
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
|
Arma di Cava e Monteleone:
d'argento, alla banda di verde accompagnata da due conchiglie di rosso,
con i pali d'Aragona accorciati nel capo.
Arma di Tropea:
d'oro, alla banda di rosso accompagnata da tre conchiglie dello stesso,
due nel capo ed una nella punta.
Arma di Lucera:
d'argento, alla banda di rosso accompagnata da due conchiglie dello
stesso.
Arma di Sicilia:
d'azzurro, al leone d'oro accompagnato da sette conchiglie dello stesso.
Dimora:
Napoli, Camella, Casalicchio, Monteleone e Tropea.
Motto: belligerans
bello et in pacem famosa. |

©
Stemma famiglia Gagliardi inquartato nella croce Melitense |
La famiglia Gagliardi, detta anche Galardo e Quagliart,
di origine normanna, si stabilì in Cava de’ Tirreni sin
dal 1052 per poi emigrare in Provenza ed, infine, si
diramò di nuovo nel Regno di Napoli. Godette di nobiltà
nelle città di Napoli dove fu ascritta al
Seggio di Capuana, Cava dè Tirreni, Tropea
dove fu ascritta al Seggio di Portoercole, Lucera,
Lettere, Cosenza, Squillace, Monteleone, Aquila, Sulmona
(dove furono chiamati Merlini), Stigliano di Basilicata,
Velletri e Polizzi dove fu ascritta alla Mastra nobile. |
Nei suoi vari rami possedette molti feudi tra i quali: Aquino,
Armatera, Arpino, Ariacarri, Balicella, Balignano, Beczinni,
Binetto, Brianello, Cagnano, Camella, Cammarota, Cammisino,
Campoli, Carpinello, Casale di Pietra, Casalicchio (oggi Casal
Velino), Cedogna, Cicerale, Civita, Cottomino, Finocchito,
Gargliardo, Gallinaro, Gioia, Isola, Lacedonia, Lupico, Marineo,
Montemiletto, Montesardo, Monteverde, Noce, Oria, Orta, Paolo,
Piana, Picerno, Picinisco, Pontesilerato, Posta, Rapone, Rocca,
Roccadevandro, Roccasantissimo, Roccasecca, Rocchetta, Sagina,
Sandonato, Sanmartino, Sanseverino, Sant'Angelo dei Lombardi,
Scafati, Siano, Tagliacozzo, Terelle, Tressanti, Vitalba, Volpa.
Fu decorata coi titoli di:
marchesi di:
Tertiveri (1580 per successione della
famiglia nobile lucerina Santa Y de Paglia), Panaya (1834 – per
successione famiglia
Ruffo)
duchi di
Montecalvo (1611) |
Le prime notizie risalgono a Giovanni Gagliardi
di Cava che nel 1052 aveva l’ufficio di Castaldo(1)
e Adalferio Gagliardi, Castaldo di Avellino, che
osò cavare gli occhi a Guaimario, principe di Salerno.
Pietro Gagliardi nel 1126 donò al Monastero di
Cava un suo territorio nel salernitano.
Nel XIII secolo molti componenti del Casato, tutti
appartenenti al partito guelfo, seguirono il conte Carlo
1° d’Angiò in Provenza; con quest’ultimo ritornarono nel
1265 Guglielmo, Giovanni, Roberto,
e Restaino Gagliardi(2)
per la conquista del Regno di Napoli. |
Per ricompensa dei servi prestati i Gagliardi ottennero
numerosi premi da re Carlo I d’Angiò: detto Guglielmo (†
1269) fu nominato Prefetto dell’annona e sua moglie
Marina de Dragone ebbe in dono molti feudi confiscati ai
ribelli; Giovanni, nominato Mastro Razionale della Regia
Corte, ottenne i castelli di Montemiletto e Sant’Angelo
dei Lombardi con diploma del 6 gennaio 1269, le terre di
Monteverde, Lacedonia e Rocca in data 4 maggio 1278.
|
Nel 1270 Roberto, fratello di Guglielmo e Giovanni, fu
nominato Castellano di Castel Capuano.
Rainaldo I Gagliardo de Pies († 1305), dopo la morte del
fratello Guglielmo († 1269), ebbe i feudi di Tressanti
in
provincia di Capitanata e di Arpino in
Terra di
Lavoro; nel 1276 fu Castellano di Castel dell’Ovo dove
ebbe l’ordine di tenere prigioniero Atenulfo
d’Aquino
conte di Acerra; partecipò, con proprie galee, alla
spedizione di Messina nel 1282. Nel 1290 ebbe in dono da
Carlo II d’Angiò il feudo di Oria in provincia d’Otranto
e la terra di Civita; fece costruire in Napoli il
palazzo di famiglia nella contrada di Forcella. |

