Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia. 

Famiglia Spiriti

A cura del dr. Giuseppe Pizzuti

Arma: d’argento a tre pali d’azzurro, abbassato sotto un capo partito, nel 1° d’oro a mezz’aquila bicipite di nero movente dalla partizione, e nel 2° d'azzurro ad un mezzo giglio movente dalla stessa partizione, seguito da altri due gigli il tutto d’oro.
Altra: d’azzurro a tre pali d’oro, abbassato sotto un capo partito, nel 1° d’oro a mezz’aquila bicipite di nero coronata d’oro movente dalla partizione, e nel 2° d’azzurro ai tre gigli d’oro posti 2 e 1.

Titoli: patrizi di Cosenza, marchesi di Casabona, marchesi di Montorio, duchi di Castelnuovo.

Dimore: Viterbo, Gaeta, Cosenza, Casabona, Montorio, Castelnuovo e Napoli.

Patrone: La Vergine Maria e Sant'Anna.


Cosenza, stemma Spiriti

P.S.M.L.N.
Napoli, stemma Spiriti


Stemma Spiriti di Viterbo. Immagine tratta dal manoscritto del 1550:" Romanae nobilitatis huius saeculi praesentis insignia praecipua quantum
haberi potuerunt.Viterbiensium nobilium familiarum insignia isti volumi annexa"

La famiglia Spiriti, originaria della Germania, giunse in Italia per stabilirsi a Viterbo, successivamente a Gaeta  e  nel Trecento giunse a Cosenza.
Dal libro dei parlamenti di Cosenza del 1493 e nei privilegi della città, la famiglia Spiriti figura inclusa nella seconda piazza degli onorati cittadini.
Andrea, fu membro della Camera Apostolica di papa Innocenzo VIII e generale di papa Alessandro VI.
Giovanni Battista, fu ambasciatore per la città di Viterbo al papa Giulio II, duce dell'esercito dell'imperatore Massimiliano, dal quale ottenne d'inserire nello scudo l'aquila imperiale.
Cristoforo, creato vescovo di Cesena nel 1510 da papa Giulio II, nel 1550 da papa Giulio III  fu creato patriarca di Gerusalemme, morì nel 1556.
Andrea è menzionato in un contratto del 1443 con  Galeazzo di Tarsia, barone di Belmonte,  e Guido di Sorrento, signore di Mottafollone.
Pietro, figlio di Andrea, parteggiò per gli aragonesi, nel 1493 fu sindaco del popolo di Cosenza nel mentre era sindaco dei nobili Rao Firrao; nel 1498 fu inserito nell'elenco dei popolari civili e mandato al re con le seguenti parole: “Item vi è Pietro di Spirito, di anni 70, sindaco del populo da cinque anni.”
Giovanni, figlio di Pietro, da un atto del notaio Donato di Cosenza risulta che: nel 1498 vendette venti canne di panno di lana nobile di vario colore a Nicola Carolei a credito di diciotto ducati,  a Francesco Migliarese diede a credito altre dodici canne di panno rosso, di palmi tre, al prezzo di dodici carlini ciascuna.
Giacomo, nel 1501, fu affittatore della bagliva di Cosenza.
Giovanni juniore, nel 1515, dopo aver goduto la seconda piazza, fu aggregato a quella del nobile sedile con altre famiglie, tra di esse i Bombini ed i Caputo
.
Antonio († 1594), sposato a Lucrezia Ciaccio, il suo testamento è datato 18 novembre 1594, stipulato per mano del notaio Orazio Migliorelli da Cosenza, fu aperto il 22 novembre dello stesso mese e pubblicato nella Corte dei Regi Baglivi della Città di Cosenza, ad istanza di don Muzio Gaeta da Cosenza: erede universale la moglie Lucrezia Ciaccio. Lascia una bottega al nipote Cesare Spiriti del fu Giovanni Battista. Lascia una rendita annua di tredici carlini alla sua Cappella di S. Giacomo nel Monastero di S. Domenico, ed un'altra rendita annua di venticinque carlini all'altare privilegiato della Cattedrale di Cosenza, per la celebrazione di una messa cantata di requie ogni anno, gravando queste due rendite sulla bottega lasciata al nipote Cesare (1).
Giovanni Battista, di Cesare e Caterina Favaro, sposò Vittoria Barracco, figlia di Alfonso, barone di Lattarico, e di Chiara Lucifero.

