Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Famiglia Gentile |
A cura del dr. Giuseppe Pizzuti |
Arma di
Scigliano:
d'azzurro, al leone d'argento lampassato di rosso caricato da
uno scaglionetto ed accompagnato in capo da tre stelle (5) poste
in fascia, il tutto dello stesso.
Titoli: Patrizio Napoletano del
Seggio di Porto,
Patrizio Genovese,
Nobile di
Barletta,
Nobile di Bitonto,
Nobile di Molfetta,
Nobile di
Manfredonia,
Nobile di Gravina,
Nobile dell'Aquila,
Nobile di Scigliano,
Nobile di Palermo,
Barone di Crucoli,
Barone di Massinara,
Barone di Marrocco,
Barone di Spataro,
Barone di Valledoro,
Conte di Lesina,
Conte di Civita,
Conte di Nardò,
Conte di Torre Maggiore,
Marchese di Torpino. |
Stemma Gentile di Scigliano |
Genova, stemma Gentile |
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La Famiglia
Gentile, di origini
Normanne,
come riporta Francesco Zazzera, mentre Luigi Sylos
ipotizzò l'origine comune dei Gentile dalla Città di
Gentilly, che è nella regione francese dell'Isola di
Francia; giunsero in Italia al seguito dei Normanni e si
diramarono in
Abruzzo,
Capitanata, in
Terra di Bari, in
Terra d'Otranto, in Sicilia, ed in
Calabria.
Francesco Zazzera nel descrivere la Famiglia Gentile di
Barletta, riporta: “possedettero cinquanta e più fra
Città, Terre, e Castelli, tra di essi: Banzia, Biccari,
Bisellito, Campo Marino, Castelluccio, Caprile Caluano,
Casalorda, Castelnovo, Casal d'Umfrido, Civita, con
titolo di conte, Colle di Mezzo, Crucoli, Delicito,
Gallatola, Gambaro, Larino Città, Lecce d'Abruzzi,
Lesina, con titolo di Conte, Lorito, Montecorvino Città,
Monte Moresco, Macchia, Montecalvo, Montedorisi,
Montesilari, Monterotaro, Morcone, Mullori, Nardò, con
titolo di conte, Ofanto, e suo campo, Pietra, Peschice,
Parabita, Porcioli, Ripalta, Rocca d'albano, Rignano,
Ruodi, San Giovanni maggiore, San Trifone, Sonella,
Tortibolo, Tofara, Teti, Toccoli, Turso, Voltorara
Città, Vairano, e Zullino.” |
Stemma Gentile di
Barletta |
Napoli, monumenti funebri di Domenico
Sorrentino olim Molignani e della consorte Margherita Gentile,
nobile di Barletta |
Nel 1481 Antonio Gentile
partecipò valorosamente alla
battaglia d'Otranto; partirono da Napoli insieme a
lui Alberico
Caracciolo con 6 cavalli, Aldasso d'Aiello con 5
cavalli, Alfonso
d'Alagno, Andrea Caffarelli, Federico Boccalino con
3 cavalli, Galderisio de Rinaldo con 5 cavalli, Florio
Gizzio con 5 cavalli, Filippo Mareri con 6 cavalli,
Andrea Brusca regio Cortigiano, Ferdinando
Quaranta con 6 cavalli, Galiotto
Pagano con 6 cavalli, Giovanni Azzia con 12 cavalli,
Giovanni
Capano con 6 cavalli, Carlo
Gesualdo, Ausio Apicella, Filippo
Anzani
con 3 cavalli, Michele
Barrile, Giacomo Palagano, Battaglino
Sanseverino con 20 cavalli, Baldassarre
di Costanzo ed altri. |
Ramo dei Baroni di Crucoli e Massinara |
In
Calabria Citra
Giovanni Gentile possedeva la
Terra di Crucoli,
per gli errori commessi dai parenti la Terra gli fu
tolta, graziato da
Re Carlo II
d'Angiò, nel 1298 gli fu restituita. Giovanni
aveva sposato Purpura de Archis, che gli portò in dote
200 oncie d'oro, hanno avuto per figli: Auristilla,
Senatore, Pietro, ed il primogenito
Rinaldo, che gli successe nella Terra di Crucoli,
sposato a Cubitosa, genararono Milizia, e
