
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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A cura del dr. Giuseppe Pizzuti |
Arma:
d'azzurro, ai due leoni d'oro controrampanti ad un pino al
naturale nodrito su di un monte di tre cime di verde movente
dalla punta
(1).
Arma di
Terlizzi:
partito, nel 1° armellinato pieno, nel 2° di rosso a tre teste
di leone d'oro, poste 2 e1, le prime due addossate; alla bordura
di 8 d'armellino, armato di una spada d'argento e di una lingua
di fuoco di rosso.
Altra di
Terlizzi:
inquartato, nel 1° armellinato, al pino al naturale nodrito
dalla partizione e sinistrato da un leone d’oro affrontato al
tronco e
sormontato da tre stelle comete dello stesso ondeggianti in
palo male ordinate; nel 2° d'azzurro, a tre teste di leone
d'oro, poste 2 e1, le prime due affrontate; nel 3° di nero, ai
due leoni d'oro affrontati sostenenti con la bocca un bastone
del primo e sormontati da tre stelle d'argento poste in fascia;
nel 4° d'argento, all'aquila bicipite di nero coronata d'oro
caricata nel petto da una scala di sette pioli del primo.
Cimiero:
un braccio armato tenente una spada infuocata nascente dalla
corona.
Titoli:
baroni di Capalbo, nobili patrizi di Terlizzi, nobili di
Trecchina.
Motto:
NEC FERRO NEC IGNE |

Terlizzi, Palazzo Schettini,
stemma |
La famiglia
Schettini, originaria di Limoges, si portò nel Regno di
Napoli dove è attestata la sua presenza, sin
dagli inizi del Cinquecento, ad Aprigliano, posto sui
declivi della Presila Cosentina in
Calabria Citra. |
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Aprigliano (Cosenza) |
Flavio,
Utroque Jure Doctor (dottore nell'uno e nell'altro
diritto, civile ed ecclesiastico), di Aprigliano,
acquistò il
feudo di Capalbo detto anche
Li Cossini (ovvero feudo di Cussini in
località Capalbo) in territorio di Aprigliano, nella
Sila Grande Cosentina
(2),
da Giovan Bernardino de Julianis, già posseduto dalla
famiglia
Petrone,
con Regio Assenso del 22 ottobre 1649. Flavio, nel 1648
era stato inviato a Napoli presso il Vicerè dal Sindaco
degli Onorati cittadini di Cosenza, Adrea Civitelli,
per difendere gli interessi degli Onorati contro quelli
dei Nobili rappresentati da Giacinto
Cavalcanti
dopo il fallimento della rivolta di Cosenza capeggiata
da Giuseppe
Gervasi
contro le famiglie nobili del Sedile.
Sposato a
Caterina Petrone, aveva trasferito la famiglia in
Cosenza per poter fare educare al meglio i suoi figli,
tra gli altri, Pirro (Petrone di Aprigliano, 18
dicembre 1630 †
Cosenza, 21 luglio 1678), studiò nel collegio dei
Gesuiti di Cosenza, poi fu inviato a Napoli per
conseguire gli studi giuridici, si laureò nel 1651,
intraprese la professione legale, ma la sua passione
erano le lettere ed in particolare la poesia, a Napoli
frequentò il giurista Francesco
d'Andrea
ed il medico Leonardo
di
Capua oltre che i suoi conterranei come
Tommaso Cornelio e Marco Aurelio
Severino. |

Cosenza, ex collegio dei Gesuiti, poi liceo ginnasio
Bernardino
Telesio |
Nel 1656 la
peste lo costringeva a far ritorno a Cosenza, si dedicò
completamente alla poesia usando lo stile barocco ovvero
marinista, creato da
Giovan Battista
Marino, più tardi se ne distaccò divenendo
uno dei maggiori antimarinisti, fu nominato Principe
dell'Accademia Cosentina che presiedette dal
1668, gli successe Muzio
Caselli.
Successivamente, a seguito di una crisi esistenziale,
entrò a far parte della vita ecclesiastica sotto la
protezione dell'arcivescovo di Cosenza
Sanfelice
il quale lo nominò canonico, in preda a questa
crisi bruciò le sue opere, tra di esse, il poema latino
Cratheides e la tragedia Carlo Stuart, dopo
la sua morte le opere superstiti vennero raccolte da suo
nipote Domenico e pubblicate dall'editore
Baulifon di Napoli nel 1693. |

