
Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano,
ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano,
appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano
dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Fiore Melacrinis |
Arma:
dei Fiore di Cropani: inquartato, ai quattro gigli;
dei Melacrino, Melacrinis o Melecrinis: d'azzurro al melo al naturale
nodrito sulla campagna erbosa, fruttato e sostenuto da un
leoncino ed accompagnato a destra da tre stelle ordinate in
fascia il tutto d’oro
(1);
Altra dei Melacrinis, adottata in seguito dai Fiore
Melacrinis: partito, nel 1° di (?) al leone rampante con la
banda di (?) attraversante caricata da tre stelle di (?); nel 2°
spaccato di (?) e di (?) alla fascia di (?) attraversante sulla
ripartizione e caricata di tre rose rosse bottonate d’oro,
accompagnata in capo da un’aquila coronata di (?) ed in punta di
(?) a tre pali di (?). |

© Stemma della famiglia Fiore di
Cropani |
Individuare le origini della famiglia Fiore o de Fiore
di Cropani è impresa ardua per la carenza di documenti e
la moltitudine di omonime casate in molte città, delle
quali non si sa se imparentate o meno tra di esse.
Alcuni storici sostengono che alcuni componenti della
famiglia Fiore, iscritta al patriziato di Sorrento nel
seggio di Porta, si trasferirono in Puglia e in
Calabria. Tale ipotesi è sostenuta per le somiglianti
armi innalzate, infatti, lo stemma dei Fiore, estinta in
Sorrento, era inquartato, nel 1° e 4° d’argento al
giglio di azzurro; nel 2° e 3° di azzurro al giglio
d’argento
(2).
Un Cola di Fiore, uomo ricchissimo e
religiosissimo, nel XVI secolo fece costruire in Napoli,
nella piazza Mercato, un ospedale per gli uomini poveri
in quanto quello di S. Eligio ospitava solo donne; sotto
gli archi dell’ospedale di detto Cola,
Masaniello fece depositare gli ori, gli
argenti, le sete preziose, le carrozze e i cavalli,
razziati da palazzo
Carafa di Maddaloni
(3).
In Calabria la famiglia Fiore ottenne le
baronie di Cropani e
Simeri
poi
marchesato di Simeri,
(oggi Simeri Crichi in provincia di Catanzaro)
(4).
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Cropani
- Palazzo Fiore: veduta laterale e portale con stemma
appartenente a famiglia successiva
Per gentile concessione del dr. Giuseppe Pizzuti
|
Cropani, terra in
Calabria ultra in diocesi di Catanzaro, diede i
natali il 5 giugno 1623 a Giovanni Fiore (†
Cropani, 5.12.1683), il quale fattosi Cappuccino,
scrisse molte opere, la più importante fu "della
Calabria illustrata". Egli apparteneva all’illustre
famiglia Fiore la quale godeva della Signoria di Cropani
col titolo di Baronia
(5). |
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Orazio
Fiore (†
1708), originario di Sambiase (oggi Lamezia Terme, a
seguito della fusione con i comuni di Nicastro e di
Sant'Eufemia Lamezia) acquistò i feudi di Cropani e
Simeri da Francesco
Ravaschieri, 2° duca di Cardinale e 2°
principe di Satriano (feudi ereditati da suo zio paterno
Ettore Ravaschieri, 1° duca di Cardinale e 1° principe
di Satriano, deceduto nel 1658) con i casali e le
pertinenze, con le seconde cause e la portulania per la
somma di ducati 120.000, con Regio Assenso del 12
