
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Pucci di Amendolara |
a cura di Francesco
Pucci |
Armi:
la più antica: d'azzurro, al
palmizio al naturale addestrato da una stella cometa ad otto punte
posta in palo e sinistrato da una stella ad otto punte, il tutto
d'oro. Corona di patrizio antica.
dal 1797:
d'azzurro, al palmizio al naturale addestrato da una torre
merlata alla guelfa e finestrata, sormontata da una stella cometa ad
otto punte, il tutto d'oro, e sinistrato da una scala dello stesso
posta in banda sostenente l'aquila imperiale bicipite nera spiegata
al naturale, membrata, imbeccata e coronata d’oro. Corona baronale.
Patrono:
San Francesco Saverio. |

©
Stemma Famiglia Pucci di Amendolara, feudatari di Trebisacce |
Sebbene non vi
siano notizie certe e attendibili, oralmente, di generazione in
generazione, si è tramandato il ricordo di origini molto antiche
della famiglia Pucci di Amendolara, feudatari di Trebisacce, e dello
stemma primario del casato di appartenenza, la testa di Moro dei
Pucci di Firenze.
Nel 1551 Pandolfo Pucci figlio del Cardinale Roberto,
insieme ad altri componenti della famiglia, fu uno dei principali
promotori della "Congiura dei Pucci” ordita contro Cosimo
de Medici,
con la benedizione e non solo quella, del Cardinale Farnese, che
secondo altri ancora agiva agli ordini diretti di Caterina de
Medici, sorella di Cosimo e Consorte del Re di Francia, Enrico di Valois. Si narra che che i congiurati, per riconoscersi tra loro,
usassero la frase "Caterina di Francia" come parola d’ordine. Dopo
nove anni, nel 1560, la congiura fu scoperta; nel 1569 Astoldo
Cavalcanti, Lorenzo de' Medici e Puccio furono
condannati e decapitati, altri componenti del Casato riuscirono a
fuggire, messi al bando fino alla settima generazione dal Duca
Cosimo e poi da suo figlio Francesco I°.
Gli esiliati si trasferirono in Sicilia, in
Napoli e in Calabria.
Le prime notizie certe risalgono ai tempi dell'Imperatore
Filippo IV d'Asburgo-Spagna,
durante il periodo del vicerè Rodriguez Ponz de Leon duca d’Arcos,
quando gli abitanti di Oriolo, uno splendido borgo di 460 fuochi(1)
in
Calabria Citra,
stremati da continui balzelli e tasse per sostenere economicamente
le guerre degli spagnoli, decisero di ribellarsi, seguendo l’onda
delle rivolte che in tutto il Regno di Napoli si erano generate,
quasi a cascata, al seguito di quella celebre di Tommaso Aniello da Amalfi, detto
Masaniello.
Il 13 dicembre 1647 il marchese Alessandro
Pignone del Carretto,
feudatario di Oriolo, fu costretto a rifugiarsi nel suo castello
insieme ad Ettore Terranova, Anselmo dei Pucci(2),
Francesco e Geronimo La Marra, ed una squadra di otto soldati
calabresi, che sin dall'inizio della rivoluzione di Napoli del mese
di giugno 1647 aveva fatto venire per sua custodia. |

© Castello di Oriolo (CS)
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Detto Anselmo
dei Pucci, gentiluomo dell’Amendolara, era maritato all’epoca con
Venuta Formichella.
Nel
1652 sposò, in seconde nozze, Vittoria Toscano, sorella di Giorgio
Cavaliere del Sovrano Ordine Militare di Malta e Gerusalemme. |
La famiglia Formichella proveniva da Montegiordano (CS) che era
parte integrante dello stato di Oriolo, come Alessandria del
Carretto, fondata dall'omonimo Marchese e Principe di Alessandria.
Domenico
Pucci, figlio di Anselmo e di Venuta Formichella, sposò Isabella
Terranova ultima dei sei figli del citato Ettore Terranova che era
stato ferito, per aver preso parte ad una battaglia in difesa dei
territori contesi tra Oriolo e Nocara del Marchese d’Oriolo,
battaglia avvenuta in data anteriore al 1629 in località Difesa di
S. Marina. Domenico e Venuta non ebbero figli.
Pietroantonio, fratello di Domenico, fu medico chirurgo;
sposò, in prime nozze, Vittoria Morano di famiglia nobile di Crotone
e, in seconde nozze Isabella Persiano, figlia di Giovanni Andrea,
nobile di Nocara.
Nicolantonio, figlio di Pietrantonio e di Isabella Persiano,
nacque intorno all'anno 1694; si dedicò agli studi con grande
profitto, sino alla laurea di Dottore fisico(3).
