner,
1987; a pag. 235 l'autore riporta "a detta dello Amato".
(3bis)
- Luca Irwin Fragale in “Microstoria e Araldica di
Calabria Citeriore e di Cosenza”, Parte II, Capitolo III,
Stemmi e genealogia dei nobili Monaco attraverso
spigolature di storia cosentina e della Sila, The
Writer Edizioni Ass.-2016, pag. 234.
(4)
- Le venti Baglive della Presila come la Sila e la città
di Cosenza erano Regie, ovvero non soggette a feudalità.
Più volte si cercò (per far cassa) di venderle e di
conseguenza di infeudarle da parte dei vicere di Napoli;
furono, queste popolazioni, ricattate col pagamento (a
titolo di riscatto) di 40.000 ducati per non essere
infeudate, e corrisposti al vicerè duca di Alcalà nel
1631 sotto re Filippo IV; nonostante ciò, nel 1644,
furono vendute al Granduca di Toscana, il quale aveva
inviato un governatore con sede a Celico; la resistenza
fu tenace nel far valere i loro privilegi ottenuti
precedentemente tanto da indurre il governo ad emettere
un decreto dato in Saragozza il 18 febbraio del 1646 nel
quale si annullava la vendita. Inviato a Napoli, il
vicerè conte di Villamedina attraverso lettere
esecutoriali del 31 ottobre 1648 lo rese operativo con la
conseguenza che gli ufficiali del Granduca furono
costretti a ritirarsi lasciando liberi i Casali di
Cosenza."
(5) - Davide
Andreotti, Op cit., pagg.448-449.
(6)
- Eugenio Arnoni, Op. cit., pag. 175.
__________________
Bibliografia:
- Luigi Palmieri, “Cosenza e le sue
famiglie attraverso testi atti e manoscritti”, Tomo II -
Pellegrini Editore, 1999.
- Luca Irwin Fragale, Microstoria e
araldica di Calabria Citeriore e di Cosenza. Da fonti
documentarie inedite, Milano, Banca CARIME, 2016.
- Vincenzo Maria Egidi in “Regesto delle
pergamene dell'Archivio Capitolare di Cosenza” a cura di
Raffaele Borretti. Editoriale progetto 2000.
- Archivio del N. H. Giuseppe Gervasi. |
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