
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Famiglia di
Capua |
Arma:
d'oro, alla banda
d'argento accostata da una gemella di nero. |

© Napoli - 2^ Municipalità - Stemma della Famiglia di Capua,
principi di Conca e conti di Palena. |
Risalire alle origini della
famiglia di Capua (in antiquo Archiepiscopis) è impresa ardua essendo antichissima, le prime
tracce risalgono al 1070 con ALDEMARO de Capoa nominato
cardinale da Papa Alessandro II.
Il Casato ricoprì le più alte cariche in campo civile, militare
ed ecclesiastiche; godette di nobiltà in molte città tra cui
Capua, Benevento, Reggio Calabria, S Pietro in Galatina e Napoli ove fu ascritta ai
Seggi di Capuana,
di Montagna,
Nido e
Portanova.
Fu decorata con molti titoli tra i quali:
principe di:
Conca, Gesso, Molfetta, Montesarchio, Morcone, della Riccia,
Roccaromana e Venafro
duca di: Atri, Airola,
Giovinazzo (1521), Mignano (1651), San Cipriano, Termoli, Teramo,
Torre
marchese di: Aversa, Arpaia, Campolattaro
(1589), Campogiove, Canzano, Specchia, Torrefrancolise, Villalago
conte di: Alessano, Altavilla,
Anversa, Biccari, Campobasso, Caserta, Gambatesa, Giovinazzo, Lanciano, Letto, Molise, Montagano, Montorio, Palena,
San Flaviano, Sanframondo, Satriano, Troia
baroni di: Ailano,
Alvignano, Arnone, Baia, Boiano, Caiazzo, Campochiaro,
Campolieto, Campomarino, Capua, Carinola, Casacalenda, Casalnuovo,
Caspoli,
Castelluccio,
Cerreto, Cerza, Faito, Fossaseca, Fragnito, Frosolone, Gambatesa,
Gesualdo, Giffoni, Limatola, Marcianise, Monterotaro, Ottaiano,
Pietracatella, Presenzano, Roseto,
Sannicandro, Sulmona, Troia Volturno. |

Caserta, Palazzo vecchio, l'antica sede dei conti
e dei signori di Caserta la cui torre venne fatta costruire
da Pandolfo di
Capua dell'862 d.C.; passato poi ai
della Ratta e agli
Acquaviva d'Aragona. |
Il
feudo di Campolattaro, cittadina in provincia di Benevento, ai
tempi degli Angioini
apparteneva alla famiglia Monfort, poi passò ai
de Capua
dal 1473 al 1677, con il titolo marchesale, ed
infine ai
Blanch, che all'inizio del
XVIII secolo lo vendettero alla famiglia
Capomazza. |

© Napoli - stemma di Andrea (†1512),
duca di Termoli e conte di Campobasso e Montagano |
BARTOLOMEO di Capua (Capua, 1248
† Napoli, 1328), Gran Conte di Altavilla, dottore in legge, insegnò diritto civile a
Napoli; fu familiare e consigliere di Carlo I d'Angiò e fu
Protonotario del Regno.
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© Montevergine (AV) - particolare
della cappella del Santissimo, commissionata da Bartolomeo di
Capua,
Gran
Conte d'Altavilla nel XIII secolo e dedicata ai Re Magi. |
Nel 1295
accompagnò da Napoli ad Anagni il pontefice Bonifacio VIII;
amico di San
Tommaso d'Aquino
nel 1319 testimoniò nel processo di canonizzazione. Era legato
ai monaci di Montevergine, infatti nel quadro della Madonna di
Montevegine vi è la suo ritratto con una chiesa nelle mani.

