
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
|
 |
Famiglia Tufarelli |
Arma:
d'azzurro al destrocherio vestito di nero, stringente tre
rose rosse, stelate e fogliate di verde, poste in ventaglio,
accompagnato nel capo da tre stelle d'oro male ordinate.
Titoli:
nobile, barone, conte.
Dimore:
Morano, Mormanno, Napoli e San Giorgio a Cremano. |

© Napoli - Affresco dello stemma
dei conti Tufarelli su volta ingresso omonimo palazzo.
|
La famiglia
Tufarelli è di antica nobiltà moranese oggi comune di Morano
Calabro in provincia di Cosenza ed anticamente ricadente nello
stato di Bisignano, il più esteso feudo della Calabria a nord
dell'attuale provincia di Cosenza; Luca
Sanseverino
lo acquistò per 22.000 ducati e, nel 1483, divenne il 1°
principe di Bisignano.
Nella prima
metà del Seicento in Morano vissero i fratelli: Rotilio,
Giovan Cristoforo e Persio; si diramarono nei
paesi vicini di: Mormanno, Saracena, Cassano (oggi Cassano all'Jonio)
e Napoli. |
.gif)
Morano Calabro (Cosenza) |
Baroni di
Porcile
Giovan
Cristoforo acquistò il suffeudo di Porcile (anticamente
Porticilli) poi denominato Frascineto (oggi comune
omonimo limitrofo a Morano) casale albanese fondato dal
vescovo di Cassano, posseduto da varie famiglie e da
ultimo dai Campolongo, baroni di Lungro e di Firmo per
poi passare ai Tufarelli, il suffeudo come anche quello
di Mormanno e San Basilio avevano la giurisdizione
dimezzata in quanto quella civile era in capo al vescovo
di Cassano ragion per cui si firmava barone di Mormanno
Trebisacce e San Basilio. Il barone Giovan Cristoforo
viveva in Morano, ebbe dieci figli e varie figlie, nei
numerosi rami vi furono: sacerdoti, teologi, medici,
dottori in legge ecc., nonostante la numerosa progenie
questo ramo si estinse con i pronipoti del capostipite
Giovan Cristoforo; il barone aveva assegnato, nel 1619,
a suo figlio Flaminio un capitale per la
celebrazione di un certo numero di messe annuali, questo
legato diede origine ad una disputa che durò per più di
cento anni tra la cappella di Sant'Anna e le famiglie
Bisignano, Tufarelli e Guaragna legate da parentela.

Frascineto, già
Porcile (Cosenza) |
Furono
baroni di Porcile dall'anno 1600ca al 1630 quando
vendettero il suffeudo al principe
Spinelli di Cariati.
Don Antonio Tufarelli nel 1763 affermò d'essere
l'ultimo erede del citato Giovan Cristoforo, fondò
ricche cappellanìe nelle chiese di Morano di San Pietro
e nella Maddalena, traslocò l'Altare di San Silvestro
appartenuto alla famiglia dalla chiesa della Maddalena
nella sacrestia ponendovi un'iscrizione in marmo in
ricordo della famiglia. |
Baroni di
Mormanno
Il citato
Persio (n. 1578
† 1638),
barone di San Basilio, permutò il suffeudo con quello di
Mormanno che apparteneva al barone Francesco Guaragna il
quale si trovava in difficoltà economiche, della permuta
seguì il Regio Assenso nel 1638.
.gif)
San Basilio
(Cosenza) |
Giovan
Giacomo
(n. 1611
†
1683), barone di Mormanno, ebbe significatoria di
rilevio come erede di suo padre Persio il 3 maggio 1642
.
Sposò la
nobile Maria Guaragna con al quale ebbero: Giuseppe
(n. 1649
† 1705)
capostipite del ramo cadetto e, il primogenito
Pietro,
barone di Mormanno, il quale successe a suo padre Giovan
Giacomo .
Persio,
figlio del precedente, barone di Mormanno, fu dichiarato
erede nel 1690.
Filippo
(†
1747), barone di Mormanno, successe a suo padre Persio.
Gennaro
(†
1794), nel 1779 s'intestò delle prime e seconde cause
criminali e miste sulla terra di Mormanno.
Filippo (n. 1751
†
1844), barone di Mormanno per successione a suo padre
Gennaro, nel 1795 cedette il possesso della baronia alla
corona pur conservando il titolo di barone ed ebbe una
pensione annua di 136 ducati; questo ramo si estinse con
il barone Filippo in quanto morì improle.
.gif)
Mormanno
(Cosenza) |
Il citato
Giuseppe (n. 1649
† 1705),
figlio di Giovan Giacomo e fratello del barone Pietro fu
capostipite del ramo cadetto; Matteo (n. 1746
†
1816) suo
nipote fu capostipite di due rami, che tuttora
fioriscono, creati attraverso i suoi due matrimoni: il
primo sposando Cecilia Bianchi; ad un loro discendente,
nella persona di Alfonso (n. 1854
† 1965)
figlio di Michele (n. 1854
†
1943) gli
fu riconosciuto il titolo di nobile con Decreto
Ministeriale del 1° dicembre 1937; sposato con Eleonora
dei marchesi Gomez Paloma con la quale hanno avuto per
figli: Fabrizia, Anna Maria e Gennaro
(n. 1926), sposato con Jole Larivera hanno
avuto per figli: Diego (n. 1964) e il
primogenito Alfonso (n. 1962).
Giovanni
(n. 1860
†
1944), fratello del citato Michele (n. 1854
†
1943); sposando la nobile Irene
Moles
ebbe per figli: Eduardo (n. 1897
†
1964) cav. d'Onore e Devozione del
Sovrano Militare Ordine di Malta, morì improle ed
Orazio (n. 1898
†
1941) cav. d'Onore e Devozione del Sovrano Militare
Ordine di Malta; sposato con donna Maria Rosaria
Carignano dei duchi di Novoli ed hanno avuto
per figli: Rosa, Maria Teresa e Giovan
Battista; quest'ultimo, sposato con la nobile
Cristina
de Vito Piscicelli ed hanno avuto per figli:
Carlo, Maria Rosaria, Ferdinando ed il
primogenito Francesco (n. 1966). |

