
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Ruggi d'Aragona |
Arma:
Ruggi:
“di rosso alla banda d’argento caricata d’un leone al naturale. Si
sogliono aggiungere due rose d’oro”.
Ruggi
d’Aragona: “inquartata, nel 1° di rosso al leone d’oro passante
e nel 4° d’argento pieno, (Ruggi), nel 2° e 3° d’oro a quattro pali
vermigli (d’Aragona)”.
Titoli: Patrizio di Salerno, Patrizio di Trani, Patrizi di
Amantea, Marchese, Barone.
Feudi:
Albanella, Perdifumo, Noce, Galdo, Celso, Laurito, Pattano,
Pattanella in Principato Citra. Lote in Calabria Citra.
Dimora: Salerno, Napoli, Trani. |

© Salerno - Stemma Famiglia Ruggi |
La Famiglia originaria e principale è individuata dalla qualità
Patrizia di essa, ovverosia dal luogo in cui ininterrottamente ha
avuto corso a prescindere da altri gruppi sociali che possano
portare un cognome simile, acquisito in seguito a disposizioni
legali (adozioni, legittimati etc.) e non naturali. Così la Ruggi
d’Aragona è primieramente Patrizia della città di Salerno e non di
altri siti, e si è distinta nel corso dei secoli come locata solo
della città medesima. Nella sua millenaria storia mai nessun ceppo
si trasferì altrove, se non a Trani ove si estinse con Emanuele nel
1750, e meno che mai in Francia. |
Nell’ampia trattazione che il monaco benedettino Pietro del Pezzo fa
della Famiglia nel suo manoscritto “Famiglie Nobili delli tre
Seggi della Città di Salerno” così ne tesse le lodi: ”…fu di
consanguineità strettissima a i Principi Normandi, e
Francischetto Ruggi spezialmente fu cognato di Roberto Guiscardo.
Nel di lui tempo fu aggregata questa famiglia nella Nobiltà
salernitana nell’anno 1084, allorchè egli venne in Salerno con
questo Principe, di Roma a condurre il Papa Gregorio VII.”
Non avendo rinvenuto in proposito alcuna testimonianza nota in età
longobarda o normanna che valga a suffragarne la consistenza, tutto
affonda nelle nebbie storiche approssimative. Ciò nonostante ho
volutamente inteso riproporre, come pura e semplice informazione
dovuta, quanto nel corso delle ricerche mi è capitato di leggere sui
testi di altri storici come Luigi
Staibano
e Giovanni Reccho, del teologo Giuseppe Paesano e nel Libro d’Oro
di Napoli. Questa ed altre deduzioni, ci danno la conferma che
il primo documento noto della Famiglia sia di età angioina – del
1271 ed anche prima – quando verosimilmente ci si trova alla
presenza di un antenato, Johannes Rugius filius Guiscardi, di
cui si ha la certezza.
In uno dei Registri della Cancelleria Angioina detto Extravagantes
infra Regnum reperiamo della Famiglia: “1278 - De Rugee familia,
milite” - notizia che trova la conferma nella persona di
Johannes barone di Perdifumo e
Noce, filius Guiscardi, miles
Salerni, nei Notamenta di Carlo De Lellis dell’anno 1271.
Qualche tempo dopo, nel 1330, troviamo di Francesco Capitano
dei cavalli in Milano e di Venutio Ruggi, Erario delle
Collette di
Principato Citra che assurgono a notorietà per le loro
funzioni. Poi – con precisazione dello stemma nel cui campo rosso è
una fascia d’argento con un leone d’oro passante e due rose d’oro –
come d’improvviso si palesa in tutta la sua autorevolezza il
personaggio più carismatico del Casato: Petruzio de Rugio o
solamente Petruccio Ruggi barone
del feudo di Albanella al 1386,
Tesoriere “penes straticotum Salerni“, Regio Pesatore e Credenziere
della Dogana di detta città – privilegi questi, come gli altri,
tutti trasmissibili ai propri discendenti – ma anche e soprattutto
Regio medico di Re Ladislao d’Angiò-Durazzo. |

