
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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A cura di Sabato D’Alessio |
Arma:
ramo di Calvanico: d’azzurro, al semivolo d’argento
sormontato da 3 stelle d’oro male ordinate;
ramo di Capaccio: d’azzurro, alle tre stelle d’oro poste
in palo ed accompagnate da due semivolo spiegati d’argento.
ramo di Marigliano:
d'azzurro, alla gemella posta in banda, accostata in capo da 3
monti, il tutto d'argento.
Titoli: nobili di Montecorvino, di Cava, di Avellino, di
Amalfi, di Marigliano, di Montescaglioso, di Foggia, di Nocera, di Calvanico,
di Capaccio.
Dimore: Cava de’ Tirreni, Nocera Superiore, Avellino,
Calvanico, Nusco, Marigliano, Montecorvino Rovella, Giffoni Valle Piana,
Olevano sul Tusciano, Capaccio, Montescaglioso (MT). |

© Stemma famiglia D'Alessio |
La famiglia
D’Alessio, come per numerose antiche famiglie del Regno
di Napoli, ha un' origine patronimica. I primi
componenti appartenenti al ceppo salernitano furono
abitanti di Cava de’ Tirreni, com’è riportato nello
stesso Liber Familiarum presso la Badia di Cava, a
partire dal 1240 circa. Ebbero come possedimenti diverse
terre nella zona a sud di Cava, proprio a confine con
Vietri e con Salerno, tale che anticamente il casale
prese il nome della stessa famiglia D’Alessio. Infatti
già a partire dagli inizi del XVII secolo, nelle famose
cartine dell’atlante geografico del Blaeu, edizione
1640, tavola del
Principato Citra
olim Picentia, si può vedere come era indicato il casale
Alessij nei pressi di Salerno. Ciò significa che il
luogo aveva tale denominazione da tempo immemore, e che
attualmente questo luogo viene denominato come la
frazione Alessia. Anticamente la famiglia D’Alessio,
nobile di Cava, costruì un palazzo proprio nel casale
Alessia, che purtroppo fu demolito durante il tragico
alluvione del 1954 avvenuto a Salerno. Dalla famiglia
D’Alessio di Cava discesero i ceppi principali in
Napoli, in Irpinia, ovvero di Avellino, di Nusco, quindi
di Giffoni e di Montecorvino, di Calvanico, Nocera, di
Capaccio, e di altri paesi.
Nel corso degli anni, nei vari libri e documenti
notarili consultati presso biblioteche e presso
l’archivio di Stato di Salerno, archivio diocesano,
archivi parrocchiali, la famiglia D’Alessio, e mi
riferisco sempre al ceppo campano," viene citata con le
diverse varianti: Fil. Alexio, de Alexio, de Alessio, de
Alesio, d’Alessio, Alessio, Alessi, Alesia.
Michele De’Santi, nei suoi scritti sulle Famiglie
Nocerine, e sul Santuario di Materdomini, la inserisce
tra le famiglie sovventrici della corte angioina dal
1269, nonché titolare di diversi patronati in Taverne e
Nocera Superiore. Il De Crescenzo, nel Dizionario degli
illustri Salernitani descrive appunto come la famiglia
D’Alessio fosse tra le patrizie nocerine.
Tra i personaggi più illustri del ceppo campano vi sono:
Renzo d’Alessio chirurgo di Re
Roberto d’Angiò.
Nella chiesa di Sant’Agostino alla Zecca in Napoli, vedi
Cesare D’Engenio, Napoli Sacra, 1624, pag. 387, è
riportata la sua epigrafe sul marmo della cappella di
S.M. del Soccorso: |
Hic iacet corpus
viri nobilis domini Rencij de Alexio de Neap.
Militis Regij Cirurgici,
qui odijt Anno Domini 1310. |

Napoli, Chiesa di S.
Agostino alla Zecca |
Nel 1393, quasi certamente suo discendente, ebbe la
medesima carica un altro Renzo d’Alessio chirurgo
di re Ladislao di Durazzo
(1).
Giacomo d’Alessio (Jacobello, meglio noto come
Cubello) di Avellino, nato intorno al 1370, fu nobile,
notaio, fedele e familiare di
Sergianni Caracciolo,
tra l’altro suo coetaneo, appartenente allo stesso ramo
de’ d’Alessio di Calvanico, Giffoni e di Montecorvino.
