
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Famiglia Monaco di Cosenza |
Armi:
ramo di Cosenza dei giureconsulti e vescovi provenienti da
Spezzano della Sila:
d’argento
al palo d’azzurro caricato di tre gigli d’oro;
cimiero:
unicorno uscente per metà dall’elmo;
altra di Cosenza:
d’argento al palo d’azzurro piantato in una campagna d’oro,
caricato da tre gigli d’oro e accostato da due teste di monaci
affrontati.
altra di Cosenza: d’argento alle teste di due monaci
affrontati e posti in fascia;
altra di Cosenza: d'argento alle tre teste di tre monaci
sposti 2,1;
ramo di Laino Borgo: d’argento al palo d’azzurro,
caricato da tre gigli d’oro e accostato da due teste di monaci
affrontati. |

Cosenza, Palazzo Monaco,
stemma del ramo dei giureconsulti e vescovi Silani. |
Originaria
della Francia, il cognome lo troviamo declinato in Monaco, del
Monaco, Lomonaco; lo storico Filadelfo Mugnos (Lentini
1607-Palermo 1675), scrive che ai tempi di Carlomagno, nell'anno
805, Giovanni de Arles, suo Altiero, uomo assai fedele; per i
servigi prestati gli fu donata una grossa villa in Linguadoca
che traformò in monastero, in quanto a fine carriera, così come
riporta Raffael Paradino nel suo “ Nobilario Gallico”, chiese
all'imperatore di vestire l'abito dei Basiliani, da qui
l'origine del mutamento del cognome.
Ebbero un cardinale Giovanni da Avignone, nomina ricevuta da
papa Celestino V nel 1294; fu legato pontificio presso Avignone;
fu celebre per la sua glossa sui Decretali.(1)
La
famiglia passò a Napoli da Avignone al seguito del rientro nel
regno della regina
Giovanna I
d'Angiò e contessa di Provenza, nel 1348,
la quale cedette la sovranità della città a papa Clemente VI.
Fu ascritta alla nobiltà napoletana
fuori Piazza e si divise in
due rami; il ramo che adottò l'arma con la seguente blasonatura:
"d’azzurro al grifo d’oro, il capo d’oro a tre pali di rosso"
si estinse in Napoli. |
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Guglielmo
di Francesco,
maestro d'armi, servì la causa aragonese al fianco del re
Alfonso V
d'Aragona, fedelissimo al
suo successore re
Ferdinando I (o Ferrante) d'Aragona, lo sostenne
nella prima guerra contro i baroni col titolo di Governatore
Generale dell'artiglieria, per questi suoi servigi, il re, nel
1463 gli concesse vari privilegi, tra di essi la gabella della
piazza maggiore di Napoli. I suoi figli, anch'essi maestri
d'armi, furono:
Francesco,
Giovanbernardo
e Luigi,
quest'ultimo da Napoli si diramò in Cosenza e provincia; sposato
con Brunda Ferrella generarono:
Ferrante
(†
1520),
Guglielmo II e
Giovangeronimo,
quest'ultimo sposò Finita Scannaforge ed ebbero per figli:
Giovanvincenzo,
Cesare,
Ottavio,
Guglielmo
ed Antonio.
Guglielmo, nel 1478, acquistò dalla Regia Corte per 5.874 scudi,
la terra di Monasterace in
Calabria Ultra e la Bagliva
della città di Cosenza in nome proprio e di suo nipote
Ferrante, quest'ultimo sposato a Francesca Candela di
Monasterace ebbero per figli:
Giovanluigi (†
1529),
Scipione,
Ottaviano
(†
1543), Marco
Antonio,
Fabio,
e Marcello,
il quale sposò Laudomia Riccardo e generarono:
Giovanluigi,
Giovantommaso
ed Andrea.
La terra di Monasterace fu
venduta da Guglielmo e suo nipote Ferrante, nel 1486, a
Silvestro
Galeota.
Morto
Guglielmo alla Bagliva di Cosenza gli successe suo figlio Luigi
e, successivamente il suo primogenito Ferrante; Giovanluigi, il
20 febbraio del 1522, ebbe significatoria di rilevio per la
Bagliva di Cosenza come erede per la morte di suo padre
Ferrante; Ottaviano, il 3 ottobre del 1530, ebbe significatoria
di rilevio per la Bagliva di Cosenza come erede per la morte di
suo fratello Giovanluigi.
Vittoria
Monaco (†
1590), il 16 ottobre 1544, ebbe significatoria di rilevio per la
Bagliva di Cosenza per la morte di suo padre Ottaviano, sposò
Giovanfrancesco
Loffredo,
figlio del barone di Montesano, Margaritone II.
Orazio Loffredo, l'8 giugno
del 1591, ebbe significatoria di rilevio per la Bagliva di
Cosenza, per la morte della baronessa Vittoria sua madre.
Guglielmo II,
di Luigi e fratello di Ferrante, sposò Laura Zurba con la quale
ebbero
Giovanberardino, il quale sposò Cornelia
Carafa ed ebbero per figli:
Camillo,
Giulio
(canonico di San Giovanni in Laterano e abate),
Fabrizio,
Annibale,
Ottavio,
Mario
e Carlo.
Francesco,
Castellano di Crotone, figlio di Guglielmo e fratello di
Luigi, gli furono donati dal re Ferdinando I d'Aragona, i feudi
disabitati di: Massanova e Gariglietto
(ricadenti nel territorio di Cutro) e di
Valleperrotta con privilegio
del 15 gennaio del 1567. Con privilegio del 1573, il re,
concesse gli stessi feudi a Bernardo Materdona, cognato di
Francesco Monaco. |

