
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Famiglia Zelo |
Arma:
d'azzurro, al cigno impugnante una perla, il tutto
d'argento, sormontato
da tre stelle d’oro.
Dimora: Portici (NA)
Titoli: Barone |

Portici (NA) - Arma della Famiglia Zelo |
La
famiglia Zelo, originaria della Lucania le cui armi compaiono
già nel 1635 in antichi manoscritti inediti(1), risulta iscritta nel Libro d'Oro della Nobiltà Italiana e
nell'Elenco ufficiale delle famiglie nobili e titolate del Regno
d'Italia(2).
Dei principali esponenti nel ramo napoletano abbiamo notizia nel
XVII secolo con Giuseppe Zelo che nel 1662 rinunciò
all'Ufficio di Guardiano della Regia Donato di Napoli, e nel
1665 presentò la rinuncia di mastrodatti della
Gran Corte
della Vicaria, in favore di Giovanni Vincenzo Bruno(3).
Domenico Gennaro Zelo
(1736
†
1821) della diocesi di Acerenza e Matera che nel 1749 si
trasferisce nel napoletano dove suo fratello germano,
Gabriele di S. Giuseppe O.C.D., Ordo Carmelitarum
Descalceatorum Sæcolarum, ne agevola l’inserimento
nell’Amministrazione del Regno: nel 1767 è Uffiziale della
Real Segreteria della Rota dei Conti(4),
nel 1802 è Uffiziale Maggiore della Real Officina e nel
1809 è Tesoriere Maggiore di Sua Maestà.
Nel
1767 sposa donna Angela Maria Dorotea
Civitella (1734
†
1826), figlia di don Giuseppe Civitella e donna Angela Scala.
Gregorio Maria Zelo E.C.M.C. (1770
†
1838) eremita dell’Ordine dei Camaldolesi del Monte Corona(5).
Rettore della R. Casa di Sant’Eligio(6)
nel 1836, il suo nome é tra i principali testimoni nella causa
di beatificazione del Sac. D. Vincenzo Romano(7).
Giuseppe Nicola Gennaro Zelo (1772
†
1859), giovanissimo, entra nella pubblica amministrazione. Da
Scrivano di razione a Segretario Generale della
Controlleria Generale, Tesoriere Generale della R.
Tesoreria dei domini di qua del Faro(8)
e, infine, Controloro Generale con gli onori e il rango
di commissario ordinatore. Celibe, abita a Napoli nel palazzo
del Principe di Cimitile, don Fabio
Albertini
del quale è fiduciario(9).
Per
essere vicino al Re quando questi soggiorna a Portici, acquista
nel 1825 “sopra l’Addolorata di Bosco” un Casino con
Chiesa, quartini e giardini ove dà impulso a importanti lavori
di restauro(10). |
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Nel
1829 riceve la nomina di Cavaliere del
R. Ordine di Francesco I,
nel 1851 é Cavaliere di Gran Croce del
S.M.O. Costantiniano di S.
Giorgio e nel 1855 il re delle Due Sicilie
Ferdinando II gli
conferisce il titolo di Barone “per gli utili e distinti
servizi resi e che tuttavia rende nel ramo di finanza“(11).
Don Gennaro Gabriele Damiano Zelo (1775
†
1804),
avvocato; sposa nel 1802 donna Margherita Lucrezia Angiola Cicconi (1766 c.
†
1856) vedova in prime nozze del dottor don Emanuele de' Nobili
(17.. †
1799) della Terra di Casoli, Provincia di Abruzzo, primogenita
delle seconde nozze di don Francesco Cicconi (1720
†
1792) R. Consigliere del Sacro R. Consiglio, poi
Consigliere di Stato(12)
e di donna Teresa Filangieri della Candida (1746
†
17..)