gennaio 1701 registrato nel Quinternione 191, f.1, seguì
l'intestazione il 10 gennaio 1702 nel Cedolario 82,
f.189. Sposò Antonia de Cordova.
Francesco Domenico,
ebbe significatoria di rilevio per le terre di Cropani e
Simeri come erede per la morte di suo padre il barone
Orazio, s'intestò le terre il 22 maggio 1715; con
privilegio dell'imperatore
Carlo VI dato il 27 luglio 1715 fu il 1° marchese di
Simeri. Il 29-06-1716 sposò a Sorrento Anna
Sersale, figlia di Fabrizio ed Elena
Marignano, da cui deriva la linea di Sorrento; la loro
figlia
Elena,
impalmò il 14-05-1738 Felice Antonio de Nobili,
trasferendosi successivamente a Sorrento. Il marchese
Francesco Domenico vendette il feudo di Simeri alla
famiglia Barreta che nel 1749 ebbe il privilegio del
titolo di duca su questa terra (il duca Giuseppe Barreta
vendette il feudo di Simeri ad Emanuele de Nobili che lo
intestò l'8 ottobre 1800); inoltre vendette il feudo di
Cropani a
Basilio
Fiore (†
1751), barone di Stalettì,
suffeudo dello Stato di Squillace, con le seconde cause
per la somma di ducati 41.600, con Regio Assenso del 20
febbraio 1734 e registrato nel Quinternione 288, f.132;
nel 1738 sposò a Stilo Anna F. Lamberti dei patrizi di
Stilo.
Pietro
(†
1795), barone di Cropani come erede per la morte di suo
fratello, il barone Basilio, ebbe l'intestazione il 20
giugno 1753.
Basilio
(†
1801), barone di Cropani come erede per la morte di suo
padre, il barone Pietro, ebbe l'intestazione del feudo
il 15 dicembre 1800; sposò Francesca
Suriano dei nobili di Crotone.
Pietro,
il 23 ottobre 1802, ebbe l'ultima intestazione del feudo
come erede per la morte di suo padre, il barone Basilio(6). |
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Cropani. A destra:
Sambiase, in diocesi di Nicastro |
Vincenzo
Fiore, figlio di
Mariano
e Camilla Tauro, sposò la nobildonna Nicoletta
Melagrino (dei Melacrino di Reggio C.)
(7).
Nel 1773 il nobile
Pietro Antonio
de Fiore, figlio di
Vincenzo,
acquistò dalla
principessa di Feroleto
(8)
per ducati 700 un vasto
territorio denominato “La Felicetta” nel
distretto della città di S. Biase, confinante da
scirocco (Sud-Est) con i beni di
Pietro
Fiore, barone di Cropani.
Il contratto d'acquisto però fu impugnato dalle città di
Nicastro e S. Biase in quanto una parte del territorio
in questione apparteneva a dette Università. |
Raffaele
Fiore acquistò il feudo Tota o
Fate presso Santa Severina dal barone Nicola
Piterà di Cutro con Regio Assenso dell'8 agosto 1798. |
I Fiore di Cropani, furono
proprietari, oltre alle terre di Cropani, in Nicastro,
anche di vaste tenute nelle località di Santo Sidero,
Monteleone e Papasidero (in provincia di Cosenza).
Nel corso dei secoli, furono conclusi matrimoni con le
più importanti famiglie della nobiltà calabrese, tra le
quali: i
d'Aquino, i de Fazzari (di Tropea), i
Gagliardi di Monteleone, i de Nobili (di
Catanzaro), i marchesi
d'Ippolito (di Nicastro), i
Piromallo di Reggio, i Romeo, gli
Schipani (di Monteleone oggi Vibo Valentia),
i de Marco (originari delle terre di Otranto,
discendenti da Toma Cantacuzeno), ed i Melacrino o
Melacrinis o anche Melecrinis (originari di Reggio
Calabria ed in seguito un ceppo trasferito a Pizzo
Calabro). |

