
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
|
A cura del dr. Giuseppe Pizzuti |
Arma:
di Roma e Lecce: scaccato d'argento e d'azzurro
di otto file, alla banda d'oro attraversante sul tutto,
col capo dello stesso caricato di un'aquila spiegata di
nero membrata, imbeccata e coronata d'oro.
di Avezzano e Calabria: scaccato d'argento e di
nero di otto file, alla banda di rosso attraversante sul
tutto, col capo d'oro caricato di un'aquila spiegata di
nero membrata, imbeccata e coronata d'oro.
di Sicilia e Napoli: troncato; nel 1° d'argento,
all'aquila dal volo abbassato di nero; nel 2° scaccato
d'oro e di rosso di cinque file, alla banda d'argento
attraversante sul tutto.
Cimiero: un'aquila nascente di nero.
Dimore: Roma, Avezzano, Aquila, Lecce, Sulmona,
Melfi, Gaeta, Mola, Sessa, Montepaone, Squillace,
Sant'Elia, Roio, Pizzo, Dasà, Napoli (dove godettero la
nobiltà fuori Seggio),
ed in Sicilia.
Feudi: Aiello, Ailano, Belmonte Antoni, Camassa,
Castelfrancone, Castelsanpietro, Castiglione, Celalà,
Coletta, Intemperato, Latina, Lenole, Lomaschio,
Mentana, Montepaone con alta e bassa giurisdizione,
Morbano, Nubolo, Onna, Orciano, Pantanello, Paulis,
Polverella, Posta, Riglioni o Madamafranca in Mola di
Gaeta, Roccasinibalda, Saetta, San Benedetto, San
Cesario, San Giorgio, Santa Lucia, Santa Maria dei Novi,
Terenzano, Tino, Torrecedrata, Zacconi, Zino.
Contee:
Novoli,
Palmarici 1578,
Sujo.
Marchesato:
Trepuzzi.
Ducati:
Giove,
Paganica. |
 |
La famiglia di Matteo, Matthaei o Mattei
è un ramo dell’antichissimo casato romano dei Papereschi
che raggiunse il suo massimo splendore con Gregorio
Papareschi († 1143) che fu eletto nel 1130 Papa con il
nome di Innocenzo II.
Orbilio, Presidente dell'Esarcato d’Italia prese
Roma e liberò il Pontefice Sergio I (650
† 701) che era
tenuto prigioniero da Zaccaria, capo delle armate romane
e sostenitore di Pasquale Arcidiacono; per tale motivo Orbilio fu detto Paparesco, nome che fu tramandato ai
discendenti.
Da Matteo Papareschi, vissuto ai primi anni del
XIII secolo, ebbe origine la famiglia Mattei che si
diramò in Francia e nell’Umbria, mentre il ramo
principale restò a Roma.
L'Imperatore
Carlo V concesse di ornare il blasone con il
Capo dell’Impero.
I Mattei furono ammessi più volte, nel corso dei secoli,
nel
Sovrano Militare
Ordine di Malta. |

Stemma partito
Antici-Mattei |
I
Mattei patrizi romani si divisero in tre rami: il primo
fu quello di Trastevere
estinto in tre maschi; il secondo fu quello di
Pescaria suddiviso nei
Baroni e Marchesi Mattei e nei
Duchi di Giove estinti nella famiglia dei
Marchesi Antici; il terzo fu il ramo originato da
Muzio e Fabio Mattei, dal primo dei quali
discesero i Marchesi Mattei, e dal secondo i
Duchi di Paganica,
Principi romani, estinti nella Casa Conti.
In tempo di Conclave i Duchi di Paganica e di Giove
avevano il privilegio o l’incarico di guardare i ponti
del Tevere.
