
Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano,
ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano,
appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano
dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Famiglia
Imperato |
Armi(1):
ramo dei Baroni di Montecorvino:
d'azzurro, a due leoni contro rampanti d'oro sormontati da un Cappello di
Prelato di Fiocchetto con dieci fiocchi rossi collegati da un
cordone dello stesso(2);
ramo dei Marchesi di Spinete:
d’azzurro,
inquartato da un filetto d’oro: 1° a due leoni affrontanti tenenti
una corona d’oro, 2° alla gemella d’argento posta in banda con tre a
stelle, 3° al leone d’oro coronato, 4° al leone d’oro(3).
Dimora: Napoli |

© Arma Imperato del ramo
dei Baroni di Montecorvino - Nobili dei Duchi di
Valgrado -
Patrizi d’Amalfi e Giovinazzo(4) |
Imperato o Imperati(5), storica Famiglia Principesca Napoletana:
Consiglieri Imperiali - Baroni di Montecorvino - Feudatari di Monteleone - Familiari di Sua Maestà la Regina
Giovanna II d’Angiò Durazzo
di Napoli - Patrizi di Giovinazzo - Patrizi
Amalfitani, aggregati alla nobiltà Civica de Majori, Nobili
Napoletani ascritti
fuori Piazza (ramo dei marchesi di Spineta) -
di Antica Stirpe (Spagnola di Nobiltà) Germanica
scese in Italia con l’Imperatore Ottone II di Sassonia nel 981,
alcuni dei quali, come GISULFO, fecero parte del consiglio
della Corona Imperiale. Possidenti nel 983 con il Conte GUAIMARO
e il Conte Tesoriere GUAIFERIO, entrambi della linea di
GUIDO(6).
Agli eredi di ARECHISI, nel 997, andò parte dell’ingente
patrimonio. Successivamente, con
Petras
(1014), ramo di questi che rivestì la carica di Capo delle Milizie
Romane, si acclimatarono con GUIPERTO (+1154 c) quali
Feudatari, della Corona Normanna del Regno di Sicilia, dello Stato
di Montecorvino.
SIMONE, Barone major dello Stato di
Montecorvino(7),coniugato
con una Pappacarbone(8) .
La
Famiglia prese parte con proprie truppe alla guerra sacra del 1187
su istanza di Papa Gregorio VIII(9).
Trapiantati poi in costa amalfitana, dando così origine ad altri
rami che da questa terra hanno contribuito alla storia della nostra
penisola, in Agerola prima e Rheginna Major poi, splendide cittadine
di questa costa amalfitana. Quest’ultima, successivamente,
denominata Maiuri ed oggi Maiori che fu elevata nel 1622 da
re Filippo IV
d'Asburgo-Spagna al rango di Città Regia. Sul fronte del loro
palazzo di Maiori alla salita di San domenico, era posta una lapide,
datata 31 luglio 1323, con il nome di "BERUTO Imperato
mercatori de Majori"(10).
SERRI
e PETRUS, eminenti Prelati che rivestirono significative
cariche nell’ambito della Chiesa. Infatti, erano presenti tra i
Vescovi per solennità nell’Antica Repubblica d’Amalfi il 20
settembre 1227(11).
Il
Casato fu aggregato al Patriziato del seggio di Maiori.
ANGELO
e STASIO, ospiti nel 1271 di re Carlo. AMBROSIO,
presente nei capitolo matrimoniali tra Carlo duca di Durazzo e Maria
d’Angiò, sorella della regina Giovanna I di Napoli. ANTONIO,
magnifico († 1387). Dopo le vicende del maremoto del 1343 e della
peste del 1348 nel XV secolo fu presente in Napoli con il Barone del
Regno ANTONELLO Imperato
Familiare e Fedele della Regina
Giovanna II d'Angiò
di Napoli. Inoltre, era anche amministratore ducale per le Provincie
della Corona(12)
nelle quali la regina lo incaricò, fra le altre cose, di reperire
anche i fondi per la Sua prossima incoronazione e, successivamente,
presenti in Barletta con PREZIUSO o PREZIOSO, della
linea del suddetto Principe Antonello di Napoli (in realtà
amalfitano) che fu il cofondatore del primo banco di pietà di
Barletta, istituito poi nel 1578; già aggregati al patriziato di
Giovinazzo(13),
poi a
Ercolano, Portici, Spinete (in
provincia di Molise),
Secondigliano. |
Sempre ai tempi della regina Giovanna II,
FRANCESCO Imperato di
Napoli vendette il casale di San Marcellino d'Aversa a Giovanni
Cossa, Signore di Ischia e Consigliere di Corte
(14).