Sambiase, Palazzo Fiore
Melacrinis
Per gentile concessione del dr. Giuseppe Pizzuti |
I Melacrinis è un’antichissima casata, proveniente dalla
Grecia Tessalonica, si insediarono in Italia a Reggio
Calabria e a Nicastro, una linea in seguito dimorò a
Pizzo Calabro, in seguito alla caduta dell'Impero
Bizantino ad opera delle armate ottomane presumibilmente
intorno al 1415/1425. I Melacrino affondano le loro
origini, nella antica stirpe imperiale dei Doukas (o
Ducas), famiglia aristocratica dell’Impero Bizantino, i
cui componenti ricoprirono importanti cariche nella
società imperiale, tra cui quelle di cesare (da Kaisar o
Dux), arconti e diversi basileus dei Romei dell’Impero
Bizantino (o Impero Romano d'Oriente), dal 1050 circa al
1315.
Furono baroni di Coccorino,
terra in Calabria ultra in diocesi di Tropea
(9),
e baroni di Joppolo,
piccola terra in diocesi di Mileto e poco distante da
Nicotera
(10);
il feudo fu acquistato da
Orazio Mottola, marchese di Amato, nel 1767 dal nobile
Giorgio Melacrinis e ne divenne il 1° barone,
già Regio Giudice a Taverna (Catanzaro), sua figlia
Francesca aveva sposato nel 1750 in seconde nozze il
nobile tavernese Alessandro
Ferrari barone di Pantane, nel
1772 lo ereditò il primogenito Francesco-Saverio
il 2° barone di Joppolo; passò al figlio primogenito di
quest'ultimo Giovan-Battista Melacrinis 3° barone
di Joppolo sino all' eversione della feudalità
(abolizione) nel 1806 ad opera del governo francese. |
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Coccorino, frazione di Joppolo. A destra:
Joppolo |
Cesare Antonio Melacrinis,
figlio ultrogenito di
Giorgio,
1° barone di Joppolo che fu sindaco dei Nobili di Pizzo
e governatore di Monteleone, e di Caterina Tranquillo,
nacque negli anni 40 del Settecento a Pizzo, in Calabria
ulteriore. Proprietario della Regia Segreteria di
Cosenza, dal 1780 curò gli interessi della cognata,
baronessa Anna Burungi, moglie di don
Francesco
Saverio, 2° barone di Joppolo.
Filippo, fratello di Francesco
Saverio e di Cesare, fu canonico. |
Stemma famiglia
Melacrinis. A destra: Arma Melacrino /
Melacrinis di Reggio Calabria |

Reggio Calabria, stemma
Melacrino |
Pasquale Melacrinis, canonico della Collegiata di
Pizzo, fu nominato vicario capitolare della diocesi di
Mileto dal 1786 al 1792.
Francesco Melecrinis, dottore in legge,
figlio di don Saverio e di donna Chiara
Costarella della città di Pizzo, sposò il 2
agosto 1774 donna Giulia
Englen, che rimasta vedova nel
1804, essendo stato assassinato il marito, donò il
giurispatronato della famiglia Melacrinis sito nella
città di Pizzo a don Francesco Englen
(10 bis).
Il barone D. Cesare Melacrinis, della linea di
Pizzo, ed il canonico Giovambattista Melacrinis
furono cavalieri di grazia nel 1816 del
Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio.
Nella Chiesa Matrice di Pizzo, risalente al XVI sec.,
dedicata a San Giorgio Martire, è presente una
cappellina con lapide sepolcrale e stemma (arma ormai
illeggibile dall’usura del calpestio), e l’iscrizione:”
HIC NOBILIS MELACRINIS DOMUS/TUMULATA QUIESCIT”; inoltre
è presente uno stemma sulla ”balaustra“ della chiesa,
nei pressi dell’altare(11).
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Pizzo Calabro - Chiesa Matrice di S. Giorgio Martire. A
destra:
Lastra Famiglia Melacrinis |