(13),
Dama di Corte (1826) della regina Maria Isabella di
Borbone–Spagna. Dall'unione nascono Domenico Francesco
Gaetano Zelo S.I. (1803
†
1885) che appartiene alla storia del clero napoletano e, per un
trentennio del secondo ottocento, alla storia dell’episcopato
meridionale in
Terra di Lavoro.
Iniziato al chiericato nel Seminario di Pozzuoli, entra tra i
Figli di S. Vincenzo de’ Paoli e, in seguito, passa nella
Compagnia di Sant’Ignazio(14).
Riceve l’ordinazione sacerdotale nel 1826 dal cardinale Luigi
Ruffo
di Scilla, celebre “Cardinal nero”, nel suo oratorio
privato. E’ parroco di Santa Maria in Cosmedin (1836), vicario
curato-economo del Duomo di Napoli (1840), canonico del Capitolo
metropolitano (1843). Associato fin dai primi anni di sacerdozio
agli oratori ufficiali della Chiesa. Nel 1830 compone l'orazione
funebre per la morte di re
Francesco I. E’
del 1832 la notizia di una preziosissima lettera
inviatagli da Papa Gregorio XVI e da lui stesso ricordata
nell’orazione funebre composta per la morte del cardinale Ruffo,
arcivescovo che lo ordino' sacerdote. Nel 1836 muore
giovanissima la sposa di Ferdinando II,
Maria Cristina di Savoia,
della quale era padre spirituale e confessore. Anche per questo
doloroso avvenimento è affidato alla sua eloquenza l’onore di
tessere le lodi della regina nella chiesa della Trinità dei
Pellegrini. Nel 1845 compone l’orazione funebre per la morte
dell’arcivescovo di Tessalonica, Angelo Antonio Scotti (1786
†
1845), paleografo, precettore della famiglia reale e, in
particolare, del futuro sovrano
Ferdinando II. Nel 1849 pubblica l’Unico
Rimedio alle attuali circostanze che il 30 Gennaio 1850 gli
vale l’onore di una visita in forma strettamente privata, nella
sua casina di Portici, di SS. Papa Pio IX, allora rifugiato da
Roma, ospite dei Borbone in quella città. Nominato dal re di
Sicilia Ferdinando II, riceve la consacrazione episcopale in
Roma al Palazzo del Quirinale nel 1855 per mano del cardinale
Girolamo
D’Andrea e il
giorno successivo è nominato Prelato Domestico di Sua Santità
con gli onori di Assistente al Soglio Pontificio. Nel 1859 è
Cavaliere del S.M.O. Costantiniano di S. Giorgio(15).
Nella transizione dal Regno Borbonico allo Stato nazionale il
suo nome compare nella storiografia risorgimentale - e per oltre
un decennio accanto a quello del cardinale Sisto
Riario Sforza - tra i maggiori esponenti di
un’intransigenza senza compromessi in difesa dei diritti della
Chiesa(16).
Questa sua posizione è evidente negli scritti pubblicati, nelle
Relazioni ad limina indirizzate al Papa e negli
interventi pronunciati al Concilio ecumenico Vaticano I(17).
Una sua biografia è stata curata dal professore Luciano Orabona,
arricchita da un’inedita prima edizione di tutte le “Relationes
ad limina” e da 18 importanti documenti politici(18).
Con la pubblicazione dello Statuto
il 25 giugno 1860, si recò a Giugliano dove sciolse il Seminario
che aveva festeggiato l’ingresso in Napoli dell’invitto
dittatore; indi, si trasferì segretamente nel
convento napoletano dei Vergini. Da lì mantenne le fila di una
silenziosa e tenace resistenza alle leggi dello Stato unitario
in difesa dei diritti della Chiesa. Dopo
aver fatto interrompere un triduo di ringraziamento alla Madonna
di Casaluce, indetto “per essere scampati al minacciato
saccheggio borbonico”, e impedito il canto di un Te Deum
nella cattedrale di Aversa in onore di Vittorio Emanuele, il 7
settembre 1860, mentre Garibaldi si accingeva ad assistere nel
Duomo di Napoli al Te Deum di ringraziamento per la fuga
di re Francesco II, monsignor Zelo irruppe ed impedì la
celebrazione. Il tempestoso e inatteso arrivo del vescovo di
Aversa riuscì, in effetti, ad interrompere la funzione religiosa
che mai più fu ripresa. Poco tempo dopo, le autorità di polizia
procedettero all’arresto del suo vicario generale e di altri
quattro sacerdoti della Chiesa di Aversa, tra cui il rettore del
Seminario ed egli poté rientrare nella sua Diocesi solo nel
1867.