La Flotta angioina alle porte di Messina |

Lo stemma che innalzavano i Gagliardi di Cava |
Nicola Antonio,
barone di Finocchito, nel 1461 sposò la
nobile Costanza de Vicaris e nel 1473 fu nominato
Governatore della città di Gaeta; nel 1486 fu Presidente
della
Regia Camera della Sommaria e dimorava nel palazzo
costruito in Napoli dal predetto Rainaldo I. Rese
l’anima a Dio nell’agosto del 1486 a Cava dove fu
sepolto nella cappella gentilizia della chiesa della
Santissima Trinità.
I Gagliardi possedevano altra cappella gentilizia in
Napoli nella Chiesa di Santa Maria la Nova dove Muzio,
cavaliere di giustizia del S.M.O. di Malta dal 1578,
fece apporre nel 1609 un epitaffio in ricordo dei suoi
avi lì seppelliti.
Riconosciuto nella sua antica nobiltà dal Sacro Regio
Consiglio nel 1618, e dalla Commissione dei titoli di
Nobiltà nel 1853 nelle prove di ammissione nelle Regie
Guardie del Corpo.
Luigi
(1° agosto 1831 † ivi, 26 febbraio 1880), sposato il 16
agosto 1827 alla nobile Angela Ximenes, ebbero per
figli: Frà Federico (n. Napoli, 2 luglio 1840), Balì
dell'Ordine Gerosolimitano, Ufficiale Mauriziano, Capo
della Ricetta del Priorato delle Due Sicilie, già Real
Guardia del Corpo a Cavallo;

Ritratto del
Comm. Frà Federico Gagliardi con l'abito
dell'Ordine di Malta
Si ringrazia il dott. Maurizio Bava Gagliardi
per aver inviato l'immagine |