Come il fratello Francesco, fu "Eletto della città di
Amendolara", proprietario di numerosi animali da pascolo e da
traino, fu esente dalla tassa sulla persona fisica. |

© L'arma più antica dei Pucci di
Amendolara |
Accumulò
un'ingente ricchezza e nel 1736 circa diede inizio alla costruzione
di palazzo Pucci di Amendolara, per sè e la futura moglie Agnese
Toscano (nata nel 1703) che sposerà nel 1743, all'età di 49 anni. |

© Amendolara (CS) - Palazzo Pucci |
Il Palazzo, il
cui progetto originario si sviluppava su due soli piani, venne
edificato fuori le mura di cinta del paese “fuori casale” mura che
si sviluppavano dal castello sino a racchiudere la chiesa di Santa
Margherita. Vennero utilizzate maestranze scelte fatte venire
appositamente da Napoli e da altre province campane; in uno dei
saloni del piano nobile, detto “la galleria”, con soffitti
affrescati, oltre ai ritratti degli antenati, era esposta la
pinacoteca, comprendendo fra l’altro, opere di Caravaggio, Tiziano,
Tintoretto, il Quercino, Luca Giordano, Rubens, Mattia Preti ed
altri.
Al piano terra si trovano i magazzini che vennero utilizzati come
stoccaggio per le merci delle carovane in transito verso Napoli. Di
fronte al palazzo, in un’altra costruzione sotto il livello del
piano stradale della strada principale, erano situate le stalle a
cui fu in seguito aggiunto un altro piano basso.
Amendolara, piccolo centro di 150 fuochi, feudo dei
Pignatelli di Bellosguardo duchi
di Monteleone da tempo antico e ancor più a quell’epoca,
era un'importante stazione di cambio delle carovane, che provenienti
dal sud Italia erano dirette alla capitale del Regno e quindi erano
necessari magazzini per lo stoccaggio delle merci.
Nicolantonio, in qualità di “Agente rappresentante dello Sovrano
Militare Ordine di Malta" partecipò al Cabreo(4)
della Commenda di Castrovillari dell'Ordine di Malta, facente parte
all’epoca del Priorato di Capua, iniziato nel 1744. I lavori si conclusero il 18 marzo 1745
in Amendolara, nell'abitazione del Pucci, dove furono convocati,
dietro richiesta di D. Francesco Caterini, i magnifici del Governo e
gli interessati per l'approvazione del Cabreo.
Il giorno precedente l'agrimensore Giulio
Calà rilasciò la
consueta fede.
Nicolantonio nel 1744 fece costruire la cappella gentilizia in
località “La Lista” “Sacello familia in Marina Santa Maria Salutis”,
detta oggi “Madonna della Salute”, dove hanno trovato degna
sepoltura nel tempo alcuni antenati e per ultimo anche Vincenzo,
morto nel 1920.
Leonardo o Lorenzo, fratello di Nicolantonio, nacque intorno
all'anno 1714; denominato negli atti pubblici come “Magnifico” “Nobilevivente”,
fu prete nobile in Amendolara e Procuratore legale del monastero
della Madonna del Patire meglio conosciuto, allora, come il Patirion
di Corigliano, all’epoca il sito era nel territorio di Corigliano,
oggi territorio di Rossano. |

Rossano Calabro - Monastero di Santa Maria del
Patire |
Fu egli stesso
ad annotare i beni posseduti dal monastero nel Catasto Onciario di
Amendolara nel 1752; alcuni dei quali diverranno di proprietà
del Casato, come ad esempio i terreni della "commenda" di S. Nicola.
Il Patirion è ancora oggi uno splendido monastero, fondato nel XII°
secolo da S. Bartolomeo dei Sameri, in seguito venne anche retto da
ecclesiastici discendenti di quegli albanesi di rito Greco-Ortodosso
che erano riparati in Calabria al seguito del principe Giorgio
Castriota Scandeberg (6-5-1405
†
17-1-1468) per sfuggire le orde saracene.
Giuseppe, Domenico, Lorenzo
(Oriolo Calabro, 1725 † 13 aprile 1814),
figlio di Nicolantonio e di Angela o Agnese Toscano, fu battezzato
il 16 Marzo 1725 ad Oriolo Calabro dal sacerdote D. Nicolò Baliva(5).
Laureatosi in Legge si trasferì a Napoli dove ben presto le sue doti
di Giureconsulto vengono molto apprezzate, tanto è vero che
nel 1770 fu incaricato da
Ferdinando IV di Borbone
di curare, come avvocato difensore, la causa frumentaria tra la
città di Napoli e i negozianti di Marsiglia. Per tale incarico,
lasciata patria, moglie e figli, si recò in Francia e quindi in
Spagna, per una ambasceria speciale presso Carlo, Re di Spagna. |
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© Don Giuseppe Pucci
( 1725 † 1814),
primo Barone di Trebisacce. A destra: Decreto nomina di Don Giuseppe Pucci
a
Giudice della Vicaria |
Ritornato a
Napoli dopo sette anni, continuò a curare la causa per ordine reale,
assistendo agli atti che di essa si fecero nel Magistrato di
Commercio(6)
ad istanza dei negozianti francesi. La risoluzione della causa,
prossima anche per l’intervento dell’ambasciatore di Francia, rimase
invece sospesa a causa di un nuovo ricorso presentato dai negozianti
di Marsiglia alla corte di Francia. Nel 1779 Don Giuseppe fu
nominato giudice della Vicarìa Civile, poi
“Capo Ruota” della
Regia Camera della Sommarìa, ed infine Presidente della stessa.