Pietro, morto il padre, del quale si hanno notizie
fino al 1343, ne fu tutore lo zio Senatore. Pietro
possedette oltre la Terra di Crucoli altre quattro
Terre, tra di esse il
feudo di Massinara o di Messere Gentile, ha
avuto per figlie: Rainalda, Stefana,
Elisabetta, e Nita, come risulta dalle
scritture della
Regina Giovanna
I del 1346. A succergli nelle Terre di Crucoli e
di Massinara fu la figlia Elisabetta, che li portò in
casa
d'Aquino, sposando
il 10 giugno 1368 Giacomo, 3° barone di Castiglione, il
loro figlio Angelo d'Aquino, 4° barone di Castiglione fu
possessore anche della baronia di Crucoli per eredità
materna. |
Ramo dei Nobili di Scigliano |
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A Scigliano,
Città Regia di
Calabria Citra (oggi comune omonimo in provincia di
Cosenza), fiorì un ramo della Famiglia Gentile.
In un atto notarile del 26 agosto 1509, nel quale si
stipulò una convenzione tra le Città di Cosenza e di
Scigliano, dal mandato per atto pubblico stipulato nella
chiesa della SS. Annunziata di Scigliano il 20 agosto
1509 dal notaio Vincenzo
Donato, in esso
mandato intervennero come costituenti, tra gli altri
cittadini, Cristiano e Francesco Gentile.
Girolamo è citato nell'atto notarile di fondazione del Convento di
Sant'Agostino di Scigliano, costruito a spese
d'Università, stipulato il 17 settembre 1531, rogato dal
notaio apostolico Ambrosio Torquasi.
Pietrofrancesco
e Pietropaolo, studiarono legge a Napoli, dove si
stabilirono ed esercitarono la professione di avvocato.
Francesco,
sposò Margherita, riportiamo un brano di Francesco
Antonio
Accattatis,
della sua Storia di Scigliano, per meglio
inquadrare questo ramo, si rifà ad un atto del notaio
Paolo
d'Elia del 5
marzo 1550 al foglio 110, dove vi si legge: “Donna
Margherita vedova del fu Francesco Gentile, ratifica,
conferma ed approva a Valentino Gentile suo
figlio presente una donazione fatta al medesimo da
Pietro Gentile, altro suo figlio premorto per gli
atti dello stesso notaio, e gli consegna alcuni mobili.
Si legge ancora negli atti stessi sotto il dì 8 del
predetto mese ed anno al fol. III di essere insorte
alcune differenze tra Lorenzo, Tesco,
Pompeo, Giovanni Gentile e Baldassarre
figlio di Teodoro, figli e nipote di Gerolamo
Gentile già estinto da una parte; e Bartolo,
Padovano e Gio. Valentino Gentile fratelli
dall'altra. Si versano queste differenze sopra un
acquedotto del molino sito entro le
Terre loro di Jaciano,
come anche sopra certe case, che possedevano nelle
montagne di Scigliano e sopra varie altre cose ancora.
Per il bene della pace i sopra citati individui
compromettono a Pompeo e Gio. Valentino tutte le
controversie insorte.”
Giovan
Valentino, dedito da giovane agli studi lettereari andò
a perfezionarsi a Napoli, dove studiavano i citati
Pietropaolo e Pietrofrancesco Gentile suoi
stretti congiunti, esercitando la professione di
grammatico presso famiglie benestanti, essendo stato a
contatto con i discepoli di Jan de Valdes ne sposò le
idee. Jan de Valdes avendo accompagnato l'Imperatore
Carlo V a Roma, si fermò per qualche tempo a
Napoli, dove con le sue idee portò all'eresia tremila
persone, suoi principali discepoli furono Pietro
Martire, Marcantonio Flaminio d'Imola e Bernardino
Okino.
