
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Arma:
d'azzurro, al monte di tre cime al naturale movente
dalla punta nascente dal mare, accompagnato in capo da
tre stelle (8) d'oro male ordinate.
Altra:
di rosso, al monte di tre cime movente dalla punta al
naturale, accompagnato in capo da tre stelle (6)
d'argento male ordinate.
Altra:
d'azzurro, al castello merlato alla guelfa d'argento,
chiuso di nero e torricellato di tre pezzi dalla cui
centrale, più alta, esce un'aquila col volo abbassato,
il tutto del secondo; alla croce potenziata d'oro,
uscente dal capo dell'aquila
(1).
Titoli: nobili di Rende, baroni. |
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Rende (Cosenza), Castello,
stemma Magdalone. |
La Famiglia Magdalone, Madalone o Maddalone originaria
della terra di Maddaloni in Campania, presente a Rende
sin dalla prima metà del Cinquecento con le famiglie:
Bonanno, Cannataro, Collerio, Federici, Gaudio, Guccione,
Miceli, Natale,
Pastore, Procida, Perugini, Puglisi, Rausi,
Stellati di Cola,
Spina, Senatore, Sirogeri,
Scaglione,
Leonetti,
Vercillo,
Vita,
Zagarese, Ramondini, Rangi.
La
prima notizia di rilievo della presenza a Rende della
famiglia è un atto del 1528 nei protocolli del notaio
Baldassarre Guccione di Rende, alf. 313rin ASCS, dove
Santo o Chancio
(† ante 1529) assieme ai due figli
Simon Matteo
e
Giovan Matteo
ottiene dai religiosi del luogo il permesso di poter
costruire nella chiesa Madre di Rende una cappella con
sepoltura; il suo testamento venne redatto nello stesso
anno.
Altro
Ciancio
Magdalone, nipote del primo, ex filio
Marco,
fu Sindaco di Rende nel 1581, sposò Giacoma Petrotia che
risulta madre di
Paolo
Magdalone in atto del 16 gennaio 1579, f. 23 v, del
notaio Pietro Plantedi di Cosenza. Questo Ciancio
dovrebbe essere il padre di Giovanni Magdalone,
cavaliere Costantiniano e milesaureus, che combattè a
Lepanto
e venne ricordato in un dipinto citato da Franz von
Lobstein, il quale scrisse che nel palazzo di famiglia a
Rende vi era un dipinto raffigurante un gentiluomo in
corazza crociato e recante la scritta:
Joannes
Magdalone
Cianci
filius, declaratus Miles, aureque Militia eques
exaltationis S.S. Crucis S. Georgis Costantinopolitane...
Ioannis Georgis Heraclius ordinis antiquiss. Heraclj
Heraclius Imperatoris A.D. 1573 Die vero 6 Mensis Martii. |

Giovanni Magdalone figlio
di Ciancio, cavaliere Costantiniano 1573 |
Rende (Cosenza), Castello,
ingresso e cortile interno |

Rende, Chiesa Matrice,
stemma Magdalone. Foto di Francesco Salerno |
Giovanni
Antonio,
era possessore di uno dei sette feudi rustici di Cirò.
Donna
Franca Magdalone, figlia di Giovan Gerolamo,
sposò Ottavio
de' Medici
di Firenze, i capitoli matrimoniali furono stipulati il
12 agosto 1646.
Federico,
vissuto nel Seicento, sposò Elena Pitto, la quale il 16
maggio 1686 fece erigere in Rende un giuspatronato.
Il Dr.
Marco Maddalone, dalla Platea del 1695, risulta
sostenere la Commenda dei
Cavalieri di Malta
di Cosenza con altri notabili di Rende: il Magnifico
Pietro Buglio
(2), il Magnifico Mario
Ferraro,
il Dr. Francesco Antonio Mannarino, il Sig. Don
Francesco Marasco, e Don Vincenzo Pastore; si potrebbe
definire una partecipazione collaterale, come scrisse
Gustavo Valente, pur non militando personalmente
nell'Ordine vollero essere presenti e partecipi, indotti
dall'influenza sopra loro esercitata da legami di
parentela direttamente con Cavalieri, o famiglie a
questi danti quarto, esistenti nella stessa località
della presenza di chi assumeva obblighi, oppure
collegato con un Cavaliere Gerosolimitano.
Don Andrea e Don Giovanni, per lo stesso
motivo che mosse Marco, li troviamo menzionati nella
Platea del 1790 come benemeriti dell'Ordine. |