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Gennaro Francesco Gaetano Zelo (1805
†
1893) fu avvocato e magistrato. Il suo nome compare tra i
Componenti
della Camera di Disciplina degli Avvocati di Napoli
(1848), e tra i Giudici della 2a Camera del Tribunale
civile della provincia di Terra di Lavoro, in S. Maria Capua
Vetere(19).
In tarda età riprende l’attività forense, sia in campo penale
che civile. E’ vicario generale di Lady Eliza Mary Rosa Grainger(20),
gentildonna di origine irlandese che frequenta le più alte sfere
sociali del tempo, che lo nomina suo esecutore testamentario “senza
obbligo di rendicontazione”. A Napoli abita a palazzo
Albertini fino al 1885 quando si trasferisce con la famiglia
nella Villa di Portici dove alterna attività letteraria a
consulenza giuridica. Iscritto alla loggia massonica napoletana
del Grande Oriente d’Italia(21)
é membro di prestigiosi circoli letterari e scientifici, tra i
quali l’Accademia dei Lincei. Nel 1853 è Cavaliere del S.M.O.
Costantiniano di S. Giorgio(22).
Sostenitore della pubblica beneficenza, presta la sua opera
nell’amministrazione di diversi Conservatori e Ritiri. Nel 1827
sposa in prime nozze la cugina donna
Rosa Genovese di S. Giovanni
(1809
†
1842) figlia del barone di S.
Giovanni Michele Arcangelo Raffaele Genovese (1767
†
1848) e donna Dionora Nicoletta
Aurora Cicconi (1770
†
1829), vedova in prime nozze (1790)
del conte di Longano Troiano de Filippis (1751
†
1804), figlia di don
Francesco Cicconi (1720
†
1792) R. Consigliere del Sacro Regio Consiglio, poi
Consigliere di Stato e donna Teresa
Filangieri de Candida
(1746 †
17..), Dama di Corte (1826) della regina Maria Isabella di
Borbone-Spagna. |

© Portici (NA) -
Palazzo Zelo |
Dall'unione nascono Donna Margherita Giuseppa Donata Zelo
(1832
†
1906); fin da giovanetta
mostra un pronunciato misticismo e la prematura scomparsa della
madre, che la coglie appena undicenne, certamente non è estranea
alla decisione di dedicare la propria vita a Dio. Nel 1878 il
suo nome compare tra le zelatrici del Sacro Cuore di Gesù che
sostengono la Pia Opera della Dottrina Cristiana alle figlie del
popolo nell’ambito della parrocchia di Santa Maria Mater Dei in
Napoli. Nella casa di vico Calce ove è autorizzato un oratorio
privato, le zelatrici, dirette da Padre Emiddio da San
Ferdinando O.A.D., Ordo Augusteniensium Discalceatorum,
riuniscono tutte le sere un gran numero di fanciulle “associate
all’apostolato della preghiera dedicando la loro opera al Sacro
Cuore di Gesù, hanno veduto benedetti i loro sudori e rifiorita
la pietà in più di cento giovanette, e portate le benedizioni in
quasi altrettante famiglie”(23).