Giovan Alfonso, patrizio di Cosenza, sposò in prime nozze Cornelia Pisciotta († 1652), marchesa del feudo di Casabona con annesso il casale di San Nicola (oggi comune di San Nicola dell'Alto).
Giovan Battista († 1658), marchese di Casabona per successione a sua madre, marchesa  Cornelia, in qualità di figlio primogenito, ebbe per figli: Domenico Antonio e Diego, che ereditò il titolo di marchese di Casabona, nel 1694 vendette, per la somma di ducati 55.250 il feudo di Casabona col casale di San Nicola a Partenio Rossi dei duchi di Castelluccia, con Regio Assenso del 6 ottobre dello stesso anno; sposò Antonia Spiriti figlia di Giuseppe.
Salvatore, acquistò il feudo rustico di Schito (o Ischito; oggi bene del comune di San Pietro in Guarano nel quale ricade, ottenuto con sentenza del 16 maggio del 1889 del Collegio arbitrale per gli affari della Sila) nella Sila Grande, dal barone Pietro Fulvio Greco, con Regio Assenso del 1705
(2).
Giuseppe († 1751), figlio di Salvatore, nel 1717 successe nel feudo di Schito; sposò donna Ippolita Cavalcante dei duchi di Buonvicino, ed ebbero per figli: Giovan Battista, Antonio, ed il primogenito Salvatore, il quale ereditò il feudo di Schito.


Casabona (Crotone)

Salvatore (1713 † 1776), figlio di Giuseppe ed Ippolita, in giovane età fu mandato a Napoli a studiare presso il Seminario dei Nobili, conseguì gli studi giuridici; avvocato di successo in Napoli, ricoprì cariche pubbliche al servizio di Carlo di Borbone, nel 1751 fu nominato governatore di Amalfi e, successivamente di Sorrento e Pozzuoli, fu consigliere del Supremo Magistrato del Commercio e Giudice della Gran Corte della Vicaria; fu membro della Camera di Santa Chiara, il più alto organo giurisdizionale napoletano. Salvatore è ricordato come scrittore e poeta, scrisse sin dalla giovane età, nonostante le sue cariche pubbliche che lo trattenevano fuori Cosenza restò molto legato alla città, sposò Anna Giannuzzi Savelli dei baroni di Pietramala, non ebbero discendenza; fu Accademico Cosentino dando  nuova vitalità all' Accademia denominata de' Costanti (in quanto rilanciata da Giovan Battista Costanzo, arcivescovo di Cosenza); in quest'ambito decise di realizzare l'opera “Memorie degli Scrittori Cosentini”, pubblicata nel 1750, molti dei quali erano stati membri dell'Accademia; nel 1758 pubblicò una nuova edizione de “Le Rime” di Galeazzo di Tarsia dedicandola alla giovane poetessa Giacinta Orsini, ammessa nell'Accademia dell'Arcadia di Roma(3) all'età di quattordici anni, paragonandola alla poetessa del Cinquecento Vittoria Colonna alla quale fu dedicata l'opera da Galeazzo. A Napoli  frequentava il suo conterraneo Gaetano Argento col quale condivideva l'dea di laicità dello stato ovvero di contrastare le ingerenze della chiesa, in questo contesto pubblicò “Trimerone”.