Spezzano della Sila, portale Palazzo Monaco |

Spezzano della Sila, Palazzo Monaco |
Da Celico e
Spezzano della Sila (già Spezzano Grande; comuni
contigui nella Presila cosentina), giunsero in città:
Scipione Monaci, dottore in legge;
esercitò la carica di regio tesoriere della provincia;
sposato con la nobile Maria Britti, ebbero per figli:
Lelio;
Giovanni, prese parte alla sommossa del
1647 contro gli Spagnoli, capeggiata dal genovese
Giovanni Grillo, generale di Enrico II duca di Guisa
(1614 † 1664) che aspirava al trono di Napoli, fu
perseguitato dalla Corte e morì celibe;
Giuseppe,
ebbe un ruolo nella rivoluzione tanto da essere citato
nel libro dei rivoluzionari;
Auria, sposò Antonio
Stocco;
Ortensia,
sposò Raimondo
Dattilo, barone
di Gazzella.
Dalla Macchia di Spezzano
vennero a Cosenza
Gio. Paolo
Monaci, U.I.D. del ramo dei nobili giureconsulti e
vescovi silani, fu aggregato al sedile della città nel
1558; sposò Delia
de
Matera con la quale hanno avuto per figli:
Francesco,
vescovo di Martirano dal 1592 al 1626;
Orazio,
fu sindaco di Cosenza nel 1490, sposò Beatrice
della Gatta con la quale ebbero per figli:
Francesco;
Maurizio, chierico;
Flaminio
(† 1633), giureconsulto di
fama, possedette il feudo di
Santa Caterina Pizzileo (oggi Santa Caterina
Albanese in provincia di Cosenza), nel 1729 lo vendette
a Diana
Cavalcanti vedova
Firrao con l'impegno di acquistare con il ricavato
la terra di
Malvito,
transazione che si perfezionò lo stesso anno col
pagamento di ducati 43.000 a Cesare Firrao principe di
Sant'Agata, barone di Malvito e Fagnano; sposò Claudia
de Matera con la quale ebbero per figli:
Francesco
Giuseppe Giacomo il quale lo tenne a
battesimo Orazio
Telesio di Valerio, morì in giovane età;
Maria,
sposò l'avvocato Pompeo
Sambiase;
Anna;
e il primogenito barone
Diego
erede di suo padre barone Flaminio; nel 1634 vendette
Malvito a Gio. Tommaso de Paula per ducati 40.000
(2).
A questo ramo appartennero
anche
Felice Antonio, professore di diritto
pontificio nell'Archiginnasio Romano e vescovo di
Martirano dal 1661 al 1667 ed il francescano
Matteo
Monaco morto in odore di santità; appartenne a
quest'ultimo ramo lo stemma composto “tre
gigli d'oro in uno palo d'azzurro in campo d'argento et
al cimiero un inicorno d'argento che mezzo sta fora et
mezzo nella parte di dentro di detto cimiero”,
questa blasonatura si evince da un documento del 1658
ovvero dal testamento del citato chierico Maurizio(3); lo stemma si può ammirare
sul portale di palazzo Monaco di Cosenza. |