L'arma innalzata da Petruccio Ruggi,
barone di Albanella |
Un medico non ignobile né volgare… riferisce testualmente
Salvatore De Renzi nel suo “Storia documentata della Scuola Medica
di Salerno” collocandolo in tale consesso durante il regno del
secondo ramo degli Angioini (Durazzeschi) dal 1382 al 1435: “
Poco dopo questo tempo fra’ Medici e familiari de’ Re di Napoli
trovasi un Petruzio de Rugio di Salerno, il quale propter
grandia, utilia, fructuosa et accepta servitia resi alla Famiglia
Reale ebbe in dono, nel 1392, alcuni beni in Amalfi. Qual merito
scientifico abbia avuto questo medico non è possibile rilevare, non
parlando di lui le storie, né le tradizioni del tempo, e solo da’
favori che riceveva dalla Corte possiamo dedurre essere stato Medico
non ignobile né volgare.”
Da sottolineare che l’anno prima, il 28 set.1391, lo stesso sovrano,
in uno con la nomina ad Erario di Principato Citra, aveva accolto
Petruccio come familiare et fidelis nostro dilecto…ad eandem
regiam domum nostram Aragoneam dominantem familiam.
Ma già nel 1384 la Regina Margherita di Durazzo, vicaria del Regno e
sposa di
Carlo III, aveva manifestato della grande stima che il N.
godeva a corte, nominandolo Custode e Maestro della Fiera di
Salerno. In particolare si ricorda di questo storico evento
socio-economico che era stato istituito da Re Manfredi nel 1259 su
richiesta del suo Cancelliere, il nobile medico salernitano Giovanni
da Procida. Della durata iniziale di otto giorni, si teneva nel mese
di settembre in occasione della festa patronale ed insieme con
quella di Lanciano divenne la Fiera più importante del Regno
assumendo un carattere internazionale. La Famiglia mantenne la
carica di Magister Nundinarum ininterrottamente per oltre 400
anni, sino al 1792 col marchese
Giuseppe Maria Gerardo, quando si spense definitivamente in
seguito ad un Decreto Reale dell’ottobre 1806.
Per
questi ed altri incarichi (l’Ufficio della Misura del sale nel
fondaco di Salerno ed il Consolato dei Catalani e Veneziani ad
Antonello – primogenito di Petruccio – con Diploma di Re Alfonso
d’Aragona del 10 gennaio 1439; la Carica di Mastro Portolano e
Commissario Regio di Principato Citra al secondogenito
Franceschino del 1449) i Ruggi furono sempre apprezzati ed
onorati dai sovrani napoletani, in particolare gli Aragonesi. Il 3
luglio 1500 un di loro, Federico I d’Aragona, li gratificò (nella
persona di Gabriele I) di un Privilegio Reale rendendoli suoi
consanguinei, con la facoltà di aggiungere al proprio nome quello
della Casa spagnola e di inquartare lo stemma con le quatre
barres catalane. Da quel momento e per sempre si chiamarono
Ruggi d’Aragona. |

© Stemma Famiglia Ruggi d'Aragona |
Nel 1471 la Famiglia annovera con ColaMatteo il primo dei
suoi otto
Cavalieri Gerosolimitani, in quel periodo residenti a
Rodi, che nel 1480 morirà combattendo valorosamente nella difesa
dell’isola dall’assedio dei saraceni. Così ce ne riferisce il De Lellis: “1471 frater Nicolaus Mazzeus [Matteus] Rugius de
Salerno Ordinis Sancti Johanni Hierosolimitani perpetuus
commendatarius et preceptor venerabilis ecclesiae SS.Trinitatis
Tricaricensis… ”.
Due decenni dopo, il 28 luglio 1494, moriva a Venezia Benedetto
Ruggi, più noto come Abbas Rugius in quanto Abbate del complesso
longobardo S. Pietro a Corte di Salerno: già Luogotenente nel 1469
del
Protonotario del Regno, Conte di Fondi, fu negli anni dal
1481 al 1484 Ambasciatore della
Casa Regnante Aragonese ad Urbino, Firenze, Milano e nel
1493 Ambasciatore presso la Repubblica di Venezia, prima di Re
Ferrante d’Aragona e poi di Alfonso II d’Aragona. Ebbe da
quest’ultimo la nomina ad Arcivescovo di Otranto (1494) e non molto
più tardi quella di Cardinale da Alessandro Pontefice Massimo,
carica che purtroppo non potè onorare per l’improvvisa morte che lo
colse quello stesso anno. |
Imparentatisi con nobili prosapie salernitane e non – i Sanseverino,
i Cavaselice, i De Vicariis, i Comite, i Pinto, i Del Giudice, i De
Ruggiero, i Correale di Salerno, gli Antinori; i Griso di Vatolla, i
Santostefano di Palermo, i Mioli de Torres di Trani, i D’Amato di
Catanzaro, i Gattola di Gaeta, i Gianfrotta di Gaeta, i Coppola del
Seggio napoletano di Montagna, i Ruggi continuarono a distinguersi
nei vari momenti della storia. |