Opera di Salvatore Spiriti. A destra: elogio a Fabrizio Castiglione Morelli

Nicola Spiriti, patrizio di Cosenza, il 6 marzo del 1766 di ritorno da Napoli consegnava  alla venerabile Congregazione dei Nobili di Cosenza due statuette in avorio come atto di donazione per conto del Padre Don Antonio Caputo, dell'Oratorio di San Filippo Neri in Napoli, di origine cosentina del ramo dei duchi Caputo di Torano “per sua divotione d'amore, e per la venerazione, e stima che conserva verso la suddetta Nobile Congregazione”, le opere raffigurano: Cristo alla colonna, e  San Sebastiano (4), di scuola Michelangiolesca, si possono ammirare nel museo diocesano di Cosenza. Erano destinate per l'Altare della Cappella che usava la Congregazione dei Nobili già Congregazione sotto il titolo di Santa Maria della Misericordia come scrisse Davide Andreotti nelle pagg. 236-237 del Vol.II della sua opera "Storia dei Cosentini", pagine nelle quali descrisse la storia  della Congregazione e che quì riportiamo in sintesi: ... eretta sotto Carlo V nel 1531 ed aveva il pietoso fine di servire ed accompagnare coloro che dovevano giustiziarsi, e nel mentre erano nella Cappella di provvederli di ciò che loro occorresse e di fornirgli la sepoltura nella loro Chiesa, comprarono le case che Girolamo Migliarese possedeva dirimpetto il Convento de' Padri Domenicani; e perchè l'assistenza spirituale venisse scrupolosamente prodigata agli infelici, si offerivano dodici sacerdoti tra i confratelli, che vestivano l'abito bianco, e portavano la croce al petto in segno di nobiltà. La congregazione venne successivamente sostituita dalla Congregazione dei Nobili che aveva sede nel monastero dei Gesuiti; soppresso l'ordine dei Gesuiti nel 1767 i confratelli si riunivano in luoghi diversi e principalmente nella Chiesa dei Teatini; nel 1793 ebbero da Monsignor Mormile il possesso della Chiesa dedicata a San Filippo e Giacomo, siccome essa sorgeva nel vecchio cimitero della Cattedrale si rese officiabile nell'anno 1800; nel 1826 si abbellì con un sedile in noce, vi si dipinsero i quadri della soffitta, i due quadri accanto alla porta e posteriormente vi si allogarono le due statuette di avorio, dono di un signore di Casa Majo, esprimente l'una un S. Sebastiano martire, e l'altra un Cristo alla colonna, opera del Buonarroti, di un pregio e di un valore inestimabile.

Possiamo ragionevolmente desumere che: le statuette fossero custodite in casa de Majo in quanto la Congregazione dei Nobili non aveva una cappella stabile dove prestare l'opera pietosa; con la concessione della cappella ovvero della chiesa dei Santi Filippo e Giacomo la famiglia de Majo ritenne opportuno dotarne la medesima come aveva previsto in origine il suo donatore.

Cosenza, Cappella dei Nobili. A destra: stemma Spiriti (dall' opera di Fabrizio Castiglione Morelli)

Giuseppe (1757 † 1796), figlio di Antonio e Benedetta Caviola, nipote del poeta e scrittore Salvatore, dal quale aveva ereditato il feudo di Schito, insigne per dottrina ed autore di diverse opere, il primo maggio del 1792 indirizzava al capo del governo John Francis Edward Acton le sue "Riflessioni economiche politiche d'un cittadino relative alle due provincie di Calabria" per denunciare al governo la grave situazione di miseria della sua patria che si erano aggravate dopo il terremoto del 1783; morì assassinato a Napoli, i suoi compatrioti accusarono l'Acton in quanto era suo personale nemico. Altri suoi scritti furono: "De' Mali politici ed economici che affliggono le Calabrie, e progetto come provvedervi", "Brevi ricerche sulla natura e numero degli eserciti che convengono in tempo di pace a' Regni di Napoli e Sicilia", "Esposizione delle Teogonie e Cosmogonie antiche", " Elocubrazioni scientifiche naturali", "Memoria della città di Nicastro", " Compendio della storia del Tiraboschi", "Saggio sulle virtù morali", "Memoria sulle seti in Calabria", volume di "Cantate, sonetti e poesie varie".
Salvatore, figlio di Giuseppe, ereditò il feudo di Schito e ne fu l'ultimo intestatario.

