
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Arma:
Pisanelli di Napoli:
d'oro alla banda di azzurro, accompagnata da due stelle di sei
raggi dello stesso, messe l’una nel canton sinistro del capo e
l’altra nel canton destro della punta (stemma di Vito Pisanelli
e discendenti).
Pisanelli di Amalfi: d'oro alla banda di azzurro,
accompagnata da tre stelle di otto raggi dello stesso, messe due
nel canton sinistro del capo e la terza nel canton destro della
punta (stemma di Galeotto Pisanelli e discendenti).
Alias: di azzurro alla banda di oro, accompagnata da due
stelle di sei raggi dello stesso, messe l’una nel canton
sinistro del capo e l’altra nel canton destro della punta.
Motto: Non cadet. |

© Napoli - Stemma Famiglia
Pisanelli |
La Famiglia
Pisanelli, Pisanello o Pisaniello ha goduto di nobiltà in Amalfi
e in Napoli dove il ramo
dei marchesi di Bonito e
duchi delle Pesche furono ascritti
fuori Seggio.
Durante il regno di re
Federico d'Aragona vi fu una discordia tra i nobili e
il popolo napoletano che era stato spogliato di varie
prerogative e dell’onore di portare la mazza del palio insieme
ai Baroni nella festività del Santissimo Sacramento; il sovrano
per sedare i tumulti nominò quattro deputati, tutti appartenenti
al Consiglio Collaterale: Antonio
de Guevara
conte di Potenza, Vito Pisanelli (†
1529) cavaliere Segretario e Consigliere del Re, marito di Raimondina
Gagliardi,
figlia di Michele e della nobile Ginevra
Longo, che portò in
dote il casale di Finocchito
(1), Luigi Palladino cavaliere, e
Silvestro de Mascoli avvocato fiscale.
Giacomo Pisanelli († 1511), zio di Vito, fu Vescovo di
Scala dal 15 gennaio 1500. |

© Napoli - Sepolcro di
Giacomo Pisanelli, Vescovo di Scala - Anno 1514 |
Nel 1535 il dottore in legge Giovanni Angelo
Pisanello (†
16.9.1559) acquistò da Carlo
Spinelli, conte di Seminara, il feudo di
Bonito, nel 1556 il feudo di Chianca per ducati 5.500 da
Geronimo
Albertini Reggente della Regia Cancelleria, e
nel 1554 il feudo di Lago da Camillo
de
Tocco; il figlio primogenito Claudio
Pisanello acquistò dalla Regia Corte sul feudo di Bonito
la giurisdizione delle seconde cause e la portolania,
pagò il rilievo per i feudi di Motola, in
Provincia di Otranto, Lago, Melito,
Montaperto, posti in Principato ultra. Claudio impalmò
Diana de Guevara, figlia di Paolo barone di Montemalo;
acquistò per ducati 48.100 dal Sacro Regio Consiglio i
feudi di Apice(2)
e Tinchiano, in Principato ultra, nel 1580. Detti feudi
passarono nel 1597 al figlio Giovanni Angelo 2°
che li vendette nel 1600 a Fabrizio
Galluccio della città di Lucera in Puglia.
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© Napoli - Cappella
Famiglia Pisanelli -
Sepolcro di Vito Pisanelli
(†
1529) |

© Napoli - Stemma partito
con le insegne delle
Famiglie Pisanelli e Gagliardi, imparentate |
Giovanni Angelo 2°
Pisanello (†
2.8.1605) nel 1604 risultava intestatario delle terre di
Bonito, Melito e di Morrone (quest’ultimo feudo poco
lontano da Benevento); sposò in prime nozze Isabella
di Bologna e, in seconde nozze, Giovanna
del
Tufo.
Geronimo Pisanello (†
9.7.1640), con diploma del 7 aprile 1625, ottenne il
titolo di marchese di Bonito;
suo erede fu il figlio Giovanni Angelo 3° (†
Ariano, marzo 1648) che nel 1638, insieme ad altri
cavalieri tra i quali Scipione
di
Sangro duca di Casacalenda, Giovan Battista
di Sangro principe di Viggiano e Giovan Francesco di
Sangro principe di Sansevero, partecipò alla fondazione
del MONTE GRANDE DE’ MARITAGGI di Napoli, istituzione
benefica con lo scopo di assicurare una cospicua dote
alle fanciulle aristocratiche che si sposavano(3).
Nel 1648 scoppiò una sommossa contro gli Spagnoli,
capeggiata dal genovese Giovanni Grillo, generale di
Enrico II duca di Guisa (1614 † 1664) che aspirava al
trono di Napoli; detto Giovanni Angelo 3°, coniuge di
Vittoria Caracciolo, fedele alla Corona, perse la vita
ad Ariano durante i combattimenti colpito da un colpo di
archibugio.
Geronimo, 3° marchese di Bonito, nel 1675
vendette la terra di Bonito e il feudo di Morrone per
35.000 ducati a Giulio Cesare
Bonito, duca dell’Isola e Presidente della
Regia Camera della Sommaria
(4). |