Don Giuseppe Maria Alfonso Zelo (Napoli, 1841
† Portici,
1890). Nel 1870 sposa donna Maria Costanza Francesca Buoninconti dei baroni di S. Maria Jacobi (1849
†
1903), figlia del
barone di S. Maria Jacobi(24)
don Antonio (III) Buoninconti e di donna Marianna Vasaturo dei
marchesi di Montorio figlia del duca Francesco Vasaturo.
Dall’unione nascono don Domenico Gennaro Antonio Zelo
(1871
†
1940), celibe, dedica la propria vita all’apostolato
cristiano, nel 1892 veste in giustizia l’abito di Malta.
Con lui si estingue il ramo napoletano.
Donna Rosa Anna Maria Zelo
(1872
†
1951), sposa nel 1889 il cav. Gennaro
di Fiore, figlio
del cav. Antonio (1815
†
1894) e di
donna Livia Trapani
(1829
†
1865) dei marchesi di Petina e Montepagano. Donna Pia
Maria Anna Zelo (1875
†
1961), sposa nel 1902 il cugino
don
Nicola de Rosa, patrizio aversano (1872
†
1915) figlio del cav. don Carlo Maria Gabriele de Rosa (1826
†
1889) e
donna Aurora
Agata Teresa Zelo (1840
†
1902);
donna Beatrice Maria Rachele
Zelo (1877
†
1968) sposa nel 1904 l'avvocato napoletano Giuseppe
Marasco (1869
†
1939);
donna Sara Maria Lutgarda
(1880
†
1970) sposa nel 1902 il cugino
don Gennaro de Rosa,
patrizio aversano (1875
†
1955) anch'egli figlio del cav.
don
Carlo Maria Gabriele de Rosa (1826
†
1889) e
donna Aurora Agata
Teresa Zelo (1840
†
1902);
donna Maria Vittoria Lutgarda
Zelo (1883
†
1969) sposa nel 1925 l'avvocato napoletano
don Giulio
Gagliardi, marchese di Tertiveri (1878
†
1954). (II)
In seconde nozze
(1845) sposa Donna Maria Anna Blanco di Oliveto
(1811
†
1886) figlia del Cav. Don Giovanni
Blanco di Oliveto,
marchese di S. Giovanni Celsito. Dama di Corte (1843) della
regina Maria Teresa d’Asburgo–Teschen. Dall’unione nascono donna
Maria Francesca Gennara Zelo (1854
†
1948) che sposa nel
1872 un magistrato di antica famiglia siciliana, don Enrico
(Sr.) Mariottino Franchini (1847
†
1921), Presidente della Corte
di Appello di Napoli, Primo Presidente di Corte di Cassazione,
figlio del magistrato don Paolo (Sr.) Mariottino Franchini
(1806
†
18..), medaglia d’argento nella Campagna di Sicilia
(1849), già Consigliere della Gran Corte Criminale di Palermo e
don Giovanni Evangelista Gennaro Maria Zelo
(1848
†
1884) che nel 1870 sposa
donna Luisa Maria Giuseppa Nicolini (1854
†
19..) figlia di Donna Giulia dei marchesi
d’Aulisio
Garigliota e del Cav. Don Francesco Nicolini (18..-1865) nipote
dell’illustre giurista abruzzese Nicola Nicolini (1712-1857). Da
questa unione nascono donna Maria Antonia Gennara Zelo
(1872
†
1953), sposa nel 1896 dell'avvocato napoletano
don
Domenico Assini (1858
†
1917); donna Angelica Maria Addolorata
Zelo (1879
†
1912), sposa nel 1909 di
don Cesare Ettore
Pignatelli
dei duchi di Monteleone, patrizio napoletano (1837
†
1939) figlio
di don Ferdinando Pignatelli, 10° marchese di Casalnuovo
(1816
†
1892) e donna Rosa Battiloro dei marchesi di Rocchetta
(1825
†
1907); donna Olga Marianna Giuseppa Zelo
(Napoli, 1883
†
ivi, 1971) sposa nel 1905 del
barone don Francesco Saverio
d'Ajello
(18..
