
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Famiglia Fava |
A cura del dott.
Giuseppe Pizzuti |
Arma:
d'argento, alla campagna di verde sostenente un leone di rosso,
tenente nella branca destra un mazzetto di fave al naturale, ed
addestrato da un cervo del medesimo.
Altra:
d'argento, al leone di rosso movente da una terrazza di verde,
tenente con la branca anteriore destra un fascio di fave al
naturale, addestrato da una Cerere al naturale portante con la
sinistra tre spighe di frumento dello stesso. Il tutto abbassato
sotto il capo dell'impero.
Titoli:
Patrizio di Amantea, Barone |

Stemma Fava di Amantea |
La famiglia
Fava è una delle più antiche del
Patriziato di Amantea,
Città
Regia di
Calabria Citra,
ascritta al Sedile Chiuso
(1),
intitolato a San Basilio,
che godeva per effetto di speciali concessioni, e
segnatamente della Regia
Carta del 1682 concessa da
Re Carlo II
d'Asburgo-Spagna, della privativa
facoltà di aggregare, e del diritto di chiedere ed
ottenere il Regio Assenso sulle nuove aggregazioni. Le
altre famiglie aggregate al Seggio erano:
Alimena,
d'Amato, Aurati (aggregata nel 1692),
Baldacchini,
Carratelli,
Cavallo,
Cozza, d'Epiro (aggregata nel 1736), Gracco, Iacuzzi
(aggregata nel 1692), Gioeli,
Lauro,
de Luca, Marino, de Martino (aggregata nel 1635 nella
persona di Scipione), Mendozza, Mileti (aggregata nel
1692),
Mirabelli,
Pagano,
Paola,
Perrone
(aggregata nel 1581), Piciccio (aggregata nel 1692),
Attafi de Rempischis, Ranieri (aggregata nel 1692), de
Regibus (aggregata nel 1658),
Ruffo,
Ruggi d'Aragona (aggregata nel 1635),
Sacchi,
Sanseverino, Santangelo, Siscari, Stante,
Tortorella. |
Arma del Sedile di Amatea:
d'azzurro, al castello d'oro, merlato e torricellato di tre
pezzi, terrazzato di verde. |

Stemma della Città Regia
di Amantea |
Giulio
Cesare
Fava († 22 luglio
1570), per essersi distinto nella
Battaglia di Pavia,
nel 1541 fu nominato dall'Imperatore
Carlo V
Miles Aurato,
acquistò da Giovan Vincenzo
Curato
il Mulino feudale di
Amantea (feudo
fiscale), composto dall'orto e da due mulini, uno di
essi detto di Catocastro prende il nome dell'omonimo
torrente e dell'antico quartiere di Amantea, seguì il
Regio Assenso il 9 gennaio 1550, registrato nel
Quinternione 63, foglio 189, nel Cedolario 74, foglio
552.
Carlo, il 27 settembre 1571 ebbe significatoria di rilevio per i due
muluni di Catocastro in Amantea, come erede per la morte
di suo padre Giulio Cesare, intestato nel Cedolario 73,
foglio 48t.
In una relazione allegata al Cedolario 74, foglio 552,
si scrisse che il feudo in parola pervenne in possesso
di Virginia Fava, di cui non si precisa il
rapporto di parentela con Carlo Fava; e che da Virginia
passò per vendita, nel 1636, a Francesco Cavallo, e da
questi al Convento di San Frncesco di Amantea.
Matteo Fava, il 14 giungno 1694 si intestò il giardino ed il muluno
feudale in Amantea, per azione di rivendita e
transazione ed accordo col Regio Fisco, come risulta dal
Cedolario 74, foglio 552.
Francesco Fava († 15 febbraio 1777), in occasione delle sue nozze con
Lucrezia Camalda Micelli, ebbe refuta e donazione del
mulino ed orto feudale sito in Amantea, con Regio
Assenso del 16 marzo 1717, registrato nel Quinternione
222, foglio 45, ed intestato il 7 luglio 1718 nel
Cedolario 75, foglio 208. Nella successiva relazione per
l'intestazione nel Cedolario 78, foglio 267, invece si
scrisse che Matteo aveva venduto il feudo al figlio, per
il prezzo di ducati 2050, e si riportarono gli estremi
del Regio Assenso.
Daniele Antonio, il 21 gennaio 1783 ebbe l'ultima intestazione del Mulino e
Giardino feudale in Amantea, per successione al Barone
Francesco suo padre, deceduto in Amantea, Cedolario 78,
foglio 267. Sposato a Candida
Ferrari
ha avuto come
figli: Bartolomeo (Amantea, 1753 † ivi, 1825),
sacerdote; Giulio Cesare (Amantea, 1739 † 29
luglio 1837), fu Fiscale in Amantea e Nocera, nei
rivolgimenti
repubblicani
di fine secolo mantenne esposta la fedeltà alla Casa
Borbone, per cui venne imprigionato, tenuto nelle
carceri sulle Alpi, i beni sequestrati, così che la
consorte Laura Procida
Stocco, si trovò
costretta ad andare latitante, e, durante l'assedio di
Amantea, nel 1807, inquadrò ed armò tutta la servitù, di
casa e di campagna, e, cavalcando alla loro testa, corse
a combattere dove più era necessario. Con la
restaurazione,
Re Ferdinando I di
Borbone nominò il Barone
Giulio Cesare Direttore dei Dazi indiretti di Teramo,
poi a Napoli, Direttore dell'Amministrazione delle Carte
da gioco. Nel 1821 rientrava nella Direzione dei dazi
indiretti, prima a Cosenza, e poi a Salerno, nel cui
settore ebbe il grado di Amministratore generale, ed ivi
si stabilì con la famiglia. Ebbe conferita la
Croce di Cavaliere
dell'Ordine di Francesco I. |