© Napoli - Stemma
Famiglia Pisanelli |
Nel 1592 Antonia Pisanello (†
9.4.1622), figlia di Giovanni Angelo 1°
barone di Bonito e moglie
di Federico
Tomacelli marchese di Chiusano (†
Napoli, 29.6.1606, senza figli), acquistò da Gisulfo
Pappacoda la terra di Bisaccia, in Principato
ultra, per ducati 45.200; nello stesso anno acquistò da
Paolo
Poderico per ducati 12.600 la terra di Salza;
nel 1603 la predetta Antonia acquistò il feudo di
Bagnoli, in Principato ultra, per ducati 34.000, ma
rivendette detto feudo nel 1606 al Regio Consigliere
Francesco Bernardo de Chiros per lo stesso prezzo.
Erede di Antonia fu Vittoria Pisanello che
insieme al fratello Geronimo, 1° marchese di
Bonito, donarono nel il feudo di Salza al Monte della
Misericordia di Napoli.
Il titolo di duca delle Pesche,
feudo in
Contado di Molise che nel 1610 Pietro
Spinelli vedette a Giulio Cesare di Regina per ducati
45.000, passò in Casa
Ceva Grimaldi a seguito di matrimonio
celebrato nel 1731 tra donna Angiola Pisanelli
dei duchi delle Pesche (†
1793 ) e Giuseppe Maria Ceva Grimaldi (Pietracatella,
1705 †
1757), 4° Marchese di Pietracatella.
Alla morte della duchessa Angiola il titolo di duca
delle Pesche passò per eredità materna al figlio
Francesco Maria Ceva Grimaldi (1737 †
1802 ), 5° Marchese di Pietracatella. |
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Note:
1)
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Vito Pisanelli (†
1529), Segretario di re Federico
d’Aragona (1496 – 1501), nel 1527 fece testamento
nominando eredi i suoi nipoti: Francesco Antonio barone
di Finocchietto, Giovambattista e Baldassarre Pisanelli;
istituì eredi nelle doti Livia e Ramondina Pisanelli,
sue nipoti. Non avendo avuto figli maschi chiese alla
Gran Corte della Vicaria di dichiarare spenta la
primogenitura della Casa. Si oppose Francesco Ceva
Grimaldi, marchese di Pietracatella e figlio di donna
Angiola Maria Pisanelli, duchessa delle Pesche, ultima
discendente di detto Vito.
2)
- Nel 1587 i cittadini di Apice si rivolsero al
Tribunale della Regia Camera della Sommaria contro il
barone Claudio Pisanello affinchè la loro terra
divenisse demaniale.
3)
- Istituirono il Monte Grande de’ Maritaggi 38 nobili,
essi furono: Tommaso (detto anche Giovan Tommaso)
Filangieri figlio di Luigi barone di San Lorenzo e
Filetto dei duchi di Laurino, Scipione Filomarino Mastro
di Campo, Carlo Dentice delle Stelle, Pacido Dentice del
Pesce, Carlo Cavaniglia marchese di San Marco, Landolfo
d'Aquino, Giovanni d'Aquino, Alfonso del Doce duca di
Cufriano, Giulio Caracciolo, Carlo Andrea Caracciolo
marchese di Torrecuso, Ettore Caracciolo marchese di
Barasciano, Giovan Francesco Caracciolo, Giuseppe
Caracciolo principe di Torella, Marcantonio Carafa,
Carlo della Leonessa principe di Sepino, Donato Coppola
duca di Cassano, Fabrizio de Silva, Federico Pappacoda
marchese di Pisciotta, Orazio di Gennaro, Francesco
Galluccio, Ottavio Guindazzo, Giovan Battista Brancaccio
di Cesare, Ferrante Brancaccio di Rinaldo principe di
Ruffano, Paolo Marchese marchese di Camarota, Giovan
Francesco di Sangro principe di Sansevero, Scipione di
Sangro duca di Casacalenda, Giovan Battista di Sangro
principe di Viggiano, Goffredo Morra marchese di
Monterocchetta e Principe di Morra, Vincenzo Mora,
Ottavio Monaco, il Consigliere Tommaso de Franchis,
Andrea de Franchis marchese di Taviano, Francesco Maria
di Somma, Carlo Spinello principe di Tarsia, Giovan
Battista Pisanello, Antonio Castigliar marchese di
Grumo, Orazio Suardo e Vincenzo del Tufo.
4) - I
discendenti di Geronimo Pisanello fecero uso del titolo
di marchese di Bonito sino al 1770.
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Continua nel sesto
volume in preparazione di "LA STORIA DIETRO
GLI SCUDI"
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