|
© Napoli - Monumento funebre
di Ippolita Imperato e del marito Sanzio Vitaliano eretto
nel 1497: di lato le insegne delle due famiglie. |
COLANELLO (Cola Aniello o Aniello) Imperato fu dei
personaggi di maggior rilievo della famiglia, ebbe la
Portolania di Barletta, la Bagliva di Casalorda e di
Troia, i
diritti sulla lanterna del Molo di Napoli e la pesca all'intorno, e
la nomina a vita di Governatore delle Saline di Pozzuoli. |
Nel 1508, stava andando in rovina la chiesa di S.
Pietro a Maiella di Napoli, edificata nel secolo XII da Giovanni
Pipino di Barletta, Conte di Minervino e Maestro Razionale, dedicata
a Pietro Angeleri da Morrone, eremita sulla Maiella, futuro papa
Celestino V (1294).
Il predetto Colaniello Imperato provvide al suo restauro spendendo,
come cita il Summonte, "grossa somma di scudi, come si legge
nell'Archivio di questa chiesa".
I Padri Celestini, a titolo di
ringraziamento, gli offrirono l'altare maggiore come cappella
privata, con diritto per sè ed i suoi alla sepoltura in qualunque
luogo del sacro edificio(15).
|

© Napoli - Chiesa San Pietro a Maiella |
Secondo altri studiosi, Cola Aniello Imperato (o Imparato) fu anche
tesoriere d'Abruzzo dal 1504 al 1505(16) .
Il suddetto Preziuso
fu tra i primi
trentuno fondatori del Monte di Pietà, insieme a tre nobili e ben
ventotto mercanti di diverse provenienze, di cui otto
barlettani, sette lombardi, sette amalfitani o della costa
amalfitana, quattro ragusei, un lacedoniese, e un
cittadino di Montoro, che per affari commerciali dimoravano in
Barletta.
Fin dal secolo XII, numerose famiglie
della costiera Amalfitana si erano trapiantate in Barletta dove,
attraverso il commercio, accrebbero in ricchezza e prestigio. |
Tra di esse figura
la famiglia Imperato nella persona di PREZIUSO,
il
cofondatore del primo Monte di Pietà di Barletta istituito nel
1578, come
già sopra citato,
la
cui tomba gentilizia, del 1587, "di finissimo marmo e d'esquisita
manifattura", è collocata nella Chiesa annessa al Convento di
San Francesco d'Assisi
in Maiori, come di seguito ancora specificato
(17).
Il Casato si divise in tre principali rami amalfitani,detti di
Napoli: Maiori, Ercolano e Spinete.
FERRANTE Imperato
(Napoli,
1550
† 1631),
della terra di Majori, fu Capitano della
Piazza di Nido a Napoli
(1589). Fu anche eminente naturalista, botanico e farmaceutico del
tempo. |
© Ritratto di Ferrante
Imperato. A destra: rontespizio di
Dell'historia
naturale di
Ferrante Imperato, napolitano
|
Grazie ai suoi numerosi viaggi in tutta l'Italia meridionale,
raccolse una moltitudine di esemplari minerali, vegetali e animali;
osservò e studiò gli affioramenti geologici, comprendendo
l'importanza delle acque nel modellamento dei rilievi, definì con
esattezza la salinità del mare e descrisse le serie stratigrafiche
osservate nelle cave di pozzolana.
Ferrante
ebbe
il merito di aver scoperto per primo che la pietra fungaia non è un
sasso ma una produzione vegetale sotterranea, guadagnandosi, dopo
oltre un secolo, l’apprezzamento del botanico svedese Elias Magnus
Fries (1794-1878).
Realizzò un
museo naturalistico, con annessi laboratori, presso il Palazzo
Gravina a Napoli, costruito nel 1513 per Ferdinando
Orsini,
duca di Gravina, all’epoca visitato da numerosi studiosi naturalisti
europei. |

© Napoli - Palazzo Gravina |
E’ ricordato per aver scritto l’opera
“Dell'historia naturale
di Imperato napolitano Libri XXVIII”.