© Napoli - Ingresso palazzo Tufarelli |
Il secondo
ramo creato dal citato Matteo (n. 1746
† 1816) a
seguito delle seconde nozze con Luisa Lignola, nella
persona di Francesco (n. 1856
†
1933)
ottenne il titolo di conte con Breve Pontificio del 20
dicembre del 1881, titolo riconosciuto in Italia con
Regio Decreto del 9 agosto 1926 e con le successive
Regie Lettere Patenti del 13 gennaio 1927; Giulio
(n. 1890
† 1873) di
Francesco, Generale di Divisione, cavaliere d'Onore
e Devozione del Sovrano Militare Ordine di Malta;
sposato con Elisabetta
Galanti, con la quale hanno avuto:
Valeria e Fabrizio (n. 1923
† a San
Giorgio a Cremano nel 2015) cavaliere d'Onore e
Devozione del Sovrano Militare Ordine di Malta; sposato
con Margherita dei conti
Galanti, hanno
avuto per figli: Elisabetta, Giulio,
Francesco e Fabio. |
Don Luigi
d’Anna sposò nel 1806
donna Carolina Tufarelli, figlia di don Andrea e
di donna Maria Antonia de Angelis.
Marianna Tufarelli
sposò Andrea
Carmignano,
marchese di Acquaviva e di Fornelli.
Il complesso della Congregazione in Napoli dei nobili sotto il
titolo di S. Maria della Misericordia, fondata da San Gaetano
Thiene (Vicenza, 1480 † Napoli, 1547), istituzione benefica che
si occupava, fra le altre opere di misericordia, di curare i
sacerdoti poveri e i pellegrini nell’ospedale costruito accanto
alla chiesa, di dare degna sepoltura, di offrire alloggio ai
pellegrini, fu gravemente danneggiato dal terremoto del 1806 e
dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale. Il S.M.O.
di Malta e le famiglie Tufarelli, Capuano, Sanfelice, Maresca,
Lancellotti, Cattaneo, de Liguoro, de Brayda, Fasulo, Gagliani,
Rossi, de Werra, Dentice, de Lutio, Paternò, Pasca, Gomez Paloma,
de Clario, Guarini, Longo, Spasiano, Piromallo, Campagna, Giusso,
Battiloro, Belli, de Lieto, Mazzarotta, Ammone finanziarono la
ristrutturazione della Chiesa. In ricordo di tale atto di
generosità, nell’Oratorio è stato affrescato la platea degli
stemmi dei predetti casati. |
 |
_______________
Fonti bibliografiche:
- Antonio
Salmena, "Morano Calabro e le sue case
illustri", pagg.280/281, 1882 .
- Mario Pellicano Castagna “La Storia dei
Feudi e dei Titoli Nobiliari della Calabria” a cura di
Umberto
Ferrari, Vol.III pagg.278/280; Editrice
C.B.C.1999. |
Continua nel sesto
volume in preparazione di "LA STORIA DIETRO
GLI SCUDI"
Copyright © 2007 www.nobili-napoletani.it
-
All rights reserved
|
|
|