
Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano,
ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano,
appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano
dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Famiglia
Pappacoda |
Arma:
d'azzurro al
leone d'oro in atto di magiare la coda controrivoltata. |

© Napoli, stemma famiglia Pappacoda |
La famiglia napoletana Pappacoda, insieme a
quelle degli
Strambone, dei
Venato,
dei
di Gennaro, dei
de Dura e dei
Macedonio, apparteneva all’antico seggio “Aquario” che nel
1420 fu abolito dalla regina Giovanna II e aggregato d’autorità
al
sedile di Porto.
I rappresentanti del Casato raggiunsero le più alte cariche del
Regno per aver sostenuto i vari sovrani saliti al trono di
Napoli con grosse somme di danaro e militarmente con un proprio
piccolo ma agguerrito esercito.
Nel 1278 Liguoro Pappacoda, insieme ai nobili
Coppola, Macedonio,
d’Afflitto,
Poderico ed altri, provvide a tutti i bisogni di guerra
di re
Carlo I
d’Angiò per la conquista del Regno.
Nel 1292 il cavaliere Valente Pappacoda, coraggioso milite di re
Carlo II, perse in battaglia un occhio e gli furono mozzate
entrambe le mani.
Nel 1384 il cavaliere Lionetto Pappacoda, per il seggio di Porto,
seguì re Carlo III in Puglia per incontrare il duca d’Angiò.
Nel 1390 Artusio († 1433) comprò le città di Pappasiderno in
Calabria Citra
e Castellabate in
Principato
Citra;
condottiero di 200
lance,
nel 1405 fu nominato da re Ladislao
barone di Barbato e di Zagarise
in Calabria Ultra I; fu consigliere della corte angioina e
amante della regina
Giovanna II,
nel 1415 fu nominato
Gran Siniscalco
del Regno. |

© Napoli - Cappella Pappacoda |

© Napoli - Torretta Cappella
Pappacoda |
Artusio Pappacoda, patrizio napoletano,
gran siniscalco del regno,
consigliere personale di re Ladislao,
fece edificare nel 1415 la cappella
di famiglia dedicata a San Giovanni Evangelista. Qui
riposano Angelo Pappacoda († 1537), Vescovo di Martorano
e di Sigmundo Pappacoda († 1536), Vescovo di Tropea.
La chiesetta fu restaurata nel 1722 da Giuseppe Pappacoda,
principe di Centola, che pose la seguente
lapide: |
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TEMPLUM HOC DIVI JOANNIS EVANGELISTAE
AB
ARTUSIO PAPPACODA
REGNI LADISLAI REGIS SENESCALLO ET CONSILIARIO
ANNO MCCCCXV A FUNDAMENTIS EXCITATUM
JOSEPHUS PAPPACODA
CENTULANORUM PRINCEPS
A CAROLO REGE BENECENTISSIMO
PRIMUM AUREO DIVI JANUARII TORQUE DONATUS TUM
INTER
INTIMOS CONSILIARIOS ADSCITUS AEDIFICANTUM CURAVIT
ANNO MDCCLXXII |
Nel 1411 i fratelli Baordo e Antonello,
valorosi combattenti di re Ladislao, furono fatti
prigionieri in battaglia di Roccasecca.
Nel 1477 Troiano († 1510), abile comandante,
combatté per Venezia , nel 1483 per re Ferrante I
d’Aragona, nel 1486 partecipò alla
Congiura dei Baroni;
nel 1495 ottenne il titolo di
duca di Termoli.
Nel 1484 Artuso II (†1510) fu Gentiluomo del Re e nel 1497
fu nominato
barone di Massafra,
feudo in
Terra
d'Otranto,
da
Ferrante II d'Aragona.
Nel 1493
Sigismondo
(Napoli,1456 † ivi,1536), patrizio napoletano, dottore in
legge, fu Vescovo di Venosa, nel 1499 vescovo di Tropea e
nel 1527 fu eletto cardinale di Napoli. |

© Napoli - Monumento del
cardinale Sigimondo
Pappacoda
(Napoli,1456 † ivi,1536) |