Duomo di Salerno - Sarcofago di Gabriele
Ruggi, Barone di Laurito - Anno 1530
~
|
L’occasione più pregnante si presentò nel mese di luglio del 1535,
allorchè la casa palaziata dell’allora Erario di Principato Citra,
Don Matteo Angelo I, una delle più belle dimore cittadine del
tempo, divenne per quattro giorni gradito alloggio dell’Imperatore
Carlo V d'Asburgo-Spagna che, sulla via del ritorno verso
Madrid da Tunisi ove aveva combattuto e sconfitto il pirata
Khair ad-Dīn Barbarossa, decise per una sosta a Salerno. |
Ancora una data storica per un evento storico: il 9 aprile 1590, il
Vicerè del Regno di Napoli Don Giovanni de Zuñiga Conte di Miranda
del Castagñar, firma con i rappresentanti della Università
salernitana, i nobili Patrizi MarcoAntonio Ruggi d’Aragona,
GianVincenzo
Quaranta
e Pompeo de Ruggiero, lo strumento che previo pagamento di 60.000
ducati d’oro sanciva il riscatto della città di Salerno, feudo di Re
Filippo II, rendendola in perpetuo autonoma e demaniale.
Di lì a
50 anni, era il 4 giugno 1653, un nuovo Privilegio Reale ad onorare
i Ruggi d’Aragona: stavolta è Filippo IV d’Asburgo Re di Spagna –
per la storia, detto anche Filippo II Re di Napoli e Sicilia – ad
accogliere come suo familiare Giovan Francesco
barone di Lote, e suoi discendenti come
ricompensa per… grata, plurima, fidelia et accepta servitia prestita
Majestate Nostra…
I Ruggi d’Aragona, Domestici e Familiari del Re, ebbero dunque una
ulteriore conferma delle prerogative concesse a Gabriele I
dal sovrano
Federico I d’Aragona con il precedente Editto Reale del 3
luglio 1500 e da Re Ladislao d’Angiò che, il 28 agosto 1403,
aggregava agli altri domestici e Familiari del suo hospitio e
consortio il Vir Nobile Petrucio Ruggi di Salerno,
Regio Ospite Maestro di merenda, ed Antonello suo figlio.
Contemporaneo di Gio.Francesco il cugino Giulio che assurge a
grande notorietà di storico ed investigatore dell’antichità della
sua Patria e del Regno col suo “Notamentum extractum a libro
Notamentorum Familiarum Salerni et Provinciae Principatus Citra”
in cui tira fuori qua e là da qualche libro ma soprattutto dai
protocolli notarili il susseguirsi di genealogie nobiliari cittadine
e regionali con le loro vicissitudini, i loro scopi ed i vari ceppi
da incorporare in una storia sociale completa del Regno.
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Il secolo successivo annovera un’altra figura ecclesiastica di primo
piano nella persona di Nicola Ruggi d’Aragona, 157° Abbate di
Montecassino nel 1717 col nome di Niccolò da Salerno il cui trapasso
è così riportato nella matrice del monastero: “Questa sera [16
agosto 1722] verso un’ora e mezza di notte ha reso l’anima al suo
Creatore il Nostro Padre Abbate Don Niccolò da Salerno in età di
anni 57 in circa e di religione di anni 42 e mesi dopo aver
governato questa Sagro Monastero per lo spazio di anni 5 e mesi
quattro non compiuti”; nel mentre, il fratello Angelo Maria
accede alla prestigiosa carica di Governatore del Contado di Monte
Oderisio. |