La carriera di giudice della “Sommarìa” ebbe inizio in concreto
sotto il primo ministro marchese della Sambuca, Giuseppe
di
Bologna.
Giuseppe il 27 marzo del 1797 divenne
barone e feudatario dello “Stato della terra di
Trebisacce" grazie all’acquisto del
feudo dal principe Teodoro Correr di Venezia, figlio di Giacomo
Correr e di Marianna Petagna, baronessa e principessa di Trebisacce,
ed il contemporaneo acquisto, dagli altri eredi Petagna, anche dei
restanti beni burgensatici ed allodiali ad essa (baronia) connessi,
per la somma di ducati 4mila, il tutto poi convalidato dal
necessario assenso reale del 24 maggio 1797.
Alcuni anni prima, ed esattamente in data
21 maggio 1765,
Don Giuseppe prese per moglie Caterina Pagliara (
† 1812)
della città di Cassano;
sembra
che Giuseppe proprio per questo matrimonio avesse fatto anche
costruire una bella villa sulla collina di Posillipo a Napoli.
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© Napoli - scorcio d Posillipo con al
centro la Pagoda di villa Roccaromana |
L'immobile era
circondato va un vasto appezzamento di terreno; due moggia e un
quarto furono venduti nel 1814, anno della sua dipartita, da don
Nicola
Caracciolo di Roccaromana,
fratello di Lucio, generale borbonico che aveva combattuto in
Russia. Di villa Roccaromana resta la caratteristica pagoda a
picco sul mare. La vita di Giuseppe si svolse in concomitanza con
quasi tutte le fasi salienti del regno di S.A.R. Ferdinando e di sua
moglie Maria Carolina d’Austria, sorella di Maria Antonietta, la
sfortunata moglie di suo cugino Luigi XVI re di Francia:
- lo "Statuto di San Leucio", cosa veramente impensabile all’epoca
in Italia ed anche in buona parte d’Europa, si era giunti, nel Regno
di Napoli, ad una reale e sostanziale parità legale tra uomo e
donna, con eguali diritti ereditari e di proprietà, di avere
possibilità di libere scelte matrimoniali, anche per le donne e di
compensi lavorativi e ancor più, importantissimo, di pari diritti
allo studio e alla pensione; |
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© San Leucio (CE) - Il primo vero stato sociale in
Europa dove gli operai avevano diritto anche
alla casa. A destra: San Leucio - Archeologia industriale; fu utilizzato il
primo rudimentale computer per confezionare
tessuti con disegni a colori |
- la nascita della
Repubblica Napoletana del 1799,
fondata sugli
ideali di giustizia, di libertà, eguaglianza e fraternità;
- l'instaurazione del Regno ad opera del cardinale Fabrizio Dionigi
Ruffo di
Calabria,
del ramo secondogenito di Bagnara
che, con i suoi Sanfedisti, sostò il 23 aprile del 1799 a
Trebisacce, dove ebbe la notizia di sbarchi dei Russi nelle Puglie;
- il decennio francese di
Gioacchino Murat.
Alla morte di Giuseppe, la villa passò ai figli ed infine al barone
Pasquale, emerito giudice della Gran Corte di Giustizia di
Napoli. La villa fu venduta alla famiglia
Mazziotti intorno all'anno
1840.
Giorgio (1731 † 1821),
fratello del citato barone Giuseppe, Abate, nel 1783
fu Cappellano della Cappella di S.
Antonio Abate di proprietà della famiglia. Nel proprio
testamento scrisse che erede dei suoi beni sarebbe stato il
primo dei nipoti che si sarebbe ammogliato (sarà Pasquale,
nato nel 1782, il 3°
figlio maschio di Giuseppe l’unico a prendere moglie).
Nicola (19-07-1774 † 03-1846), figlio di
Giuseppe e di
Caterina Pagliara,
2°
barone Pucci di Trebisacce. fu Giudice di Gran Corte
criminale di Reggio Calabria; nell’anno 1846 fece testamento
in favore dei nipoti Giuseppe, Francesco Saverio
e Giorgio. Nipote prediletto fu Giuseppe al quale dedicò
molto tempo per proseguire l’opera di educazione iniziata dal nonno
materno, Francesco Saverio de Vincentiis, giudice di Gran Corte
civile, divenuto all’epoca ormai cieco ed impossibilitato quindi a
proseguire. |

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© Don Nicola Pucci (1774 † 1846), 2° barone Pucci di Trebisacce. A
destra: Decreto nomina di Don Nicola Pucci
a Giudice di Pace di Reggio Calabria |
Si riporta una
parte del testamento: ”...Raccomando finalmente a’ ridetti miei
nipoti la cieca e rispettosa ubbidienza all’affettuosa di loro
madre, la quale tanto si occupa pel bene e prosperità della
famiglia: raccomando altresì agli stessi la perfetta unione ed
affettuosa concordia tra loro, l’esercizio delle virtù religiose e
civili, e la cura di mantenere il lustro decoro della famiglia per
così non degenerare da’ loro antenati. Questa è la mia volontà ...”.