Napoli, Chiesa di Santa Luciella ai
Librai fondata da Bartolomeo di Capua nel 1327:
nei sotterranei della chiesa è custodito il Teschio con
le Orecchie |
MATTEO,
conte di Palena e valente capitano,
morì ad
Otranto nel 1480
per liberare la cittadina occupata dai Turchi con Giulio
Acquaviva, conte
di conversano, Diego
Cavaniglia, conte
di Montella, e Marino Caracciolo. |

Castello di Gambatesa,
rappresentazione di battaglia navale di Otranto nel 1481 |
Giovanni,
figlio di Francesco († 1489)
di Elisabetta de Conti, paggio di re Ferdinando II d'Aragona,
partecipò alla
battaglia di Seminara, dove, per salvare il
sovrano che era caduto da cavallo, morì in combattimento;

Castello di Gambatesa,
affresco ritraente dell'eroe Giovanni di Capua |
ANDREA di Capua († 1512), fratello di Giovanni,
conte di Altavilla,
1° duca di Termoli,
conte di Campobasso e
Montagano,
conte di Gambatesa (ottenuto nel 1490 a seguito della ribellione
di Cola
Monforte), fu comandante di 400 lance al servizio di re
Ferdinando il Cattolico;
sposò nel 1491 Maria d'Ayerba del sangue reale del re d'Aragona, che
diedi un grande aiuto a Donna Maria
Longo per la
costruzione dell'Ospedale degli Incurabili. Andrea nel 1503
cedette
il
feudo di Montagano
(Collerotondo) a
Galieno
d’Anna. |
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Nel 1495 re
Ferdinando II d’Aragona,
detto Ferrante o Ferrantino, vendette al citato Andrea de Capua
per ducati 18.000 la terra di Campobasso, le castella di
Fragnito, di Campo di Pietra, di Monacilione, di Lino, di
Montorio, di Procina, di Campomarino, di Monterotano, sempre in
Contado di Molise. Con i di Capua, la città di Campobasso ebbe
un notevole sviluppo economico e culturale; Andrea fece
costruire, tra l’altro, la Chiesa della Santissima Trinità ed il
Monastero di Santa Maria delle Grazie.
In Campobasso, in uno dei viali della Villa Comunale (Villa de
Capoa) vi è lo stemma in pietra partito con le insegne di Andrea
di Capua e di Maria d’Ayerba d’Aragona, creduto perso a seguito
del terremoto del 26 luglio 1805. |

Campobasso,
stemma Andrea de Capoa e Maria d'Ayerba d'Aragona
Per gentile concessione di Aniello Gatta |
Nella chiesa di San Bartolomeo Apostolo a Gambatesa vi è una
fonte battesimale con lo stemma Andrea di Capua e di Maria d'Ayerba
d'Aragona. |
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Ferrante (†
1523),
figlio di Andrea e di Maria
d'Ayerba d'Aragona,
principe di Molfetta, 2º duca di Termoli,
marchese di Specchia e conte di Alessano,
sposò donna Antonicca
del Balzo;
i loro discendenti adottarono il doppio cognome
di Capua
del Balzo. I coniugi generarono
Isabella
(1512 †
Napoli, 1559)
che sposò a Napoli, portando in dote il
principato di Molfetta, il
contado di Giovinazzo, i feudi di Melfi, Campobasso ed altri, Ferrante Gonzaga della nobile
famiglia di Mantova, e
Maria (†
1556)
che
sposò nel 1530, portando in dote i feudi di Termoli, Guglionesi,
S. Martino in Pensilis, Matrice, Campodipietra, Gambatesa ed
altri. I coniugi
abitarono in Campobasso,
nel palazzo costruito per il loro matrimonio (oggi palazzo
Cannavina).
Successivamente abitarono
prevalentemente nel castello di Gambatesa ristrutturando la
roccaforte che trasformarono in palazzo nobiliare. |
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Isabella nel 1525 aveva contratto un primo matrimonio con
Traiano
Caracciolo del Sole
(†
1544), figlio di Sergianni III Caracciolo (1487
†
1559), 2° principe di Melfi; matrimonio annullato nel 1530 da
Papa Clemente VII.
Isabella e Ferrante I Gonzaga, conte di Guastalla e capitano
dell'Imperatore Carlo V d'Asburgo, abitarono in Campobasso, nel
palazzo costruito per il loro matrimonio (oggi palazzo Cannavina). |
Campobasso, Palazzo di Capua del
Balzo - Gonzaga, oggi Palazzo Cannavina |