© Salerno -
Stemma Ruggi |

© Salerno -
Particolare palazzo Ruggi d'Aragona |
Con Antonio poi, il 22 luglio 1747, i Ruggi d’Aragona entrano
a far parte della Piazza Chiusa dei Nobili
Patrizi di Trani ed aggregati al Seggio di Portanova. Nipote
di quell’Antonio Camillo Joseph che trasferitosi da Salerno a Trani
con la prospettiva di nuove potenzialità, aveva sposato la nobile
Girolama Bellarbore nel 1660, dando così vita ad una appendice
familiare durata invero soltanto tre generazioni. Infatti questa
mini ramificazione pugliese dei Ruggi d’Aragona si spegnerà con
Emanuele (pronipote di Antonio) in quanto la sua consorte
Cristina Cesene non ebbe prole, l’altro fratello Nicola fu
sacerdote e l’ultimogenito Michele abbracciò la vita
monastica da benedettino.
Con il
marchese Matteo Angelo II la
Famiglia raggiunge l’acme della notorietà e della autorevolezza.
Preside e Govenatore delle Armi di Calabria Ultra e poi di Abruzzo
Citra, il 5 febbraio 1754 il N. sposa la marchesa Maria Maddalena
Isidora Cavaselice, figlia di Nicola Colonnello de los Exercitos
de su Majestad Filippo V, Governatore Politico y Militar del Partido
de Cinco Villas. A tenerla a battesimo il 15 maggio 1733 era
stato Giuseppe Cantelmo Stuart, Duca di Popoli e Grande di Spagna
de Primera Clase, Principe Pectorano, Gentil Hombre de Camara de su
Majestad Filippo V, Brigadier de Sus Exercitos, Comendator Mayor del
Banito de Alcantara de la Encomienda de Biedra Buena, uno degli
ultimi eredi degli Stuart sovrani di Scozia.
Cinque anni dopo, l’anno 1738, re
Carlo III nel confermare il titolo di Marchese a Matteo
Angelo lo nominava Soprintendente Generale delle Regia Castella di
Napoli e Sicilia e dei Presidi di Toscana con residenza a Piombino. |

©
Salerno -
particolare scalone di palazzo Ruggi, in ristrutturazione. |
I Ruggi d’Aragona, col séguito di uffici, carriere militari,
conduzione di affari fiscali e municipali, avevano – per queste ed
altre attività – stretto legami con la più distinta nobiltà del
Regno ormai informata alle idee della società europea, tra
illuminismo e fervore delle scienze nuove. Insieme con i
Caracciolo, i
Sanfelice,
i
Serra di Cassano,
accolsero come possibile via al miglioramento delle comunità
regnicole, le idee della Rivoluzione Francese.
Nella Famiglia, tra i numerosi figli Maddalena Cavaselice e di
Matteo Angelo si distinguevano, per motivazioni diverse, Antonio,
Ferdinando e Gerardo.
I primi due abbracciarono gli ideali francesi ed ebbero cariche di
primissimo piano nella
Repubblica Napoletana del 1799, tra Napoli e Salerno ove
erano nati. Per Ferdinando, Tenente di Vascello della Reale Marina
Borbonica ed ascritto a Malta come Cavaliere d’Onore e Devozione sin
dal 15 gennaio 1777, i vari periodi trascorsi nei gangli
dell’amministrazione militare e civile lo avevano posto – come molti
altri nobili e altograduati napoletani – in contatto con un mondo in
trasformazione sí che apparivano consunti e sfilacciati i modi di
governo e di conduzione degli Stati contemporanei. Su di lui, poi,
agivano anche opinioni e pensieri di intellettuali salernitani
pronti ad abbracciare il nuovo corso, come Pier Paolo Aceto,
preGiacobino nel 1795, e soprattutto don Matteo Aceto, sacerdote
della Curia, le cui critiche al governo fecero presa sulla sua
mente. Fu, allora, che venne naturale l’appoggio incondizionato alla
Repubblica.
Al suo fianco, la preziosa figura del fratello Antonio che, di
certo, per i suoi innati ideali di libertà rispetta devotamente il
fratello e lo affianca con grande dedizione da segretario. Quello
stesso Antonio che dopo aver brillantemente condotto a termine gli
studi di Legge presso la Regia Università di Napoli ne stava
raccogliendo i frutti, godendo di bella fama d’avvocato con studio
alla Pignasecca, non ha alcun tentennamento, alcuna remora ad
interrompere la sua professione per seguire il fratello a Salerno,
designato Commissario del Dipartimento del Sele. |
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Antonio e Ferdinando Ruggi d'Aragona,
i due martiri della Repubblica Napoletana
© Archivio privato Roberto Ruggi d'Aragona |
È ben noto come finì quella Repubblica ed altrettanto nota è la
sorte cui andarono incontro i 121 martiri di quello storico anno
1799. Per Antonio e Ferdinando la sentenza fu al tempo criminale e
formale (e la madre ne morì di crepacuore) in quanto il codice
nobiliare voleva il misero spettacolo della condanna mediante
decollazione. Così il primo ad andarsene era Antonio, il 23 novembre
1799, di sabato alle ore 19, ed il suo corpo buttato nella fossa di
S. Caterina a’ Funari. Due settimane dopo, il 7 dicembre, sempre di
sabato alle ore 18,30, identica sorte toccava a Ferdinando, poi
sepolto nella parrocchia del Carmine Maggiore.
A perenne ricordo del cambiamento avutosi nel Regno, la Municipalità
napoletana eresse sulla facciata di palazzo S. Giacomo, sede del
Comune partenopeo, due lapidi ove, tra gli altri Martiri della
Rivoluzione, campeggiano i loro nomi. |