(Napoli 1599), apprezzata in tutta Europa. |
Francesco, figlio del
su citato Ferrante, Capitano del Seggio dell'Ottina Albina di
Napoli, fu creato Barone di Torre Alfia
il 18 agosto 1627 da S.A.I. il Principe Carlo Augusto Amoroso
d'Aragona; titolo è trasmissibile p.p.m.
(17 bis).
Questa linea si estinse nel XVI secolo a Napoli con il barone
Andrea
di Francesco Imperato di Torre Alfia.
SCIPIONE Imperato, frate eremita col nome di Fra Antonio, morì
nella città di Sezze il 28 agosto 1609.
CARLO Imperato, medico, sposò Geronima
de Ponte ed ebbe tre figli. Rimasto
vedovo e morti prematuramente i figlioli, abbracciò lo stato
clericale, divenne prete secolare, vestì l’abito eremitico e divenne
Priore (1580). |
In terra di Majori nella costiera
amalfitana trovasi la chiesa del monastero dei frati Minori in cui
su detto avello in marmo ricorda la famiglia Imperato
dove si citano
oltre al PREZIUSO anche
ANTONELLO, OLIVIERO e MARIO.
Da questa
Gens nasce il 18 marzo 1935, ad Alessano (Lecce), Antonio Bello, detto Tonino, che diventerà
Vescovo.
La figura più importante nella sua vita è la mamma,
MARIA Imperato. Si era sposata l’8 marzo 1934, ma appena 8 anni dopo rimaneva vedova
con tre figli piccoli da accudire: Antonio, Trifone e Marcello.
Il 15 novembre 1627 in una Sancta Visitazione
nella Chiesa di Santa Maria della Pace di Noja (Noicattero) faceva
parte del collegio pastorale il Re.mo Don THOMASO Imperato IUD
neapolitano Vici. Gene. et visitatore Diocesi Barense.
FELICIANA Imperato moglie di Troiano
Capece Minutolo (nobile) - 1560 c.a.
AMALIA Imperato moglie di Giovan Battista
della Ratta, nobile di Capua - 1570 c.a.
Rev.mo Don
TOMMASO Imperato, vescovo di Vico Equense dal 1647 al 1656.
Fece ricostruire il campanile e il coro della Cattedrale; per il suo
carattere molto rigido e severo (fece scomunicare don Fabio
Cioffi)
fu in continua lite con i
Ravaschieri, feudatari di Vico Equense, gli
amministratori comunali e delle altre chiese. |

© Vico Equense - Ritratto del Vescovo
Tommaso Imperato |
GIROLAMO Imperato pittore Napoletano nel 1600, morto
nel 1607.
TOMMASO Imperato
del Paone,
Cappellano nel 1707
della Reale Arciconfraternita della Santissima Trinità della Città
Regia di Resina (Ercolano)(18);
Rev.mo Don
ROCCO
Zaccaria
Imperato,
Prelato Arciprete della Basilica Parrocchiale di s. Maria a Pugliano
di Ercolano, dal 1684 al 1727.
Sono molto copiose le testimonianze documentali Ecclesiastiche
relative all’attività svolta dai molti esponenti della Famiglia nei
vari Ruoli da Essi ricoperti all’interno della medesima Gerarchia
della Chiesa(19),
come dei Confrati laici della Famiglia, nei Ruoli ricoperti in seno
al Nobile e Venerabile Sodalizio di detta
Reale Arciconfraternita della
SS. Trinità
(20),
in obbedienza al re di Napoli, nella persona dell’Augusta Maestà
Ferdinando II di
Borbone(21),
come al Suo Vescovo e, ancora oggi ai Suoi successori, nella persona
di S. Em. Rev.ma il Sig. Cardinale Crescenzio Sepe, Arcivescovo
Mètropolita di Napoli.
Il ramo di
Spinete sembra avere come
capostipite il sopra citato Cola
Aniello che, secondo la tradizione avrebbe avuto
dall'Imperatore Carlo V° il feudo di Spinete, in ricompensa dei
rilevanti servigi resi alle truppe imperiali durante l'assedio di
Pavia con la fornitura delle sussistenze. |

Stemma Imperato di Spinete |
Cola Aniello sposò Carmosina Piscopo
Alopo famiglia ascritta al
Seggio di Portanova.