© Napoli - arma dei Pappacoda con
le insegne
ecclesiastiche. |
Nel 1495 Baldassarre
(† 1520), Consigliere e Cavallerizzo Maggiore del re Federico
I di Napoli, divenne barone di
Missanelo, feudo in Terra di Basilicata acquistata da
Salvatore Missanelli; nel 1501 comprò la città di
Lacedonia (Avellino)
acquisendo il titolo
di barone, e fu Sindaco di Napoli per il Seggio di
Porto.
Nel 1522
Eleonora
del
Tufo,
vedova di Berardino
Brancia,
patrizio di Sorrento,
vendette
alla famiglia
Pappacoda
la
gabella del pesce della città
di Napoli.
Carlo Pappacoda, barone di Lacedonia, nel
1547 fu costretto, a seguito della rivoluzione scoppiata per
contrastare il tentativo di instaurare l’inquisizione
spagnola a Napoli, a fuggire a Nusco con il padre Ferrante
per sottrarsi alla furia della città.
Il feudo di Lacedonia fu venduto nel 1584 alla famiglia
Doria
ed entrò così nel principato
di Melfi.
Ettore († 1535) fu al servizio del re Federico I di Napoli, che lo
investì della baronia di Larino.
Angelo
(Napoli, 1466 † ivi, 1537)
nel 1497 fu nominato
Vescovo di
Martorano; le sue ossa riposano in pace in Napoli nella
Cappella gentilizia di famiglia. |

© Napoli - Monumento di Angelo
Pappacoda, Vescovo di Martorano |
Nel 1556 Giovanni
Lorenzo (†1576) ereditò da Bona Sforza Regina di Polonia, i
feudi di Noia, Capurso e Triggiano e nel 1558 fu nominato marchese di Capurso,
in Terra di
Puglia.
Nel
1560 Giulia Pappacoda sposò Orazio
di Costanzo, portando in dote il
feudo di Ripalimosani, sito in
Contado di Molise, che aveva acquistato nel 1539 Fabio
Mastrogiudice
per ducati 3.100.

Ripalimosani (CB), stemma partito di Costanzo e Pappacoda |
Nel 1568 Fabio fu Cavaliere dell’Ordine di
Malta.
Nel 1569 Federico (†
1608) comprò la baronia di
Tricase e la signoria di
Pisciotta.
Nel 1593 Antonio
(†1628), barone di Massafra,
vestì l’abito di Malta.
Nel 1616 Cesare (1567 † Napoli, 1621) fu giudice
criminale della
Gran Corte della
Vicaria e nel 1617 fu
decorato col titolo di marchese
di Pisciotta.
Nel 1626 Ippolita,
figlia di Giovanni Lorenzo
(†1576)
marchese di Capurso e di donna Giovanna di
Lannoy
dei
principi di Sulmona, ereditò dal marito Marino Caracciolo il
titolo di
duchessa di Cancellara
(Basilicata); titolo che passò a suo figlio
Alfonso
Carafa della Stadera
(†
1673).
Nel 1621 Scipione (1581 † 1640)
fu Presidente della Camera della Sommaria.
Nel 1631 Gaspare (†
1674) fu Cavaliere dell’Ordine di Malta
e Capitano di una galea dell’Ordine
Nel 1633 Antonio fu Cavaliere dell’Ordine di Malta.
Nel 1635 Luigi
(†1670), patrizio napoletano, fu
Vescovo di Capaccio
e nel 1639
Vescovo di Lecce.
Nel 1638 Federico Pappacoda, marchese di Pisciotta, fu uno dei fondatori,
insieme ad altri 37 cavalieri Napoletani, tra cui Tommaso
Filangieri, Scipione
Filomarino,
Carlo
Dentice delle Stelle,
Placido Dentice del Pesce
e altri, del MONTE GRANDE DE’ MARITAGGI di Napoli,
istituzione benefica con lo scopo di assicurare una
cospicua dote alle fanciulle aristocratiche che si sposavano(2).
Nel 1644 Francesco, Marchese di Capurso, fu
Castellano di Bari.
Nel 1645 Giuseppe fu insignito del titolo di
principe di Triggiano.
Nel 1666
Domenico (1653 † 1723), marchese di
Pisciotta, fu decorato col titolo di
principe di Centola; sposò
Giovanna Pappacoda dei principi di Triggiano e una loro
figlia, Eleonora Agnese (Pisciotta,1689
† Napoli, 1766)
fu sepolta in Napoli nella cappella gentilizia della famiglia.
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© Napoli - Lastra tombale di
donna Eleonora Agnese Pappacoda, figlia del principe Domenico |
Nel 1741 Francesco (1689 † Napoli, 1763) fu Principe
di Triggiano, principe di Mesagne,
principe di Bitetto, marchese di Capurso,
marchese di Ceglie,
marchese di San Chirico,
marchese di Paupisi,
barone di Finocchieto.
Saverio Pappacoda, principe di
Centola, fu membro del Consiglio di Reggenza; nel 1747 fu
nominato cavaliere del
Real Ordine di San Gennaro. |
Il palazzo medievale
del Casato fu
costruito nel 1400 da Artusio Pappacoda
(† 1433), siniscalco di re Ladislao. Lo ereditarono i figli Antonello e
Francesco che lo vendettero nel 1471 al conte Orso de Orsini di
Nola. Nel 1496, dopo essere stato confiscato, tornò in possesso
di Troiano Pappacoda († 1510) che partecipò alla
congiura dei baroni. |