© Napoli - targa coi martiri del 1799 tra cui Antonio e Ferdinando
Ruggi, senza d’Aragona, così come da “cittadini”
di quella Repubblica affrontarono il martirio. |
Il Marchese Gerardo, nella sua
qualità di Cavaliere di Giustizia del S.M.O. di Malta, sfuggì al
lungo braccio repressivo della rivoluzione perché in quei giorni, al
comando della galera “Capitana” della Flotta Melitense, si trovava
in rada nel porto di La Valletta. In seguito, con la restaurazione
del Regno, ebbe da Re Ferdinando IV il delicato incarico di Deputato
del Supremo Magistrato della Salute. Analogo iter per l’altro
fratello Francesco che per aver fattivamente partecipato alla
breve vita della novella Repubblica, come responsabile del Cantone
di Sannazzaro, fu condannato all’esilio per 5 anni, ma con
l’amnistia del 1801 e la Restaurazione voluta dal sovrano fu dallo
stesso nominato Direttore Generale del Registro e Bollo.
Un modo sbrigativo per recuperare al gran danno procurato ? molto
probabilmente si !
L’ultimogenito Pietro (1764 † 1839),
al principio dell’800 servì il Regno napoletano sotto i francesi,
senza apparenti turbamenti di sorta, come Colonnello Comandante del
Real Reggimento dei Veliti di Terra di Lavoro e per i suoi meriti
venne insignito, il 9 luglio 1813, lui già marchese, del
titolo di Barone da
Re Gioacchino Murat.
Titolo e grado riconosciuti il 20 maggio 1815 dal
Trattato di
Casalanza. Sei anni dopo, con Decreto 7 ottobre
1819, coronava un luminosa carriera militare l’onorificenza del
Real Ordine Cavalleresco di San Giorgio della Riunione. |
La continuazione effettiva della prosapia si ebbe, così, proprio col
primogenito Marchese Giuseppe
Ruggi d’Aragona che sposava, il 18 luglio 1791, l’ultima
rappresentante di una distintissima Famiglia nobile del Regno,
Chiara Angiola
Invitti
dei Principi di Conca.
Come sopra dicemmo, il nobile Matteo Ruggi d’Aragona Barone di Lote
e Patrizio Tranese ebbe come nipote Giovanni che, sposatosi a
Montescaglioso, procreò dieci figli (di cui sei morti in tenera
età). Tra di essi, Egidio Nicola, affascinato dagli
studi di matematica, intraprendeva il relativo “cursus honorum”
presso la Regia Università di Napoli, conquistando la “pergamena” il
3 dicembre 1817. Contemporaneamente, guidato in ciò dall’amato zio
il Marchese e Cavaliere di Giustizia Gerosolimitano, Frà Gerardo
Ruggi d’Aragona, accedeva anch’egli allo stesso traguardo di
Capitano di Giustizia del Sovrano Militare Ordine di Malta, con
Bolla Pontificia del 28 dicembre 1818. Nello stesso anno, veniva
onorato dal Governo di sua Maestà col grado di Controllore delle
Contribuzioni Dirette e per effetto dei suoi studi in matematica,
gli veniva aggiunto l’incarico di Architetto Fiscale, esercitando
tale funzione con onestà e zelo fino al 1820 …allorchè si ritirò
in Napoli per condotta di causa… (salute precaria). E fu
proprio in quel periodo che, dimostratosi ancor più devoto alla
Chiesa sull’esempio degli Abbati suoi antenati, il dì 1 luglio 1825
Papa Leone XII lo insigniva della più alta Onorificenza Equestre
Pontificia “Ordinis sic nuncupati
calcanei aurei aut Christi” nota come “Ordine
Supremo del Cristo”.
Il 10 gennaio 1824 intanto, sposava la nobile spagnola Errichetta
Milisci figlia del Colonnello Gesuè, già Comandante la piazza di
Taranto. Nel 1825, Sua Maestà Francesco I°, con un suo provvido
Decreto lo nominava Agente Generale del Contenzioso del Real Albergo
dei Poveri e Stabilimenti riuniti di Napoli e del Regno, ma il 24
novembre 1827 seri motivi di salute lo costrinsero a rinunciare
all’incarico. L’anno dopo, la sera del 28 ottobre 1828, Sua Maestà
il Re, memore delle eccellenti doti professionali e di fedeltà alla
Corona di Egidio, lo prescrisse alla carica di Console Generale in
America. Purtroppo, l’improvviso aggravarsi della malattia lo
costringeva ancora una volta ad una dolorosa rinuncia, portandolo
poi alla morte tempo dopo. |