Suo successore fu
Scipione
Imperato che nel 1576 acquistò per 7700 ducati anche il feudo di
Baranello, ma in nome e per conto di Giovan Vincenzo
del Tufo.
Nel 1586 Spinete fu in possesso di Lucio
di
Sangro ma, il 16 Aprile 1617, con Diploma di Filippo III d'Asburgo-Spagna
datato Madrid, FRANCESCO Imperato fu creato
marchese di Spinete. Da allora, fino alla eversione della
feudalità, il feudo rimase in possesso della famiglia, e l'ultimo
titolare fu il marchese
Nicola (di Francesco, di Nicola, di francesco 1° Marchese) che fu anche Presidente del Consiglio
Generale del Molise nel 1829. |
Liborio Imperato, notaro nel 1748, eletto sindaco del popolo in
Ravello.
FORTUNATO Imperato autore di un libro sulla navigazione nel 1894. |

Reggia di Portici |
RAFFAELE Imperato nato a Lecce nel 1895, trasferito a Milano,
scrittore.
Il ramo di Ercolano è annoverato
per essere il più antico,
come per la sua articolata e arcaica storia di vita,
scientificamente provata, come la sua inopinata esistenza storica,
araldica e nobiliare, tuttora fiorente(22)
che lo porta, sin dagli albori, a pienamente vivere gli eventi della
Storia nel corso dei suoi molti tempi e in più città e Stati,
superando ogni sorta di avversità umana, politica e di calamità
naturali, come per le controversie politiche dei loro tempi, le
guerre di fazioni fra i Signori Governanti(23),
la
partecipazione alle Crociate, al Risorgimento fino al coinvolgimento
nelle due ultime Guerre mondiali e, pur sempre, fedeli ai Valori è
dello Stato è della religione.
Dalla comprovata e rigorosa genealogia di Famiglia risulta essere
presente in Ercolano dal XVI secolo con: |
MARCO nato a Ercolano il 15 ottobre del 1575(24),
figlio di
D.
Silvestro, 1550
(naturalista),
e di Maria Scoglio, dal di cui ramo i Nobili di Catanzaro
(titolari del Palazzo Alemanni)(25)
del ramo di GALASSO Imperato, 1500 ca(26),
Titolare Feudo della regia corte nel 1532, di MARCO
Imperato,
Commissario regio del sacro Consiglio di Bari(27),
di PREZIOSO.
In Portici la famiglia è documentata dal XVIII secolo circa con Don GIOVANNI
BATTISTA che fu primo Parroco dopo il 1692. LAURA di Portici,
proprietaria,
già vedova nel 1695 di MARCO di LORENZO Imperato.
D. NICOLA che nel 1787
era ancora
proprietario di un palazzo sito
in località Granatello.
Dal 1811 al 1813, fu Sindaco di Portici NICOLA Imperato. A Portici
il 21 settembre 1931 muore l'ultimo garibaldino CIRO Imperato
anch'egli collaterale del ramo di Ercolano. |
_________________
Note:
1) - Diccionario Heraldico y
Genealogico de Apellidos Espanoles y Americanos por Alberto y
Arturo Garcia Carraffa - Tomo Cuarenta y Tres - Madrid - Nueva
Imprenta Radio, S. A. - Magallanes, 21 - Litografia M. Casas -
Cabeza, 2 - MCMLIV - P. 90; Edgardo Noya di Bitetto - membro
della R. Accademia araldica italiana - Blasonario Generale di
Terra di Bari - Ed. Arnaldo Forni, p. 95.
2) - Ramo napolitano, patrizi di
Giovinazzo - patrizi amalfitani de Majori, riconosciuti Iure
Hereditatis del titolo di Baroni di Montecorvino […], come da
Sentenza Accertativa di Primo Grado (N. 03/2012 R.G.) della
Corte Superiore di Giustizia Arbitrale, pronunciata in Massa il
14 Aprile 2012 e resa Esecutiva con Decreto della dott.ssa Maria
Cristina Failla, Presidente di detto Tribunale Ordinario, l’11
maggio 2012.