Rende, Chiesa Matrice,
stemma Magdalone con la croce melitense. Foto di
Francesco Salerno |
Marco,
Utoque Jure Doctor (nell'uno e nell'altro diritto,
civile ed ecclesiastico) fu Sindaco di Rende nel 1614.
Altro
Marco,
Utroque Jure Doctor, laureato a Roma nel 1694.
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Marco Magdalone UJD
Sindaco di Rende nel 1614 |

Marco Magdalone UJD
laureato a Roma nel 1694 |
Pompeo,
autore di uno scritto sull'origine di Rende, avendo
avuto solo due figlie femmine, lasciò una somma per
edificare un monastero a Rende; la costruzione del
monastero per donzelle nobili (doncellas
nobles)
fu realizzata, come emerge dalla informativa al sovrano
del marchese Bracone del luglio 1746, su nota del
Cappellano Maggiore. Amedeo
Miceli
di Serradileo,
che ha fornito la notizia (in
Putaturo Donati, La Nobiltà di Rende, op. cit.) ha precisato che una figlia
di Pompeo, di nome Dianora, premorta al padre all'età di
36 anni, figura in un dipinto del Santanna, oggi
disperso, di cui si conserva fotografia.
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Dianora Magdalone figlia
di Pompeo |
La
famiglia possedeva vasti territori, accresciuti dopo
l'eversione (abolizione) della feudalità avvenuta nel
1806,
Salvatore
(1778 †
1851)
figlio primogenito di
Giovanni
Antonio
(† 19 luglio 1817) e di Beatrice Vercillo, acquistò i
possedimenti feudali da Beatrice Alarcon y Mendoza
(Rende, 10 aprile 1746 † Napoli, 15 novembre 1823), 11^
marchesa di Rende, sposata a Napoli, il 27 febbraio
1764, a Giuseppe
Caracciolo (1747 †
1803), principe di Torella, compreso il castello di
Rende con tutto il mobilio che conteneva con atto del 5
marzo 1818 del notaio Daniele
Poderico
di Napoli (notaio Ottavio
Monaco
di Rende, atto del 2 novembre1818, ff.376r-381r). Con
Decreto Reale dato a Napoli il 10 agosto 1839, il
comune di Rende venne autorizzato a concedergli a censo,
con alcune designate condizioni, il fondo denominato
Rocchi o Coda di
Volpe e
con l'altro piccolo terreno chiamato
Candele,
per l'annuo canone netto di ducati 950. Fu sindaco di
Rende.
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Rende, Santuario di Maria
SS di Costantinopoli, Altare Maggiore in marmi policromi
del 1775, con al
centro l'Immacolata Concezione dipinta dall'artista
rendese Cristoforo Santanna nello stesso anno |

Particolare dell'angelo,
sul basamento l'iscrizione in ricordo di Giovanni
Antonio Magdalone che contribuì alla realizzazione
dell'Altare |

Rende (Cosenza), a destra il Santuario di
Maria SS. di Costantinopoli |
Salvatore, sposò Maria Teresa Bernaudo di Acri, figlia di Saverio e di Mariangela Cestari (notaio
Ottavio Monaco, come risulta atto 9 maggio 1817,
ff.28r-33v) ebbero per figli: Maria Finita
(Rende, 14 gennaio 1803 † 14 gennaio 1845), sposata nel
1823 a Salvatore
Salvidio di Acri (28 marzo 1800 † 25 settembre 1864), figlio del magnifico
Donato e della magnifica Rosa Cestari, sorella della
citata Mariangela; Saveria,
sposata il 22 aprile 1841 a Don Pietro
Catanzaro di Montalto Uffugo; Luigi;
ed il primogenito Marco († 1854),
fu travolto dal crollo di un muro a causa del sisma
avvenuto il 12 febbraio; incrementò la vecchia azienda
di famiglia per la produzione della seta, tanto da
meritare una medaglia all'esposizione di Napoli del
1853, allevò una rinomata razza di cavalli, fu socio
corrispondente della Società
Economica di Cosenza, sposò Caterina Morelli ( † 1856) ed ebbero per figlio Giovanni
Antonio (1831 † 1899), nel rivolgimento
del 1860 fu uno dei capi rivolta di Rende con: Salvatore
Pastore, Pietro Vercillo, Giuseppe Stella ed
Antonio Zagarese.
Nel 1869 venne eletto consigliere provinciale, e
successivamente sindaco di Rende, riconfermato nel 1880,
e nel 1895 rieletto consigliere provinciale. Sposò Maria
Giuseppe Annunciata Morelli detta Marietta (1831),
sorella del patriota e politico roglianese Donato, dalla
quale non ebbe prole, alla sua morte eredi furono: suo
cugino Giuseppe, figlio di Luigi, e sua nipote
Caterina Morelli (1882 † 1926), figlia di Donato.
Famiglie alleate con i Magdalone, tra le altre, furono i
Giudicessa di Spezzano Grande, Antonino donò suolo e
mezzi a San Francesco di Paola per la costruzione del
Convento di Spezzano; con i de'
Medici ed i Procida. |