Pirro Schettini |
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Geronimo
(† 13 gennaio 1703), fratello primogenito di Pirro, il
23 gennaio 1651 ebbe significatoria di rilevio per il
feudo di Capalbo come erede per la morte di suo padre,
barone Flavio, sposò Felicia
Caputo,
figlia di Fabio, barone di Torano.
Domenico
(† 29 settembre 1719), ebbe significatoria di rilevio
per il feudo di Capalbo il 3 ottobre 1708, come erede
per la morte di suo padre, barone Geronimo, fece
pubblicare le opere di suo zio Pirro.
Saverio,
barone di Capalbo, prese intestazione del feudo il 26
gennaio 1722 come erede di suo fratello, barone
Domenico, morto improle; vendette il feudo dopo poco a
Pietro
Ametrano
per ducati 6.000, con Regio Assenso del 17 aprile 1722.
Si
diramarono ad Altilia (oggi comune omonimo in provincia
di Cosenza), nel 1666 Francesco Maria era
titolare dell'altare maggiore nella chiesa
dell'Annunziata.
Dal catasto onciario del 1743 è citato don Pirro
di anni 56 nobile vivente, sposato con donna
Fenice Mirabelli di anni 43 e risultano avere sei figli
(3).
La famiglia si diramò in
Calabria Ultra
a Catanzaro e da quì a Tiriolo dove Giuseppe
(nato a Tiriolo † Catanzaro, 1700), U.J.D. studiò a
Napoli per poi passare a Catanzaro ad esercitare la sua
professione, scrisse alcune opere giuridiche, fu anche
storico e latinista. |
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Tiriolo, Palazzo
Schettini costruito nella seconda metà del Seicento |
Tiriolo
(Catanzaro), Palazzo Schettini, portale. A destra:
Tiriolo, Cappella di Palazzo Schettini |
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Nicolò,
da Cosenza si trasferì nelle Puglie a Terlizzi per aver
sposato, nel 1528, Aurelia Veneto, patrizia di Terlizzi,
come testimonia una lapide nella chiesa di Santa Maria
la Nova.
Nicolò
è attestato notaio nel 1576.
Successivamente
con sentenza del 2 aprile 1710 del tribunale di Napoli
ottennero il privilegio
della nobiltà napoletana
extra sedilia.
Annoverò fra la sua
discendenza: soldati, magistrati ed ecclesiastici.
Michele
Schettini (1667 † 1716) sposò Dorotea Sifola di Trani.
Antonio
Schettini fu canonico gesuita, benefattore dell’Oratorio
di S. Ignazio, lasciò tutti i suoi averi per
l’istituzione di una scuola.
Francesco
Schettini (1771 † 1851) sposato a Carolina de Leone fu
dottore in legge, sindaco di Terlizzi nel 1814.
Ruggero
Schettini, illustre avvocato del foro di Trani, sposò
Isabella de Mari dei Marchesi di Assigliano.
Michele
Schettini, dottore, accademico della Società degli
Spensierati, sposò Eleonora Sylos di Bitonto e fu
sindaco di Terlizzi nel 1856.
Maria Schettini,
sposò il Cav. Michele
de Gemmis
dei baroni di Castel Foce
(1799 † 1871), magistrato.
Eugenia
Schettini sposò Giordano
Lanza Nobile di Capua.
Carolina
Schettini (1852
†
1920), sposò
il Cav. Tommaso de Gemmis (1854
†
1942), nobile dei baroni di Castel Foce.
La famiglia
risiedette nel palazzo dei Veneto, di fianco la porta
del lago (demolito nel 1956). Nell'ultimo decennio del
Settecento acquistarono dal nobile Gaetano Valdura il
palazzo tuttora esistente in Largo Plebiscito a
Terlizzi. |

Portale del cinquecentesco Palazzo
Schettini di Terlizzi, demolito negli anni ’50 del
secolo scorso |

Terlizzi, Settecentesco portale di
Palazzo Schettini |

Andria, Palazzo Schettini Accetta |
Da Terlizzi si diramarono ad Andria.
Francesco
Schettini (1854 † 1913) sposò Francesca Accetta di
Andria. |
Gli Schettini di Trecchina |
Di questo ceppo radicato a Trecchina (comune in
provincia di Potenza e confinante con la provincia di
Cosenza) non si conoscono legami con quello di Calabria
Citra. |

