
Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano,
ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano,
appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano
dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Famiglia d'Auria |
Arma: d’azzurro alla scala di sei
pioli posta in banda, accompagnata da due stelle ad otto
punte, una posta in capo e l'altra in punta, il tutto
d'oro.
(Dal testo dell’antico privilegio: "Insigna et
vero scuto" - "Campo azulo cum duabus
stellis aureis et scala aurea sistante in medio")
(1). |

© Stemma Famiglia d'Auria -
dipinto ad olio. |
Il cognome de Auria, poi d’Auria ha
avuto origine da una Auria
(2), vivente in Lucera, di cui fa chiara
menzione un documento esistente nella raccolta di
pergamene dell’archivio dei benedettini di Cava dei
Tirreni dell'anno 990
(3).
Nella stessa pergamena si fa menzione di un Optabiano,
discendente di Auria che viene poi nominato in una
“antiqua cartula in archivio monasterii Sante Sofie
urbis beneventane”: “Imperii basilii et cum eo
regnante Costantino frate eius, mense februario, II
indictione, Luceriae … Castaldi Polcari, Joannes,
Iduini, Optabiano ordinati a Theodoro imperiali ex
cubido longobardie sumus residentes in ista civitate
Lucerie ad senorantum iudicantum, regendum, tunc ad
nostrae potestatis palatium cecidit una casa”. |
Optabiano è dunque uno dei gastaldi in Lucera
nel 1013
(4).
Di Princivalle d’Auria, si ha memoria nel Grande
Archivio della Regia Camera, come colui che possedeva
metà del Pantano di S. Giovanni Rotondo: “Pro
informationi Imperialis Curiae, Dominus Princivallus de
Auria possidet meditatem Pantani, in territorio Casalis
Sancti Johannis Rotundi, tempore Henrici sexti
Imperatoris, in anno 1195”
(5).
Fabrizio, discendente di Princivalle, fu
familiare del Re
Carlo I d’Angiò .
Tommaso, figlio di Fabrizio, (A.D.
1270) fu “Equitum Dux”, con Carlo II
d’Angiò, sotto le cui insegne militò Tommaso per
scacciare i Saraceni da Lucera nel 1309.
Antonio (A.D. 1310) figliolo di Tommaso, oltre ai
servigi prestati al Re Carlo II ebbe la gloria di
servire da Maggiordomo la Regina Donna Sancha d’Aragona,
figlia del Re di Majorca, e seconda moglie di Roberto
d’’Angiò nell’anno 1340.
Antonio, fu figlio di Antonio padre ed entrambi,
padre e figlio, vennero rimunerati di 100 once all’anno
(6),
nelle Regie Gabelle, loro vita durante, dal Re Roberto
nell’anno 1334. |
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Lo stesso Antonio fu familiare del re
Andrea, il quale, nell’anno 1343, gli concesse l’onore e
il privilegio dell’Arma.
Tommaso (1458 - Cavallerizzo Maggiore e
Mastro Massaro di Alfonso d’Aragona) – concessione
Giovanni d’Angiò 1461 (3a parte ferro e
acciaio dai porti di Manfredonia e Fortore) -
Privilegio di Ferdinando 21/2/1473 – Concessione di Re
Ferdinando di 15 carri di grano da Fortore o
Manfredonia. Tommaso d’Auria, come Sindaco di Lucera, fu
ricevuta in udienza dal Re Ferdinando d’Aragona, nel
1459, a riguardo della disciplina del territorio, come
da privilegio dato in Barletta il 7 febbraio 1459.
Al “Regesto della Cancelleria Aragonese di Napoli”, a
pag. 49, si legge:
“ 1484 25 luglio – Napoli (Castelnuovo). Ferdinando I
Re.
Conferma a Tommaso d’Auria di Lucera il capitolo
concessogli il 21 febbraio 1483, con il quale gli
condonava ogni debito contratto da Tommaso e reclamato
dai regi esattori fiscali, relativi alla amministrazione
di una masseria regia sita in Capitanata, datagli fin
dai tempi di Alfonso, con proibizione per le autorità di
molestare il detto Tommaso anche in caso di dolo o frode
commessi nella amministrazione della detta masseria
regia. Il Re, in forza dello stesso privilegio, rimette
e perdona al diletto nostro Tommaso de Auria della città
di Lucera, ogni crimine ed offesa, ogni colpa e pena per
qualsiasi delitto o crimine commesso compreso quello di
lesa maestà in caso occorresse. Il Re, inoltre lo
esonerava dalla conduzione della Masseria Regia e gli
donava, vita durante, 15 carri di frumento all’anno, da
estrarre dal porto di Manfredonia o Fortore, liberi da
ogni tassa. Questo privilegio, datato 21 febbraio 1473,
viene esteso al fratello ed erede di Tommaso il 25
luglio 1484”. |
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Nicola, fratello di Tommaso
- 1461: concessione di Giovanni d’Angiò come per
Tommaso. Familiare di Ferdinando I (14/8/1463);
privilegi 1463, 1475, 25/7/1484. Governatore di
Lucera. Secondo le cronache dell'epoca, “Ferdinando
II, fu una sera in Benevento ove fu alloggiato …..
partitosi per Lucera, vi entrò di notte in casa di
Nicola d’Auria, con il quale si consultò tutta la notte,
e la mattina di buon’ora si pose in cammino scorrendo
per il Regno contro ribelli e li furono prestati da
detto Nicola trecento fiorini.”
Scrive lo storico d’Amelj nella sua opera "Storia della
Città di Lucera": “Crediamo trascrivere una lettera
di Re
Ferrante I d’Aragona diretta a Menelao de Mobilia e
a Nicola d’Auria, non solo per maggiormente affermare la
nobiltà di queste due famiglie ma anche per mettere in
veduta alcune particolarità attinenti a fatti storici
avvenuti nella nostra Città”. |
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Il monaco cistercense Placido Troyli
(7) menziona Nicola d’Auria fra i “Militi
che erano in Lucera in tempo di Re Ferrante I e del di
lui padre Alfonso d’Aragona” .
Marc’Antonio d’Auria, Capitano di cavalli
nell’Armata Imperiale di
Carlo V d'Asburgo-Spagna. Questo grande Imperatore,
concesse, con Privilegio del 1° dicembre 1540, al “Nobile
Uomo Marco Antonio d'Auria, della città di Lucera del
nostro Regno di Sicilia Citeriore a noi fedele, e la di
lui invitta fedeltà in questa ultima guerra Germanica
contro il Duca di Sassonia, (Schmalkaldischer Krieg 1546
– 1547) e per i tali e tanti servigi da lui a noi
prestati, e poiché siamo a conoscenza massimamente dei
servigi resi dal detto Nobile Uomo Marco Antonio d'Auria
al nostro servizio in qualità di Capitano: lo accogliamo
per nostra sicura conoscenza come familiare e intimo dei
nostri Cavalieri e assiduo Commensale, secondo l'uso
della nostra Casa e inoltre, lo restituiamo nel
consorzio dei Familiari e lo aggreghiamo fra i nostri
Commensali, come gli altri Nobili e Familiari nostri. A
lui ed ai suoi posteri confermiamo
il Feudo detto dal volgo "Lo
Saracino” presso Lucera, dai nostri Antecessori
già concesso a detta Famiglia, e poi di nuovo concesso
dal Re Alfonso II, nostro gloriosissimo consanguineo,
per i molti servigi a lui prestati da Alessandro
d'Auria "in bello florentino” (1479). |