© Napoli - via Mezzocannone n° 8 |

oggi sede di tre musei |

© Targa apposta nel 1920 da
Pasquale del Pezzo |
Per vendetta Ferrante II d'Aragona lo confiscò e lo
assegnò a Fabrizio
Colonna.
Il monumentale palazzo edificato
all'altezza delle rampe di
S. Giovanni Maggiore non lontano dalla Cappella di San Giovanni
dei Pappacoda
nel periodo del
Risanamento il palazzo venne abbattuto per dar corso
all'allargamento della strada. Di esso si salvarono solo il bel
portale marmoreo in stile durazzesco-catalano e gli stemmi
nobiliari dei Durazzo e dei Colonna che vennero poi riutilizzati
per abbellire il nuovo edificio universitario in via
Mezzocannone n. 8
(1);
oggi è sede
dei musei di mineralogia - zoologia -
antropologia.
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© Foto: Carlo Longo de Bellis |
"Stemma cinquecentesco con
le insegne delle Famiglie Pappacoda e
Rossi delle Onde posto sul
portale del Palazzo Pappacoda di Capurso (palazzo abbattuto nel
1943). Gianlorenzo Pappacoda, potente ministro e amante della
Regina Bona Sforza di Polonia, avvelenò quest'ultima dopo
avergli fatto fare testamento a suo favore, ereditando così i
feudi di Triggiano, Capurso, Noja e Carbonara (i Rossi delle
Onde erano
feudatari di Carbonara)."
Dott.
Carlo Longo de Bellis
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Famiglie imparentate con Casa Pappacoda |
Acquaviva d'Aragona: Cesare (1567 † 1621),
marchese di Pisciotta,
sposò donna Adriana o Brianna
Acquaviva d’Aragona,
figlia di Giovanni Bernardino II 4° duca di Nardò.
Albertini: Francesco
(1689 † Napoli, 1763), principe di Triggiano, di
Mesagne e di Bitetto, sposò nel 1747
Porzia
Albertini, figlia di
don
Giuseppe, principe di Cimitile, e di Isabella dei marchesi Lomellini. -
Carlo,
barone di Lacedonia, verso la metà del XVI secolo sposò Virginia
Albertini, figlia di Giovanni Battista barone di Matonti,
Montecorice e Novella.
d’Alessandro:
Mario,
figlio di Antonio o Antonello (inviato a sedare i tumulti della
città dell’Aquila su ordine del Re Alfonso V d’Aragona) e di
Diana Venato, sposò Vincenza
d’Alessandro.
de Angelis:
Giovanni Lorenzo (†
1715), principe di Triggiano e marchese di Capurso, sposò Benedetta de Angelis,
principessa di Mesagne e
di Bitetto, marchesa di Ceglie, di San Chirico e di Paupisi,
baronessa di Finocchieto.
del
Balzo: Francesca sposò nel 1595 Giovanni Vincenzo
del Balzo,
barone di Santa Croce.
Carafa della Stadera:
Isabella (1565 † 1601) sposò nel 1584 don Pompeo I
Carafa della Stadera,
duca di
Noia.
Carmignano: donna Felicia
Pappacoda sposò Camillo
Carmignano,
cavaliere
Gerosolimitano, patrizio del Seggio di Montagna.
Cavaniglia:
Giuseppe, 1° principe di Triggiano, sposò
Elena Cavaniglia, figlia di Don
Michele, duca di San Giovanni Rotondo
Doria:
Giovanna, principe di Centola e marchesa di Pisciotta, sposò
nel 1762 Giovanni Carlo
Doria, principe
d’Angri.
Filomarino:
Anna Maria (Napoli,1750 † 1775), principessa di Triggiano, sposò
a Napoli nel 1770 don Giovanni Battista III
Filomarino,
principe della Rocca
d’Aspro.
del Tufo:
Costanza Pappacoda, figlia di Gisulfo
marchese di Capurso, sposò nel 1614 Francesco
del Tufo (1598 † 1653), marchese di Lavello. |