Bernardo e Alessio d’Alessio, nobilitati da
Alfonso II d’Aragona
il 24 giugno del 1494 in Montecorvino (Salerno), insieme
ad altre 22 famiglie del luogo, per aver sostenuto in
fatto d’armi Alfonso il Magnanimo, assediato nel
castello Nebulano, e per essere discendenti degli
antichi patrizi picentini;
Ludovico, Carlo ed Alessandro d’Alessio,
feudatari, militi, giureconsulti e governatori dello
Stato di Sant’Angelo de’ Lombardi, affidatogli nel 1601
per 1000 ducati l’anno dalla contessa Caterina
Caracciolo moglie di Ettore
Pignatelli
duca di Monteleone
(2),
come riporta anche l’epigrafe del prestigioso monumento
sepolcrale situato nella navata destra della Chiesa del
SS. Salvatore di Calvanico (Sa). |
 |
Sepolcro di Carlo D'Alessio in Calvanico
(Sa) |
 |
Maurizio d’Alessio, fratello di Carlo e Alessandro,
giureconsulto, milite, cavalier aurato, conte palatino,
nato tra il 1570 - 1580. Nell’anno 1605 con la morte di
Carlo, Alessandro, e del loro padre Ludovico, fece
costruire un imponente monumento funebre dedicato al
fratello Carlo. Siccome nei suoi scritti si dichiara,
come era uso nel Regno di Napoli ai tempi de’ vicerè
spagnoli, Mauritio De Alesio a Villano Sanctiseverini, a
parte il Toppi, che nell’indice della sua Biblioteca
Napoletana lo indica correttamente come Mauritio
d’Alessio Villano, tutti gli altri storici, tra cui lo
stesso Lorenzo Giustiniani, Memorie degli scrittori
legali del Regno di Napoli, vol. 1, pag. 45, per errore
scrivono che egli fosse nativo di Villa, frazione di
Calvanico. Invece Villano Sanctiseverini era il cognome
della madre, appartenente appunto alla nobilissima
famiglia
Villani
di Nocera e Sanseverino. Ciò si evince chiaramente anche
dallo stemma bipartito ai lati dello stesso sepolcro di
cui sopra. Giuseppe Passaro, op. cit. dichiara che
Ludovico, insieme a Giovanni fosse di Nusco, ma si
ritiene che la famiglia avesse proprietà e riferimenti
in Calvanico già a partire dal 1455, anno in cui proprio
nella medesima chiesa del SS. Salvatore ebbe inizio il
patronato della loro cappella gentilizia intitolata a S.
Giacomo, fino al 1768. Maurizio, scrisse: Breviloquium
confessionum civilium et criminalium ac renunciationum.
Napoli, 1605, dedicata al principe Camillo Caracciolo di
Avellino; Concordia Fratrum, Napoli 1607, dedicata
appunto al principe Ettore Pignatelli di Monteleone. |

Cappella D'Alessio,
stemma partito D'Alessio e Villani |
Maurizio d’Alessio, architetto e scultore, nato intorno al
1670, e quasi certamente appartenente al medesimo ramo
del precedente, attivo in Brindisi ed Altamura, progettò
la decorazione a stucco per la volta del coro
dell’Abbazia benedettina di san Michele Arcangelo in
Montescaglioso
(3).
Ricordiamo inoltre che proprio a Montescaglioso la
famiglia D’Alessio era già presente, e di chiaro
lignaggio.
Dal ramo di
Calvanico, Giffoni, Montecorvino
(3 bis) discesero i D’Alessio
di Capaccio, infatti in un atto notarile del XVIII
secolo, presso l’archivio di Stato di Salerno, vengono
citati i fratelli d’Alessio di Calvanico come creditori
per la somma di 2.500 ducati dal barone di Albanella,
che era un d’Orsi di Calvanico, e che appunto in cambio
di tale somma vennero trasferiti terre e possedimenti
nella zona di Capaccio. I D’Alessio di Capaccio nell’800
furono tra i latifondisti più grandi della piana del
Sele, in quanto i loro territori si estendevano per
oltre 200 tomoli. Costruirono un imponente palazzo
gentilizio, datato appunto 1790, dove al centro del
portale campeggia lo stemma coronato. Ricordiamo tra gli
altri il cavaliere D. Pantaleone d’Alessio
che ricevette in enfiteusi dal clero della Chiesa di San
Pietro in Capaccio la famosa tenuta Vannulo, insieme a
molte altre terre
(4). |

Capaccio (SA), Palazzo D'Alessio |

Stemma D'Alessio di
Capaccio (SA) |
I D’Alessio
nobili di Montecorvino, discendono invece da Bernardo ed
Alessio, probabilmente cugini. Il primo dei quali debba
identificarsi in quel Bernardo de Alexio, citato
in diversi atti del notaio Antonello di Dario di Giffoni
a partire dal 1487, come Annales Judex in Ornito,
casale del territorio di Giffoni, ma molto più vicino a
Montecorvino, e proprio a ridosso dell’antico castello
Nebulano, dove fu difeso
Alfonso il Magnanimo.