Napoli, Cappella famiglia Spiriti, dedicata a Sant'Eligio. A destra: lastra tombale di Nicola Spiriti - Anno 1792


Napoli, stemma famiglia Spiriti, marchesi di Montorio

Salvatore (1785 † 1840), barone di Schito, Consigliere d'Intendenza, sposò Rosa Spiriti († Cosenza, 14 settembre 1858 all'età di 73 anni), ha avuto come figli: Giovanni Battista Maria Francesco (n. Cosenza, 7 maggio 1810); Maria Gabriella (n. Cosenza, 5 febbraio 1812); Benedetto Maria Baldassarre Gaspare (n. Cosenza, 26 maggio 1814); Francesco Nicola (n. Cosenza, 27 gennaio 1824), sposato nel 1842 a Maria Castiglione, ha avuto come figlio Salvatore (n. Napoli, 2 marzo 1843), il 7 agosto 1869 sposò la contessa Luisa Ricciardi ed ha avuto come figli Francesco (n. 29 giugno 1871), e Maria; Giuseppe Maria (n. Cosenza, 27 gennaio 1824), sposato a Cosenza il 7 maggio 1843 con Carolina Antonia Tirelli (n. Cosenza, 25 marzo 1821), figlia di Antonio e di Rachele Marsico, ha avuto come figli: Francesca Immacolata Anna Tommasina (n. Cosenza, 22 dicembre 1846 †1916), sposata a Cosenza il 21 maggio 1865 con Giovanni Masci di Santa Sofia (1840 † 1887), figlio di Giuseppe e di Faustina Cosentino (sposati ad Aprigliano il 25 ottobre 1835); Enrica Giralda Maria Pilerio (n. Cosenza, 29 dicembre 1850), sposata ad Enrico Aloe.


Cosenza, stemma Aloe, famiglia originaria di Dipignano; la tela raffigura San Francesco di Sales e San Francesco da Paola, commissionata dal canonico Luigi e da Eugenio, quest'ultimo sposato nel 1802  a Tommasina del Gaudio

Nel 1858 fu richiesta una perizia giudiziaria per la verifica della servitù di passaggio delle acque del fondo Campagnano nel territorio di Rende, venduto a Raffaello Conti dalla marchesa Rosa Spiriti di Cosenza. Altra perizia fu richiesta nel 1860 per la valutazione e divisione dei beni ereditari della marchesa Rosa Spiriti, Maria Castiglione, Nicola Spiriti, e Luigi Ferrari d'Epaminonda. Archivio di Stato di Cosenza, anno 1858, B. 24, perizia 19; anno 1860, B. 28, perizia 67.
Il ramo secondogenito dei marchesi di Casabona, con Nicola (Cosenza, 20 gennaio 1792 † Napoli, 16 agosto 1875), patrizio di Cosenza, figlio di Gaetano, con Regio Decreto del 3 agosto 1855 acquisì il titolo di 
duca di Castelnuovo (5) come erede di sua zia Rosa Marotta; socio corrispondente della Società Economica di Calabria Citra, sviluppò nella città di Cosenza la lavorazione della seta, meritandosi una medaglia all'esposizione di Napoli nel 1853; sposato il 19 luglio 1814 a Teresa dei baroni Passalacqua (Cosenza, 6 luglio 1800 † Napoli, 15 luglio 1875), ha avuto come figli: Gabriella (n. Cosenza, 2 marzo 1824), sposata a Salvatore dei marchesi Nunziante; Gaetano Francesco Maria (n. Cosenza, 4 maggio 1822 † ivi, 24 settembre 1822); Gaetano Luigi (n. Cosenza, 28 maggio 1826); Vincenza, sposata ad Edoardo Cianciulli; e Luigi (Napoli, 8 gennaio 1833 † 1896), patrizio di Cosenza, duca di Castelnuovo, sposato il 14 febbraio 1857 ad Emilia Cianciulli (n. 31 marzo 1836), ha avuto come figli: Teresa (n. Napoli, 1° giugno 1876); Maria (n. Napoli, 8 aprile 1875); Giuseppe (n. Parigi, 8 maggio 1861); e Nicola (n. Napoli, 12 febbraio 1858).