© Salerno -
portale d'ingresso Casa Ruggi |

©
Salerno - la facciata interna. |
Del figlio Filomeno Antonio Carlo, nato nel 1836, funzionario
di Prefettura prima a Cremona, poi a Caserta ed a Salerno dove prese
dimora con tutta la famiglia per diversi anni, si ricordano
l’interesse e la partecipazione ad alcuni eventi importanti della
vita pubblica cittadina come la fattiva collaborazione prestata al
barone Giovanni Nicotera, Ministro dell’Interno, nella realizzazione
del cosiddetto Terzo Polo Psichiatrico in quel di Nocera Inferiore.
Morirà il 10 gennaio 1915 nell’amata sua residenza di Cava dei
Tirreni ove si era ritirato dopo la morte della moglie Giovanna
Giordano.
Dello
zio, il marchese Giovanni Maria
(Napoli, 1807 † Salerno, 1870),
rimane tuttora vivo ed indelebile il nobile gesto umanitario che
accompagnò la sua dipartita il 18 luglio 1870. Uomo pio e di grande
umanità, immensamente innamorato della sua Salerno di cui era stato
più volte Decurione ed anche Sindaco nel 1854, donava alla città per
volontà testamentaria l’ingente suo patrimonio perché fosse
utilizzato per la costruzione di un Ospedale pubblico a disposizione
dell’umanità languente che portasse in perpetuo il suo cognome:
quello che oggigiorno è il moderno “Nosocomio Ruggi d’Aragona e San
Giovanni di Dio “. |
© Salerno - busto
del Marchese Giovanni |