†
1939). |
 |
_________________
Note:
(1) -
Manoscritto Fizzarotto,
anno 1635 circa.
(2) - Regio
Decreto 3 Luglio 1921, n. 972.
(3) -
Archivio di Stato di Napoli - Consiglio
Collaterale Consultarum - Vol. 7, folio 152 - Vol. 8
folio 111.
(4) - Antica
Tesoreria Generale, abolita nel dicembre del 1808 con la
rif PAGE 1orma “de’ Medici” per il riordino delle
finanze pubbliche del Regno di Napoli.
(5)- Gli
Eremiti Camaldolesi di Monte Corona sono un
istituto religioso
maschile di diritto pontificio. I monaci, detti Coronesi,
pospongono al loro nome la sigla
E.C.M.C. L'istituto nasce all'interno
della
congregazione camaldolese
dell'ordine
benedettino.
(6) -
Educandato femminile, detto Conservatorio delle Vergini,
fondato nella prima metà del XVI secolo dal viceré Pedro
Álvarez de Toledo y Zuňica (1484-1553), dove le
fanciulle vengono istruite per il servizio
infermieristico presso l’annesso ospedale.
(7) -
Vincenzo Romano (1751-1831). Ordinato sacerdote nel
1775, dal 1796 al 1831 regge la Chiesa parrocchiale di
Santa Croce a Torre del Greco. Papa Leone XIII, nel 1895
dichiara eroiche le virtù e nel 1963 Paolo VI lo
proclama Beato.
(8)
- Emeroteca - Biblioteca Tucci, Napoli. Giornale del
Regno delle Due Sicilie [anno 1821, vol. 2, pagg.
316-317] n. 79 sabato 23 giugno 1821. Notizie Interne.
“Ferdinando I Per la grazia di Dio re del Regno delle
Due Sicilie, Re di Gerusalemme ec. Infante di Spagna
Duca di Parma, Piacenza e Castro ec. ec. Gran Principe
ereditario di Toscana ec. ec. ec. Visto il nostro real
decreto di questa data col quale abbiamo conferito al
tesoriere generale D. Camillo Caropreso la vacante
carica di Controloro generale della tesoreria de’ nostri
dominij al di qua del faro; Volendo ricompensare gli
utili servizj, ed i meriti di D. Giuseppe Zelo
segretario generale della controlleria generale; Sulla
proposizione del direttore della nostra real segreteria,
e ministero di Stato delle Finanze; Abbiamo risoluto di
decretare e decretiamo quanto segue:art. 1 D. Giuseppe
Zelo farà le funzioni di tesoriere generale interino
della tesoreria de’ nostri dominij al di qua del faro.
Egli percepirà per ora il soldo di ducati duemila e
quattrocento. Art. 2 Il direttore della nostra real
segreteria e ministero di stato delle finanze è
incaricato della esecuzione del presente decreto.
Napoli, 14 giugno 1821. Ferdinando. Il direttore della
reale segreteria di Stato delle finanze d’Andrea”;
Giornale del Regno delle Due Sicilie [anno 1821, vol. 3,
pagg. 739-740] n. 184 giovedì 25 ottobre 1821 Notizie
Interne “Ferdinando I Per la
grazia di Dio re del Regno delle Due Sicilie, Re di
Gerusalemme ec. Infante di Spagna Duca di Parma,
Piacenza e Castro ec. ec. Gran Principe ereditario di
Toscana ec. ec. ec. Visto il real decreto de’ 14 giugno
corrente anno, col quale nel destinare il signor D.
Giuseppe Zelo alle funzioni di tesoriere generale
interino della tesoreria di nostri dominij al dii qua
del faro, assegnammo al medesimo il soldo di duc.