Napoli, stemma
Gagliardi con le insegne melitense |
Giulia
(n. Napoli, 22 aprile 1833), sposata il 22 dicembre 1852
al Cav. Emilio
Pagano,
Ufficiale Generale del Regio Esercito; ed il primogenito
Carlo
(Napoli, 1° agosto 1831 † ivi, 20 novembre 1897),
Cavaliere
Gerosolimitano,
Cavaliere
dell'Ordine di San Giorgio della Riunione,
già Real Guardia del Corpo a Cavallo, sposato a
Maria Concetta
Pignatelli
dei duchi di Montecalvo, Dama d'Onore e Devozione
del S.M.O. di Malta, generarono:
Enrichetta (n. Napoli, 21 settembre
1871), sposata a Carmine Salonna Persico;
Luigi,
sposato in Napoli il 18 febbraio 1895 a Giulia
Capasso,
figlia del Commendatore Bartolomeo; ed il primogenito
Francesco Maria (n. San Giorgio a
Cremano, 12 novembre 1866), sposao in Napoli il 16
giugno 1897 a Giulia
Caracciolo dei
marchesi di Sant'Eramo.
Leonetto (Napoli, 10 febbraio 1806 † ivi
11 gennaio 1877), prozio del nobile Francesco Maria,
sposato in Napoli il 1° dicembre del 1832 a Luisa
Scotti, figlia di Uccio, con la quale ebbero per figli:
Ludovico (n. Napoli, 12 dicembre 1843);
Achille (n. Napoli, 16 giugno 1840),
sposato il 12 novembre 1868 ad Augusta Zucchetti;
Clotilde (n. Napoli, 3 ottobre 1837); ed
il primogenito
Francesco
(n. Napoli, 24 maggio 1835), sposato a Virginia
Montanari. |
 |
 |
Le
Chiese di S. Maria la Nova in Napoli e della Santissima
Trinità in Cava de' Tirreni dove i Gagliardi possedevano
le cappelle gentilizie |
Don Francesco Gagliardi, Caporuota Provinciale e
Giudice della Gran Corte della Vicaria; Cav. don
Giuseppe, marchese di Tertiveri; donna Luisa;
don Carlo, marchese di Tertiveri e Canonico della
Metropolitana di Napoli e Vicario per le Monache; Cav.
don Luigi dei marchesi di Tertiveri; don
Francesco, marchese di Tertiveri; donna Carolina;
rispettivamente il 28/5/1730, il 26-4-1846,l’8/12/1880,
l’8-11-1882, il 2/2/1899, 25/3/1900, il 19/9/1920
furono ascritti quali confratelli dell’Augustissima Compagnia
della Disciplina della Santa Croce, prima
arciconfraternita laicale sorta nel centro di Napoli
verso la fine del XIII secolo con il silenzioso auspicio
del Pontefice Nicolò III, al secolo Giovanni Gaetano
Orsini
(1216 † 1280),
ricordato anche da Dante (Inferno, XIX, 70-72).
L’ istituzione, la cui sede fu eretta nel 1321, fin
dalle origini ha operato per il bene della collettività,
assistendo i più bisognosi, vanta tra i suoi membri i
Papi Clemente XIV, Pio IX, Leone XIII, Pio X e il fior
fiore della nobiltà, con innumerevoli togati, uomini
d'arme, pubblici reggitori, esponenti delle lettere e
delle arti, tra i quali spiccano Jacopo
Sannazaro
(1455 † 1530), i
Cardinali Rinaldo
Brancaccio
(nel 1384 fece erigere la prima navata della chiesa) e
Astorgio
Agnese,
e il duca di Maddaloni
Domenico Marzio
Carafa,
Priore dell’arciconfraternita nel 1724. |

Napoli, Augustissima Compagnia della
Disciplina della Santa Croce, targa e stemmi della
famiglia Gagliardi su cassonetto e su piastrella |
Il feudo di Tertiveri fu acquistato da Isabella Santa di
Lucera († 1589) per ducati 32.770 dal Tribunale del S.C.
ad istanza dei creditori di Francesco Carafa.
Camillo 2° Gagliardi († 1592), figlio primogenito
di Giovan Federico e di Isabella Santa, ereditò
il
marchesato di Tertiveri,
soddisfacendo alla Regia Corte il rilievo in virtù di
una significatoria spedita dalla Camera della Sommaria
il 20 settembre del 1590. Morì senza prole e il feudo
passò al fratello Carlo. |
Carlo Gagliardi, figlio di Giovan Federico e di Isabella
Santa, marchese di Tertiveri dal 1592, acquistò nel 1594 la terra di Montecalvo in
Principato ultra per ducati 80.600 dal Tribunale del
S.R. Consiglio ad istanza dei creditori di Giovan
Battista
Carafa
della Stadera II, conte di Montecalvo. Nel 1611 detto
Carlo ottenne il titolo di
duca di Montecalvo da Re
Filippo III di Spagna; sposò Laura
Pignatelli, figlia di
Carlo marchese di Paglieta e di Ippolita
Pignone dei
marchesi di Oriolo; rese l’anima a Dio nel 1624 senza
eredi maschi e
riposa in pace nella cappella gentilizia di famiglia
posta nella Cattedrale di Lucera. |

Napoli - Stemma Famiglia
Gagliardi dipinta su riggiola |
Isabella Gagliardi, figlia primogenita di Carlo,
ereditò il ducato di Montecalvo; convolò a nozze con
Giovanni Battista Pignatelli, marchese di Paglieta e con
atto del 16 novembre 1669 donò detto ducato al figlio
Carlo Pignatelli.
Detta Isabella ereditò anche il marchesato di Tertiveri;
tale eredità fu contestata da Francesco
Gagliardi, capitano della milizia cittadina nel 1669,
che iniziò una lunga lite giudiziaria con i Pignatelli
di Paglieta; il citato Francesco sposò Orsola
de
Lieto, figlia di Giovan Nicola, nobile di
Cava. |
Il
marchese Francesco Gagliardi di Tertiveri nel
1888 pubblicò in Napoli il testo "Della scuola di
pittura Napoletana sua origine e suoi confronti". Fu un
esperto collezionista di dipinti, possedeva una
pinacoteca e parte della collezione fu pubblicata
nell'esposizione nazionale di Belle Arti di Napoli l'8
aprile 1877. |