Il vicerè di Napoli Don
Pietro
di Toledo, nonostante non fosse riuscito ad
introdurre nel Regno il Tribunale del S. Ufficio, non
esitò a perseguitare gli eretici di Guardia e San Sisto,
molti di essi furono condannati a morte e confiscati i
loro beni, impaurito da questi fatti Giovan Valentino
nel 1557 si rifugiò a Ginevra dove fu accolto da Gio.
Calvino che lo fece ministro della sua setta. Nonostante
fosse divenuto il suo miglior allievo, entrò in
contrasto con il maestro su una verità di fede, quella
che riguarda la Trinità delle Divine Persone, che
Calvino non rinnegò, caduto in disgrazia del maestro, il
quale scrisse un'opera contro di lui: Multiplicem ex
Calvini Schola impietatem hausit Licet postea Calvinus
opusculum in eum, quem in Anticrhistum genuerat,
conscripserit ; messo in carcere, dissimulò di
essersi ravveduto, scarcerato, vagò presso altri eretici,
in Savoia presso Gribaldo, per poi passare a Lione dove
venne imprigionato per aver pubblicato uno scritto
contro il simbolo di Sant'Anastasio. Rimesso in libertà
si recò a Roma, per poi passare in Polonia, dove vi
restò fino al 5 marzo 1566, quando fu costretto ad
andarsene per decreto del Re Sigismondo, il quale aveva
espulso tutti gli eretici dal suo Regno. Si rifugiò in
Moravia, dove apprese la morte di Calvino, e si affrettò
a passare in Savoia presso l'amico Gribaldo, ma
denunziato all'autorità di Ginevra da un calviniano di
nome Vonfango Muscolo, venne preso, condannato e
decapitato come eretico nel 1566.
Giovan Valentino aveva avuto altri due fratelli,
Alberico (Scigliano, prima metà del Cinquecento
† Oxford, 19 giugno
1608), a Perugia conseguì la laurea in legge, fu pretore
in Ascoli, nel 1582 andò ad insegnare leggi
all'Università di Oxford; e Scipione (Scigliano,
1563 † 7 agosto 1616),
studiò lettere a Tubingo, leggi a Vittemberga e Leyden,
sotto la giuda di Ugone Donelli e Giusto Lipsio,
laureatosi a Basilea tenne cattedra ad Heidelberga, e
poi ad Altfort, ove si stabilì, fu Consigliere del
Senato di Norimberga, nel 1602 sposò Maddalena
Calandrini.
Il Parroco Giuseppe Talarico nelle sue Memorie di
Scigliano del 1782, nel descrivere l'ubicazione dei
Palazzi di Scigliano, ci informa che nel Quartiere
Diano: “Vi è nella Piazza il Palazzo del Dottor D.
Antonio Bruni ornato in tufi in due appartamenti, che fu
anticamente dei signori
Mirabelli, come dimostrano le imprese scolpite in
marmo bianco sopra il portone, e questo restò forse nel
terremoto (1638), almeno in buona parte; sotto di tal
Palazzo, che è sulla Piazza vi si trovano reliquie di
buone fabbriche e si crede che in tal luogo sia stato il
Palazzo di Gio: Valentino Gentile...” |
Da una minuta rinvenuta nell'Archivio di Famiglia, Luigi (n.
1772), lo si fa discendere dal citato Alberico,
suoi congiunti furono: Fedele (o Felice) Maria
Filippo Carmine (Scigliano, 9 giugno 1810 ), e Carlo (Scigliano,
1797 † ivi, 1875).