Duemila, e quattrocento per ora. Abbiamo risoluto di
decretare e decretiamo quanto segue: art. 1 E’ accordato
al tesoriere generale interino Signor D. Giuseppe Zelo
l’intero soldo stabilito per questa carica dal real
decreto de’ 6 giugno 1816, cioè annui duc. Tremila. Art.
2 Il direttore della nostra real segreteria e ministero
di stato delle
finanze è incaricato della esecuzione del presente
decreto. Napoli, 26 settembre 1821. Ferdinando Il
direttore della reale segreteria di Stato delle finanze
Marchese d’Andrea”.
(9) - Fabio
Albertini, principe di Cimitile (1755-1848). Figlio di
Gaetano principe di Cimitile e di San Severino, marchese
di San Marzano e nipote del noto diplomatico napoletano
Giambattista Albertini (1717-1788),
a differenza dell'avo vive lontano dalla Corte e dai
pubblici impieghi per dedicarsi ai suoi interessi
eruditi. Solo durante il nonimestre costituzionale, nel
1820-21, accetta a malincuore incarichi diplomatici che
lo proiettano improvvisamente sulla grande scena
politica europea.
(10) -
Carlo Maria Arcari "Villa Zelo e la Storia dell'Ava"
- Editore Poligrafica F.lli Ariello, Napoli 2013.
(11) - Archivio di Stato
di Napoli. Raccolta del Decreti originali, vol. n. 584,
n. 3051 del 5-11-1855.
(12) - Biografia degli
Uomini Illustri del Regno di Napoli, Tomo IX, Editore
Gervasi, Napoli 1822
(13) -
Sesta figlia di Ottavio Filangieri della Candida
TC "Filangieri della Candida Ottavio" \f "A" \l 1
, Patrizio di Lucera (1689-17..),
discendente da Antonio Filangieri della Candida
(1562-post 1597) e donna Beatrice Bracamonte de
Pegnoranda, famiglia spagnola citata dal Manzoni nei “I
promessi sposi”. Una curiosità storica: una discendente
dei conti di Pegnoranda Bracamonte è Eugenia de Montijo
(1826-1920) moglie di Napoleone III (1808-1873).
(14) -
Nella Compagnia di Gesù (Societas Iesu) i gesuiti
in formazione, detti scolastici, dopo due anni di
noviziato
(o prima probazione) emettono i primi voti, semplici e
perpetui, che possono essere sciolti dai prepositi
provinciali (dopo i primi voti, gli scolastici si dicono
"approvati"); compiuto un triennio di studi filosofici e
uno di studi teologici, inframezzati da una seconda
probazione nelle case professe o nei collegi, lo
scolastico approvato (che, in genere, deve aver
raggiunto i trent'anni di età) viene
ordinato
sacerdote.
(15) - Emeroteca -
Biblioteca Tucci, Napoli. Giornale del Regno delle Due
Sicilie 1859 n. 145 mercoledì 6 luglio Notizie Interne “Napoli,
6 luglio. Sua Maestà il Re N.S. [Francesco II (*1836
†1894) ndr.] volendo dare a Monsignor Zelo, Vescovo
di Aversa, un attestato del pregio in cui tiene le
qualità che lo adornano, ed in ispecial modo lo spirito
Evangelico che tanto lo distingue e l’attaccamento verso
il Real Trono, si è degnata decorarlo della Croce di
Cavaliere di grazia del Sacro Reale Militare Ordine
Costantiniano”.
(16) - Per
i meriti acquisiti sul piano culturale e per le note
distintive della sua personalità, il cardinale Riario
Sforza lo nomina Deputato della Dottrina Cristiana e
della pubblica Istruzione, Revisore per l’esame dei
requisiti nelle ordinazioni ecclesiastiche, Superiore
del Pio Conservatorio delle Monache di S. Teresa degli
Scalzi, del Conservatorio di Portici dedicato alla Beata
Vergine dei Sette Dolori, del Conservatorio “puellarum
Cholerae” sotto il titolo della Regina del Paradiso e di
S. Filippo Neri, Deputato Ecclesiastico dei due nosocomi
per clerici e Maestro dei Chierici nella preparazione
dei discorsi ecclesiastici.