Si ringrazia il dott. Maurizio Bava Gagliardi
per aver inviato l'immagine |
Si
radicarono a Bella (Potenza),
Carlo
Gagliardi (1710 † 1778), ebbe concesso il titolo di
conte da
re Ferdinando IV di
Borbone, dottore in diritto canonico,
procancelliere della Curia di Muro Lucano, docente di
diritto canonico e lettere latine ed italiane presso
l'università di Napoli, attitante presso la Nunziatura
Apostolica di Napoli, Vescovo di Muro Lucano dal 10
luglio 1767 al 1° luglio 1778, giorno del suo decesso.
Altro
Carlo,
fu avvocato nel Settecento.
Tommaso
( † 1803), U.J.D., Padre Domenicano, Capitano della
Guardia Civica.
Giustiniano
(1753 c.a † 1816), U.J.D., Presidente della Municipalità
Repubblicana di Bella. Avendo una rendita superiore ai
200 ducati venne incluso negli elenchi dei 304
eleggibili al Parlamento Nazionale, Seggio dei
Possidenti.
Girolamo,
Padre Domenicano, dottore in teologia, Maestro di
Eloquenza nel Convento di Avigliano.
Maria Benedetta,
nel secolo
Nicoletta,
figlia del nobile
Giuseppe
e di Concetta Basile, fu monaca in Santa Chiara in
Napoli.
In
Basilicata fiorirono anche a Tricarico (Matera), nel
Cinquecento vi nacquero
Fabio
e
Carlo,
medico, U. J.D..
Pasquale
(Tricarico, 8 dicembre 1859 † ivi, 11 dicembre 1841), fu
Arcivescovo di Manfredonia ed amministratore perpetuo di
Vieste dal 1897 al 1929, Arcivescovo titolare di Lemno
dal 1929 al 1941.
Pasquale
(† Tricarico, 1958), della stessa famiglia del
precedente, professore, medico, si formò alla scuola di
Chirurgia dell'Università di Torino, ebbe un ruolo
fondamentale per l'istituzione dell'Ospedale di
Tricarico, ebbe per figli:
Angelina,
Rosetta
e
Franco,
avvocato. |