Palazzo Cannavina, stemma
Gonzaga - di Capua del Balzo |

Napoli, stemma Gonzaga - di Capua del Balzo |
Successivamente, i coniugi abitarono
prevalentemente nel castello di Gambatesa ristrutturando la
roccaforte che trasformarono in palazzo nobiliare. |
Castello di Gambatesa, Campobasso
(Molise), esterno e sale interne con lo stemma partito di Capua
e del Balzo |
Vincenzo, zio della citata Isabella e cugino di
Ferrante, divenne per maritale nomine 3° duca di Termoli.
Lucrezia
di Capua, figlia di Vincenzo 3° duca di Termoli e di Maria di
Capua 3° duchessa di Termoli, sposò nel 1577 Francesco
Loffredo (†
14-1-1586), patrizio napoletano e 2° marchese di Trevico. |
Tra il 1512 e il 1513
Bartolomeo di Capua,
principe della Riccia e conte d'Altavilla,
fece costruire il maestoso palazzo, oggi conosciuto come palazzo
Marigliano, successivamente
abbellito da discendente omonimo Bartolomeo (1716
† 1792), 20°
conte
d'Altavilla e di Montuoro, marito di Costanza Gaetani di Sermoneta. |

© Napoli, ciò che resta dell'arma
della famiglia di Capua affrescato sulla volta d'ingresso del
palazzo
di via San Biagio dei Librai |
Il palazzo
era stato completamente rifatto e ampliato su una costruzione già
esistente abitata da
Andrea
de Capua, Gran Conte d'Altavilla e dalla moglie Costanza di
Chiaromonte nel XV secolo. |
Costanza di
Chiaromonte (da ricca famiglia siciliana), figlia di Mandredi conte di Modica e Ragusa, sposò a Gaeta Ladislao di Durazzo, incoronato re
durante le nozze stesse; dopo due anni fu ripudiata perché la
madre, vedova di Manfredi di Chiaromonte, a Palermo conduceva
vita dissoluta.

Riccia (Campobasso),
armatura di Luigi Vincenzo di Capua (1580 † 1627),
principe di Riccia e gran conte d'Altavilla, figlio di
Fabrizio ( † 1591) e di Dorotea
Spinelli |
Il ramo dei principi della Riccia si estinse nel 1792 col citato
Bartolomeo
(1716 † 1792),
ultimo Gran Conte di Altavilla e duca di
Airola, figlio di Bartolomeo (Airola, 1680 †
Resina, 1715) e di donna Anna
Cattaneo, partecipò col grado di
capitano alla
battaglia di
Velletri nel 1744 e fu ferito per salvare la vita di re
Carlo III. |

© Portici - l'esedra di Villa Buono
appartenuta ai di Capua, principi della Riccia e duchi di
Airola. |
Giulio
Cesare di Capua (†
Pozzuoli 9/5/1591),
1° principe
di Conca, ebbe il titolo nel 1556 da Filippo II d’Asburgo
Re di Spagna dal 1556 al 1598, per essersi distinto nella
spedizione romana del Viceré di Napoli e Duca d’Alba; sposò il
24/4/1566 donna Lucrezia
Filomarino (1571
†
11/4/1622).
Matteo di Capua (Napoli 1598 † ivi, 11/5/1607),
secondo principe di Conca, ricoprì la carica di
Gran Ammirante
(ovvero "Grande Ammiraglio"); ospitò nel suo palazzo in Napoli
alla via Costantinopoli nel 1592 il poeta Torquato Tasso; nel
1595 possedette
l'isola di Nisida.
Nel 1604 comprò dal Regio Patrimonio il
feudo di Caspoli, lo vendette nel 1624 a
Giovan Battista
di Capua, marchese di Campolattato “che vi impetrò titolo di principato”. Poco dopo la
famiglia di Capua tornò in possesso del feudo e nel 1631 il 3°
principe di Conca lo vendette al principe d’Oria(1).
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Matteo di Capua, 2° principe di
Conca. A destra: Napoli, stemma famiglia di Capua |
Giambattista
di Capua, conte di Altavilla, principe di Riccia,
duca di Mignano, nel 1698 acquistò
Venafro per 100.000 ducati.