(17) - Il
16 novembre 1860 la Penitenzierìa Apostolica emana
Istruzioni circa le condizioni per assolvere in
confessione i pentiti degli atti di ostilità commessi
contro la Chiesa e le possibilità di diserzione che essa
offre ai soldati. Con la successiva Istruzione del 10
dicembre, la Penitenzierìa stabilisce una serie di
divieti, che riguardano la recita del Te Deum per
l’intruso governo e della colletta pro rege,
la partecipazione alla festa dello Statuto, il
giuramento di fedeltà al re, l’arruolamento nella
Guardia Nazionale, i sacramenti ed anche il padrinato al
battesimo e alla cresima.
(18) -
Luciano Orabona "Domenico Zelo Vescovo di Aversa nel
secondo ‘800. Chiesa cultura e società politica”.
casa editrice E.S.I. Napoli e ancora, nel 2001 in
Campania Sacra, vol. 32 (1-2) il saggio: “Il
testamento di Domenico Zelo, Vescovo di Aversa e la sua
spiritualità”.
(19) -
Almanacco Reale del Regno delle Due Sicilie per l’anno
1855 - Napoli, 1855 Stamperia Reale.
(20) - Eliza
Mary Rose Grainger (*11-7-1807 Dusseldorf, Renania
Westfalia, † 20-12-1869 Napoli) [figlia di Edward
Francis Grainger, Barone di Baviera (*1768 Causestown,
Stackallan, Meath, Ireland, † 11-8-1841 Monaco di
Baviera) ∞ 23-4-1795 Rosa Parry (*26-7-1770 Tywysog,
Henllan, Denbighshire, Wales, †8-6-1815 Dusseldorf,
Renania Westfalia] - (a) 24-5-1833 Conte Ivan
Potemkin (*1778 St. Pietroburgo, † 26-10-1849 Napoli)
[figlio del Principe Alexis Jakovlewitsch Potemkin
(1741-1810) e della Principessa Anna
Droutzkoy-Sokolinsky (1751-1798), Ambasciatore di Russia
alla Corte di Baviera e Plenipotenziario di Nicola I
Romanov alla Corte delle Due Sicilie]; - (b)
28-2-1852 Principe di Cimitile e di S. Severino, D.
Giovan Battista Alberto Albertini (*27-3-1794 Napoli, †
13-8-1854 ivi) [primogenito del Principe D. Fabio
Albertini (*9-2-1755 Napoli, †5-3-1848 ivi) e di donna
Marianna
Guevara Suardo
dei duchi di Bovino, nominato Pari del Regno il
26-6-1848]; - (c) 1857 ? D. Sebastiano
Marulli
(*8-8-1783 Napoli, † 13-8-1866 ivi) 6° Duca d’Ascoli
[compagno di caccia e di divertimenti del sovrano,
nominato Somigliere del Corpo alla salita al trono di
Ferdinando II] il 3-11-1813 donna Carolina
Berio dei marchesi di Salsa (1793-1856).
(21) - Biblioteca
Nazionale Vittorio Emanuele, Napoli "Discorsi
serotini di un vecchio operaio con i compagni di lavoro
sulla ricchezza e sulla miseria, pubblica e privata, per
Gennaro Zelo, Socio di varie accademie scientifiche"
Napoli 1881 R. Stab. Tipografico Giannini.
(22) -
Emeroteca-Biblioteca Tucci, Napoli. Giornale del Regno
delle Due Sicilie 1853 n. 163 sabato 30 luglio Notizie
Interne “Napoli, 30 luglio. S. M. il Re N. S. si è
degnata accordare a D. Gennaro Zelo, componente la
Camera di disciplina degli avvocati di Napoli, la Croce
di Cavaliere di grazia del Reale Ordine Costantiniano,
in benemerenza di aver fondata una Commenda
Costantiniana familiare”.