Insegne ecclesiastiche
del Vescovo Pasquale |
Investito
del feudo di Camella nel 1736, dichiarato ammissibile
nelle Reali Guardie del Corpo.
Il feudo di Camella, in
provincia di
Principato Citra
(oggi frazione del comune di Perdifumo in provincia di
Salerno), nel 1734 fu acquistato dal nobile
Francesco Antonio Gagliardi di Cava da
Tommaso
Garofalo
(† 1763).
Nicola
(1774 † 1841) Signore di Camella, sposato a Nicoletta
Simeoni,
generarono:
Giacinto († 6 ottobre 1867), sposato a
Chiara
Quaranta,
ebbero per figlio
Giovanni,
sposato a Giuseppina de Matteis;
Francesca,
sposata a Nicola
d'Alessio;
Fortunata, sposata a Francesco
Cavaliere;
Camillo
(† 1881);
Giovanni, Real Guardia del Corpo a
Cavallo, Cavaliere dell'Ordine Pontificio di San
Silvestro;
Gioacchino
(Cava, 24 ottobre 1825 † 19 maggio 1884), Real Guardia
del Corpo a Cavallo, Cavaliere di diritto dell'Ordine di
San Giorgio della Riunione; ed il primogenito
Francesco,
sposato a Marianna
Marciano
generarono:
Luisa,
Nicoletta,
Emilio,
Giuseppe,
Eduardo, e
Nicola. |
Il feudo di
Casalicchio (oggi comune di Casal Velino in provincia di
Salerno) ebbe come primo intestatario
Mattia Gagliardi († 1872), figlio del
nobile
Francesco,
sposato ad Elena Segreti, ebbero per figli:
Olimpia,
sposata a Matteo
Severino;
Enrico
(n. 4 gennaio 1825); ed il primogenito
Francesco
(n. 4 settembre 1822), nobile di Casalicchio, sposato a
Clotilde
Mazziotti
generarono:
Luigi
(13 febbraio 1858 † 20 febbraio 1933), sposato ad Angela
Morinelli;
Maria;
Giuseppe (n. 9 settenbre 1855);
Chiara;
e
Mattia (n. 10 novembre 1853), nobile di
Casalicchio. |
Placido
Gagliardi di Balicella
(† Napoli, 1867),
patrizio di Tropea, discendente da
Polidoro
1480
barone di Balicella,
sposato a Maria Amalia Rubini, ebbero per figli:
Luigi
[Bava (n. 27 maggio 1850) ultimogenito, nato dalla
relazione extraconiugale della baronessa Amalia con
l'ingegnere Gennaro Bava di Monteleone, legittimato dal
barone Placido nel punto di morte con testimonianza
scritta di un legale, dopo la sua morte Amalia sposò
Gennaro Bava, questo ramo è tuttora fiorente in Napoli];
Giuseppina;
Teresa;
Carmelo
(n. 13 luglio 1834);
Maria Rosa,
ed il primogenito
Elia
(n. 3 giugno 1831), patrizio di Tropea, Cavaliere
dell'Ordine del Santo Sepolcro, Cavaliere dell'Ordine
della Corona d'Italia,
studiò a Reggio e Napoli dove si laureò in legge a 19
anni, nel 1856 entrava in magistratura, Procuratore del
Re presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere,
Sostituto Procuratore Generale presso la Corte di
Appello di Trani e Napoli, professore universitario, fu
Socio dell'Accademia
Pontaniana,
dei
Quiriti
di Roma, della
Florimontana
di Monteleone, della
Legislazione
di Tolosa, dell'Ateneo
di Bassano, Socio Onorario e poi Presidente della
Pitagorica,
cittadino Onorario di: Larino, Grottaminarda, e Bonito.
Sposato il 18 luglio 1857 a Maria Cuscinà generarono:
Alfonso Maria
(n. 5 aprile 1876);
Adelina;
Placido
(n. 19 gennaio 1865); e la primogenita
Elisa,
sposata ad Antonino
di Francia, patrizio di Tropea, premorta al padre,
il quale gli dedicò una sua opera,
In morte di mia figlia Elisa,
in versi, Crotone 1864.
|

Opera di Elia Gagliardi |
Barone Elia Gagliardi, ''Il Regio
Decreto e Regolamento della Consulta Araldica -
spiegati nei relativi principi” con dedica al cugino
Marchese di Tertiveri Carlo Gagliardi, Barletta,
tipografia editrice V. Vecchi e soci, 1880 |
Con atto pubblico del 20 novembre 1859
redatto dal notaio Filippo d’Orsi di Cava tra don
Giacinto Gagliardi del fu barone di Camelia don
Francesco ed il cav. don Placido Gagliardi di
Balicella del fu don Elia, il primo di Cava ed il
secondo di Monteleone, si dichiarava che le parti erano
della medesima stirpe e lignaggio e che vi era stata
sempre corrispondenza e non mai ininterrotta benevolenza
tra i loro maggiori. Al citato Placido, barone di
Balicella, fu riconosciuta la linea baronale di Camella. |