3) - Ramo di Città Sant’Angelo
(PE), riconosciuti Marchesi di Spinete con D.M. del 29 gennaio
1930: cfr. Libro d’Oro della Nobiltà Italiana , Vol. XXV,
Edizione XXII del Collegio Araldico di Roma (2000-2004), pag.
849.
4) - Alberto y Arturo Garcia
Carraffa: “ Diccionario Heraldico y Genealogico de Apellidos
Espanoles y Americanos ” , Tomo Cuarenta y Tres, p. 90, Ed.
Madrid - Nueva Imprenta Radio, S.A. - Magallanes, 21 -
Litografia M. Casas. - Cabeza, 2- MCMLIV -: En Italia.
IMPERATOR, Son sus ARMAS : De azur, con dos leones rampantes de
oro, sosteniendo con la mano derecha un capello de gules con
cordones de lo mismo, v.: Bibliografia << Universal de Solares
Nobles >>, de Villanueva, M., Tomo XI, Folio 102. - Obras de
Miguel de Salazar, M., Tomo III, folio 30).
La Famiglia è Ascritta: nel Catalogus Baronum - Nel Registro
Araldico e Genealogico di Spagna - Nell’Elenco Storico del
Patriziato e Nobiltà Civica del già Reame di Napoli - Nel
Blasonario Generale della Terra di Bari - Nel Registro delle
Cariche Ecclesiastiche della Reale Arciconfraternita della SS.ma
Trinità - Nel Registro Internazionale di Nobiltà e Cavalleria -
Nelle Famiglie Nobili dell’Archivio Storico e del Registro
Araldico di Catania - Nella Categoria di Giustizia dell’Istituto
Internazionale di Diritto Nobiliare, Storia e Araldica -
Nell’Elenco delle Famiglie Nobili e Titolate del Napolitano -
Nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 12
febbraio 2011, parte II pag. 9.- ( Castello di Valgrado: cfr.
Francesco Pansa “ Istoria dell’Antica Repubblica d’Amalfi”,
Napoli, per Paolo Severini, 1724, I, p. 209; cfr. Giovanni
Antonio Summonte “ Historia della Città e Regno di Napoli ”, III,
Napoli, a spese Raffaello Cessari, nella stamperia di Domenico
Viventio, 1748, p. 548; cfr. F. Visentin:“ I diari di Marino
Sanuto”, Ed. 1901.: << […] è uno castello in ditto Delamezo; el
vicebassa chiamato Glubueich a sunado assa zente a cavalo e a pè
[…] >>). -
5) - Imperati, Armigeri: linea
estinta, come da riscontro documentale: “Memorie Istoriche di
alcune famiglie nobili della città di Giovenazzo scritte
compendiosamente dal Signor D. Luigi Sagarriga e drizzate all’istesso
Signor Antonio Paglia”, opera del 1648, riportata da Luigi
Volpicella in “Patriziati e Nobiltà Civiche…” ( Volume IV), che,
elencando le Famiglie nobili di Giovenazzo (Giovinazzo), riporta
fra quelle estinte anche la Famiglia Imperati. Risulta invece
Ascritta, nel Registro Ufficiale del patriziato di Giovinazzo,
la Famiglia IMPERATO che, fra l’altro, da sempre riporta il
proprio stemma (in questo sito anche ordinatamente blasonato),
come indicato a p.95 del “Blasonario Generale di Terra di Bari”
e, molto prima di detto Blasonario, nel Registro Araldico e
Genealogico di Spagna. -
Inoltre: cfr. Analisi Genealogica del D.N.A. eseguite
dall’Istituto iGENEA di Zùrich e rilasciate il 3 aprile 2009 a
firma (Dipl. Biol.) di Joelle Apter:Y-DNA:
linea paterna E8287: Aplogrupp: J2 - Popolo d’Origine
dell’Antichità: Fenici. - Luogo d’Origine (X-XI secolo): Spagna
- DNAmt: linea materna: Aplogruppo: T - Popolo d’Origine
dell’Antichità: Germanico - Luogo d’Origine (X-XI secolo): Regno
Unito. (Cfr. www.iGENEA.com: Numero di Laboratorio E8287-
Password H2088). -
6) - Paolo Peduto:“Salerno nel XII
secolo: Istituzioni, società, cultura”…Atti..- Biagio Aldimari:“Memorie
historiche di diverse famiglie nobili”, Napoli, stamperia
Giacomo Laillard, MDCXCI, pp. 36 e 287.- Monumenta Onomastica
Romana-Media Aevi (X-XI): Pat. Z. - Archivio della Regia Società
romana di Storia Patria, Vol. 1-25, p. 57.