Domenico,
Luigi Maria Bartolomeo Liborio Donato Raffaele (Napoli, 24-08-1776
† ivi, 1834, fratello di Nicola, nacque nella Salita della Stella
nelle case del
Principe
di Sannicandro e fu battezzato il 25-08-1776
a Napoli dal Rev. D. Nicola Di Andrea.
Si laureò a Napoli nel 1794, in “Utroque iure”. Fu Eletto della
città di Napoli, Sotto Intendente, ossia vice Prefetto. Giudice di
Pace di Gioacchino Napoleone (così si appellava il Murat) ed anche
in seguito di Sua Altezza Ferdinando I di Borbone. |

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© Ritratto di
Don Domenico Pucci
(1776 † 1834).
Di lato: Il Decreto di
nomina di Domenico Pucci a
Giudice nel Consiglio delle prede marittime |
Pasquale
(Napoli, 24-01-1782 † Amendolara, 21-12-1834), fratello di Domenico,
Barone di Amendolara dal
1805-1815, Giudice, sposò nel 1822 Maria Luisa de Vincentiis (1802 †
Amendolara, 07-12-1875), di famiglia nobile di Casalnuovo (oggi
Villapiana) anche presente in Napoli, figlia di Francesco Saverio,
Giuseppe “Giudice di Gran corte civile di Reggio Calabria”.
Con Maria Luisa de Vincentiis, detta Luisa, entrano in casa Pucci,
oltre l’uso del nome Francesco Saverio, anche il culto e la
venerazione per S. Francesco Saverio, missionario vissuto tra il
1505 e 1550 uno dei fondatori della compagnia di Gesù, che, secondo
tradizione orale, avrebbe un certo grado di parentela con la
famiglia de Vincentiis, tanto è vero che si conserva, ancora
tutt'oggi, un mobile altare, detto “La Cappella”, della fine 1600,
appartenente alla dote della de Vincentiis con la statua del santo e
anche con qualche reliquia dello stesso. |
Giuseppe,
Vincenzo, Nicola, Francesco Saverio, Gerardo (6-12-1825 †
19-12-1852), figlio di Pasquale e di Maria Luisa de Vincentiis,
3° barone Pucci di Trebisacce
dal 1846, fu Guardia d'onore dei Borbone alle dipendenze dirette del
Capo Plotone e futuro suocero di sua sorella Caterina, il
marchese D. Gaetano Gallerano, e prima ancora di D. Vincenzo
Grisolia, antenato dei Grisolia, famiglia, poi trasferitesi
definitivamente in Amendolara. |

© Esercito napoletano - Guardia d'onore
1853 |
Nel 1846 fece
parte della scorta a Re Ferdinando II° e a Sua moglie Maria Cristina
di Savoia, in occasione della venuta dei Reali nella città Cosenza.
Prima di morire, sapendo che la malattia non gli avrebbe lasciato
scampo, fece testamento in favore del fratello Francesco Saverio,
del titolo e di tutti i suoi diritti patrimoniali.
Francesco Saverio, venne così a trovarsi all’improvviso a 24 anni,
inaspettatamente capo famiglia, 4°
barone Pucci di Trebisacce.
Caterina Francesca Saveria, Natalina, (Amendolara,
25-12-1826 † ivi, 10-03-1890), figlia di Pasquale e di Maria
Luisa de Vincentiis, sposò in data 18-07-1846 il marchesino
Francescantonio Gallerano (1821 † 1873), Tesoriere di Calabria di
S.A.R. Ferdinando, figlio del marchese Avv. Gaetano Maria, e
di Domenica Maria Giulia Caterina Spanò di Bollita (†
1831).
Caterina
Pucci divennne
marchesa Gallerano
alla morte del marito nel 1873 e tutrice dei figli
minori. Fu sepolta in “Sacello Beata Vergine Madonna della
Salute”, in Amendolara Marina, contrada Lista. |
Francesco
Saverio,
Vincenzo, Giorgio (Amendolara, 18-04-1828 † Miano –NA,
23-01-1894, fratello di Caterina, dottore in Legge,
4° barone Pucci di
Trebisacce dal 1852, data di morte del fratello
Giuseppe. Sposò Maria Francesca Teresa Felicia Antonia
Chidichimo ( 25-01-1838 † 20-04-1908), detta
Teresina, Gentildonna, figlia dell'Avv. Nicolantonio (1812
† 1888), nobile di Albidona, e di Maria Giuseppa Rovitti.
Come spesso avviene, anche per i Pucci iniziò il declino, dopo
aver raggiunto l’apice, con il possesso di terre, palazzi, ville,
titoli, potere, una pinacoteca da far invidia ad un museo.