Stralcio certificato del
Comune di Napoli, 20 maggio 1858 |

Stralcio atto dell'8
febbraio 1860 dove si evidenzia la baronia di Camella |
Luigi
(Monteleone, 22 febbraio 1744 † ivi, 27 novembre 1840),
da famiglia proveniente da Cava, in seguito stabilitasi
nella città di Monteleone (oggi Vibo Valentia). Nel
1784, assieme ad altri, fu amministratore dell'appena
istituito Ospedale, in seguito fu capo del Consiglio di
Sussistenza, Consigliere d'Intendenza, in occasione
dell'epidemia di colera non risparmiò beni ed attività
per essere generoso di aiuti. Nel 1806, ospitò il
principe ereditario
Francesco di Borbone
in viaggio per la Sicilia, e nel 1833
re Ferdinando II di
Borbone.
Luigi
(27 marzo 1802 † 28 giugno 1891),
patrizio di Monteleone,
figlio del marchese Francesco e di Michelina
Amato, ultima erede del marchese Amato,
sposato a Maria Giuseppa
Ruffo (21
febbraio 1803 † 9 febbraio 1872), figlia di Fulco
Giordano Ruffo (11 luglio 1773 † Napoli, 8 aprile 1852),
principe di Scilla, 3° marchese di
Panaya e Filogaso,
terre di
Calabria Ultra,
con il dipendente casale di Sant'Onofrio (oggi comuni di
Filogaso e Sant'Onofrio in provincia di Vibo Valentia),
e di Felicita Alliata dei principi di Villafranca, dal
suo primogenito Fulco Antonio, che gli premorì, discende
la casa Ruffo di Scilla tuttora fiorente.
Abolita la feudalità, Fulco Giordano refutò il titolo di
marchese di Panaya e Filogaso a sua figlia Maria
Giuseppa, autorizzata ad assumere e trasmettere con
Regio Decreto del 10 gennaio 1834. Ebbero per figli:
Michelina
(1836
† 1889) sposata il 27 ottobre 1861 a Giovan Battista
Francica, patrizio di Monteleone;
Fulco
(14 marzo 1824 † 26 novembre 1902); ed il primogenito
Francesco
(Monteleone, 30 maggio 1840 † ivi, 12 giugno 1889),
patrizio di Monteleone, 5°
marchese di Panaya e Filogaso,
successe a sua madre nel patrimonio araldico-nobiliare,
Grande Ufficiale della Corona d'Italia, sposato il 27
ottobre 1869 ad Antonietta
Gurgo dei
duchi di Castelmenardo non ebbero prole, Antonietta si
risposò nel 1893 con Pasquale Murmura, Deputato al
Parlamento.
Fulco
(14 marzo 1824 † 26 novembre 1902), 6° marchese di
Panaya e Filogaso, successore di suo fratello Francesco,
come tale fu ascritto nell'Elenco
Ufficiale
del 1922, Cavaliere della Corona d'Italia, sposato il 2
ottobre 1876 a Prudenzia
de Bisogno
non ebbero prole.