La famiglia diede alla Chiesa otto Cardinali:
Girolamo, creato da Sisto V il 17 dicembre 1586;
Gaspare, creato da Urbano VIII il 13 luglio 1643;
 |
 |
In Napoli, nella
cappella della famiglia Tarugi intitolata a San
Filippo Neri, il cardinale Gaspare Mattei
(†
9-4-1650) fece apporre nel 1647 la sottostante
lapide in onore del cardinale Francesco Maria
Tarugi (Montepulciano, 1525
†
Roma, 1608)
che ebbe un ruolo fondamentale
nello sviluppo della Congregazione
dell'Oratorio |
Orazio, creato da Innocenzo IX il 2 settembre 1686;
Luigi, creato da Benedetto XIV il 26 novembre
1753; Alessandro, creato da Pio VI il 12
luglio 1779; Mario, da Pio VII nel 1792; un altro
Mario creato da Gregorio XVI nel 1832, nel 1852
fu nominato
Cavaliere del Real
Ordine di San Gennaro; e Lorenzo,
creato dallo stesso Pontefice il 15 aprile 1833. |
E’ una diramazione dei Mattei di Roma,
fregiata dei titoli di Conte
di Novoli e Marchese di Trepuzzi.
Giovanni fu uno dei custodi ribelli al
Re Federico II;
Matteo, famoso giureconsulto,
Doganiere di Foggia e Cavaliere di
Re Roberto II d’
Angiò. Filippo fu
Conte di Palmarigi nel
1578; Alessandro scrisse una “Geografia della
Terra d’Otranto” rimasta inedita.
I Mattei, con le famiglie Paladini e Tafuri,
formavano il nucleo del partito che in quella provincia
favorì molto gli
Aragonesi
dopo la morte di Giovanni Orsino.
Questo ramo si estinse con un Alessandro,
ultimo Conte, sposato in casa
Invitti
dei Principi di Conca, non avendo avuto figli ne ereditò
i beni la famiglia
Acquaviva d’Aragona. |
I Mattei di Avezzano (Abruzzi) |
Giovanni,
Dottore in legge , ebbe a custodire dall'Imperatore
Federico II uno dei prigionieri lombardi. Nel 1267
custodì per ordine di
Re Carlo I d’Angio,
del quale era generale,
i ribelli di Brindisi fatti prigionieri.
Giovanni, dopo la vittoria riportata dagli
Angioini su
Corradino di Svevia
nella battaglia di Tagliacozzo combattuta il 23 agosto
1268 presso la località Piani Palentini (L'Aquila),
stabilì la sua famiglia in Avezzano. Fu seppellito nel
Duomo di quella città ed i suoi discendenti furono
riconosciuti dello stesso sangue dei Mattei di Roma e
reintegrati nel patriziato romano.
Matteo Mattei, secondogenito di Giovanni, fu
famoso giureconsulto e seguitò la sua famiglia in
Avezzano.
La famiglia Blasetti erede della Coccinnj e della Capozj,
Conservatori di Roma, si estinse in Marianna, la quale
sposò Alessandro Mattei di
Avezzano, la cui famiglia
ereditò dalla Miloni di Roma il diritto del passaggio
delle barche sul Tevere.
Questo ramo nella seconda metà dell'Ottocento era
rappresentato da Orazio Mattei. |
La famiglia Mattei, presente in
Calabria Ultra,
verso la fine del sec. XVIII ebbe la signoria di Santa Lucia con titolo di Barone
per successione casa Criscuolo. E'diramazione
della principesca famiglia romana Mattei, un ramo della
quale, stanziatasi in Marsica,
passò in Calabria fin XIV secolo, come testimoniano
l’illustre storico Giannone (Istoria Civile del Regno di
Napoli, Cap. 19, p. 5) e un processo della
Regia Camera della
Sommaria
riportato dal Giustiniani nelle “Memorie storiche degli
scrittori legali del Regno di Napoli” – Napoli 1787 Vol.
II p. 243 nota 3. del processo a Saverio Mattei
(che descriveremo di seguito). Da un processo di Camera
del 1761. Pro Reg. Fisco, et denunciente contra D.
Grecorium Matthaei super usurpatione corporum
jurisdictionalium Catapaniae, Portulaniae in terra
Montispavonis. Joseph Servillo Act. magister, ho
ricavato che il padre del nostro autore possedea la
bassa giurisdizione col dritto delle carceri in
Montepavone, e che fattasi una denuncia al Fisco, si
disse dal denunciarne che la famiglia Mattei venne da
Marsi di Abbruzzo in Squillace l’anno 1350; e come
Montepavone era feudo di Squillace, ebbe in occasione il
corpo giurisdizionale: che la famiglia si divise in tre
rami, uno restò in Squillace, l’altro in Montepavone, il
terzo in Santelia: che estinti due di questi rami, vi
rimase il solo nella patria del nostro autore in grado
non successibile all’ultimo estintosi in Squillace a cui
fu dato il corpo giurisdizionale. Replicavasi dal
Mattei, che era in grado successibile, adducendo in
pruova un padronato di un benefizio di Santa Caterina
dentro la Cattedra di Squillace, che era di quel ramo,
ed oggi del suo ≫.