Da questi due cugini, dopo la concessione di nobiltà del
1494, i rami primogeniti si stabilirono a Montecorvino,
mentre i rami cadetti rimasero a Giffoni Valle Piana,
tra i casali di Ornito e Jaconolupi. A dimostrazione che
i D’Alessio di Montecorvino, Giffoni e Calvanico
appartenessero al medesimo ceppo, vi sono i numerosi
documenti notarili consultati, come dai seguenti esempi:
atto notarile in Giffoni, del 1651, presso il casale di
Jaculinupi (Jaconolupi), tra Beatrice D’Alessio
figlia del quondam Giuseppe del casale di
Calvanico, moglie di Giovanni D’Amato, sorella di
Bernardo, Luca e Felice, nonché cugina
di Paolo e Andrea. Sembra una coincidenza
che il nome di Bernardo D’Alessio si replicasse a
distanza di 150 anni circa, dal 1494, oltre che in
Giffoni, anche in Calvanico. |
 |
Atto notarile di D'Alessio in Giffoni e Calvanico,
composto da varie pagine |
 |
In Montecorvino vi furono diversi personaggi illustri
tra cui ricordiamo:
Innocenzo D’Alessio, che nel 1638 insieme ai
deputati Giovan Francesco Maiorini, capitano Antonio
d’Enza,
Giovanni Martino de Rodoerio, Diego D’Enza, Matteo
Serfilippo, Francesco
de Simone,
Vitantonio Sparano, Francesco Antonio Pico e Bernardino
Budetta fecero in modo che la vendita del territorio di
Montecorvino prevista da Filippo III di Austria e IV di
Spagna al principe D. Giulio
Pignatelli di Noia,
per la somma di 48.392 ducati, non ricevesse giammai
l’assenso regio
(5).
Carlo D’Alessio, come il domino Carlo del ramo di
Calvanico, fu nel XVIII secolo sindaco della Università
di Montecorvino, nonché marito di Lucrezia de Angelis
appartenente alla nobile famiglia di Montecorvino, dello
stesso ramo de’ marchesi di Trentinara.
Giacomo D’Alessio, nobile di Montecorvino,
sposato con Lucrezia
Strambone
de’ duchi di Salza e principi di Volturara Irpina
(6).
Giovan Battista D’Alessio fu Lettore
generale e già Ministro provinciale di Principato
dell’Ordine de’ Minori osservanti. Stampò nel 1667
Meditationi per tutti li giorni dell’anno, in Napoli
(7).
Felice, Andrea, e Marco D’Alessio, attivi tra il
XVI e XVII secolo come giudici annali e pubblici notai.
I nomi di Felice e Andrea erano usati anche nel ramo di
Calvanico.
D. Francischettum de Alexio de Monte Corbino
(Montecorvino) U.J.D.
tra i nobili picentini a Napoli nel XVI secolo, come
scrisse il barone Michele Cioffi di Sancipriano, nella
Rivista araldica;
fu Regio Uditore in provincia di Lucania(7bis).
Domenico D’Alessio sindaco di Olevano sul
Tusciano, venne nel XVIII secolo ingiustamente
scomunicato dal vescovo di Salerno
(8).
|
I d’Alessio
possedevano in Napoli nella Chiesa di Sant’Agnello una
cappella gentilizia. Nel 1537 Andrea d'Alessio fu
tra gli estauritari di Sant'Agnello insieme a Ferdinando
d'Aragona duca di Montalto, Giov. Franc.
Poderico,
Giov. Franc.
Gaetani e
Girolamo Bona nel 1537. |
Per quanto riguarda il ramo napoletano,
oltre ai suindicati Renzo chirurghi del re Roberto e del
re Ladislao, citiamo ancora:
Antonio ed Andrea Simone D’Alessio possessori
della cappella gentilizia nella chiesa di Sant’Agnello a
capo Napoli
(9).
Carlo D’Alessio, famoso giureconsulto,
espertissimo nelle materie legali, nato nel 1659 a
Napoli
(10), amico di Donato Antonio
de Mariniis,
con il quale scrisse numerose opere di diritto.
Giovanni D’Alessio, Portiere del Sacro Regio
Consiglio, vedi i Registri della cancelleria Angioina.