Riccia (Campobasso), il
castello ristrutturato nel 1515 dal principe Bartolomeo
III di Capua |
Giovanni di
Capua (1683
†
1711), patrizio napoletano, 8° principe di
Venafro, 5° duca di Mignano, sposò nel 1710 a Napoli per
procura Maria Vittoria
Piccolomini (1694
†
1759), figlia di Giuseppe principe di Valle e di Maida, duca di
Laconia, marchese di Montesoro, barone di Scafati, Signore di
Boscoreale e Boscotrecase, patrizio napoletano,
Cavaliere della Chiave
del Re di Spagna dal 1703.
La sposa giunse a Napoli il 5 febbraio 1711 per poi raggiungere
lo sposo nel castello di Venafro; il principe Giovanni, per
accogliere degnamente donna Maria Vittoria, fece abbellire il
castello, ma morì il 6 febbraio a seguito di un banale
incidente, fu sbalzato fuori dalla carrozza sulla quale
viaggiava che si era capovolta.
La sposa, appena diciassettenne, già vedova prima di consumare
il matrimonio, sposò nel 1717 Filippo Caracciolo, duca del Gesso
(1691 †
1723). |

Castello di Venafro, stemma di Capua e Piccolomini |
Alla
famiglia di Capua può essere fatta risalire un'altra
raffigurazione araldica che si trova sulla parete che fronteggia
lo scalone del cortile del castello di Venafro. Esternamente
allo scudo, a sinistra e a destra, sono poste rispettivamente le
figure della Giustizia (una donna bendata che regge con la mano
destra una spada e la bilancia e che indica con l'altra
l'emblema) e della Vittoria (una donna vestita di doppia tunica,
con le ali sollevate, nell'atto di suonare la tromba).
Lo
scudo è caricato nella parte centrale delle insegne matrimoniali
di Giovanni Battista di Capua (1644
†
1702), considerato capostipite dei di Capua feudatari di
Venafro, e di sua moglie Beatrice
Muscettola. Nel capo sembrerebbero invece le
insegne matrimoniali del committente Scipione di Capua
(1677
†
1705) partite con quelle della moglie Olimpia Cesarini Sforza
(1675
†
1748), nonostante vi sia qualche perplessità sull’assenza del
contogno fogliato nelle branche del leone rampante
(2). |
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Matteo
di Capua, 4° principe di Conca, 2°
principe di Gesso, 8° conte di
Palena, barone di Cajazzo,
barone di Galluccio, Signore di
Letto, Lama e Morrone, Grand’Ammiraglio del Regno di Napoli e
Grande di Spagna di prima classe dal 1631, Patrizio Napoletano;
possedeva anche Casarano e Casaranello, che furono posti in
vendita alla sua morte dai creditori. Il principe dissipò le sue
fortune e malvisto dal viceré Conte di Monterey (Manuel de
Acevedo y Zúñiga conte di Monterrey ) fu incarcerato nel Maschio
Angioino, dove morì sembra avvelenato dallo stesso viceré che
voleva vendicarsi di una rivalità in amore.
Alla sua morte, poiché aveva lasciato ingenti debiti il palazzo
venne prima dato in fitto al presidente
Orsini,
poi alle suore di S. Antonio di Padova, nel 1631 venne
acquistato da don Antonio Orsini (che poco dopo lo cedette alle
suore di Sant’Agostino). Il terremoto del 8/9/1694 lo danneggiò
gravemente e le suore furono costrette a farlo demolire quasi
del tutto, sopravvive solo una facciata su via Costantinopoli (è
in piazza Bellini, di fronte a palazzo
Firrao).
Nel 1637, costretti dai debiti gli eredi dovettero cedere i
Feudi di Caspoli e Caianiello al Principe
Doria
che poi, nel 1647, vendette quello di Caspoli al Dr. Antonio
de Simone.
Non ebbe figli. Ereditarono: la moglie, una zia (sorella del
padre - ma aveva 41 anni-) dal nome
Dorotea di
Capua e la matrigna Sveva
d’Avalos
(2^moglie del padre). |