Amantea, lapide in
memoria dell'assedio francese |
Francesco Saverio Fava (Salerno, 16 luglio 1832 † Roma, 2 ottobre 1913), figlio di
Francesco e di Nicoletta Profitti di Brescia, fu
introdotto agli studi dallo zio Anselmo, decano
dell'Abbazia di Cava dei Tirreni, convincendo suo
fratello Francesco ad affidargli il giovane Francesco
Saverio. Conseguiti i primi studi, li proseguì a Napoli
laureandosi in giurisprudenza, intraprese la carriera
diplomatica che proseguì al servizio del nuovo Regno
d'Italia, l'apice lo raggiunse con la nomina (il primo)
di Ambasciatore presso gli Stati Uniti d'America. Re
Vittorio Emanuele III lo nominò Senatore del Regno
d'Italia, e nel 1901 gli concesse il privilegio del
titolo di
Conte. Nel 1863 era stato nominato Cavaliere dell'Ordine dei Santi
Maurizio e Lazzaro.
Alberto Fava, di Salerno, avvocato in Torino, pronipote dell'Ambasciatore
Francesco Saverio ha scritto una monografia su di lui. |
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Oratorio dei Nobili di Amantea, annesso
alla chiesa di San Bernardino da Siena, sede
dell'Arciconfraternita Nobile e Patrizia dell'Immacolata
Concezione, anno 1592 |

Amantea, chiesa di San Bernardino da
Siena, scultura della Madonna eseguita da Antonello
Gagini (Palermo, 1478 †
ivi,
1536), commissionata dal nobile Nicola di Amantea, anno
1505 |
DI SEGUITO PRESENTIAMO GLI STEMMI DI ALCUNE FAMIGLIE DEL
PATRIZIATO DI AMANTEA: |
Arma Cozza: d'oro, alla sbarra di nero caricata di tre conchiglie d'argento.
Altra:
d'azzurro, alla fascia cucita di nero caricata di tre
conchiglie d'argento. |
Arma de Luca: d'azzurro,
al leone d'oro lampassato di rosso sormontato da una
crocetta d'argento ed attraversato da una banda del
medesimo caricata da tre rose di rosso gambute e
fogliate di verde. |
Arma Mileti: d'azzurro, al pino al naturale nodrito dalla campagna di verde,
sostenente un uccello fermo del secondo e sormontato da
tre stelle (5) d'oro ordinate in banda. |
Arma Sacchi: d'argento, al leone di rosso rivoltato.
Altra: d'azzurro, al leone cucito di rosso.
Altra:
d'oro, al leone di rosso.
Altra: d'argento pieno. |
Arma Stante: d'azzurro, a due leoni controrampanti tenenti con le branche
anteriori una colonna, il tutto d'oro.
Altra: di verde, a due leoni controrampanti tenenti con le branche
anteriori una colonna, il tutto d'oro, al capo d'argento
caricato del mistero della SS. Annunciazione. |
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Note:
(1)
- Piazza o Sedile chiuso erano dette
quelle città nelle quali “per titolo implicito di
antichissima consuetudine, o per titolo esplicito di
sovrana concessione, la Nobiltà composta di determinate
famiglie, costituenti un corpo o collegio affatto
separato dalla rimanente parte della cittadinanza e
dallo stesso governo municipale, e con diritto di
discretiva di alcuni offici del governo medesimo, godeva
eziando delle prerogative di procedere liberamente e
privatamente alle novelle aggregazioni, senza che altri
in suo dissenso, avesse potuto ciò ottenere per
giustizia; e di potersi radunare senza intervento del
Regio Ministro”. Carlo Mistruzzi di Frisinga,
“Trattato di diritto nobiliare italiano”, Giuffrè,
Milano 1961, massima 42.
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Bibliografia:
- Mario Pellicano Castagna “La Storia dei
Feudi e dei Titoli Nobiliari della Calabria” Vol.I,
Frama Sud 1984.
- Umberto
Ferrari,
“Armerista Calabrese”, La Remondiniana, Bassano del
Grappa 1971.
- Gustavo Valente, “Storia della Calabria nell’età
moderna” Vol.III, Ferrari 2017.
- Mario Pellicano Castagna, “Le ultime intestazioni
feudali in Calabria”, Effe Emme 1978.
- Ottavio Serena, “Della Città di Amantea e
principalmente di una delle sue nobili famiglie”,
Stamperia della Regia Università, Napoli MDCCCLXVII.
- Enciclopedia Treccani.
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Sitografia:
-
https://www.giornalediplomatico.it/libro-su-carriera-di-fava-primo-ambasciatore-del-regno-daitalia-negli-usa.htm
- https://www.storiadigitale.it/portale-della-storia-degli-italiani/#:~:text=realizza%20la%20duplice%20finalit%C3%A0%20di,%2C%20Archivi%20parrocchiali%2C%20Archivi%20diocesani |
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