Da siffatto processo risulta che la famiglia di Don
Gregorio Mattei, passata
dalla Marsica in
Squillace nel 1350, fu dai
Marzano Conti di
Squillace investita del Corpo
feudale e delle Carceri di Montepaone
(oggi comune omonimo in
provincia di Catanzaro, anticamente denominato Arunco,
con altri beni e terre il casale fu concesso con diploma
del 1094 dal Conte Ruggero d'Altavilla a San Bruno di
Colonia che qualche anno prima era giunto in Calabria
ed aveva fondato il primo nucleo del quello che sarebbe
stato il Monastero di Santo Stefano del Bosco, oggi
ricadente nel comune di Serra San Bruno), Corpo
che nel 1761 ancora era in possesso dei Mattei. Dal
menzionato processo si evince anche che la famiglia,
oltre quello di Squillace, ebbe altri due rami: uno,
appunto, fiorente in Montepaone
ed il terzo in Sant'Elia (oggi
frazione del comune di Pentone in provincia di
Catanzaro).
Illustrarono il ramo di Montepaone:
Antonio, nel 1751 fu Sindaco di
Montepaone.
Domenico Antonio, erario (cassiere) della Certosa di
Santo Stefano del Bosco, ebbe come figlio
Gregorio
(1720 † 1779), esperto nel dirittto, amministratore
feudale, amante della musica e poeta, sposato a
Maddalena Stella (n. 1702), ebbero come figlio
Saverio (Montepaone, 1741 † Napoli, 31 agosto 1795)
poeta, letterato, amante della musica e del teatro,
professore, avvocato; fece i primi studi sotto la guida
del genitore, poi nel seminario di Napoli, alla morte
del padre dovette rientrare in patria per curare
l'eredità. All'età di 17 anni pubblicò il suo
primo lavoro, che gli meritò gli applausi dell’Accademia
di Parigi. Fu profondo cultore di scienze e di
lingue orientali, scrisse sui costumi degli antichi
popoli, degli Ebrei e dei Greci, sulla musica, poesia e
giurisprudenza. Pubblicò opere dottissime, ed i primari
personaggi, come i Pontefici Clemente IV e Pio VI, il
Duca di Modena Francesco Maria d’Este, Ferdinando
Imperatore d’Austria, Federico Re di Prussia, il
Metastasio, Diderot, d’Alembert, Voltaire, i Cardinali
Borgia
e
Ruffo,
molti letterati d’Italia vollero avere corrispondenza
con lui. Il suddetto Duca di Modena ogni qual volta il
Mattei gl’inviava un volume delle sue opere gli
rispondeva, che così compensava in parte il dispiacere
di non averlo vicino. Ebbe serie controversie per aver
detto che alcuni padri della Chiesa avevano malamente
interpretati vari punti della Bibbia. La sua versione
della Bibbia fu tacciata d'irreligiosa e minacciata
delle fiamme, sicchè sorsero molti a pubblicare opuscoli
in difesa del Mattei, come Hintz, della Valle, Galietti,
Sabino, Lami, Sparziani, Tusconi, Cannovai, il P.
Ippolito di Cortona, Girolamo
Ferrari, Cesarotti, Metastasio, d’Aicmberr ed altri.