Castelnuovo al Volturno (Isernia)

Alla famiglia fu riconosciuta la nobiltà generosa nel 1850 in occasione della prova di Regia Guardia del Corpo dalla Regia Commissione dei titoli (Verbali, Vol. VI, pag. 232).
La famiglia è iscritta nell'Elenco Ufficiale della Nobiltà Italiana col titolo di patrizio di Cosenza (m.) (del ramo dei marchesi di Casabona) per i discendenti di Salvatore Spiriti (n. Napoli 1843) figlio di Francesco (1824 † 1846) e di Maria 
Castiglione Morelli; sposato con Luisa Ricciardi.
E' iscritta con i titoli di
patrizio di Cosenza (m.) e di duca di Castelnuovo (mpr.) per i discendenti di Nicola (n. nel 1732), e rappresentato alla fine dell'Ottocento da Nicola (n.1858) figlio di Luigi (1833 † 1896) e di Emilia Cianciulli; sposato con Zilia Catalano Gonzaga dei duchi di Cirella.
I fratelli Erasmo Spiriti (1762 † 1843), frate olivetano, Paolo (1759 † 1851),
Cavaliere Melitense di giustizia dal 19-VI-1779, Priorato di Capua (avendone fatta la prova Giovanni, capostipite, nel 1515, potrebbe essere identificano in Giovanni Battista, ambasciatore per il papa Giulio II a Viterbo), e Girolamo Spiriti (1758 † 1838), marchese di Montorio, della famiglia patrizia di Cosenza, poi aggregati anche alla nobiltà di Gaeta, ereditò il titolo marchionale dalla famiglia Balsamo nel 1729 con anzianità dal 1674, poi appoggiato sul feudo di Montorio al Vomano in Abruzzo Ultra, con ultima intestazione del 16-III-1793; i tre fratelli erano iscritti nel registro delle famiglie dei Cavalieri di Malta di giustizia. Questo ramo si è estinto nella linea primogenita con la marchesa Maria Francesca Spiriti (1803 † 1871), figlia del marchese Girolamo (1758 † 1838), sposata a Francesco Vasaturo (famiglia dichiarata nobile nel 1614 ed insignita nel 1728 del titolo di duca). La linea secondogenita si estinse all'inizio del XX secolo con i figli, morti tutti scapoli, di Erasmo Spiriti (1799 † 1872), figlio di Paolo  (1759 † 1851).
Il ramo dei patrizi di Cosenza,
baroni di Schito e marchesi di Casabona (in realtà aveva il solo titolo di baroni di Schito, ultima intestazione 9-VIII-1797, pretendevano il titolo di marchese di Casabona per successione alla famiglia Pisciotta, ma non possedevano più il feudo dal 1694 ed il titolo non fu trasferito su altro feudo come prevedevano le leggi del tempo) è iscritto nel registro delle famiglie dei Cavalieri di Malta di giustizia per i discendenti di Salvatore Spiriti (1785 † 1840), suo prozio Giovan Battista (n. 1718), i suoi cugini Gaetano (n. 1753), e Benedetto (1763 † 1841), figlio di Nicola Salvatore (1716 † 1787), e Nicola (1792 † 1875), figlio di Gaetano (n. 1753) (6).
Il ramo dei patrizi di Cosenza, in persona del Cav. Antonio, ammesso nel 1548, come riporta E. Amato e ripreso da Gustavo Valente (potrebbe essere identificato in quell'Antonio morto nel 1594 e sposato a Lucrezia Ciaccio); e successivamente con il Cav. Antonio (Cosenza, 29 aprile 1592), figlio di Giovanni Battista e di Vittoria Barracco, ammesso nel 1617; e  nel 1774 in persona del Cav. Luigi, patrizio di Cosenza, per prova di consanguineità col citato Cav. Giovanni.
La chiesa di San Giovanni Gerosolimitano, poi data in Commenda, risalente all'alto Medioevo, fu ristrutturata nella seconda metà del Cinquecento e, a fine Ottocento una seconda volta per volere del Cav. Luigi Spiriti (1833 † 1896), patrizio di Cosenza e duca di Castelnuovo, in qualità di proprietario.


 

Cosenza, Chiesa di San Giovanni Gerosolimitano, porta laterale, scritta battuta sul metallo: Anno 1882 Luigi Spiriti duca di Castelnuovo.
A destra: Cosenza, Chiesa di San Giovanni Gerosolimitano, facciata con stemma Spiriti nel timpano


Cosenza, Chiesa di San Giovanni Gerosolimitano

Interno Chiesa

La famiglia aveva costruito un Casino in contrada Fontanesi di Castrolibero (già Castelfranco che con Cerisano formava un feudo appartenuto alla famiglia Telesio e poi passato alla Sersale). Di seguito alcune immagini del Casino tratte dal sito https://www.adaimmobili.it/web.