Lucera -
Chiesa di S. Domenico, interno, l’altare donato da
Claudio e Fabio d’Auria nel 1575, dedicato al
Beato Agostino Kažotić. |

Antico affresco sovrastante l’Altare,
successivamente ricoperto dall’attuale “pala” o dipinto. |
Nel Codice
Diplomatico Pugliese si legge:
“Nicolao, familiare di Ferrante I
d'Aragona, era già patrizio di
Lucera nel 1463, Nicola, nipote di detto
Nicola senior, era colà graduato alle 60 some nel 1556 e
Lelio
successivamente al 1556. Geronimo era tra gli
eletti dei Nobili nel 1619 e fu graduato alle 60 some
nel 1621. Geronimo jr possedeva 60 some nella
ricognizione operata dal duca di Laurito nel 1694.
Gennaro, figlio di Antonio, fu aggregato, ascritto e
graduato delle 60 some nel 1724. Antonio è
iscritto con il titolo di Patrizio nel catasto del 1754,
con la moglie Camilla Veneziani ed i figli Vincenzo
e Domenico. Sepoltura e altare sono nella chiesa
di San Domenico; avevano un palazzo, poi ereditato dai
Secondo, nell' attuale piazza Oberdan". |
Patrizio di Lucera (m) per i disc. di Gennaro figlio di
Antonio, e
di Vincenzo e Domenico (vol. 20-1768) figli di Antonio
(vol. 2-1754). |