Lucrezia D’Alessio, appartenente alla pregevole
Compagnia
dell'Augustissima Disciplina della Santa Croce
(10 bis).
|
Il cognome
D’Alessio, oltre ad avere una diffusione nel
salernitano, con una concentrazione più estesa tra
Capaccio, Nocera, Giffoni e Montecorvino, si trova anche
ai confini della Campania, per esempio a Rofrano era da
tempi antichi, ma anche in Calabria, in Puglia, in
Basilicata per esempio il ceppo di Montescaglioso è
molto antico, di cui si ricorda il deputato Francesco.
In Calabria secondo alcuni storici antichi, come il
Perrimezzi, San Francesco di Paola, fondatore
dell’Ordine dei Minimi, apparteneva alla famiglia
D’Alessio, facendola discendere dai nobili siciliani.
Infatti anche in Sicilia la famiglia D’Alessio, nel XIV
secolo de Alexio, e successivamente Alessi, fu nobile in
Messina, Enna, Nicosia, Marsala, ed ebbe diversi titoli
baronali tra cui Pasquali, Nissuria, Sisto. Il Mugnos la
vuole far discendere da Partenio e Guidone d’Alessio, di
origine romana, già al tempo di re Ludovico. Arma de’
D’Alessio siciliani è d’oro alle 3 rose di rosso,
disposte 2 e 1, oppure male ordinate. Un ramo de’ baroni
di Sisto si trasferì a Napoli, con Gian Domenico (†
1625),
siciliano, che divenne capitano supremo delle
artiglierie, con una lapide,
posta dalla moglie Giulia Vasquez e dal figlio Carlo,
fu ricordato in Castel dell’Ovo
(10 ter). Il
figliuolo Carlo, sposò una
Bonito,
e nel 1650 fu aggregato alla nobiltà di Amalfi
(11). In
effetti la famiglia D’Alessio era presente in costiera
amalfitana, sempre appartenente al ceppo di Cava sin dal
1271, con Pietro e Giacomo, vedi Matteo Camera,
importante scoperta del famoso Tareno di
Amalfi……..Napoli, 1872, pag. 34, nonché anche un ramo a
Gragnano.
Non si riscontrano documenti che potessero confermare
l’appartenenza al medesimo ceppo familiare, de’
D’Alessio di Foggia, Andria, Montescaglioso, Rofrano,
Paola, di Sicilia, in quanto potrebbero avere una
origine completamente differente, oppure, visto che la
famiglia napoletana e salernitana fin dai tempi degli
angioini era al servizio dei re di Napoli, e al seguito
di potenti famiglie come i Caracciolo ed i Pignatelli,
sarebbe possibile che componenti della stessa si
trasferirono un po’ in tutto il Regno.
In ultimo, esisteva una nobile e antica famiglia
D’Alessio anche a Roma, vedi Teodoro Amayden, Storia
delle famiglie Romane edita dal Collegio Araldico.
|
Nel XV
secolo un ramo dei d'Alessio picentini si stabilì in
Marigliano, propriamente nel casale di San Vitaliano(12) tra
cui nei fuochi del '500 compare anche Renzo De
Alexio, probabile discendente dei chirurghi reali. Il
personaggio più famoso di questo ramo fu il nobile
notaio Pacello D'Alessio, che fece costruire nel
1557 un imponente palazzo sito in Via Giannone. Pacello,
ebbe possedimenti e palazzi anche in Napoli città(13) a
confine con proprietà de'
Caracciolo
con i quali già anticamente avevano rapporti economici
(vedi Cubello De Alexio di Avellino). I D'Alessio
di Marigliano ebbero la sepoltura gentilizia presso il
Convento di San Vito, dove attualmente si conservano,
all'interno del chiostro, due splendide lapidi
raffiguranti il loro stemma gentilizio. Una delle lapidi
con lo scudo a testa di cavallo, risalente sicuramente
ai primi del '500, epoca di fondazione dello stesso
convento, a cui i D'Alessio contribuirono nella
costruzione con donazioni. Lo stemma, identico a quello
indicato da Gennaro De Crescenzo, nel Dizionario storico
- biografico degli Illustri Salernitani, stampato a
Salerno nel 1927, alla voce di Giovan Battista
D'Alessio di Nocera Superiore (Sa), rappresenta lo
stemma antico della famiglia campana, prima dell'uso del
semivolo de' rami di Calvanico e Capaccio, e dove i 3
monti furono aggiunti per indicare la loro provenienza
picentina - irpina. |
%20Via%20Giannone.gif) |
%20Chiostro%20San%20Vito.gif) |
Marigliano (NA), a
sinistra: stemma D'Alessio in Via Giannone; a destra
stemma D'Alessio nel Chiostro San Vito |
Marigliano (NA), Chiostro
San Vito, stemma D'Alessio |
%20Via%20Boschetto.gif)
Marigliano (NA), Via
Boschetto, stemma D'Alessio |
Marigliano (NA), Corso
Umberto, ex Palazzo D'Alessio, portale e stemma |
Si ringrazia il prof. Andrea Amato per la segnalazione,
grazie ai suoi articoli internet di "Sillabe di Arte". |
Sepolcro
Pinto-D'Alessio di Cava |
Camilla
D'Alessio sposò Giovan Maria
Pinto; la
loro figlia, Olimpia, morì in tenera età ed i genitori,
a perenne ricordo, fecero costruire nel 1528 un sepolcro
nella Cattedrale di Cava. |

Monumento Pinto -
D'Alessio cattedrale di Cava 1528 |

Stemma Pinto |

Stemma D'Alessio |
_________________
Note:
(1)
-
Alessandro Cutolo, Re Ladislao D’Angiò
Durazzo, Napoli 1969, pag. 158.