Cosenza, Palazzo Monaco, Portale |
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Insegna
ecclesiastica del Vescovo Francesco Monaco |
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Altro ramo
della famiglia Monaco lo troviamo a Laino Borgo,
all'estremità settentrionale della provincia, sul
portale di “Casa Monaco” (nella quale sostò
Carlo V,
nel 1536, di ritorno dalla Tunisia) vi è lo stemma ma
diverso dal ramo silano ovvero vi sono due chierici
affrontati al palo caricati di tre gigli d'oro. |

Laino Borgo, Casa Monaco |

Laino Borgo, Casa Monaco, stemma |
Giuseppe Antonio Monaco, figlio di
Ignazio morto nel 1740, fu erede di
tutto il suo patrimonio, fu membro del sedile di
Cosenza; comprò da Ignazio Maria
Sambiase il feudo
di Scucchi e Stefanizzi
in territorio di Rende, seguì Regio Assenso il 31
dicembre 1770 e registrato nel Quinternione 307, f.
307t, ebbe Intestazione l'11 marzo 1771 Cedolario78, f.
57. Sposando Caterina de Martino ebbe per figli:
Pasquale;
Ignazio Bernardo;
Gaetano;
Gregorio;
Teresa;
Carmina e
Rosa.
Abitava nel rione Spirito Santo, possedeva un'altra casa
“sotto Santa Teresa”, una torre sul colle Mussano,
un'altra in “Li Piscopani”; una “chiusa” a Lappano
(nella presila cosentina) ed un castagneto presso San
Sisto di Lappano; i possedimenti maggiori erano
costituiti dai latifondi in Sila con la “difesa Li
Federici” (oggi denominata volgarmente Camigliatello),
confinante con quella dei
Guzzolini e dei Curcio, e, la “difesa di
Pizzirillo” (o Piccirillo). Il barone Giuseppe Antonio
devolveva donazioni alla cappella di “Santa Maria del
Lume”, nella chiesa di Santa Maria delle Grazie detta
dello Spirito Santo. |

Cosenza, via Spirito Santo, 22, Palazzo Monaco |

Cosenza, via Spirito Santo, 22, Palazzo Monaco, Portale |
Notizia di rilievo la si ricava da una lapide posta sul
portone d'ingresso del Palazzo Monaco in occasione della
sua ristrutturazione sito in via Padolisi in Cosenza
(conosciuto successivamente e impropriamente come
Palazzo Orsomarsi), è ragionevole dedurre che sia stato
acquistato dai de Martino; altra ipotesi è che sia stato
posseduto in precedenza da altri membri della famiglia
Monaco
(4). |

Cosenza, via Padolisi,
Palazzo di Giuseppe Antonio Monaco |

Cosenza, via Padolisi,
Palazzo Monaco, portale |

Cosenza, Palazzo Monaco,
già de Martino,
(detto Orsomarsi) |

Cosenza, Palazzo Monaco,
iscrizione che ricorda il restauro
ad opera del barone Giuseppe Antonio Monaco |
___________________
Note:
(1) - Una Decretale era una
lettera emessa da un papa contenente disposizioni
giuridiche su un singolo caso alle quali andava
riconosciuto
un valore generale.
(2)
- Luca Irwin Fragale pp.213-218 in “Microstoria e
Araldica di Calabria Citeriore e di Cosenza”, The Writer
Edizioni Ass.-2016, nella Parte II, dell'ottimo studio
nel Capitolo III, Stemmi e genealogia dei nobili Monaco
attraverso spigolature di storia cosentina e della Sila.
(3)
- Luca Irwin Fragale ne “il Carrobbio” anno
XXXIX, 2013.
(4)
- Luca Irwin Fragale, Op. Cit. pp. 202-207. |
Bibliografia:
- Filadelfo Mugnos “Teatro genologico delle famiglie
nobili, titolate, feudatarie di Sicilia”- Palermo MDCLV.
- Luigi Palmieri “Cosenza e le sue famiglie attraverso
testi atti manoscritti”- Pellegrini Editore, 1999.
- Mario Pellicano Castagna “La Storia dei Feudi e dei
Titoli Nobiliari della Calabria”a cura di Umberto
Ferrari, Voll. II-III. |
Continua nel sesto
volume in preparazione di "LA STORIA DIETRO
GLI SCUDI"
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