Napoli - Piazza Bellini, a
sinistra (di chi guarda) Palazzo Firrao, a destra Palazzo di
Capua |
Giovanni di Capua,
Gran Conte d'Altavilla, nel 1573 vendette
la baronia di Roseto e nel 1583 la
baronia di Troia a Ferrante I
Lombardo († Troia, 1594).
ANNIBALE di Capua fu Arcivescovo di Napoli nel 1579.
A seguito di matrimonio tra
Domenico Cattaneo,
ambasciatore del re di Napoli alla corte di Spagna e decano del
Consiglio di Reggenza durante la minore età di
re Ferdinando IV di
Borbone, con donna
Giulia di Capua, i
titoli di duca di Termoli
(anzianità 1516) e di conte di Anversa
(anzianità 1520) passarono in Casa
Cattaneo. |

© Capua - Cappella gentilizia
dei di Capua |
Nel 1557 donna
Lucrezia di Capua, figlia di don
Vincenzo 3° Duca di Termoli e della nipote donna
Maria
di Capua 3° duchessa di Termoli, sposò Francesco
Loffredo († 14-1-1586), 2° Marchese di Trevico, Signore di San Sossio, Zungoli,
Migliano seu Miglianello, Cormitello e Contra e castellano di
Lecce dal 1573, Patrizio Napoletano.
Ferdinando
di Capua,
duca di Termoli, nel 1586 vendette le
baronie di Gambatesa, Casalnuovo
e Monterotaro a Ferrante I
Lombardo († Troia, 1594).
|
Napoli, candelabro pasquale
commissionato dal duca
Ferdinando di Capua nel 1585 con gli stemmi gentilizi.. A
destra: candelabro pasquale del 1585, stemmi di Capua,
del Balzo e Sanseverino. |
BARTOLOMEO di Capua
(Portici, 11/7/1716 †
Napoli, 30/3/1792), principe della Riccia, Gran
Protonotario del Regno, Grande di Spagna, nel 1744 divenne
Cavaliere del
Real Ordine di San Gennaro. Francesco
Sanseverino (1745 † 1787),
conte di Saponara,
succedette a detto Bartolomeo; assunse il doppio cognome
di CAPUA SANSEVERINO,
inquartando le armi.
Ritratti di Bartolomeo VI di Capua (Portici, 1716
†
Napoli, 1792), principe della Riccia, duca d'Airola, marchese
di Arpaia, conte di Altavilla, conte di Montorio, conte
di Bicarri, e della consorte Costanza
Gaetani (1717
†
1797) dei duchi di Sermoneta |
BEATRICE di Capua
(†
Napoli, 30.11.1767),
duchessa di Mignano e principessa di Conca sposò in
prime nozze il nobile Francesco
Tuttavilla e, in seconde nozze, Leopold de Lignéville
marchese di Houécourt; la loro figlia Petronilla de Lignéville,
ereditò i titoli dalla madre e impalmò nel 1770 Vincenzo Caracciolo
Rossi (1733 †
1793), duca di Roccaromana. |