Trecchina, Palazzo
Schettini |
Giovan
Pietro,
fu arciprete dal 1610 al 1656, morto di peste a causa
del suo zelo di parroco verso i parrocchiani.
Giacomo,
arciprete dal 1744 al 1762.
Michele,
arciprete dal 1774 al 1801.
Nella
seconda metà del Settecento Nicola fu sacerdote e
Giuseppe farmacista.
Leonardo,
figlio di Carmine, nel 1819 fu nominato ufficiale
giudiziario del mandamento di Trecchina.
Giuseppe,
farmacista, fu Sindaco nel 1829.
Francesco
Mansueto,
arciprete dal 1839 al 1840.
Giuseppe,
figlio di Michele, comandante del distaccamento
della guardia nazionale di Trecchina, si distinse nella
lotta contro i rivolgimenti del 1848.
Fabio,
farmacista, fu Sindaco nel 1841 e nel 1849, sposò
Clementina Schettini.
Concettina
(1863 † 1879), fu sepolta nella Chiesa del Rosario. |
Trecchina, Chiesa del
Rosario, già di Santa Maria delle Grazie. A destra:
Chiesa del Rosario, lapide in memoria di Concettina |
Fra i
patrioti di casa Schettini si ricordano: Raffaele
(† 1862) ed Achille, sacertoti; Gaetano
(† 1860), figlio di Michele; Francesco,
avvocato; Federico, notaio; ed Ercole
(1832 † 1889) cavaliere, medico, fu Sindaco dal 1879 al
1890.
Pasquale,
figlio di Michele, possidente, fu Sindaco nel
1866.
Biagio,
arciprete dal 1878 al 1909, anno della sua morte.
Angelo,
arciprete dal 1909 al 1926.
Biagio,
fu farmacista.
Michele,
figlio di Giuseppe, cavaliere, possidente,
podestà nel 1925.
Giuseppe,
figlio di Giacomo, podestà nel 1936.
Pasquale,
professore, scrittore, autore dell'opera Trecchina
nel presente e nel passato. |
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Note:
(1) -
Biblioteca Universitaria di Napoli, manoscritto di
Gaetano Montefuscoli.
(2) - Gli altri quattro
feudi della Sila erano: Scalzati o Ponticelli, d'Ischito
o Schito, del Sacco, e Tàcina come riporta Gustavo
Valente in La Sila dalla transazione alla riforma
(1687-1950), il resto della Sila era Regio Demanio.
(3) - Ivan Pucci in La
Storia di Altilia in provincia di Cosenza (dalle origini
all'Unità d'Italia), pag. 46, Cosenza 2020.
_________________
Bibliografia:
- Archivio Antonio
de Gemmis di Castel
Foce.
- Mario Pellicano Castagna,“La Storia dei
Feudi e dei Titoli nobiliari della Calabria” Vol.I,
Frama Sud 1984.
- Gaetano Valente, “Feudalesimo e feudatari”, Mezzina,
Molfetta 2004.
- C. Guastamacchia, “Spigolature di cronaca terlizzese”,
Mezzina, Molfetta, 1972.
- Giuseppe Mazzatinti “Gli Archivi della Storia
d'Italia” Voll. I-II del Prof. Francesco Caraballese.
- A. Pappagallo, “Uomini nella storia di Terlizzi”
, Tipografia Amendolagine, Bitonto, 1969.
- Giovanni Mazzei “Stemmi ed insegne pistoiesi”, Pistoia
1907.
- Gustavo Valente, “Compendium, dizionario
storico, geografico, biografico ragionato della
Calabria” Vol. VI,
Ferrari
editore 2017.
- Gustavo Valente “Storia della Calabria nell'età
moderna”, Voll.II, Frama Sud 1980.
- Pasquale Schettini, “Trecchina nel presente e nel
passato 1936”, Tipografia Ferrari - Occella, Alessandria
1947.
- Francesco
Scardaccione,
Carlo Cudemo “Raccolta delle famiglie nobili e notabili
di Basilicata tra il XVI ed il XIX secolo”,
Erreciedizioni.
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