Particolare iscrizione su
lastra Famiglia Melacrinis |
Il canonico Giorgio
Melacrinis/Melecrinis (n. Pizzo, 03.07.1823 †
Napoli, 26.02.1900), donò Villa Melacrinis, ubicata in
Napoli nel quartiere Vomero, all’Ordine dei Frati minori
Gesuiti come Casa di Noviziato per i Padri Gesuiti. Fu
illustre gesuita, laureato in lettere, giurisprudenza e
teologia. La sua opera fu attiva non solo a Napoli ed in
Italia, ma anche in Francia. Alla morte dei genitori,
lasciò tutto l’ingente patrimonio in opere di
beneficenza per la città di Pizzo e per i poveri.
Contribuì alla creazione a Pompei della famosa Basilica
e dell’Istituto di scuola di Carità. Ebbe come studenti
uomini politici che raggiunsero le più alte cariche
dello stato, che lo venerarono fino alla sua morte. E’
in corso il processo di beatificazione.
Alfredo Marranzini
(12)
scrive:
“…Risale proprio al 1884 il suo incontro con P.
Giorgio Melecrinis, di cui aveva già sentito parlare
dai suoi discepoli e propri amici. … Non valgo a
descrivere – nota
Bartolo Longo - il forte entusiasmo di quel
Santo calabrese [Giorgio Melecrinis], quando nel 29
maggio 1892 io avevo raccolto il primo figliuolo di
carcerato ed era appunto un giovanotto calabrese …”
. Venne creato il primo
Ospizio per i figli dei carcerati, il primo in Italia!
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Napoli - variante arma Melacrinis. A destra:
Basilica di Pompei |
Nel maggio del 1891 furono pubblicati in italiano due
inni che la Chiesa canta ancora oggi nel giorno della
ricorrenza della Consacrazione del Tempio di Pompei. I
versi furono tradotti dal citato canonico Giorgio
(13).
Giuseppe Severino Boezio(14)
cita
Giorgio Melecrinis, Baroncino di Joppolo e Coccorino,
Principe dell’Accademia del Giglio d’Oro,
presente nell’Anfiteatro di Pozzuoli: “…i Signori
Convittori del Collegio De’ Nobili, Diretto dai PP della
Compagnia di Gesù, in Napoli, il giorno 18 settembre
1840, alla presenza di S.A.R. Il Principe D.
Sebastiano di Borbone e Braganza, Infante di Castiglia e
Gran Priore dell’Ordine
Gerosolomitano…”. |

Anfiteatro di Pozzuoli |
Il canonico
era figlio di Francesco, barone di Ioppolo e
Coccorino, e di Felicita Taccone del Marchesi di
Sitizano. Egli era l’unico maschio erede diretto del suo
nobile casato; aveva tre sorelle. Nel 1831, all’età di otto anni, fu
condotto a Napoli e affidato alle cure dei PP. della
Compagnia Gesuita per studiare nel convitto dei nobili
(15). |

Il P. Giorgio Melecrinis
(1823
† 1900) |
Studiò senza soste con l’animo rivolto a Gesù sino al
1839, ultimo anno del collegio; fu uno degli studenti
più virtuosi e brillanti, fu fregiato del giglio d’oro
per la sua maestria nel suonare. Il conte Achille Rossi,
suo compagno di collegio, lo definì una perfezione; si
fece notare anche da Mons. Gioacchino Pecci, poi
divenuto Papa Leone XIII, il quale sostò nel Collegio di
Napoli nel 1839.
Giorgio a 17 anni avrebbe voluto vestire l’abito Gesuita
ma, per non deludere il padre che aveva per lui grandi
progetti, non disse nulla ma rifiutò ogni proposta di
matrimonio che il genitore gli proponeva. Tornò nella
capitale del Regno per laurearsi in legge e nel 1853
iniziò la professione di avvocato presso la
Gran Corte
criminale e la Corte Suprema di Giustizia in Napoli.
Ogni mattina si recava nella Chiesa della Madonna delle
Grazie a Toledo per prendere l’Ostia Sacra; il 15
maggio 1848, uscendo dalla chiesa, vide un giovane
soldato a terra ferito e, incurante delle scariche di
moschetteria che si succedevano a breve distanza per i
moti rivoluzionari, lo trascinò sino al cortile di casa
dove spirò tra le sue amorevoli braccia. |

Napoli - Chiesa della
Madonna delle Grazie a Toledo, innanzi a quest'altare
Giorgio Melacrinis ogni giorno prendeva l'Ostia. |