Tali opuscoli, ponendo il Mattei dal canto della
ragione, mitigarono la troppo aspra sentenza ed il
resero man mano accetto a quanti gli si erano scagliati
contro. Della sua grande opera, la versione dall'ebraico
dei Libri poetici della Bibbia ne furono fatte in pochi
anni 14 edizioni in Italia. Fu invitato dal Duca di
Modena a compilare un nuovo codice, ma rifiutò. Annuì
alle preghiere del Ministro Tanucci, ed accettò la
Cattedra delle lingue orientali, fu creato esaminatore
dei maestri delle scuole del Regno. Compose tutte le
cantate che dovevano aver luogo nel teatro San Carlo,
del quale ebbe la delegazione, e fu parimenti delegato
nella piccola repubblica di San Leucio alla formazione
del cui codice aveva contribuito. Fu Ministro della
Giunta di Messina, Consigliere e Segretario fiscale del
Supremo Tribunale del commercio, e fu Inviato
straordinario alla Corte di Roma per lo spoglio di Casa
Farnese per dare assesto alle pensioni gesuitiche e per
la vertenza sulla chinea che annualmente si pagava dal
Regno delle Due Sicilie al Papa. Stabilì a proprie spese
un archivio di musica nel Conservatorio della Pietà dei
Turchini, primo a sorgere in tutta Europa, ed ora
esistente in San Sebastiano. Fu ascritto all'Accademia
dell'Arcadia col nome di Callidio Crisanzio,
e vi esordì leggendo la sua famosa dissertazione sul
Cantico di Abacucco; fu membro della Reale
Accademia di Napoli e di quasi tutte le Accademie
d'Europa. Alla sua morte fu sepolto in Napoli nella Reale Compagnia ed
Arciconfraternita dei Bianchi dello Spirito Santo.
Saverio aveva sposato in prime nozze Giulia Dragone-Capece
Piscicelli
(† 1779), figlia del Barone di Chiaravalle, che
gli diede quattro figli, due femmine, e due maschi,
Luigi, e Gregorio; rimasto vedovo, nel 1784
passò a seconde nozze sposando Orsola Criscuolo,
figlia di Tommaso, Barone di Santa Lucia ed ebbero come
figlio Tommaso. Nella baronia di Santa Lucia
(oggi frazione del comune di Sessa Cilento in provincia
di Salerno) successe Isabella Criscuolo, primogenita del
Barone Tommaso, sposata a Giuseppe Pacifico, non avendo
avuto prole fu investita del feudo la sorella minore
Orsola.
Arma Criscuolo: d'azzurro, alla fascia spinata d'argento sostenente un leone uscente ed
accompagnata in capo da tre stelle (6) poste in fascia, il
tutto d'oro, ed in punta da un crescente d'argento. |

Stemma Criscuolo |

Saverio Mattei |
Luigi,
figlio di Saverio, nel 1785 pubblicò la Serie
cronologica dei Sovrani di Napoli disposta in versi
e la Cronologia Siciliana di Andrea Noto, recata in
versi italiani e protratta fino ai suoi tempi, morì in
Calabria nel 1799 per mano dei sanfedisti e borbonici.
Gregorio (Montepoane, 1772
† Napoli, 28 novembre
1799), altro figlio di Saverio, compì gli studi iniziali
in patria e poi nelle città di Firenze, Lucca, Pisa, e
Bologna, dove conseguì la laurea in legge, si trasferì a
Napoli per esercitare la professione, e nel contempo
collaborava al periodico Anno poetico, dopo la
morte del padre accettò l'incarico di Governatore di
Giovinazzo, donde con lo stesso incarico passò a
Cisternino, dove, con disgusto dei suoi, sposò la
bellissima Teresa Scarda. Insorti
i
moti
del 1799
si dimise, fu chiamato a far parte della
Commissione Militare Repubblicana, unitamente a suo
nipote Luigi
Rossi, e
ad Onofrio Colace, tra i calabresi. In questo contesto
diede vita con Pietro Natoli al giornale Venditore
politico, nel quale si propagandava la nuova
ideologia politica. Arrestato, ebbe i beni confiscati,
venne condannato a morte, fu decapitato per aver preso
parte ai movimenti repubblicani. Egli, poche ore prima
di morire, scrisse la seguente lettera a sua moglie,
conservata in originale nel Museo di S. Martino: "Dalla
Cappella del Castel del Carmine, 28 novembre 1799 - Cara
moglie - A momenti io vado a morire e muoio contento.