Stemma partito con le
insegne delle famiglie Secondo e d'Auria - Anno 1693 |
Figlio primogenito di Nicola e di Angela
Miradois fu Giovanni Francesco che trasferì la
famiglia d’Auria a Napoli.
Claudio, secondogenito di Nicola e di Angela
Miradois, fu dottore in legge (U.J.D.), sposò Beatrice
Severino di Pietro nel 1576. Nel 1575 fondò, con il
fratello Fabio, la Cappella del Beato Agostino
Ungaro (Agostino Kažotić), ancora esistente, nella
Chiesa di S. Domenico in Lucera. Esiste un testamento
del 22 dicembre 1598.
Alessandro, (2.10.1699 † 13.03.1770), Gesuita, fu
un erudito del ‘700. Autore di molte opere fra le quali
una “Scelta delle più memorabili storie del Regno di
Napoli, per il cronologico corso di trentotto secoli,
col ristretto delle gesta dei famosi Capitani e del
Monarchi di tutto il Regno ed ancora con la distinta
serie degli avvenimenti di Lucera, città principale
della Puglia”. Opera che fu edita a Napoli
dall’editore Mosca nel 1729. Usava un “nome de plume” e
si firmava: Metello Dariva. Un suo “Compendio
veridico su tutta la Storia di Lucera” (1740) fu
tradotta dal latino da Giuseppe Ramamondi.
Alessandro dovette subire le persecuzioni cui furono
soggetti i Gesuiti in quell’epoca. Il Primo Ministro de
Re
Carlo III di Borbone Bernardo Tanucci volle imporre
un controllo sulla Chiesa. Alessandro fu espulso,
con gli altri Gesuiti dal Regno; i miseri furono,
secondo le cronache attuali: “depauperati di ogni
cosa, furono abbandonati, con le loro robettuole, sulla
spiaggia di Terracina”.
Nel 1675, Nicola d’Auria, bis nipote di
Giovanni Francesco, ricostruì la cappella tombale
nella Chiesa di San Luigi di Palazzo, chiesa che fu poi
abbattuta per far posto a piazza del Plebiscito in
Napoli. Si legge su un vecchio documento:
“Perpetuo ed eterno monumento, di essere la famiglia
d’Auria di Napoli, discendente da quella di Lucera, è
l’iscrizione che si legge nella Chiesa di S. Luigi di
Palazzo, nel laterale della Cappella Gentilizia della
Santissima Annunziata, fondata da Rubino d’Auria,
situata al dirimpetto di quel luogo ove oggi si vede ed
ove fu trasportata nell’anno 1675, in occasione di
essersi data più decorosa forma alla Chiesa. Nicola d’Auria,
bisavolo di Don Pasquale e nipote del fondatore
volle che rimanesse perpetua la memoria di una tale
mutazione, onde vi eriggé il seguente epitaffio”: |
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I d’Auria di Napoli conservarono i legami con la città
di origine. Esistono documenti che dimostrano come i d’Auria
di Napoli furono riconosciuti come appartenenti alla
antica famiglia della Nobiltà di Lucera e “reintegrati”
nella cittadinanza e nel diritto alle 60 some di
terraggio. Gennaro d’Auria e Nicola d’Auria, bis nipoti
del capostipite in Napoli Giovanni Francesco, furono
reintegrati il 10 aprile 1690. Nicola d’Auria, nipote
del predetto Nicola, e Antonio, figlio del medesimo
Nicola, furono “reintegrati” nel 1724, Pasquale d’Auria,
figlio di Nicola fu “reintegrato” nel 1777.
Il già citato Pasquale d’Auria fu nominato Cavaliere di
Giustizia nel
Real Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio. |
 |
Con Don Pasquale tramonta la stirpe degli antichi
nobili, benestanti, ma la famiglia d’Auria continuò, con
esponenti attivi nelle professioni liberali come
avvocati, giudici e ufficiali nelle Forze Armate.
Nel 1668 Gennaro d'Auria, Canonico, risulta iscritto
quale confratello dell'Augustissima
Compagnia della Disciplina della Santa Croce.
Il cavaliere Pasquale d’Auria risulta iscritto
nell’Albo
degli Avvocati del 1780, istituito per la prima
volta al Mondo, elaborato dal legislatore del Regno di
Napoli.
Giovanni Battista d’Auria, (3.9.1814 † 15.1.1884)
si distinse come giudice ed ebbe molti apprezzamenti per
la sua condotta ferma che pose sotto controllo la
malavita nel territorio. A Giovanni Battista fu
confermato il titolo nobiliare di Marchese di Spineto. |