© Napoli - stemma Famiglia Pappacoda |
Gesualdo: Alfonso, barone di
Massafra, sposò nel 1577 Delizia
Gesualdo,
figlia di Fabio Signore di Ruvo e Pescopagano.
del Giudice: Salvatore (1688
†1744), principe di Centola, sposò nel 1737 Costanza Eleonora
del Giudice,
principessa di Cellamare.
de Lannoy: Giovanni Lorenzo
(† 1576), marchese di Capurso, sposò in seconde nozze nel 1566
Giovanna de Lannoy, dei baroni di Prata.
Lombardo: Inigo († Napoli, 1619)
sposò nel 1606 Francesca Lombardo, Contessa di Gambatesa dal
1596, figlia ed erede del Conte Brunoro
Lombardo.
Spinelli Barrile: Giuseppe (1692 † 1773),
principe di Centola, sposò
nel
1741 Maria Anna
Spinelli
Barrile, figlia di don Tommaso, marchese di Fuscaldo, e di
Donna Carlotta Spinelli Savelli dei principi di Cariati.
Toraldo: Cesare,
figlio di Baldassarre († 1520)
sposò Caterina
Toraldo, figlia di
Gaspare, 1° marchese di Polignano.
Tuttavilla: don Nicola
(† 1741), principe
di Triggiano, di Mesagne e di Bitetto, sposò
donna Porzia
Tuttavilla,
figlia di Don Orazio II, duca di Calabritto. |
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Note:
1) - cfr. VINCENZO REGINA, Napoli
Antica, Roma, Newton Compton Editori, 1994.
2) -
Istituirono il Monte Grande de’ Maritaggi 38
nobili, essi furono: Tommaso (detto anche Giovan Tommaso)
Filangieri figlio di Luigi barone di San Lorenzo e Filetto dei
duchi di Laurino, Scipione Filomarino Mastro di Campo, Carlo
Dentice delle Stelle, Pacido Dentice del Pesce, Carlo Cavaniglia
marchese di San Marco, Landolfo d'Aquino, Giovanni d'Aquino,
Alfonso del Doce duca di Cufriano, Giulio Caracciolo, Carlo
Andrea Caracciolo marchese di Torrecuso, Ettore Caracciolo
marchese di Barasciano, Giovan Francesco Caracciolo, Giuseppe
Caracciolo principe di Torella, Marcantonio Carafa, Carlo della
Leonessa principe di Sepino, Donato Coppola duca di Cassano,
Fabrizio de Silva, Federico Pappacoda marchese di Pisciotta,
Orazio di Gennaro, Francesco Galluccio, Ottavio Guindazzo,
Giovan Battista Brancaccio di Cesare, Ferrante Brancaccio di
Rinaldo principe di Ruffano, Paolo Marchese marchese di Camarota,
Giovan Francesco di Sangro principe di Sansevero, Scipione di
Sangro duca di Casacalenda, Giovan Battista di Sangro principe
di Viggiano, Goffredo Morra marchese di Monterocchetta e
Principe di Morra, Vincenzo Mora, Ottavio Monaco, il Consigliere
Tommaso de Franchis, Andrea de Franchis marchese di Taviano,
Francesco Maria di Somma, Carlo Spinello principe di Tarsia,
Giovan Battista Pisanello, Antonio Castigliar marchese di Grumo,
Orazio Suardo e Vincenzo del Tufo. |
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