Parentele: Cavalcanti, Cianciulli, Collice, Colonna, Giannuzzi Savelli, Marotta, Masci, Nunziante, Orsini, Passalacqua, Pisciotta, Ricciardi, Sambiase, Spina, Telesio, Vasaturo.

Per la genealogia si consiglia di consultare le tavole genealogiche redatte da Serra di Gerace; per il cavaliere Nicola Spiriti e Francesco Paolo Spiriti gli Affari della "Real Commissione dei Titoli di Nobiltà".

Note:
(1) -  Vincenzo Maria Egidi in “Regesto delle pergamene dell'Archivio Capitolare di Cosenza” a cura di Raffaele Borretti. Editoriale progetto 2000, pag. 54.
(2) - Gustavo Valente in “ La Sila dalla transazione alla riforma (1687-1950)” Studio Zeta, Rossano 1990, scrive: “le quattro terre feudali della Sila erano : feudo d'Ischito, feudo del Sacco, feudo di Ponticelli e il feudo di Tàcina; il resto della Sila era Regio Demanio.”
(3) - Accademia letteraria fondata dal cosentino Gian Vincenzo Gravina, professore di diritto canonico, e da Giovanni Mario Crescimbeni insieme a Cristina di Svezia; riproponevano una rivisitazione dei classici rispettandone l'impostazione filologica e la contestualizzazione storica.
(4) - "Collezionismo e politica culturale nella Calabria vicereale borbonica e postunitaria"a cura di Alessandra Anselmi - Gangemi Editore; pag. 108.
(5) - Anticamente facente parte della Provincia di Terra di Lavoro in diocesi di Cassino; oggi Castelnuovo al Volturno frazione di Rocchetta a Volturno in provincia di Isernia.
(6) - Davide Shamà, “Registro delle famiglie dei Cavalieri di Malta di giustizia. Prima parte: il Registro”. 2019, Rivista del Collegio Araldico. Storia Diritto Genealogia, pag. 53.

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Fonti bibliografiche:
- Vittorio Spreti: “Enciclopedia storico-nobiliare italiana”, Arnaldo Forni editore
- Francesco Bonazzi di Sannicandro, "Famiglie nobili e titolate del Napolitano", Napoli 1902.
- Dizionario Geografico-Istorico-Fisico del Regno di Napoli dell'Abate D. Fracesco Sacco; Tomo IV; Napoli MDCCXCIV.
- S.M.O. Gerosilimitano di Malta, “Elenco storico della Nobiltà Italiana”, 1960
- Luca Addante “Cosenza e i cosentini, un volo lungo tre millenni”; Rubbettino editore.
- Luigi Palmieri, "Cosenza e le sue famiglie attraverso testi atti e manoscritti" Tomo II; Pellegrini Editore, Cosenza 1999.
- Davide Andreotti “Storia dei Cosentini”, Napoli 1869; Voll.III, pag. 40.
- Eugenio Arnoni, "La Calabria illustrata Vol. III   Cosenza"; Edizioni Orizzonti Meridionali.
- Cesare Sinopoli, Salvatore Pagano, Alfonso Frangipane "La Calabria, Storia-Geografia-Arte" a cura di Francesco Giuseppe Graceffa, pag.111; Rubbettino Editore.
- Carlo Padiglione, "Trenta centurie di armi gentilizie", Napoli 1914.
- Sito web http://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/829.
- Luca Irwin Fragale, Microstoria e araldica di Calabria Citeriore e di Cosenza. Da fonti documentarie inedite, Milano, Banca CARIME, 2016.
- Rosalbino di Fasanella d'Amore di Ruffano, Domenico Baffa Trasci, “Santa Sofia, rapporti con la città di Bisignano e le sue antiche famiglie”.
- https://www.storiadigitale.it/portale-della-storia-degli-italiani/#

- Manlio del Gaudio “ Spigolature da una alleanza familiare in Calabria alla fine del XVIII secolo”, Walter Brenner Editore, Cosenza 1994.


Casato inserito nel quinto volume di "LA STORIA DIETRO GLI SCUDI"

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