L’unico mio rincrescimento è questo di lasciarti nel
fiore degli anni e con tre bambini, sono però sicuro che
la giustizia del Re ti vorrà accordare un assegnamento
sopra i miei beni confiscati; tu dunque non mancare di
ricorrere a quest’oggetto e farai capo in Napoli dal
Padre de Francia della Pietra Santa, dal quale avrai
tutta l’assistenza. Non mi dilungo perchè il passo che
vado a dare ha bisogno di fortezza. Ti raccomando la
educazione dei cari figli, saluto le care sorelle, le
cognate e gli zii ai quali tutti ti raccomando, e resto
dandoti l'ultimo abbraccio. Il tuo sventurato marito -
Gregorio Mattei".

Napoli, targa in
ricordo dei martiri della Repubblica Napoletana
del 1799 |
Sua moglie trovò rifugio in Calabria a Davoli.
Tommaso
(1787 † Napoli, 4 marzo 1846), altro
figlio di Saverio, Barone di Santa Lucia, per
successione a sua madre Orsola Criscuolo, fino al 1816
fu Capitano della Guardia di sicurezza interna ed
aiutante di campo del Comandante Tenente Generale Luigi
Parisi.
Dal 1818 fu Console di Spagna in Napoli, incarico che
ricoprì per il resto della sua vita. Sposò Gaetana
Arnone
dei Baroni di Pescorocchiano degli antichi Patrizi di
Cosenza, ebbero come figli: Saverio,
Barone di
Santa Lucia, Cavaliere ammesso ai Reali Baciamani,
ascritto il 1° gennaio 1857, letterato, scrisse la
commedia in due atti Il Cuore tira la Mente,
rappresentata per la prima volta a Napoli al teatro dei
Fiorentini la sera del 10 luglio 1856; il 2 aprile 1850
aveva sposato Gaetana Masola (1822 †1891), figlia di
Nicola, Patrizio di Aversa, Marchese di Trentola,
Marchese di Mascambruno; e Camilla († Napoli, 30
aprile 1899), Dama di Città, il 29 novembre 1840 sposò
il Conte Antonio
Filangieri di Candida
Gonzaga
Patrizio di Lucera (Barletta, 1814 † Napoli, 1874),
Cavaliere di Devozione dell'Ordine di Malta,
Sottintendente del Distretto di Nicastro, Eletto
Aggiunto della Città di Napoli.
La famiglia Mattei del menzionato ramo di Montepaone,
passò per l’Ordine Gerosolimitano come quarto materno
nel processo nobiliare del Conte Diego
Filangieri di Candida Gonzaga,
ricevuto nel Sovrano Ordine come Cavaliere d'Onore e
Devozione nel 1920.
Motto: ARDET NON LUCET |
Un quarto ramo calabrese della famiglia fu quello di
Pizzo (oggi comune di
Pizzo Calabro in provincia di Vibo Valentia), nella
seconda metà dell'Ottocento rappresentato da Girolamo,
sposato in casa
Contestabile,
ebbe come figlio, tra gli altri, Domenico
(Pizzo, 16 luglio 1865 †
ivi, 1° ottobre 1932), sposato a Giuseppina Francica (Monteleone,
5 giugno 1867 † Pizzo,
8 agosto 1927) dei Marchesi di Panaya e Filogaso, hanno
avuto come figli, tra gli altri deceduti in tenerissima
età, Girolamo (Pizzo, 20 novembre 1890
† ivi, 26 aprile 1932),
Michelina (Pizzo, 22 settembre 1896
† Vibo Valentia, 24
novembre 1954), sposata in casa
Lombardi,
Adele Assunta (Pizzo, 21 agosto
1899 † Belmonte
Calabro, 11 febbraio 1935), sposata ad Oreste
del Giudice
dei Baroni di Belmonte (Belmonte Calabro, 5 giugno 1883
† ivi, 29 ottobre
1958), e Giulia (Pizzo, 22 marzo 1902
† 25 agosto 1986),
sposata a Luigi Pitimada di Pizzo.
|
Barone Commendatore Domenico Mattei e
consorte Donna Giuseppina Francica |
Girolamo Mattei e le sorelle Michelina e Giulia |
Dal ramo di Pizzo si staccò un ulteriore ramo, quello di
Dasà (oggi comune omonimo
in provincia di Vibo Valentia) illustrato da Don
Gennaro Mattei (Dasà, 2 luglio 1657
† Nicotera, 28 gennaio
1725), figlio di Carlo e di Anna Zangari, Frate
dell’Ordine dei Minimi di San Francesco di Paola,
“lettor giubilato” e due volte correttor provinciale
negli anni 1683 e 1689, poi teologo ed esaminatore
sinodale del Cardinale Francesco
Pignatelli,
Arcivescovo di Napoli, nominato
Vescovo di Nicotera il 10
gennaio 1718, con lui si estinse il ramo di Dasà.