Marco Magdalone, morto nel terremoto del
1854, padre di Giovanni Antonio e fratello di Luigi
|

Stemma famiglia Catanzaro |

Stemmi Magdalone e
Morelli di Rogliano |
Arcavacata di Rende,
Casino Nobile Magdalone. A destra: Santo Stefano di
Rende, Cappella Magdalone |
Cosenza, Palazzo Magdalone appartenuto
nel Novecento a Marco ed ai suoi figli Luigi,
Giovanni, e Giuseppe |

Cosenza, Palazzo Magdalone, lato ovest |
_________________
Note:
(1)
- Biblioteca Universitaria di Napoli, manoscritto di
Gaetano Montefuscoli.
(2)
- Questa nobile famiglia di Castelfranco
(oggi comune di Castrolibero) emigrò dalla cittadina a
seguito del disastroso terremoto del 1638 che la
distrusse e provocando notevoli danni ad altri centri
quali Rende, Paola, Marano, San Lucido, Rose, e
Bisignano, così come riportato da Amedeo Miceli di
Serradileo "I Buglio di Castelfranco attraverso le fonti
notarili dell'Archivio di Stato di Cosenza" in "Araldica
Calabrese", Cosenza, MIT, 2008, pp. 145-154.
I Buglio di Castelfranco alla fine del Cinquecento erano
imparentati con i
Migliarese,
patrizi di Cosenza, avendo Anna Migliarese sposato verso
il 1589 Giovan Battista Buglio con dote di 700 ducati ed
era la zia di Frà Tiberio Migliarese, Cavaliere di
Malta, come risulta in un atto del 1596 (ivi pp.
151-152). Giovan Domenico Buglio, sempre di
Castelfranco, nel 1580 contrasse matrimonio con Isabella
de Parisio,
figlia di Mario, patrizio di Cosenza; da questo
matrimonio era nato Flaminio Buglio, che nel 1599
nominava suo cugino Frà Pietro Antonio de Parisio,
Milite Hierosolimitano di Cosenza abitante a Napoli,
quale procuratore per trattare l'affitto della terra di
San Lucido con Donna Giovanna
Carafa,
Marchesa di San Lucido(ivi p.152).
_________________
Bibliografia:
- Gustavo
Valente, “Compendium, dizionario storico, geografico,
biografico ragionato della Calabria” Vol.III, Ferrari
editore 2017.
- Lunetto
Vercillo “Rende nel seicento, sviluppo della
municipalità, demografia e contrasti con il potere
feudale” a cura di Giuseppe Giraldi e Valdo Vercillo,
1998.
- Franz von Lobstein, “Settecento Calabrese”, Volume I,
Fusto Fiorentino, Napoli 1973.
- Eugenio
Arnoni, “La Calabria illustrata Vol. IV Il
Circondario di Cosenza”; Edizioni Orizzonti Meridionali,
Cosenza 1995.
- Tobia
Cornacchioli in “Rivista Calabrese di Storia del '900”,
n.1, 2013.
- Francesco
Salerno “Rende e le sue chiese nei documenti
d'archivio”, 2019.
- Gustavo
Valente “Il Sovrano Ordine di Malta e la Calabria”, La
Ruffa Editore, 1996.
- Mario Pellicano Castagna “La Storia dei
Feudi e dei Titoli Nobiliari della Calabria” Vol.IV,
Editrice C.B.C. 2002.
- Mario
Putaturo Donati Viscido di Nocera, La nobiltà di
Rende in Calabria, pp. 206-207 (192-217) in "Notiziario
dell'Associazione Nobiliare Regionale Veneta" n. 8,
2016.
- Fedele Fonte "Rende nella sua cronistoria", Frama Sud,
Chiaravalle 1976.
- Gianfranco Labrosiano "Cristoforo Santanna, Catalogo
delle Opere", con foto di Pierluigi Asti, col patrocinio
del Comune di Rende.
- Amedeo
Miceli di Serradileo
"Apertura del monastero di Rende" A.S.N., Real Camera di
Santa Chiara, bozza di Consulta, serie 15°, vol.
107,1746, inc.16. |
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