
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
|
Le principali
battaglie sostenute dal sud italia
|
BATTAGLIA DI PAVIA
Luogo: Pavia
Data: 24 Febbraio 1525
Contendenti: Spagna, Lanzichenecchi tedeschi, Viceregno di
Napoli al comando di Fernando Francesco d'Avalos contro Francesi,
"bande nere italiane" e "bande nere tedesche" (i mercenari erano
così chiamati), guidati dal re Francesco I.
Esito: vittoria degli imperiali di
Carlo V.
Nell'ottobre del 1524 i Francesi conquistano Milano e, subito dopo,
assediano Pavia presidiata da una guarnigione al comando di Antonio
de Leyva, il quale temendo un ammutinamento delle proprie truppe, da
troppo tempo prive delle paghe, chiede
al d'Avalos l'invio nella città assediata delle somme necessarie al
pagamento delle milizie. Il compito viene affidato a Giovan
Battista
Castaldo che deve attraversare due volte il blocco dell'esercito
francese per assolvere felicemente la missione.
Nel 1525 arrivano i rinforzi e i due eserciti si attestano l'uno
contro l'altro nella zona di Mirabello; il 24 febbraio gli imperiali
rompono gli indugi e riescono ad aprire una breccia tra gli
assedianti. Il re di Francia passa al contrattacco alla testa della
sua cavalleria pesante, dopo un pesante bombardamento che si abbatte
sui lanzichenecchi mietendo molte vittime.
Ferdinando Francesco d'Avalos,
detto
Ferrante
(Napoli,1489
†
Milano,1525),
marchese di Pescara, conte di Loreto e Castellano dell'isola di
Ischia (Napoli),
prevedendo le mosse dei francesi, aveva ordinato a 1.500
archibugieri di nascondersi tra gli
alberi; al passare della cavalleria avversaria, aprono
un fuoco infernale decimando i cavalieri francesi. I superstiti
vengono attaccati dalla cavalleria imperiale che annientano gli
avversari; re Francesco I viene prima ferito e poi catturato dal
citato Giovan Battista Castaldo, ottenendo quest'ultimo dal ricco bottino del
re di Francia la corona d'oro, di cui si fece fare una collana. |

Rappresentazione della
battaglia di Pavia |
Al
Castaldo si arrende il più illustre dei condottieri
francesi, il vecchio signore Jacques II
de Chabannes de La Palice, che però viene ucciso, nell'atto
stesso che consegnava la spada al Castaldo, da uno
spagnolo invidioso della ricca preda.
|

Francesco I, re di Francia,
consegna l'arma a Carlo Lannoy, vicerè di Napoli,
che la riceve in ginocchio per rendere onore ai vinti. |
Francesco I viene condotto a
Madrid, dal vicerè di Napoli Carlo di Lannoy dove viene costretto a firmare un trattato col
quale rinunciava a qualsiasi pretesa su Milano, Genova,
Napoli e sulle Fiandre.
Alla battaglia partecipano, oltre al d'Avalos e
Giovan Battista Castaldo:
Cristofaro
Zunica (morì in battaglia), Annibale
Capasso, Giovanpaolo e Marcantonio
Lucifero,
capitani degli archibugieri, agli ordini del vicerè di
Napoli Carlo di
Lannoy.
Pietrantonio
Crispano fu inviato da
Carlo V d'Asburgo-Spagna ad Andrea Carafa,
luogotenente del Regno di Napoli per il Vicerè Lannoy, per
annunziare la liberazione di Francesco I re di Francia,
fatto prigioniero a Pavia.
Sotto le insegne dei francesi, partecipò alla battaglia Camillo
Orsini,
signore di Lametanta.
Ferrante
Castriota,
marchese
di Civita Sant'Angelo e
conte di
Spoltrone, morì in battaglia. |
PRESA DI TUNISI
Luogo: Tunisi
Data: 14 Ottobre 1535
Contendenti: Spagna, Viceregno di Napoli, Viceregno di
Sicilia e Ordine di Malta con a capo l'imperatore Carlo V vs Turchi
guidati da
Khayr ed Din, detto il Barbarossa
Forze in campo: Cristiani: 400 navi, 25.000 fanti, 2.000
cavalli; Turchi: numero imprecisato.
Esito: vittoria dei Cristiani. |
Nel 1520 Solimano II il
Magnifico (1520-1566) sale sul trono di Costantinopoli e
continua l'espansione verso l'Oriente. Nel 1522 viene attacca
Rodi; i cavalieri dell'Ordine Gerosolimitano oppongono una
strenua difesa ma sono costretti a lasciare l'isola rifugiandosi
a Malta.
Solimano affida il comando della sua
grande flotta a Chair Ed Din (o
Khayr Ed Din), detto Barbarossa
per il colore della sua barba, signore di
Algeri; le navi turche ed algerine, dopo aver conquistato
Tunisi nel 1534, gettano il terrore su tutte le coste dell'Italia
meridionale, con sbarchi improvvisi, saccheggiano molti villaggi
e catturano migliaia di cristiani per poi chiedere il riscatto o
schiavizzandoli. Il Barbarossa sbarca a Cetraro in Calabria,
arriva a Napoli e tenta di rapire donna Giulia Gonzaga,
principessa di Fondi, moglie di Vespasiano
Caracciolo, la
cui bellezza aveva ammaliato Solimano che la voleva per il suo
harem. Per vendersi del fallito rapimento, il Barbarossa attacca e saccheggia Fondi e Sperlonga. |