© Salerno -
Fontana del Tritone |
Tornando al nominato marchese Filomeno Ruggi d’Aragona, questi ebbe
il figlio Roberto I Luciano Filippo che percorse una luminosa
carriera nell’Amministrazione del Ministero degli Interni:
Commissario Prefettizio a Formia, a Benevento, ad Amalfi, a
Barletta, a Crotone, a Pellegrino Parmense, a Borgo San Donnino, per
concludere a Salerno come Consigliere di Prefettura e Vice Prefetto.
Suo figlio, il Marchese Ettore I Filomeno Giovanni Ruggi
d’Aragona, sposatosi con la Gentildonna Rosa Maria Marchianò di
Calabria, dopo la Laurea in Scienze Diplomatiche e Consolari,
continuò nel ramo dell’Assistenza pubblica divenendo negli anni ’70
del novecento Direttore Amministrativo del predetto Ospedale dal suo
stesso cognome.
Tra i quattro figli di Ettore, il primogenito
Marchese Roberto II Luciano Maria Ruggi d’Aragona,
estensore della presente memoria storico-familiare, Cavaliere di
Onore e Devozione del S.M.O. di Malta, rappresentante ufficiale del
Casato e penultimo della Stirpe dei Ruggi d’Aragona (l’ultimo è
ravvisabile nel figliolo Ettore II Stefano, giornalista) ha
continuato nel citato ramo dell’Assistenza Sanitaria. |
I
CAVALIERI GEROSOLIMITANI di CASA RUGGI d'ARAGONA
|
Il
Sovrano Ordine Militare e Ospitaliero di San Giovanni di
Gerusalemme, di Rodi e di Malta, comunemente abbreviato S.M.O.M., è
il più antico ordine cavalleresco esistente ed anche il terzo ordine
religioso della cristianità, dipendente dalla Santa Sede e con
finalità assistenziali. Il suo motto è:
Difesa della fede
ed aiuto ai poveri .
Fu fondato
nel 1113 dal monaco benedettino Gerardo Sasso, nato nel 1040 a
Scala nella costiera amalfitana e
morto a Malta il 3 settembre 1118, dichiarato poi beato
dalla Chiesa cattolica.
I Ruggi d'Aragona sono stati ascritti all'Ordine di Malta
sin da
antica data, e cioè nel maggior periodo pre-maltese quando i
Cavalieri avevano come sede l'isola di Rodi. |

© Stemma S.M.O. di Malta - Priorato
Capua |

© Cocolla
|
1 – COLAMATTEO o NICOLA MATTEO (figlio di
Francischello Ruggi e Tomasia de Orsandis) “Miles ordinis
Sanctissimae Religionis Hierosolimitani“ nel 1471. Morto nel 1480
nella difesa di Rodi contro i saraceni. Era Gran Maestro Frà Pierre
d’Aubusson, Cardinale Diacono di S. Adriano al Foro.
2 – GIOVAN FRANCESCO I (figlio di Giovanni Andrea I Ruggi e
Jusanna de Iudice) “Miles ordinis Sanctissimae Religionis
Hierosolimitani” nel 1535. Avo di Matteo. Era Gran Maestro Frà Piero
de Ponte, 45° Principe e Gran Maestro del S.M.O. di Malta.
3 – MATTEO (figlio di Giovanni Andrea Ruggi d’Aragona
II e Claudia Prignano) ricevuto di “Giustizia” il 2 settembre
1598. Il processo della sua ricezione, già esistente nell’Archivio
del Gran Priorato di Capua, scanzia I delle ricezioni dei Cavalieri,
N°4687 del 1598, si conserva oggi nella compasizione originale del
tempo presso la National Library of Malta a La Valletta ed in copia
autentica nell’Archivio Generale dei Cavalieri di Malta in Roma. Era
Gran Maestro Frà Martin Garzez, 53° Principe e Gran Maestro del
S.M.O.di Malta.
4 – GERARDO (figlio di Matteo Angelo II Ruggi
d’Aragona e Maddalena Cavaselice) ricevuto di ”Giustizia” il 13
agosto 1776, folio 74 del Ruolo Generale della Veneranda Lingua
d’Italia stampato a Malta nel 1789. Comandante la “Galera Capitana”
della flotta melitense nel 1798 ed in precedenza di altre galere (
Santa Maria della Neve ) e corvette. Era Gran Maestro Frà Emmanuel
de Rohan-Polduc, 70° Principe e Gran Maestro del S.M.O.di Malta.
5 – FERDINANDO (fratello di Gerardo) ricevuto di
“Onore e Devozione“ il 15 gennaio 1777, folio 74 del Ruolo Generale
della Veneranda Lingua d’Italia stampato in Malta nel 1789. Gran
Maestro c.s.
6 – FRANCESCO (fratello di Gerardo) ricevuto di “Onore
e Devozione“ il 13 luglio 1779. Gran Maestro c.s.
7 – EGIDIO III NICOLA DONATO (figlio di Giovanni Ruggi
d’Aragona e Francesca Vinzi) ricevuto di “Onore e Devozione” il 16
agosto 1816 e poi “Capitano di Giustizia“ il 28 dicembre 1818. Era
Gran Maestro Frà André di Giovanni y Centellés, Luogotenente
Generale del SMOM.
8 – ROBERTO II LUCIANO MARIA (figlio di Ettore Ruggi
d’Aragona e RosaMaria Marchianò) ricevuto di “Onore e Devozione“
il 5 dicembre 2014, col n°13697 di Repertorio Generale. Era Gran
Maestro Frà Robert Matthew Festing, 79° Principe e Gran Maestro del
S.M.O. di Malta. |