Beatrice di Capua (†
Napoli, 30.11.1767) duchessa di Mignano
|
Riccia, mausoleo dei di Capua |
La
chiesa di Santa Maria delle Grazie, eccellente esempio
architettonico rinascimentale, è il mausoleo della casata dei de
Capua, famiglia feudale che vanta a Riccia (Campobasso) una
presenza che partendo dal XIII arriva al XVIII secolo.
|
Bartolomeo III di Capua (†
1522) dopo aver terminato nell’anno 1500 il restauro
dell’edificio vi riunisce le spoglie mortali dei suoi avi con le
relative consorti.
Sono visibili quattro sarcofagi con stemmi ed epigrafi.
A sinistra (di chi guarda) sono sepolti Andrea e Costanza
Chiaromonte, Luigi I e Andreina Acciaiuoli. |

Sepolcri di
Luigi I di
Capua e Andreina
Acciaiuoli (in fondo) e di Andrea di Capua e
Costanza Chiaromonte |

Sepolcro di
Luigi I di
Capua (1350 †
1397) e della madre Andreina Acciaiuoli (o Acciaoli) |
Luigi I di Capua (†
1397), 3° Conte di Altavilla , Signore di Riccia, di Morrone e di
Molinara, sposò Andreina Acciaiuoli dei patrizi napoletani del
Seggio di Capuana,
da cui Andrea I di Capua (†
1420).
Andrea di Capua (†
1420), 4° conte di Altavilla, sposò a Gaeta nel 1395 Costanza
Chiaromonte (1377
†
Riccia,1423), figlia di Manfredi Chiaramonte, conte di Modica e
di Malta, moglie ripudiata da
re Ladislao di Durazzo.
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Sepolcro di
Andrea di
Capua e della moglie Costanza Chiaromonte |
A
destra (di chi guarda) sono sepolti Luigi II e Altabella
Pandone, Francesco ed Elisabetta De Conte. |

Sepolcri di
Luigi II di
Capua e Altabella Pandone (in fondo) e di Francesco di Capua ed
Elisabetta de Conte |
Luigi II
di Capua (1418 †
1443),
figlio di Andrea e di Costanza Chiaromonte, 5° conte di
Altavilla, Signore di Riccia e di Molinara, sposò Altabella
Pandone, figlia di Francesco Pandone conte di
Venafro, la quale generò Francesco († 1488). |

Sepolcro di Luigi II di Capua e
della moglie Altabella Pandone |
L’epitaffio, tradotto dall’avv. Rosario
Migliaccio di Sanfelice, così recita:
“A Luigi di Capua, Conte di Altavilla, figlio unigenito di
Andrea e Costanza; questi fin da fanciullo in pace e in guerra a
quell’età si comportò tanto saggiamente da conservare ogni
dominio e le sue proprietà intatte in sì grande tumulto di
guerra; ebbe poi in moglie colei che con lui giace, Altabella
Pandone, la quale per bellezza e onestà fu seconda a nessuna
delle dame del tempo. Da lei ebbe cinque figli e una figlia, e
così ripristinato il casato venne a mancare all’età di 25 anni.
Bartolomeo III, Conte di Altavilla, per non mancare al pio
ufficio dovuto all’avo, fece erigere con la massima cura questo
monumento, in sacra memoria.” |
Francesco di Capua (†
Napoli, 1488), Signore di Riccia e di Cannavena, sposò
Elisabetta de Conte, che diede alla luce 12 figli, tra i quali
spicca il secondogenito Bartolomeo III (1452 †
1522). |