Napoli - Via Toledo, le
barricate dei moti del 15 maggio 1848, qui il Baroncino
aiutò il soldato ferito |
|
La voce di Dio si faceva sentire sempre più nel cuore
del Baroncino, ma il padre gli negava ancora il
desiderio di entrare nella Compagnia dei Gesuiti, anzi
continuava a cercare una sposa degna di lui, tanto più
che due delle tre sorelle già avevano preso il velo tra
le Benedettine del monastero di S. Paolo in Sorrento.
La terza sorella, Anna Maria, desiderosa anche lei di
divenire sposa di Gesù Cristo, venne a Napoli con una
grave malattia; Giorgio si rivolse alla Vergine S.
Filomena, promettendo in caso di guarigione di donare
una collana di perle al Santuario di Mugnano, cosa che
fece alcuni giorni dopo per la grazia ricevuta e, quando
la sorella entrò nel Monastero di S. Paolo in Sorrento,
compose per la vestizione una messa in musica a grande
orchestra che diresse personalmente. |

Mugnano - ai piedi della
Vergine Santa Filomena il Melecrinis depose la collana
di perle |
In Calabria, il barone Francesco avviò, all’insaputa del
figlio, le trattative di nozze con la figlia di alto
funzionario dello Stato che ebbero esito positivo e così
Giorgio si trovò, senza saperlo, fidanzato
ufficialmente. Il 9 novembre del 1853 si tenne in
Catanzaro una solenne accademia letteraria e musicale in
onore di re
Ferdinando II di Borbone, che aveva
accettato il priorato perpetuo della Reale
Arciconfraternita del S. Rosario; partecipò all’evento
anche Giorgio che recitò delle ottave sul tema il
“Monarco Religioso”, riscuotendo applausi, acclamazioni
e congratulazioni per l’imminente matrimonio con la sua
fidanzata che era presente.
Il Baroncino ruppe tutte le titubanze e la stessa notte
fuggì per Napoli e cinque giorni dopo, l’avv. Giorgio
Melecrinis entrò nel noviziato della Canocchia, il 30
novembre vestì l’abito della Compagnia dei Gesuiti.
Il genitore, non ancora rassegnatosi, si rivolse
inutilmente al Re che così rispose alla richiesta: ”E chi
ti ha detto che non possa servirmi meglio adesso tra i
Gesuiti che non a casa tua?”.
Nel 1855 P. Giorgio Melecrinis iniziò il primo anno di
magistero insegnando Lettere nelle scuole di San
Sebastiano in Napoli; ritornò a Pizzo nel mese di novembre del
1857 per concludere in compagnia del procuratore
generale de Horatiis la vendita di Coccorino e a
dicembre dello stesso anno, spirando tra le sue braccia
l’amato genitore la sera del giorno 13.
Nel 1859 le orde di Garibaldi fremevano alle porte del
Regno delle Due Sicilie e i Superiori decisero di
salvare i giovani mentre i filosofi furono mandati in
Francia e in Spagna; Giorgio e i teologi Minervino, La
Pegna, Iovine ed altri furono imbarcati sul Blidah il 25
luglio del 1860 alla volta di Marsiglia.
Frate Melecrinis ricevette il 28 ottobre 1860 a Parigi
da Monsignor Mariano Ricciardi, vescovo di Reggio
Calabria, la consacrazione Sacerdotale.
Nel 1864 ritorna in Italia fissando la sua dimora a
Sorrento; dal 1870 al 1880 dimorò ad Alatri, nel 1880 fu
inviato a Marigliano, nel 1884 a Benevento, nel 1886 a
Napoli, nel 1888 di nuovo a Marigliano come prefetto
della Chiesa. Nel settembre del 1898 la residenza di
Marigliano fu chiusa e Padre Melecrinis, avanti negli
anni e indebolito dalle tante fatiche, si ritirò in
Napoli nella villa che porta il suo nome. |