Contrassero diversi debiti con banche e privati che non riuscirono a
tenere sotto controllo. I debiti uniti ad una vita dispendiosa
condotta per lo più a Napoli con uno scarso controllo diretto sui
cospicui fondi rurali affidati senza veri controlli ai vari “massari”,
furono la causa del tracollo, che si palesò in tutto il suo orrore
solo nel primo Novecento. Il barone Francesco Saverio, di
professione avvocato, di bello aspetto tanto da essere corteggiato
da numerose donne, fu
ingiustamente accusato di essere come l’artefice del debito
familiare e, forse per tale motivo, perse la ragione e fu rinchiuso
nel manicomio a Miano (Napoli), dove rese l'anima a Dio. Il
documento di sepoltura recita quanto segue: “Si è seppellito in
questo Stabilimento il Cadavere di Pucci Barone Francesco Saverio di
anni 69: dal manicomio di Miano. Lì 24 gennaio 1894….. Oggetto di
vestiario: completo senza scarpe….”. Una antichissima usanza del
reame di Napoli voleva che i nobili venissero seppelliti senza
scarpe e con la bara esposta e poggiata in terra in segno di umiltà.
Giorgio Vincenzo Raffaele (Amendolara,
30-08-1832 † Cassano al Jonio, 13-08-1911),
fratello di Francesco Saverio, intraprese gli studi per la vita
ecclesiastica, ma li abbandonò per prendere la laurea in legge. Ebbe
una vita quantomeno movimenta, avventurosa e intensa, fu Liberale e
Rivoluzionario; ad appena 16 anni cercò di prendere parte ai moti
del 1848, insieme al sacerdote don Francesco Antonio Pucci(7)
ed altri 15 compagni, reclutati nei paesi vicini, cercando di raggiungere però inutilmente i fratelli
Bandiera. |

© Moti del 1848 - barricate a S. Ferdinando - Napoli |
In una breve
sparatoria, in località "la Diparuta", nei pressi di Castrovillari,
fu ferito al braccio dai gendarmi borbonici; venne portato a Morano,
anche con una gamba rotta, dove, nel convento dei Padri Cappuccini,
riceve le cure del medico Francesco Dolcetti, amico di famiglia. Nel
1860 Giorgio raggiunse Garibaldi a Castrovillari e lo seguì sino a
Lagonegro.
Divenne Capitano della guardia Nazionale, Consigliere Provinciale,
Capo Legionario. Fu il “Persecutore dei Briganti”, così erano
chiamati dai piemontesi coloro che si opponevano all'invasione dei
sabaudi. Nel 1881, in Cosenza, prese parte alla cavalcata di scorta
del Re Umberto I° e Margherita di Savoia.
Sposò Enrica, detta Enrichetta, de Masi († Amendolara,
23-03-1912), figlia di Vincenzo.
Giuseppe Alfonso Pasquale
(Amendolara,10-02-1861
† ivi, 26-02-1935), figlio di Francesco Saverio e
di Teresa Chidichimo, V° Barone Pucci di Trebisacce,
fu educato al Cicognini di Firenze dove ebbe come compagni di corso
Gabriele D’annunzio e il Barone Franchetti ( esempio, raro, di
esploratore celebre e cacciatore-bianco italiano del periodo,
fascista-colonialista e precedente ); sposò in punto di morte, nel
1935 ad Amendolara, Maria Francesca Toscano (Corigliano Calabro, 07-02-1860 † Amendolara,
04-06-1941), figlia di Saverio e di Vittoria Caldeo. Giuseppe
amava molto la Toscano tanto è vero che rifiutò una proposta di
matrimonio da parte di un ricchissimo possidente che si offriva di
salvare il patrimonio di casa Pucci, liquidando lui per intero il
debito, a patto che il barone Giuseppe sposasse la sua unica figlia
e che il patrimonio, così salvato, fosse intestato completamente a
Giuseppe con l’usufrutto, come era un tempo, ai fratelli maschi non
sposati. |
IL FEUDO DI
TREBISACCE ed i suoi
feudatari |
"In lontananza
di quattro miglia dal mare, vien tenuta da gli Storici medemi per la
Vicenumo di Peucezio, ò Filotete, inserita nel viaggio di Antonino ,
Nelle sue Campagne, scrive il Barrio,che fit Crocus Garfipium,
nascuntur Capperas, Pinastri frequentes. L’ Oppresse gravemente nel
1576. il Corsaro Ucciali, battuto poi con valore dal Principe di
Bisognano D. Nicolò
Sanseverino. Si
ristringe à 133 . Fuochi , Principato di D. Jacopo Petagna.". (Pacichelli) |
1116
Donazione da Alessandro di Chiaromonte al Vescovo di Cassano
1274 Carlo D'Angiò riconosce al Vescovo la donazione del 1116
1433 Vescovo di cassano cede giurisdizione criminale a
Lodovico III° D'Angiò
1472 Lodovico d'Angiò conferma feudo e iussi a i Sanseverino
principi di Bisignano, iussi e feudo sono ancora confermati nel
1496 Ai Sanseverino da Federico II° D'Aragona
1519 Ai Sanseverino da Ferdinando II° il Cattolico
1616 Feudo venduto per ducati 5570 a Francesco Maria
di Somma
1616 Feudo venduto per ducati 5600 dal di Somma a Maria
Giannini
1621 Feudo venduto per 5500 da Maria Giannini a Donna Isabella
de Monti e suo Figlio D. Francesco Castrocucco i creditori di questo
ultimo però chiesero che fosse dedotto il suo patrimonio e
Trebisacce fu di nuovo in vendita al migliore offerente che fu D.