7) - Francesco Zazzera:“della
nobiltà dell’Italia”, Parte II, dato in Napoli per Ottavio
Beltrano, MDCXXVIII; (questo Testo riporta, tra l’altro, gli
estratti angioini, ovvero che, […] Simone Imperato Barones
Montiscorbini, et postea milites […], v. Registro di Carlo III
del 1322 L. A. f. 33, scritture dei Duchi di Puglia: fol. 13 di
detto Registro, fino al fol. 63).- Evelyn Jamison:“Catalogus
Baronum”- Commentario a cura di Errico Cuozzo - Sede
dell’Istituto Palazzo Borromini - Roma, 1972 - Soggetti: Regno
di Sicilia. 1130-1815 Storia, 1150-1168. (pp.168-169-497-
498-512 […] ). - Errico Cuozzo:“Catalogus baronum”. Commentario,
Roma 1984 - Carlo Borrelli:“Vindex Neapolitanae nobilitatis”
Napoli, 1653 (appendice: Catalogus Baronum Neapolitano in Regno
versantium, pp. 54 e 60) : - […] IMPERATO : Baroni di
Montecorvino, della Casa Reale Normanna del Regno di Sicilia).
8) Nobilissima Famiglia Longobarda
di Salerno del ramo di s. Alferio Pappacarbone, questi, nato
verso la metà del 900 e deceduto il 12 aprile 1050, fu inviato
dal Principe di Salerno presso l’Imperatore Enrico II, nel 991
si fece monaco benedettino nell’Abbazia di Cluny e, tornato a
Salerno su invito del Principe Normanno Guaimario III, nel 1011
fondò l’Abbazia della SS. Trinità di Cava dei Tirreni. Morto in
odore di santità e venerato per secoli fu canonizzato da Papa
Leone XIII nel 1893.
9) - Cfr. Ediz. 2002-2004 del Libro
della Nobiltà Italiana; vol. XXV, pag. 849.
10) - Beruto, nome fenicio e
accadico, deriva da Bêrūt, significa "pozzi" o "sorgenti
d'acqua", lo si confronti con بئر, biʾr in arabo e באר, be'er,
plurale בארות, be'erot in ebraico. - Archivio di Stato di Napoli
: Luigi Volpicella « Patriziati e Nobiltà civiche di Majori »Vol.
IV, pp. 307-308-409 e, vol. I, p. 369.
11) - Francesco Pansa “Istoria
dell’Antica Repubblica di Amalfi”, Tomo II, Napoli, Per Lailardo
1724, p. 39).
12) - Francesco Pansa: “Istoria
dell’Antica Repubblica d’Amalfi,” Vol. I Ed. in Napoli, per
Paolo Severini MDCCXXIV p. 105 - 209, ( in quest’ultima pagina è
pubblicato il testamento della Regina Giovanna II di Napoli, nel
quale Ella stabilisce che, in attesa della venuta di Renato
d’Angiò, il Regno fosse governato da 16 suoi Familiari e
Consiglieri fra i quali figura Antonello Imperato) -39 e Vol. II
, Ed. Napoli, per Lailardo, MDCCXXIV pp.
38-39-103-104-105-125-127-134-140-186).
13) - Edgardo Noya, barone di
Bitetto: membro della R. accademia araldica italiana, autore del
“Blasonario Generale di Terra di Bari”, p. 95: IMPERATO: patrizi
di Giovinazzo - Arma: D’azzurro, a due leoni d’oro, sormontati
da un cappello vescovile dello stesso e affrontati - Arnaldo
Forni Editore - (Ristampa dell’edizione a cura del Comune di
Mola di Bari, 1912).
14) - Biagio Aldimari - "Delle
Famiglie Nobili.....", Libr. II, pagg. 286-287.
15) - Cfr G. Masciotta: Il
Molise; vol. II pag. 371.
16) - Cfr. AA.VV.: Storia di
Napoli; vol. III pag. 275.
17) - Cfr. Matteo Camera: Memorie
della Città e Ducato di Amalfi; vol. 2 pagg. 512-513-522 e 523.