Napoli - Quartiere Vomero
- Villa Melacrinis, già Macrì, abbattuta negli anni 50
del Novecento. |
Rese l’anima a Dio il 24 febbraio all’età di 77 anni.
Francesca Melacrinis (m.1921), ebbe per figlio
Salvatore Tucci (nato nel 1881 a Serra San Bruno) il
quale fu iscritto nell'Elenco Ufficiale della Nobiltà
Italiana col titolo di barone di Joppolo, Coccorino e
Coccoriello trasmissibile in linea di primogenitura(16).
Un ramo dei
Fiore esiste in Sambiase (oggi facente parte della città
di Lamezia Terme in provincia di Catanzaro) fin dalla
prima metà del Quattrocento; con Pietrantonio
Fiore (n. 1736
† ?), figlio di Gaspare e Teodora Nicotera, il
quale sposando la nobile Anna Melacrinis, figlia
del già citato Giorgio Melacrinis di Pizzo Calabro, 1°
barone di Joppolo, creò la casata
Fiore Melacrinis ed
utilizzarono indistintamente l'atavica arma dei Fiore e
dei Melacrinis.
Dal censimento del 1803 risulta che Pietrantonio Fiore e
la moglie Anna Melacrinis, il figlio vedovo Gaspare
Fiore Melacrinis nato il 9 maggio 1772, con un figlio
orfano Gustavo nato il 25 giugno 1794, vivevano a
Sambiase nell' originario palazzo Fiore.
All'età di quarant'anni Gaspare sposò in seconde
nozze Dorotea, di anni diciassette, figlia del marchese
D'Ippolito di Sant'Ippolito, con la quale ebbe tre
figli: Michelangelo, nato nel 1813, Malchiorre
e Florio.
Il citato Gustavo partecipò ai moti calabresi del 1848
di Maida, venne catturato dal generale marchese
Ferdinando
Nunziante
e condannato dal Tribunale Regio a 15 anni di ferri
unitamente al marchese
d'Ippolito
di
Sant'Ippolito (condannato invece a 25 anni di ferri);
imprigionato, scontò la pena a Ventotene fino al 1860,
quando venne liberato per l'amnistia, invece il marchese
d'Ippolito morì durante la prigionia.
Figlio di Gustavo fu
Napoleone
(1839 † 1910), quest'ultimo generò
Caio
Fiore Melacrinis (1878 † 1960), avvocato e sindaco di
Nicastro (oggi Lamezia Terme in provincia di Catanzaro),
sposato a Margherita de Marco generarono:
Serenella,
Galiana
(detta Lianella) e
Napoleone
nato il 19-10-1927 (chiamato anche Caio II, detto
Lionello). |
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Michelangelo Fiore
Melacrinis (1813
† 1878). A destra:
Pietrantonio Fiore
Melacrinis (1859
† 1932) |

Luigi Fiore Melacrinis,
figlio di Michelangelo e fratello di Pietrantonio |
La famiglia Melacrino è stata riconosciuta nobile con
D.M. 7 giugno 1900 ed iscritta nell'Elenco Ufficiale
Italiano del 1922 col titolo di Nobile (mf) in persona di
Pasquale Melacrino
(17).
Gli attuali discendenti, seguendo le consolidate
tradizioni di famiglia, esercitano la professione di
notaio e avvocato. |

Foto del nucleo familiare di S.A.R.
Umberto di Savoia, ultimo Re d’Italia, con dedica a
Donna Galiana (detta Lianella) Fiore Melacrinis |