Giovanni Battista d'Auria, Marchese di Spineto |

Francesco d'Auria, Marchese di Spineto, figlio di
Giovanni Battista |
Francesco d’Auria, figlio di
Giovanni Battista, fu avvocato di successo. Anche a
Francesco fu confermato il titolo nobiliare del padre.
Francesco d'Auria fu anche nominato Cavaliere
dell’Ordine Equestre dei SS Maurizio e Lazzaro.
Giovanni d’Auria Generale dell’Arma Aeronautica.
“Ragazzo del ‘99”, nella guerra ‘’15 – ’18; squadrista
nel 1921 – 1922. Come aviatore, partecipò alle Crociere
Aeree sul Mediterraneo. Fu combattente in Etiopia come
Comandante della 11° Squadriglia e poi di Gruppo del IX
Stormo B.T.. Per il suo valore ottenne anche una
promozione per meriti di guerra. Nella II Guerra
Mondiale, fu Comandante del IX Stormo B.T.,
distinguendosi nella offensiva aerea contro Malta e
nell’attacco a convogli nemici nel Mediterraneo.
Per l’affondamento di una nave nemica “nella Battaglia
di Pantelleria”, fu decorato personalmente dal Duce. |

Mussolini decora il
colonnello Giovanni d'Auria |

Giovanni d'Auria |
Benito Mussolini, vedendo sul petto il nastrino che lo
qualificava squadrista, ne fu particolarmente lieto ed
emozionato e poi notando gli altri “nastrini” e
decorazioni che indicavano le tante “Campagne”,
chiese: “Ma non siete stanco di fare la guerra?”
Il Col. d’Auria rispose scherzosamente che oramai la
guerra faceva parte della sua vita e il Duce rise di
cuore e lo abbracciò.
Il Col. d’Auria valoroso Pilota, combattente di tre
guerre, pluridecorato, squadrista della prima ora, fu
certamente scosso dalla notizia dell’arresto di
Mussolini il 25 luglio del 1943, tuttavia essendo sorte
tendenze opposte e discussioni fra il personale sotto il
suo comando, chiamò a rapporto tutti gli Ufficiali
e disse loro: "Noi siamo soldati al servizio
della Patria e quello che per noi conta é solo
l'Italia! Se é necessario per il bene della nostra
Patria, che cada Mussolini, il Duce, e il fascismo
!"
|