Carlo Acampori per 6020 ducati
1647 Feudo venduto dal Castrocucco per 7000 ducati a Donna
Giulia Gaetani d'Aragona. Viene anche concesso a Donna Giulia un
titolo di duca sulla terra di Trebisacce
1648 Il 7 dicembre il Campori ottenne il Regio Assenso per la
retrocessione a se stesso della Terra di Trebisacce
1654 Morto il Campori comparve come erede Il Conservatorio
delle Orfane povere di S. Gennaro di Napoli. Sorse una lunga
controversia, perché vi era anche una sorella erede, Giovanna vedova
di D. Partenio Petagna Presidente della regia camera della Sommaria.
La controversia trova il suo epilogo in tribunale con una sentenza
che decide che i beni burgensatici non spettavano al Conservatorio
ma a Donna Giovanna, insieme con i beni feudali ed anche la metà dei
beni antichi soggetti a consuetudine.
1657 Donna Giovanna “refuta e dona” a D. Andrea Petagna suo
figlio primogenito la terra di Trebisacce, “della Provincia di
Calabria Citra al quale era stato concesso di far celebrare S. Messa
nel suo oratorio privato”.
1655 Il re Filippo concede a Donna Ippolita Rocco di
Torrepadula moglie di Andrea Petagna il titolo di principessa di
Trebisacce
1715 D. Andrea Petagna non avendo avuto figli maschi istituì
eredi le sue figlie Donna Lucia e Donna Marianna, Donna Lucia non
volle passare a nozze e cedette la primogenitura a Donna Marianna la
quale intestò il feudo di Trebisacce con il titolo di Principessa,
sposò un nobile Veneziano D. Giacomo Correr; la Principessa Donna
Marianna morì a Trebisacce e fu sepolta nella Chiesa Matrice
1783 Il 26 di Maggio D. Giacomo Correr, prima di morire,
istituì suoi eredi, “pro uguali parti e porzioni” i suoi quattro
figli: D.Teodoro, D. Ettore, Donna Andreanna e donna Anna
Correr a D.Teodoro il feudo, ed agli altri i restanti beni non
feudali
1797 - Il 25 Marzo. Il Feudo è veduto da Teodoro Correr
Principe di Trebisacce per la somma di 4000 ducati a D. Giuseppe
Pucci, Presidente della Regia Camera della Sommarìa ed
Ambasciatore straordinario di Ferdinando IV di Borbone presso il re
Carlo III° suo padre in “Ispagna”, per gli atti del “ Regio Notaio
D. Vincenzo D'Ippolito, ratificato a Venezia da Teodoro Correr e dai
Fratelli, Ettore, Andreanna ed Anna, per mezzo di D. Girolamo
Corbelli Vicario Generale e Procuratore.”
27 Marzo 1797 Regio assenso che convalida la vendita ed i
diritti feudali ad essa connessi.
Era perfettamente radicata ancora all’epoca di D. Giuseppe la
concezione di “Stato feudale” che sarà interrotta ed abrogata
ufficialmente soltanto il 2 agosto del 1806 e neanche completamente,
almeno per il significato che noi oggi diamo alla parola feudo,
baronia!
Il Signore del feudo amministrava “motu proprio” la Giustizia
Criminale di prima e seconda causa e quella civile ed aveva diritti
certi ed inconfutabili di esazioni(estagli)
L’amministrazione civile della “terra di Trebisaccia” veniva
rivendicata, appunto come diritto, con forza, proprio dalla curia
vescovile di Cassano, questo fatto, aveva portato ad aspri ed ampi
contrasti tra i Vescovi, ed i rispettivi Feudatari dello “Stato” ”…
e sua Giurisdizione Criminale con tutt’i suoi diritti, jussi,
esazioni, ed intiero Stato...”. Ma appunto cosi recita, del resto
l’atto d'acquisto del feudo di Trebisacce da parte di D. Giuseppe
Pucci ed il relativo “Regio assenso”. |
A1 -
Anselmo dei Pucci sposa, in prime nozze, Venuta
Formichella e nel 1652, in seconde nozze, Vittoria Toscano,
sorella di Giorgio Cavaliere del Sovrano Ordine Militare di
Malta e Gerusalemme
Ba1- Domenico sposa Isabella Terranova,
figlia di Ettore e Lucrezia Galtieri (senza prole)
Ba2 – Pietroantonio, medico chirugo, sposa
in prime nozze Vittoria Morano, figlia di Giuseppe e Delica
Camerino (senza prole) e, in seconde nozze, Isabella Persiano,
figlia di Giovanni Andrea e Lucrezia Toscano,
C1-
Francesco, sacerdote “dottore Fisico “, Don,
Eletto della Città di Amendolara, Rev. in Oriolo ed in Amendolara
Bb1- Giuseppe – Sacerdote
Bb2 Virginia sposa Rocco Andreasso
figlio di Giacinto Andreasso e Angela Platamone, figlia a
sua volta “del dottor Ottavio da Catania”
Bb3 - Cecilia
Bb4 – Giulia
Bb5 – Margarita
C2 - Giovanni Andrea
C3 - Domenico (sacerdote)
C4 – Nicolantonio (n. nel 1694 c.a),
Dottore fisico, Agente
rappresentante dello Sovrano Militare Ordine di Malta, Eletto
della città di Amendolara. Nel 1736 c.a fa erigere, in
Amendolara Palazzo Pucci;
sposa ad Oriolo Agnese o Angela Toscano, nata nel 1703
c.a.