Sepolcro di Francesco di Capua e
della moglie Elisabetta de Conte |
Bartolomeo III di Capua (Napoli, 1460 circa † Riccia,
1522), patrizio napoletano del
Seggio di Nilo,
9° conte di Altavilla, Signore di Pietracatella (1488) e poi
barone di Pietracatella (1526), Signore di Riccia, di Butracello, di
Riodegaldo, di Redine, di Monticello, di Molinara, di
Cercepiccola, di Pago e di Roseto, mastro portulario di
Capitanata e Contado di Molise; viceré di Capitanata e Contado
di Molise (1497), viceré di Abruzzo (1512), contrasse tre
matrimoni.
Il primo nel 1473 con Roberta Boccapianola, figlia di Belteraimo
e di Prudentia Bozzuto, che gli portò in dote i castra abitati
di Pietracatella e di Sant’Elia e i castra disabitati di Pescarello, Castel
della Guardia, Casalpiano, Figarola, Casalfana e Torre di
Zeppa; da questa unione furono generate due figlie: Cornelia
(† 1562), che sposò
Giovanni Antonio
Orsini conte di
Nerola, e Ippolita († 1545)
maritata ad Antonio
Carafa, signore
della Rocca di Mondragone e capostipite del ramo dei principi di
Stigliano. |

Sepolcro di
Bartolomeo III di Capua |
L’epitaffio, tradotto dall’avv. Rosario
Migliaccio di Sanfelice, così recita:
“Bartolomeo III di Capua, Conte di Altavilla, restaurato ed
ampliato il tempio e in esso accolte le spoglie dei suoi
antenati, ogni suo monumento costruito per sé e per Aurelia
Orsina, moglie dolcissima, che ahimè, ahimè per morte prematura
venne a mancare lasciando due figli giovinetti, Gian Francesco e
Giustiniana; il sepolcro che, entrambi in vita, egli aveva loro
comune destinato, fece collocare alla beata memorie di lei,
(che) visse 18 anni, fanciulla di bellezza, onestà e fede
rarissime, metà della sua anima trattenendo con sé il perpetuo,
in sacra memoria.” |
Il
secondo matrimonio di Bartolomeo III fu con Aurelia Orsini (deceduta all’età di 18
anni), figlia di Francesco (†
1503) duca di Gravina, la quale generò due figli: Giovanni
Francesco che sposò Isabella
Spinelli figlia
di Giovambattista conte di Cariati, e Giustiniana che
sposò Diego
Cavaniglia conte
di Montella. |
Stemma partito con le insegne di
Capua ed Orsini |
In
tarda età Bartolomeo III si sposò per la terza volta con
Lucrezia
Zurlo, figlia di
Berardino conte di Montorio, dalla quale ebbe Luigi Martino
(†
dopo il 1550), 10° conte di Altavilla, e Giulia che sposò
Giovambattista d’Azzia, figlio primogenito di Pierantonio conte
di Noja.
Altra
memoria storica:
Giovanni Fabrizio di Capua (Montorio, 1604 † Riccia,
1645), figlio di Vincenzo Luigi (1580 †
1627) 1°
principe della Riccia e di Giovanna Carafa (†
1609), fu
il 2° principe della Riccia, 15° conte di Altavilla, conte di
Montorio, sposò nel 1623 Margherita
Ruffo († 1607),
figlia di Vincenzo († 1616),
Signore di Santa Severina dal 1608, Signore di Fiumara, Muro e
Calanna, Passo di Catona e Pietrapaola dal 1612, Signore di
Anoia, e di Maria Ruffo 2° Principessa di Scilla (cugina del
marito). |
Targa in memoria di
Giovanni
Fabrizio di Capua sposato con Margherita Ruffo |
Ludovico IV Martino di Capua († 1550), figlio di
Bartolomeo III di Capua e di Lucrezia Zurlo, 10° conte di
Altavilla, Conte di Montorio, Signore della Riccia, di Molinara, di
Pietracatella, di Sassinoro, di San Giuliano, di Sepino e di
Cercepiccola, sposò Giovanna Orsini figlia di Ferdinando (†
Napoli, 1549) 5° duca di Gravina, la quale generò Bartolomeo,
deceduto a 15 anni, Giovanni (†
1589) 11° Conte di Altavilla, e Fabrizio (†
14-9-1591), 13° conte di Altavilla, conte di Montorio, Signore
della Riccia. Quest’ultimo commissionò il dipinto esposto nel
Santuario della Madonna del Carmine. |
Riccia (Campobasso),
Santuario della Madonna del Carmine, dipinto
commissionato dai di Capua; a destra
stemma interzato in palo di Capua, Zurlo e Orsini. Sotto: particolare
dipinto, stemma di Capua |
Si ringrazia l'assessore alla cultura del Comune di
Riccia, Antonio Santoriello.
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Famiglie
imparentate con Casa di Capua
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Alcune parentele contratte dai di Capua:
LANZA:
nel 1802 il barone Biase
Lanza (1746 †
1832), patrizio di Capua e cavaliere di Malta, sposò
Eleonora (1779 † 1835)
de Capua, patrizia di Capua, dei duchi di San Cipriano.
LOFFREDO: donna Lucrezia di Capua dei
duchi di Termoli sposò
Francesco
Loffredo 2° Marchese di Trevico, Signore di
Ostuni, San Sossio,
Zungoli,
Migliano seu
Miglianello,
Cormitello e Contra e castellano di Lecce dal 1573,
patrizio
napoletano.
Per figlia ebbero Adelaide che sposò a Lecce
Gian
Camillo
Mancini, 2° marchese di Fusignano, 3°
barone del Casale di
San Nicola a Ripa, Nobile Romano, Patrizio di Ancona, Patrizio
di Ferrara, Signore di Canneto, Silva Nigra, Cannellara e Santa
Lucia, Governatore di Ostuni, Regio Visitatore della Provincia
del Principato Ultra, umanista. |