(2)
- Giuseppe Passaro, Nusco, Città dell’Irpinia, Napoli,
1974.
(3) - E.C. Bianco,
Maurizio d'Alessio, Progetto per gli stucchi della volta
del coro della chiesa abbaziale di San Michele Arcangelo
a Montescaglioso, in Splendori del barocco
defilato. Arte in Basilicata e ai suoi confini da Luca
Giordano al Settecento, a cura di E. Acanfora,
Firenze 2009, p. 150.
(3 bis) - Le
famiglie che furono separate dal ceto popolare il 24
giugno del 1494 a Montecorvino furono 23, tra le quali:
Carrara,
Morese,
D'Enza, Budetta, Cesaro, Serfilippo, D'Agostino, D'Arminio,
Aggiutorio (o Aitoro), Piccolo, Damoledede, Sparano, Giudicemattei,
Maiorini, Olivieri, Cavaliero, Franchini, De Angelis,
Pico, Meo, Negri, Copeti, e D'Alessio (vedi nota 5).
Gran
parte di dette famiglia non erano originarie di
Montecorvino; erano al seguito di Alfonso d’Aragona
rifugiatosi nel Castello di Nebulano. I Budetta e i De
Angelis erano di Nocera, i de Angelis anche di Avellino,
insieme ai D'Arminio e Aggiutorio (Aitoro), gli Sparano
erano di Tramonti, i d'Agostino di Salerno, i Carrara
provenivano dai nobili Carrara signori di Padova, i
Morese furono feudatari di Montella, in Irpinia ai
confini con Nusco, i Negri noti anche come de Nigriis
erano di Campagna, i Copeti di Eboli, i D'Enza di
Olevano.
I D'Alessio erano di Ornito, confinante con
Montecorvino, ma nel territorio di Giffoni.
(4)
-
Collezione delle leggi e de’ decreti
reali del Regno delle due Sicilie, anno 1837 semestre I,
pag. 114.
(5)
- Serfilippo, Ricerche storiche su Montecorvino, anno
1856.
(6)
- Carlo de Lellis, Discorsi delle famiglie Nobili del
Regno di Napoli, parte seconda, Napoli, 1663, pag. 317.
(7)
- Toppi, Biblioteca Napoletana, 1678.
(7bis)
- Camillo Borrello, Consiliorum, 1598,
stampato a Venezia, pag. 99.
(8)
- Ernesto Jannone, Olevano sul Tusciano, 1988.
(9)
- Cesare D’Engenio, Napoli Sacra, 1624, pag. 215.
(10)
- Lorenzo Giustiniani, Memorie degli scrittori legali
del Regno di Napoli.
(10 bis) - "Donna
Lugrecia de Alexio", vedi Comm. Stanislao D'Aloe "
Storia dell'Augustissina Compagnia della Disciplina
della Santa Croce", Napoli Tipografia Di Gennaro Tizzano.
(10 ter) -
Gaetano Nobile, Napoli e i luoghi celebri delle sue
vicinanze, Napoli, 1845, vol. 1°, pagina 278.
(11) - Vittorio
Spreti, “Enciclopedia storico-nobiliare Italiana”,
Arnaldo Forni Editore.
(12) -
Ricciardi, "Marigliano ed i comuni del
suo mandamento", Napoli 1891-93.
(13) - Antonio Illibato,
"Il Liber Visitationis di Francesco Carafa nella diocesi
di Napoli (1542 - 1543)", stampato a Roma nel 1983.
|
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volume in preparazione di "LA STORIA DIETRO
GLI SCUDI"
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