Le medaglie al
valore conquistate da Giovanni d'Auria |
Ma aveva torto! L’8 settembre 1943 alle
ore 19 e 45, la radio diffondeva la notizia
dell’armistizio chiesto dall’Italia agli
anglo-americani. Non era un armistizio né, come molti
speravano, si aprivano prospettive di pace; era una resa
senza condizioni!
L’Italia si prostrava al nemico che poteva disporne a
piacimento. Il Colonnello d’Auria era sconvolto, disse:
“E’ una vergogna! Una vergogna che rimarrà negli anni
a venire.” Aderì alla R.S.I. volendo continuare a
combattere per motivi di onore; nel dopoguerra fu più
volte arrestato, processato a rischio della vita, poi
radiato dai ruoli della Aeronautica, perseguitato, subì
indicibili umiliazioni tutto sopportato a testa alta,
con coraggio e grande dignità non volendo accettare mai
di scendere a compromessi.
Dal 21 novembre 1975 é sepolto in divisa di generale,
avvolto nella bandiera tricolore.
Adriano d’Auria (ramo di Tolve), generale di
brigata, addetto militare all’Ambasciata Italiana a Riad
(Arabia Saudita); fra le onorificenze gli fu conferita
la croce di Cavaliere dell’Ordine
Militense.
Eugenio d’Auria (ramo di Tolve) (1948), è stato
Ambasciatore d’Italia in Arabia Saudita. |
Titoli Nobiliari e Feudi: |
Contado di Volturara, Marchionato di Spineto (ab antiquo
con conferma nel 1851 e nel 1889). Marchionato di Tursi,
Contado di Canosa, Baronato di Majetta (da Pandolfo
Collenuccio); Signori di Calatabiano, Castronuovo e
altri feudi; Signori di Castellamare del Golfo, feudo di
Calatatubi (Castrum Calathatubi) e l’Isola di Pantagia.
(dal Crollalanza). Marchionato di Sambuca (Da Ordine
Costantiniano - 1793). |
Famiglie Nobili imparentate con i d’Auria |
 |
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Di lato: Stemma
della famiglia d'Auria inquartato con l'arma
della famiglia Caropresa.
In alto: Stemma dei d'Auria inquartato con
l'arma della famiglia Secondo. |
|
Fra le tante:
Arcella,
d' Afflitto,
d'Anna, de Attellis (Dorotea d'Auria, nobile di
Lucera, impalmò Francesco de Attellis dei Marchesi di
Sant'Angiolo Molisano e procrearono Caterina che il 28
gennaio 1806 sposò Francesco de Martino),
d'Avalos,
Bonito, Capigrecco,
Capuano, Castaldi, de Contreras, de Corradis,
Corrado, Del Buono (Castello di S. Agata in Puglia), de
Deora, del Duce, Engelsby Hansen, Falcone, Filajeta,
Filangieri (Geromina d'Auria, nobile di Lucera,
impalmò Ferrante Filangieri, fratello di Niccolò Antonio
(† 1547), barone di Mancusi e di Lentace), Humphries,
Landolfo,
de Liguori (i d'Auria, grazie ai molti legami di
parentela con i de Liguori, conservavano in famiglia la
Croce di
Sant'Alfonso Maria dè Liguori), Lucarelli d'Avalos,
Ippolito,
de Majo, Miradois, de Mobilia, Mollè, Monaco,
Moscatelli, Napodano, Navarra,
Pagano,
Pisanelli di Ravello,
della Ratta (Gugliemo sposò Lucia della Ratta
intorno al 1050), Rho
Confalone, Sant'Angiolo, Scoppa, Secondo,
Severino, Tafuri, de Tommaso,
Toraldo, Vallin, Vango d'Aragona, Veneziani. |

Stemma dei d'Auria di
Lucera - manoscritto del XVII sec. |

Stemma dei d'Auria di
Lucera - manoscritto del XVII sec. |

Rocchetta - Stemma
famiglia Ippolito |

Stemma Famiglia Napodano
(8) |
_________________
Note:
1) -
Privilegio di Andrea Re di Napoli e di
Sicilia ad Antonio d'Auria (25 luglio 1343).
2)
-
Auria era un nome proprio di persona
longobardo derivato dal nome latino Aurea. Lucera fu
sotto il dominio longobardo fino al 892 quando passò
sotto il dominio bizantino.
3)
-
Collocaz.- ARCA IV n. 56 e anche “Italia Sacra” di
Ughelli, Cap- 23 – doc. CCCCXXXIV A.D. 990.
4)
-
cfr.
C.A. Caggiano “L’amministrazione Periferica Longobarda
in Puglia: Gastaldi e Gastaldati, in «Vetera
Christianorum», XIX, 1982, 361-372, Partic. 371-372.
5)
- Grande Archivio della Regia Camera anno 1195.
6)
-
Nell’antica Roma e poi nel Medioevo fino
a metà ‘800 l’oncia era anche una moneta, la dodicesima
parte di una lira (o litra o libra) che era poco più di
320 gr. di oro. Di conseguenza l’oncia, di cui erano
ricchi Antonio padre ed Antonio figlio nel 1334, era
circa 27 gr. d’oro che, moltiplicati per cento, fanno 2
kg e 700 gr. per ciascun Antonio.
7)
-
Historia Generale del Regno di Napoli (1748), al Vol.
III Pag.396.
8)
- Carlo Padiglione - "Trenta centurie di Armi
Gentilizie" - Forni Editore Bologna 1968.
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