Napoli - Arma della
famiglia di Capua |
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Note:
1) -
Il 2°
Principe di Conca per mantenere le entrate elevate decise di
acquistare altri Feudi e chiese un grosso prestito al Principe
di Melfi Andrea d’Oria (100.000 ducati, cifra iperbolica se si
pensa che il Feudo di Caspoli ne costò 4.000), purtroppo quando
morì non aveva ancora pagato il debito. Ereditò il figlio,
Giulio Cesare (1592
†
1631), e si
rese conto che se non avesse restituito l'importo del debito sarebbe stato obbligato
a cedere Caspoli al Principe d’Oria. Allora vendette Caspoli ad un
parente (il Marchese di Campolattaro che era il marito di
Dorotea di Capua cioè di sua sorella). L’escamotage non andò a
buon fine e non fu concesso il Regio Assenso. Per questo motivo
ritornò al venditore.
Poco dopo “fu costretto” a cederlo al Principe d’Oria (nel 1628,
anche se risulta registrato nel 1631); anche questa volta si
comportò in modo molto spregiudicato: cedette al d’Oria i Feudi
di Caspoli e Caianello, in conto del maggior avere, ma li prese
in affitto per 3 anni. Allo scadere dei tre anni rifiutò la
restituzione, nonostante non avesse mai pagato l'affitto, e
convinse il Doria a stipulare un patto di retrovendita di 3
anni. Purtroppo morì nello stesso anno e non ebbe il tempo di
perfezionare l'accordo.
Il successivo Principe di Conca (4°) fu Matteo, V. Gleijeses lo
definisce “poco intelligente e del tutto incapace di
amministrare il patrimonio ereditato” (LA STORIA DI
NAPOLI/1977), in ogni caso morì a solo un anno dal padre il
28/8/1632, incarcerato nel Maschio Angioino. Le eredi prima
fecero apprezzare le proprietà poi le cedettero per appianare i
debiti.
2) – Si
ringrazia l’Arch. Franco Valente, curatore del sito
https://www.francovalente.it/ , per le notizie fornite. |
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