17 bis) -
Carlo Padiglione:
"Libro d'Oro della Nobiltà dell'Imperial
Casa Amoriense" , Vol. I .
18) - Ercolano: storia dello
scavo: << […] principale documentazione sulla storia dello
scavo […] >>, notizia dell’Architetto Giuseppe Stendardo,
pubblicata sul Giornale dei letterati d’Italia, t.V. 1711: <<
[…] una relazione manoscritta del parroco della vicina chiesa di
Santa Maria a Pugliano (trattasi, in realtà, dell’ancora attuale
Cappella della Reale Arciconfraternita della Santissima Trinità)
dell’epoca, Imperato del Paone […] >>
19) - Fondo “Sacra patrimonia”
dell’Archivio Storico diocesano di Napoli, : Galasso G. e Russo
C. : L’Archivio di Napoli; pp. 31,47,52,74,190,195,291.
20) - Don Ciro Parisi: La “Reale
Arciconfraternita della SS. Trinità” in Resina oggi Ercolano,
nella sua storia (dal 1600 ad oggi).
21) - Real Decreto del 14
dicembre 1850.
Prelato di Fiocchetto, si intendevano quattro particolari
prelati della Curia Romana. A far parte di questa carica erano:
1) il vice camerlengo di Santa Romana Chiesa, fino al XIX secolo
anche governatore di Roma. 2) l'uditore generale della Camera
Apostolica. 3) il tesoriere generale della Camera Apostolica. 4)
il maggiordomo del Papa. L'appellativo di "Fiocchetto" deriva
dal fiocco che veniva posto sulla testa dei cavalli che questi
prelati cavalcavano durante parate o processioni. Inoltre,
questo appellativo rimanda anche alla tradizione dell'araldica
cavalleresca, ovvero, prevedeva che il cavallo fosse decorato
con i simboli del nobile che lo montava. Questa carica è stata
tuttavia abolita (rimane quella di vice camerlengo, oggi
ricoperta da un cardinale) da Papa Paolo VI con il motu proprio
Pontificalis domus del 1968. lo Stemma del Prelato di Fiocchetto
era costituito da un Cappello Paonazzo con dieci Fiocchi Rossi
collegati da un Cordone dello Stesso colore rosso; v. Prelati di
fiocchetti, in: Gaetano Moroni, “Dizionario di erudizione
storico-ecclesiastica”, Vol. LV, Venezia: Tipografia emiliana.
Alto Barone ò Barone Major, era una carica di Alta giurisdizione
di Governo, adottata dalla Corona Normanna nel Regno di Sicilia
(XII sec) e l’unico Grado della gerarchia nobiliare che, per il
di cui rango, era prossimo solo al Re. Infatti, nel caso
specifico, governava in qualità di Suo viceré.
Barone del Regno, era un Barone con importanza superiore a
quella di un Principe di feudo ed aveva dignità pari a quella di
Vescovo. Per una esegesi storico-araldica v. Stemma IMPERATO:
d’Azzurro,a due leoni affrontati contro rampanti d’Oro
sormontati da un cappello rosso cinto da corona imperiale .-
Scudo: Semitondo spagnolo, come da manoscritto (anonimo) del
seicento - collazione X. A. 41 - Sezione Manoscritti e Rari -
Biblioteca Nazionale di Napoli
22) - Gens provenienti
(15000-10.000 anni orsono) dal Primitivo Oriente: a) Antico
Egitto; b) Marocco, nelle città di Jerico o Tell el-Sultan
popolo che, successivamente, denominato Fenici: popolo semita
dell’antichità che viveva principalmente nell’attuale Libano e
sulla costa mediterranea della Siria in città-Stato,
indipendenti le une dalle altre. Secondo Erodoto i Fenici
discesero dai Cananei e provenivano dal Golfo Persico. Nella
Tavola biblica dei popoli ci si riferisce a Sidone, il
progenitore dei Sidoni, come al figlio di Canaan, discendente di
Noè (cfr. Gn 10-15); quindi in Israele, poi in Egitto con il
Faraone Necho II (600 a.C.), il quale ordinò una spedizione. I
Fenici si arricchirono grazie al commercio, che si basava sulle
loro colonie e i loro punti di appoggio e sulla loro potente
flotta mercantile di cedri del Libano. Eccellenti navigatori,
colonizzarono il bacino del Mediterraneo. In Europa da Cipro,
poi in Sicilia fino alla Spagna ed infine questo ramo della
Famiglia giunse in Italia tra X e XI secolo condividendo l’idea
di Governo dell’Imperatore Ottone II di Sassonia, stanziando in
Roma, poi a Montecorvino, ad Agerola, a Maiori, a Napoli,
Barletta, Ercolano e Secondigliano, come dai risvolti politici
del tempo.