L'imperatore Carlo V d'Asburgo- Spagna |

Khayr ed Din |
Nel 1535
Khayr Ed Din
conquista Capri mettendo a fuoco il castello, devasta l’isola
d’Ischia e occupa Procida,
minacciando nuovamente Napoli.
Il vicerè di Napoli don Pedro
Alvarez de Toledo chiede l'intervento dell'imperatore Carlo
V d'Asburgo-Spagna; quest'ultimo organizza una forza cristiana
con l'ausilio di Spagna, Regno di Napoli, Regno di Sicilia e
l'Ordine di Malta.
Piero
de Ponte (†18/11/1535),
Gran Maestro dell'Ordine di Malta (1534-1535),
partecipa con
25 galee dell’Ordine e 2.000 soldati maltesi. L'armata, composta da 400 navi, 25.000
fanti e 2.000 cavalli, il 14 ottobre 1535 attacca la Goletta,
fortezza posta in difesa del porto e chiave di accesso a Tunisi.
Alfonso
d'Avalos (Ischia,1502 †
Vigevano,1546), marchese del Vasto, generale dell'esercito di
Carlo V, è al comando delle truppe di terra.
A dare il primo assalto sono i soldati napoletani al comando del
principe di Salerno, Ferrante
Sanseverino. Il Barbarossa, caduta la Goletta, comprende che
la stessa sorte toccherà a Tunisi ed ordina che i 20.000
cristiani prigioni vengano uccisi. Quest'ultimi, però, riescono
a liberarsi ed aprono le porte ai liberatori e Tunisi viene
conquistata facilmente.
Parteciparono alla battaglia e ritornarono in Patria, nella
stessa galea del Sovrano, tra glia altri numerosi cavalieri
napoletani:
Frà Gio:Antonio
Strambone,
Fabrizio
Villani,
Luigi
Dentice, G. Cesare
Brancaccio,
Annibale
Capasso;
quest'ultimo fu
uno dei primi ad espugnare la
Goletta e, per tale motivo, l'imperatore Carlo V gli concesse,
con privilegio del 20 marzo 1536, di accollare il proprio stemma
all’aquila imperiale bicipite e lo fece suo familiare.
Il
principe di Bisignano
Pietrantonio Sanseverino (†1568)
partecipò con un suo proprio esercito alla
battaglia. |

Rappresentazione della
presa della Goletta e di Tunisi - anno 1535 |
Pietro
Antonio
Abenante,
condottiero valoroso, si distinse nell'assedio di
Catanzaro nel 1528 contro le truppe francesi guidate
dal generale Lautrec e alla spedizione di
Tunisi al seguito dell'imperatore; per questo servizio
ottenne nel 1536 il feudo di Ypsigrò nei pressi di
Catanzaro.
Proloisio
Quattromani partecipò alla presa della
Goletta, insieme a
Francesco
Franchini,
Ottavio
Monaco
morto in battaglia
Geromino
Angelo,
colonnello, marito di Giovannotta
Piccolomini,
morì durante il primo assalto alla Goletta.
|
BATTAGLIA DI VELLETRI
Luogo: Velletri
Data: 10 agosto 1744
Contendenti: Regno di Napoli e Spagna contro Austria
Esito: vittoria Ispanica-Napolitana(1). |
La storia dell’esercito borbonico del Regno di Napoli
ebbe inizio il 5 marzo 1734, quando
Carlo di Borbone diventò sovrano del Regno,
quella del Regno di Sicilia ebbe inizio dal 3 luglio
1735; entrambi furono in vita sino al 1861.
All’inizio quasi tutti i reggimenti erano composti da
spagnoli, valloni, svizzeri, tedeschi, macedoni e
irlandesi.
L’esercito era composto da 16.000 fanti e 5.000
cavalieri; i primi generali napoletani furono:
Francesco
d’Eboli, duca di Castropignano, comandante
della cavalleria, da Francesco d’Evolio, comandante
dell’avanguardia, e da Nicolò
di
Sangro, comandante di due unità di fanteria(2).
L’avventura del nuovo esercito borbonico-napoletano
iniziò bene, con la vittoria in campo aperto a Bitonto
del 25 maggio 1734 per poi proseguire con la conquista
delle fortezze di Pescara, di Gaeta e di Capua per
sottrarre il Regno di Napoli agli austriaci. Anche la
Sicilia fu sottratta all’Austria; Messina, Trapani e
Siracusa furono le città che opposero più resistenza.
Nel 1740 Carlo III inviò 12.000 soldati in soccorso
degli spagnoli nell’Italia centrale contro gli
austriaci, senza successo, in quanto il duca di Montemar,
comandante spagnolo, aveva compromesso l’esito delle
battaglie con errate manovre militari, subendo le
sconfitte a Rimini e a Foligno.
Il Re decise così di riorganizzare l’esercito che
assunse caratteristiche più nostrane con la formazione
di dodici reggimenti provinciali e di una compagnia di
fucilieri da montagna. |