D1 - Giuseppe (Oriolo Calabro, 1725 † 13
aprile 1814), Giureconsulto “di fama”, Ambasciatore,
Giudice della Vicarìa “Capo Ruota” della Regia Camera della
Sommarìa, ed infine Presidente della stessa.
Primo barone di Trebisacce
nel 1797.
Sposa Caterina Pagliara (o) ( 1752-1742 † 1812), figlia di
Domenico Pasquale da Cassano e di Lucrezia di Candia da
Molfetta
E1 -
Nicola
( 19-07-1774 † 03-1846), 2°
barone Pucci di Trebisacce. Giudice di
Gran Corte criminale di Reggio Calabria
D2 - Teresa, monaca educanda nel
monastero di Castrovillari, nata nel 1726
D3 - Pasquale,
nato nel 1728 c.a
D4 – Benedetta, monaca del monastero
di Castrovillari, nata nel 1730
D5 – Giorgio (1731 † 1821),
Abate, nel 1783 Cappellano della Cappella di S.
Antonio Abate di proprietà della famiglia. Nel proprio
testamento scrisse che erede dei suoi beni sarebbe stato il
primo dei nipoti che si sarebbe ammogliato (sarà Pasquale il 3°
figlio maschio di Giuseppe l’unico a prendere moglie).
D6 – Agata (o Angela) nata nel 1738
E2 -
Domenico,
Luigi Maria Bartolomeo Liborio Donato Raffaele ( Napoli,
24-08-1776 † ivi, 1834), nato nella ''salita della Stella
nelle case dell'illustre Principe di Sannicandro”. Laureato a
Napoli nel 1794, in “Utroque iure”. Eletto della città di
Napoli, ed anche Sotto Intendente, ossia vice Prefetto.
Giudice di Pace, di Gioacchino Napoleone (cosi si appellava il
Murat) ed anche in seguito di Sua Altezza Ferdinando di Borbone
E3 - Pasquale (Napoli 24-01-1782 †
Amendolara, 21-12-1834),
Barone di
Amendolara dal 1805-1815, giudice, sposa l’ 08-11-1822
Maria Luisa de Vincentiis, detta Luisa, (1802 †
Amendolara, 07-12-1875), da Casalnuovo (oggi Villapiana),
famiglia nobile di quella città anche presente in Napoli, figlia
di Francesco Saverio Giuseppe, Giudice di Gran corte civile di
Reggio Calabria e Maria Rosa Andreassi
F1 - Giuseppe, Vincenzo, Nicola,
Francesco Saverio, Gerardo ( 06-12-1825 † 19-12-1852),
Guardia d'onore dei Borbone, 3°
barone Pucci di Trebisacce dal
1846
E4 - Lucrezia (1-3- 1785 † 1845)
E5 - Giovanbattista (1785 † 1844) ,
celibe
E6 - Chiara Rosa sposa il Marchese
Adinolfi di Cava
F2 - Caterina Francesca Saveria,
Natalina, (Amendolara, 25-12-1826 † ivi, 10-03-1890) sposa il
18-07-1846 il marchesino Francescantonio Gallerano (1821 †
1873), Tesoriere di Calabria di S.A.R. Ferdinando, figlio del
marchese Avv. Gaetano Maria, e di Domenica Maria Giulia
Caterina Spanò di Bollita († 1831).
Caterina
Pucci diventata
marchesa Gallerano
alla morte del marito nel 1873 e divenne tutrice dei figli
minori.
F3 -
Francesco
Saverio,
Vincenzo, Giorgio (Amendolara, 18-04-1828 † Miano –NA,
23-01-1894), dottore in Legge,
4° barone Pucci di
Trebisacce dal 1852, data di morte del fratello
Giuseppe. Sposa Maria Francesca Teresa Felicia Antonia
Chidichimo ( 25-01-1838 † 20-04-1908), detta
Teresina, Gentildonna, figlia dell'Avv. Nicolantonio (1812 †
1888), nobile di Albidona, e di Maria Giuseppa Rovitti.
G1 -
Aloisa
Maria Immacolata Amalia, detta Luisa, ( Amendolara, 22-02-1859
† ?), sposa in data 10-02-1889 Tommaso
Blefari Melazzi (Amendolara, 1-09-1857 † ivi,
02-05-1921), Avvocato, figlio di Carlo e di Mariantonia
Andreassi.