Marchese Luigi
Gagliardi (1744
† 1840) |

Vibo Valentia, già Monteleone, Palazzo
Gagliardi |

Monteleone,
Palazzo Gagliardi, lapide posta nel ricordo
dell'arrivo del Re Ferdinando II nel 12 aprile
1833 |
Francesco Saverio Francica,
figlio dei citati Giovan Battista e
Michelina Gagliardi
(1836 † 1889), con Regie Lettere Patenti del 15 maggio
1904 fu autorizzato ad assumere il titolo di marchese di
Panaya e Filogaso, a lui legittimamente pervenuto, in
forza dell'allora vigente successione femminile, per la
morte senza discendenza di suo zio Fulco Gagliardi, ebbe
per figlie: Beatrice (1886 1972), sposata a Raffaele
Paparo, barone di Sant'Attanasio, e la primogenita
Michelina (Monteleone, 26 settembre 1885 † Roma, 3
agosto 1970), 8^ marchesa di
Panaya e Filogaso, autorizzata con
Regie Lettere Patenti del 29 marzo 1925, vigente ancora
la successione femminile, ascritta al
Libro d'Oro della
Nobiltà Italiana,
e poi nell'Elenco
Ufficiale
del 1933, con lo stesso titolo fu anche compreso suo
marito, Francesco Barresi Vinci, autorizzato all'uso
maritali nomine
con Decreto Reale del 30 gennaio 1927. Per effetto
dell'estinzione della famiglia Francica (in quanto anche
i fratelli del marchese Francesco Saverio morirono tutti
senza discendenza), il titolo di marchese di Panaya e
Filogaso è da ritenersi oggi estinto. |
Arma Francica:
di rosso, al giglio accompagnato da quattro bisanti, il
tutto d'oro; con la fascia centrata d'argento
attraversante
(3).
|
Fratelli e sorelle di Luigi Gagliardi (27 marzo 1802 †
28 giugno 1891) furono:
Enrico
(Monteleone, 12 dicembre 1820 † Napoli, 26 giugno 1891), patriota nei rivolgimenti del
1848 e 1860, Sottoprefetto del Circondario di Monteleone
nel 1860, il 20 gennaio 1861 veniva nominato Senatore
del Regno, più volte Sindaco di Monteleone; Maggiore
della Guardia Nazionale, Grande Ufficiale della Corona
d'Italia, Consigliere Amministrativo della Banca
Nazionale del Regno d'Italia, succursale di Monteleone,
fondò la Banca Vibonese, Presidente del Comizio Agrario
di Monteleone, già Socio della
Società Economica
di Catanzaro, si rese benemerito in agricoltura per le
innovazioni per aumentare la produzione dell'olio nella
sua azienda agricola, innestò al gelso nostrale quello
delle Filippine per averne una fronda più abbondante, e
che notò atta a guarire i bachi malsani, all'inizio
dell'Ottocento acquistarono le tonnare di Bivona e la
piccola di Pizzo con le
logge
e le concessioni dei
Pali.
Sposato a
Caterina
de Blasio
dei baroni di Palizzi ebbero per figli:
Francesco
(n. 16 aprile 1861),
Domenico
(n. 30 agosto 1863),
Michelina,
e
Luigi
(n. 22 novembre 1868);
Teresa
(† 13 giugno 1879), sposata il 3 ottobre 1825 a Carlo de
Blasio († 8 marzo 1865), barone di Palizzi e
Pietrapennata;
Fortunata,
sposata l'11 giugno 1840 a Filippo Satriano; e
Giovanna,
sposata il 12 maggio 1830 a Francesco Saverio Mottola (
† 27 gennaio 1878) dei marchesi di Amato.
Domenico (n. 30 agosto 1863) ebbe per figli:
Luigi,
Caterina
ed
Enrico
(Monteleone, 24 agosto 1896 † Roma, 5 agosto 1953),
archeologo e numismatico, fece dono del suo palazzo di
Pizzo all'Associazione per gli interessi del Mezzogiorno
per farne un centro di riabilitazione al lavoro dei
bambini poliomielitici, e di quello di Vibo perchè
venisse adoperato per l'istituzione di una scuola
agraria, mecenate, fu sostenitore della Società Magna
Grecia. |
.gif)
Senatore Enrico Gagliardi
(1820
†
1891)
Si ringrazia il dott. Maurizio Bava Gagliardi
per aver inviato l'immagine |
In questo numero della rivista
Telesio, codiretta da Vincenzo
Julia,
Nicola Misasi (Cosenza, 1850 † Roma, 1923),
scrittore e giornalista, rappresentante del
verismo
in Calabria, dedicò un articolo a Caterina |

Pizzo Calabro, tonnara
del marchese Gagliardi |

Pizzo Calabro, la roccia
ed il Palazzo Gagliardi |
___________________
Note:
1)
-
Ai tempi dei principi longobardi i
Castaldi avevano l’incarico di esigere le rendite del
regio fisco, amministravano i terreni, le ville, gli
animali e tutte le cose che appartenevano all’erario.
2)
-
Per distinguersi dagli altri della
medesima famiglia aggiunsero al cognome Gagliardi quello
di “de Pies”.
3) - Umberto
Ferrari
in “Armerista Calabrese”, La Remondiana, Bassano del
Grappa 1971, pag. 31.
___________________
Bibliografia:
- Gustavo Valente, “Compendium,
dizionario storico, geografico, biografico ragionato
della Calabria” Vol.IV, Ferrari editore 2017.
- Mario Pellicano Castagna “La Storia dei Feudi e dei
Titoli Nobiliari della Calabria” Vol.IV, Editrice C.B.C.
2002.
- L'Araldo “Almanacco Nobiliare del
Napoletano 1880, 1915”, Enrico Detken, libraio editore
Napoli.
- Umberto Caldora, “Calabria Napoleonica (1806-1815)”,
Edizioni Brenner, Cosenza 1985.
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