(23) -
Archivio Storico Diocesano di Napoli. Fondo Oratori
Privati – XII – 54 – anno 1878.
(24) -
Casale
A. - Il feudo rustico di S. Maria Salomé da Fabrizio
Maramaldo ai Buoninconto ed agli Zurlo, in Sylva
Mala I, Boscoreale 1980 (Gen. - Apr.). Il feudo rustico
di S. Maria Jacobi o S. Maria Salomé è stato anticamente
un feudo ecclesiastico. Fin dall’XI secolo nel “Nemus
Schjfati” (Boscoreale) sul confine con il territorio
di Ottajano vi era una chiesetta dedicata a Santa Maria
ad Jacobum che con convento annesso dipendeva
dall’Abbazia del S. Salvatore di Valle (Pompei). Agli
inizi del XVI sec. il feudo da proprietà ecclesiastica
passa alle dipendenze della Baronia di Ottajano. Uno dei
primi laici ad avere il titolo di “Barone di S. Maria
ad Jacoba” é Fabrizio Maramaldo (1494 c.-1552),
personaggio molto conosciuto in tutti i libri di testo
delle scuole per l’infamante pagina di storia sulla
morte di Francesco Ferrucci, ucciso a tradimento a
Firenze il 3 agosto 1530. Il Maramaldo entra
giovanissimo nell’esercito di Carlo V che gli affida
anche il comando di una delle tre schiere dell’esercito
imperiale durante l’invasione d’Italia nel 1524. Venuto
a Napoli nel 1527, dopo il sacco di Roma, partecipa alla
difesa della città contro le truppe francesi del
Principe d’Orange che l’assediavano. Quale ricompensa
del suo attaccamento alla causa spagnola e per il suo
valore militare riceve in dono da Carlo V la somma di
12.000 scudi. Ricco e famoso, nel 1532 compra le Terre
di Ottajano (Ottaviano, Terzigno, S. Giuseppe Vesuviano
e S. Gennaro Vesuviano) e con esse il feudo di S. Maria
Jacobi. Pieno di debiti per la vita lussuosa e dissipata
che conduce, abbandonato dalle milizie mercenarie, il
suo feudo passa al Principe di Molfetta, D. Ferrante
Gonzaga. Acquistato nel 1648 da D. Giuseppe delle Donne
o di Donne († 1668) il feudo passa al figlio primogenito
Nicola, indi nel 1708 alla di lui primogenita donna
Orsola. Il 20 ottobre 1710 Antonio I Buonincontro o
Buoninconti [figlio di Domenico I, Conte palatino e
Nobile di S. Miniato] sposa donna Orsola delle Donne o
di Donna. Il 1-12-1729 muore donna Orsola e il 10
settembre 1750 il suo sposo. Il loro figlio Domenico
(1716-1764) s’intesta il feudo con Decreto del
24-7-1746. Domenico II lascia un figlio a nome
Sebastiano, procreato con sua moglie donna Angela Mango.
Sebastiano sposa la Contessa donna Marianna Comez de
Silva ed ha un figlio di nome Antonio II che s’intesta
il feudo il 14-2-1769. Nel 12-9-1790 Antonio II sposa
donna Candida Vincenza Contini da cui ha Domenico III.
Questi accresce le già pingui sostanze avite sposando la
ricca donna Maria Sabina Fiordelisi la cui famiglia
aveva goduto nobiltà in Toscana fin dal 1112. Domenico
III ha tre figli, Filippo, conte, Giovanni e Antonio III,
Barone di S. Maria Jacobi che sposa donna Marianna
Vasaturo dei marchesi di Montorio. Da questi, D.
Domenico IV, D. Francesco Paolo, D. Giuseppe e donna
Maria Costanza andata in moglie al Baroncino D. Giuseppe
Zelo. |
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