F4 -
Felicia
Benedetta Maria Rosa, detta Felicetta (Amendolara,
30-09-1830 † > 1858<1887) sposa ad Amendolara in data
1-7-1858 Francescantonio Mannarini
(Taranto, 1833 † > 1861)
F5 - Giorgio Vincenzo Raffaele (Amendolara,
30-08-1832 † Cassano al Jonio, 13-08-1911), Avvocato;
sposa Enrica, detta Enrichetta, de Masi (†
Amendolara, 23-03-1912). Dal matrimonio nacquero Vincenzo,
Rocco, Pasquale, Rosina, Luisa e Mariuzza. Pasquale (Amendolara,
5-9-1884 † Putignano , 5-1-1944), sposa Angela Pugliese (Putignano, 1-3-1898 † ivi, 15-3-1977). Da Pasquale e Angela
nacquero tre figli, Giorgio, nati il 2-9-1923 e morto in guerra
il 20-2-1943, Vitottario (n. il 7-10-1926 † 8-12-2008) sposa ,
Lidia Maria Enrica, nata
il 3-08-1933.
F6 - Pasquale (celibe) alla
sua morte farà eredi le sorelle Caterina, e Felicetta,
muore a Cassano nel 1883, dove è sempre vissuto nel
Palazzo di famiglia in via Siena.
G2 - Giuseppe Alfonso Pasquale (Amendolara,10-02-1861
† ivi, 26-02-1935), V° Barone
Pucci di Trebisacce. Educato al Cicognini
di Firenze dove ebbe come compagni di corso Gabriele
D’Annunzio e il Barone Franchetti ( esempio, raro, di
esploratore celebre e cacciatore-bianco italiano del
periodo, fascista-colonialista e precedente ) sposa in punto di
morte, ad Amendolara in data 24-02-1935 , Maria
Francesca Toscano (Corigliano Calabro, 07-02-1860 † Amendolara,
04-06-1941), figlia di Saverio e di Vittoria Caldeo.
G3 – Pasquale Antonio Nicola
Angelo Raffaele (Amendolara, 13-06-1863 † ?), celibe
G4 - Nicola (1863 † Amendolara,
14-04-1942) , avvocato Procuratore del Registro, sposa Rachele
Cortese (20-09-1870 † Amendolara, 22-10-1939).
G5 - Teresa Epifania (Amendolara,
06-01-1905)
G6 - Maria Adelaide Giuseppa
Lucrezia, detta Adelina, (Amendolara, 03-04-1865 †
ivi, 22-07-1944) sposa ad Amendolara in data 08-01-1899
il cugino Emilio Pucci (14-09-1867 †13-11-1947) di
Amendolara, figlio di Giorgio e Enrichetta de
Masi
G7 - Giovanbattista si trasferì a
Cirò dove intraprese la produzione del vino omonimo
G8 - Maria Amalia, Felicia, Teresa,
detta Amaliuccia ( Amendolara, 8-01-1869 † ivi,
06-11-1869)
G9 - Vincenzo Lorenzo Concesio (Amendolara,
08-12-1870 † ivi, 03-06-1920), Ufficiale di cavalleria. Lascia
la carriera militare a Napoli dopo la morte del
padre Francesco Saverio, e rientra ad Amendolara per
“espressa richiesta” di sua madre Teresa.
C5 – Anselmo, nato un anno dopo 1695 c.a , Dottore
in legge laureato nel 1711 (la pergamena di laurea porta questa
data e la firma Carolus III° re Austriaco di Napoli), ebbe un
figlio Pascale (n. 1732 † > 1752); nel 1752
sposa Anna Maria Malatacca (1735 † > 1752)
C6- Leonardo o Lorenzo, prete nobile in
Amendolara. nato nel 1714 c.a , Eletto della Città di Amendolara è denominato negli atti pubblici come “Magnifico”
“Nobile vivente”.
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Bibliografia:
- " IL REGNO DI NAPOLI IN PROSPETTIVA ", Abate Pacichelli, 1703
- " La storia di Oriolo
Genealogie e Cronache ", Giorgio Toscano, 1695
- " Economia, Società e
Demografia di Amendolara nel catasto onciario del 1752 ",
Antonio Gerundino
- " Trebisacce. Storia-
Cronaca- Cultura ", Giovanni La Viola
- " Antiche Dimore
Storiche Artistiche Nella Regione Campania ", Vittorio
Gleijeses
- " I TEMPI DI POSILLIPO - DALLE VILLE ROMANE AI CASINI DI
DELIZIA ", Domenico Viggiani |
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Note:
1) Fuochi = Famiglie
2) Pucci ( y j ) in taluni
documenti pubblici il cognome è scritto anche con la y.
3) Catasto onciario1752 di
Amendolara.
4) Cabreo = la parola deriva da
capibrevum ovvero caput breve; elenco, sommario, inventario.
5) Archivio di Stato di Napoli,
Fondo Collegio dei Dottori, vol. 84, incartamento 162, anno del
volume 1747. Il cognome viene riportato nelle forme Puccij e
Puccy.
6) Il Magistrato di Commercio era
stato istituito intorno al 1739-40, ed era deputato sopratutto
alle questioni riguardanti il commercio navale - marittimo del
Regno di Napoli e del Regno delle Sicilie.
7) Un parente, forse dei Pucci di
Oriolo oppure un discendente del ramo Anselmo o suo figlio
Pascale. |
Casato inserito nell quinto
volume di "LA STORIA DIETRO
GLI SCUDI"
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