Decorazioni da Cavaliere di Onore
e Devozione del S.M.O. di Malta
|

Roberto II Luciano Maria Ruggi d'Aragona,
Cavaliere di Onore e Devozione del
S.M.O. di Malta |
FAMIGLIE IMPARENTATE CON CASA RUGGI d’ARAGONA |
Parentele contratte dai Ruggi d’Aragona:
Sanseverino – Rascica – Saraceno – Coppola – Cappasanta – Serluca –
Faraccha – del Giudice – Cavaselice – Della Pagliara – D’Aiello –
Cretazo – Grillo – Galiziano – Comite – Santomango – Altomari –
Lembo – Cretazo – De Rogerji – Capograsso – De Vicarjis – Siscara –
Pinto – Quaranta – Jannicelli – (di Salerno) - Faulese di Ottati –
Valente di Laurino – Pavone di San Biase – Gentilcore di Cicerale -
Griso di Vatolla (nell'anno
1624, Giulio Ruggi
d'Aragona, figlio di Vincenzo ed Isabella Siscara, sposa Donna
Cassandra Griso figlia del Barone Don Antonio, signore dei casali di
Vatolla e Celso che porta in dote)
– Prignano di San Severino – Antinori di San Severino – Naccarella
di Mirabella – Invitti di Conca della Campania – De Rosa di Amalfi –
Falangola di Sorrento – Vergara di Cast.mare – Girardo Guardato di
Nola – Caravita – Coppola – de Gennaro – Siscara – Milisci –
Borzillo – Falangone – Mormile – Giordano – Caloprisco – Ortolani –
Scotti di Uccio – (di Napoli) - Daddario di Firenze – Gattola di
Gaeta – Gianfrotta di Capua – Guastaferro di Gaeta – Cesene di Trani
– Mandrico di Trani – Bellarbore di Trani – Mioli de Torres di Bari
– Faenza di Modugno – Vinzi di Montescaglioso – De Orsandis di
Genaxano – d’Amato di Catanzaro – Marchianò di Cosenza –
Santostefano di Palermo – Martinez Rubeo y Gomez di Palermo. |

© Cappella Gentilizia
dell'Addolorata, situata nella chiesa della SS. Annunziata in
Salerno,
fatta erigere da Gabriele I Ruggi d'Aragona il 5 agosto 1519 |
UFFICI BURGENSATICI RICOPERTI NELLA CITTÀ DI SALERNO |
Per concessione dei
Serenissimi Principi Angioini la Famiglia possedette i seguenti
Uffici Burgensatici nella città di Salerno:
-Ufficio di Mastro di
Fiera col Consolato dei Veneziani e Catalani.
-Ufficio di Notaro
Credenziere della Regia Dogana di Salerno.
-Ufficio di Peso e Statela
del fondaco maggiore e Dogana di Salerno.
-Ufficio di Erario di
Principato Citra.
-Ufficio di Credenziere o
Pesatore della Regia Dogana di Maiori colla Doganella di
Positano.
-Ufficio di Regio
Portolano di Principato Citra.
-Ufficio di Doganiere del
fondaco del sale della città di Salerno.
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Salerno - Panorama |
Per eventuali
approfondimenti si consiglia di leggere l'esauriente libro "I Ruggi
d'Aragona di Salerno" di Roberto Ruggi d'Aragona, Cavaliere di Onore
e Devozione del S.M.O. di Malta - D&P Editori. |
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