I Mattei di Calabria aggiunsero al proprio il
cognome
del Balzo
dal 1532 al 1742, perchè in essi si estinse un
ramo dei del Balzo di Stilo, proveniente da Lecce nel
secolo XV. |
Nicolò,
nel 1256 passo da Roma in Sicilia, con Giacomo
Mancini,
Gerardo
del Ponte,
Pietro Santacroce, Giovanni Tidolini ed Angelo de
Viltorii, perchè oppressi dalla potenza dei Vitelleschi.
Nicolò, per via di matrimonio, venne in
possesso del feudo di Morbano.
Muzio, ebbe dal
Re Alfonso I
d’Aragona la capitaneria di Girgenti;
Giannicolò l’ufficio di Portulano di Sciacca e
Licata; e Pietro fu
Barone di Montana. |
Nel 1294 Tommaso Mattei coi suoi vassalli dei
feudi in
Terra di Lavoro,
mosse guerra agli uomini del Conte di Cardito.
Nel 1305 Pietro fu Maestro giurato di Capua.
Il Barone Giuseppe Mattei o de Mattei nel 1711
risulta iscritto quale confratello dell'Augustissima
Compagnia della Disciplina della Santa Croce di Napoli.
Giovan Simone, Barone di Riglioni in Mola di
Gaeta, ospitò in sua casa il
Re Ferdinando I di
Borbone
quando si recò al Congresso di Vienna, e nel
portarsi poi a quello di Laybach nel 1820 trovò che il
Mattei era morto, del che risentì gran dispiacere e
prese molta cura dei suoi figliuoli, che fece educare in
Napoli.
Questo ramo nel 1875 era rappresentato in Napoli da
Pasquale Mattei,
Barone di Riglioni. |
Napoli, sepolcro di don
Marcello Mattei |
_________________
Bibliografia:
- Francesco Bonazzi di Sannicandro,
“Elenco dei Cavalieri del S.M. Ordine di S. Giovanni di
Gerusalemme”, Napoli 1897.
- Berardo Candida Gonzaga, “Memorie delle famiglie
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1875.
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- G.B. di Crollalanza, “Dizionario storico-blasonico
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fiorenti”, Pisa 1896.
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stemme delle famiglie italiane” di Gaetano Montefuscoli.
- V. Palizzolo Gravina, “Il blasone in Sicilia”,
Edizioni Clio 2000.
- Mario
Pisani Massamormile,
“Compagnia della Santa Croce, sette secoli di storia a
Napoli”, Electra Napoli SpA 2007.
- Vittorio Spreti, “Enciclopedia storico-nobiliare
Italiana”, Arnaldo Forni Editore
- Gustavo Valente, “Dizionario
bibliografico biografico geografico storico della
Calabria”,
Ferrari
Editore 2017.
- Gustavo Valente, “Storia della Calabria nell'età
moderna”, Voll. I-II, Frama Sud 1980.
- Umberto Ferrari,
“Armerista Calabrese”, La Remondiana, Bassano del Grappa
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- Erasmo
Ricca,
“La Nobiltà delle Due Sicilie”, Napoli 1839.
- Franz von Lobstein,
“Settecento Calabrese”, Napoli 1978.
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- “Commemorazione di persone ragguardevoli mancate alle
Due Sicile dal 3 movembre 1845 al 2 novembre 1846”. Anno
III, Napoli, dalla Tipografia dell'Urania 1846.
- Mario Pellicano Castagna, “La Storia dei Feudi e dei
Titoli Nobiliari della Calabria” Vol. III, Editrice
C.B.C. 1999.
-
L'Araldo “Almanacco Nobiliare del
Napoletano 1881, 1894, 1895, 1913, 1915”, Enrico Detken,
libraio editore, Napoli.
-
“Catalogo di una scelta biblioteca da vendere”, Vol. II,
Napoli, Tipografia Trani 1873.
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