Stemma della famiglia
Fiore Melacrinis
|
Nel 1780 fu istituito a Napoli, per la prima volta nel
Mondo, il primo Albo degli Avvocati elaborato dal
legislatore del Regno di Napoli, il cui originale è
conservato all’Archivio di Stato di Napoli; tra gli
iscritti figurano, tra gli altri, Bellissario
de
Bellis e Michelangelo
Cianciulli (Avvocati censori), Domenico
Antonio Melecrinis, Alessio del Pozzo, Carlo
Mastellone, Cesare Coppola, Cesare
della Ratta, Domenico
Ciccarelli, Ermenegildo
Albani, Filippo Sabatini
d’Anfora, Francesco
d’Alitto, Francesco e Nicola
Carrano, Francesco
Daniele, Giuseppe
Cavallo, Giuseppe e Leonzio
Ferri,
Giuseppe e Nicandro
Riccardi, Giuseppe Domenico
Longo,
Matteo
Caravita, Michele
Basile, Nicola
Cito,
Nicola Luigi e Vincenzo
Mancini, Pasquale
d’Auria, Trojano Petra, ed altri. |
,%20stemma%20de%20Fiore.gif)
Fuscaldo (Cosenza),
stemma de Fiore |
Un
doveroso ringraziamento all'avv. Antonio Fiore
Melacrinis, al dr. Giuseppe Pizzuti e al sig. Mike Fiore per la preziosa
collaborazione. |
_________________
Note:
(1)
– Francesco Bonazzi di Sannicandro, “Famiglie Nobili e
titolate del Napolitano”, Arnaldo Forni Editore, 2005
(2)
– Biblioteca Nazionale di Napoli – Manoscritto X.A.42.
(3)
– Aurelio De Rose, “I Palazzi di Napoli”, Newton &
Compton Editori, 2004
(4)
– Archivio di Stato di Napoli – Tavole genealogiche di
Livio Serra di Gerace, Vol. 3 pag. 1044.
(5)
– Vito Capialbi da Monteleone, “Bibliografia degli
uomini illustri del Regno di Napoli”, Napoli 1827
(6)
–
Mario Pellicano Castagna “La Storia dei Feudi e dei
Titoli Nobiliari della Calabria” Vol.II pagg. 197-198
Editrice C.B.C. 1996.
(7) – Livio Serra di Gerace,
op. cit.
(8)
– Vincenza Maria d’Aquino (n. Napoli 15-12-1734 + ivi,
8-10-1799), principessa di Feroleto dal 1737, 7^
Principessa di Castiglione, 8^ Principessa di Santo
Mango, 2^ Duchessa di Nicastro, 8^ contessa di Martorano,
Signora di Falerna, Motta Santa Lucia, Sanbiase,
Serrastretta, Turboli, Zagarise.
(9)
– Giuseppe Maria Alfano, “Istorica descrizione del Regno
di Napoli, divisa in dodici provincie”, 1795 .
(10)
–
Simone Cesare Lombardi, “Il Poro e le coste di capo
Vaticano, Guida Ambientale, Culturale e Turistica”, Ed.
Rubbettino, pag.39. Lo stemma Melacrino di Reggio
Calabria in bianco e nero è tratto da: “Per uno
stemmario Reggino”, a cura di Arturo Nesci di
Sant'Agata, in “Calabria Sconosciuta”, rivista
trimestrale di cultura e turismo, anno II - n. 5
(gennaio-marzo 1979).
(10 bis) - Franz Von Lobstein, "Settecento
Calabrese", Fausto Fiorentino, Napoli 1973
(11)
– Vedi: http://www.italiavirtualtour.it/dettaglio.php?id=95831
(12)
– Atti del Convegno storico promosso dalla Delegazione
Pontificia per il Santuario di Pompei, “Bartolo Longo e
il suo tempo”, Pompei 24-28 maggio 1982, pagg. 315-318,
capitolo “Bartolo Longo ed i Gesuati”.
(13)
– Bartolo Longo, “ Il Barone Giorgio Melecrinis”,
d. C.d.G, bozza di stampa, in ABLP, corrisp. N.2206,
ined.
(14)
– Giuseppe Severino Boezio, “Anfiteatro di
Pozzuoli, Accademia di Belle Lettere d’Arti”, pag. 6.
(15)
– "Lettere edificanti della Provincia Napoletana della
Compagnia del Gesù", Serie IX n. 1, Gennaio 1901.
(16) -
Mario Pellicano Castagna "La Storia dei Feudi e dei
Titoli Nobiliari della Calabria", Vol.II pag. 353,
Vol.IV pag.220: Editrice A.B.C.1996.
(17)
– Vittorio Spreti, "Enciclopedia Storico-Nobiliare
Italiana", Arnaldo Forni Editore-
|
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