Esercito Borbonico di Carlo III -
Reggimento fucilieri di Montagna |
Nel 1744 gli austriaci sconfissero gli spagnoli
comandati dal conte di Gages, che aveva sostituito
l’incapace Montemar, e si avvicinarono minacciosamente
ai confini del Regno.
Il 25 marzo re Carlo di Borbone si mise alla testa di
20.000 soldati in marcia verso l’Abruzzo, lasciando a
Napoli come su vice don Michele
Reggio, comandante generale della flotta
marittima; si accampò a Velletri.
Gli austriaci godevano ancora di numerosi
simpatizzanti ed informatori; il generale Brown
(irlandese al soldo dell’Austria) convinse, dietro lauto
compenso, i reggimenti irlandesi a disertare nella notte
del 10 agosto, lasciando così senza difesa il lato ovest
della cittadina; all’alba Velletri fu attaccata di
sorpresa e re Carlo si salvò fuggendo dal palazzo
Ginetti dove era alloggiato.
Mentre i soldati austriaci, sotto il comando del
generale Lobkowitz, saccheggiavano la cittadina,
l’esercito borbonico si riorganizzò, i primi a
contrattaccare furono i reggimenti interamente
napolitani “Corona”, “Terra di Lavoro” e “Capitanata”,
quest’ultimo guidato dal Colonnello Raimondo
di Sangro,
principe di San Severo, seguiti dai soldati spagnoli
comandati dal generale Gages che erano accampati nei
pressi di Velletri. La vittoria fu schiacciante, si
contarono 2.600 perdite tra le file nemiche e meno della
metà tra le file ispano-napoletane. |

Napoli - Rappresentazione
battaglia di Velletri |
Carlo III potè così entrare in Roma con
il genarale Gages e Francesco d’Eboli, duca di
Castropignano, comandante delle truppe
napoletane.
La battaglia di Velletri ebbe risonanza a
livello internazionale, per la prima volta, uno
stato italiano (Regno di Napoli) aveva
combattuto e vinto contro l'esercito imperiale
Austriaco.
Il terzo atto de “La forza del destino” di
Giuseppe Verdi si svolge infatti a Velletri,
alla vigilia dello scontro con le truppe
austriache.
Parteciparono attivamente alla battaglia
sotto la bandiera del Regno di Napoli:
Lanza
Ignazio (nato a Capua nel 1724, nel palazzo Lanza), secondogenito di
Biagio seniore e di
donna Rachele
de’ Liguoro,
Capitano del Reggimento di fanteria
provinciale di Contado del Molise;
Reggio e Gravina
Stefano (n. 1700
ca. Palermo
† 13.02.1790 Napoli), figlio primogenito
di Luigi Reggio e
Branciforte
e di Caterina Gravina e Gravina, 5° Principe di Campofiorito.
Bartolomeo
di Capua
(1716 † 1792),
ultimo Gran Conte di Altavilla e duca di
Airola, figlio di Bartolomeo (Airola, 1680 †
Resina, 1715) e di donna Anna
Cattaneo, partecipò col grado di
capitano alla battaglia e fu ferito per salvare la vita di re
Carlo.
Francesco Maria Sozj Carafa (Castello di San Nicola
Manfredi, 1702 †
Napoli, 1752), primogenito di Nicola e di Anna
Maria Merenda, patrizio di Benevento e barone di
San Nicola Manfredi, terra in Principato ultra,
fu comandante di una compagnia.
Orazio
Arezzo (Modica, 1709
†
Napoli, 30.1.1796) fu colonnello del reggimento
R. Farnese.
Tra le file austriache:
Marulli Filippo, nobile di Barletta,
ufficiale comandante alle dipendenze di Eugenio
di Savoia, comandò il Reggimento Marulli agli
ordini del Feldmaresciallo von Lobkowicz. |
|
_______________
Note:
1)
- Napoletana = di
Napoli; Napolitana =
del Regno di Napoli.
2)
- Tommaso Argiolas, "Storia dell'esercito borbonico",
Edizioni Scientifiche Italiane. |
Copyright © 2007
www.nobili-napoletani.it
-
All rights reserved
|
|