23) - Come nel caso specifico
delle infauste conseguenze della presa dello stato di
Montecorvino da parte di Boemondo il Normanno e la relativa
forzata espropriazione dei beni a causa della sostenuta fedeltà
della Famiglia a re Ruggero, reiterata con ogni pertinente
mezzo. Solo molto tempo dopo lo stato ritornò a Ruggero a
seguito della pace raggiunta con Boemondo, eletto Principe di
Taranto e non Duca delle Puglie che era di diritto del re
Ruggero de Hauteville, per intervento del Papa Urbano II.
Ruggero I era Legato Pontificio di Papa Urbano II, quest’ultimo,
nel suo programma, aveva quello di portare, con l’aiuto del re
Normanno, la Campania e la Sicilia saldamente nella sfera
d'influenza cattolica, dopo generazioni di controllo bizantino e
di egemonia degli emiri arabi in Sicilia. Infatti, nominò suo
agente nelle marche siciliane il Re Normanno Ruggero I. Nel 1098
Urbano conferì a Ruggero prerogative straordinarie, alcuni degli
stessi diritti che venivano negati ai sovrani temporali in altre
parti d'Europa. Ruggero era Libero di nominare Vescovi
(investitura laica), Libero di raccogliere le rendite della
Chiesa e di inoltrarle al papato (una posizione sempre
lucrativa), Libero di avere voce nel giudizio di questioni
ecclesiastiche. Ruggero era virtualmente un legato papale in
Sicilia. Nella ricristianizzazione della Sicilia si dovettero
stabilire nuove diocesi, nonché i loro confini, con una
gerarchia ecclesiastica rifondata dopo secoli di dominazione
musulmana. La consorte aleramica di Ruggero, Adelaide, portò dei
coloni dalla valle del Po nella Sicilia orientale. Ruggero come
governante secolare sembrò una proposta sicura, in quanto era un
semplice vassallo del suo parente Conte di Puglia, a sua volta
vassallo di Roma, perciò, in quanto ben sperimentato comandante
militare sembrò sicuro concedergli questi poteri straordinari,
che in seguito sarebbero giunti ad un confronto finale tra gli
Hohenstaufen, eredi di Ruggero, e il papato del XIII secolo.-
24) - Marco Imperato, del Regio
Casale di Resina, nato il 15 ottobre 1575, di Silvestro: v.
Registro dei battezzati della Basilica Parrocchiale Santa Maria
a Pugliano di Ercolano.
25) - Famiglia Scoglio, nobili di
Catanzaro, v. Testo dell’Architetto Oreste Sergi : Palazzo
Alemanni - I Palazzi - Scheda 11.
26) - Galasso Imperato, del Regio
Casale di Resina (NA): Titolare Feudo della Regia Corte nel
1532: “Archivio Storico per le Province napoletane”- Pubblicato
a cura della Società di Storia Patria - ANNO X - Fascicolo I -
Napoli - R. Stabilimento Tipografico COMM. Francesco Giannini &
Figli - Cisterna dell’Olio, da p. 5 a p. 7 -1885- : Vol. 10 p.
721 e, Vol. 3 da p. 209 a p. 302 e Archivio Storico per le
province napoletane a cura della Società di Storia Patria Anno X
Fascicolo I - Napoli, 1885, Fabio Colonna Linceo 1° (Scritti del
Cardinale Pompeo Colonna), p. 721.
27) - Domenico Porcaro Massafra:
Marco Antonio Imperato,“Archivio della Basilica di S. Nicola” (BA)
- Fondo cartaceo - III Notarile, p. 375 e Archivio di Stato di
Napoli: “L’antico inventario delle pergamene del Monastero dei
SS. Severino e Sossio” - Monasteri soppressi, Vol. 1788 pp.
2005-2012-2021) |
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