Linea di Carlo (Scigliano, 1797 † ivi, 1875): sposato ad Elena De Guzzis ha avuto come figli: Giovan Battista
Paolo Gioacchino (n. Scigliano, 18 agosto 1828); Rosalbina
(n. Scigliano, 3 maggio 1830); Maria Carmela (n.
Scigliano, 2 febbraio 1832); Orazio (n. Scigliano,
2 marzo 1834), sacerdote; e Riccardo (n.
Scigliano, 9 luglio 1837), ha avuto come figli: Alfredo
da cui Arturo e Trieste, Francesco da
cui Riccardo, Oreste da cui Riccardo, Ottorino da
cui Riccardo, Tito da cui Helder,
e Rodolfo da cui Riccardo, Orazio ed Antonio.
Linea di Fedele (o Felice) Maria Filippo Carmine (n.
Scigliano, 9 giugno 1810): figlio di Fedele e di Maria Rosa Basile, sposato a Nicolina
De Guzzis († Scigliano, 18 ottobre 1860 all'età di 53
anni), ha avuto come figli: Cesarino Maria (n.
Scigliano, 23 luglio 1851), ha avuto come figli Umberto e Gildo; Clementina Beatrice
Maria (n. Scigliano, 28 gennaio 1849); Luigi
Maria (n. Scigliano, 12 ottobre 1842); Chiarina
Maria Vienna (n. Scigliano, 15 dicembre 1840); Francesca
Maria Filomena (n. Scigliano, 2 febbraio 1839); Maria
Filomena Francesca (n. Scigliano, 10 settembre
1837); ed Antonio (n. Scigliano, 12 dicembre
1844), ha avuto come figli: Fedele, da cui Antonio,
da cui Fedele; Orazio (morto nelle prima
guerra mondiale), sposato ad Isabella Pallone ha
avuto l'unico figlio Antonio che ha avuto come
figli Orazio da cui Antonio, Giampiero da
cui Gianpaolo, e Francesco; Rodolfo,
da cui Luciano, Ennio, Carlo da
cui Rodolfo; e Carlo, proprietario del
Palazzo ubicato nel Quartiere Calvisi in via IV
novembre (nel quale ospitava suo fratello Orazio),
sposato a Chiarina Tucci, Nobile di Carpanzano, ha avuto
come figli: Tina, Jole, Vera, Francesco (morto
nella seconda guerra mondiale), ed Orazio (n.
Carpanzano, 1921), sposato a Fernanda Falvo ha
avuto come figli Francesco (n. 18 ottobre 1950),
ha per figlia Carlotta, ed il primogenito Carlo (n.
1° novembre 1949), sposato a Gigliola Granieri ha avuto
come figli Orazio, Daniele, Emanuele,
e Camilla.
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Stemma Gentile. A destra: Quartiere
Calvisi, Palazzo di via IV novembre, pervenuto alla
Famiglia nell'Ottocento |
Palazzo di via IV
novembre, particolare del balcone |
Palazzo di via IV
novembre, portale |
Altro ramo
della Famiglia risiedette nel Quartiere Calvisi,
il loro Palazzo è ubicato nell'odierna via dell'Olmo,
Don Giuseppe Talarico descrisse l'ubicazione dei Palazzi
di Famiglia in questi termini: “ ...Due altri edificati
vicino la piccola Chiesa di Costantinopoli da Pompeo
e da Nicola Gentile, fratelli...”. La Chiesa di
Costantinopoli non esiste più, ci riferisce il Prof.
Nicola De Castris di Cupani che agli inizi degli anni
trenta del Novecento era visibile, ubicata di fronte ai
Palazzi Gentile da formare con essi uno stretto vicolo. |
Scigliano, Quartiere
Calvisi, Palazzo di Pompeo e Nicola in via dell'Olmo |
Stemma Gentile
(1) |
Altri
membri che diedero lustro alla Famiglia:
Pietro Girolamo, Domenico, Gian Gregorio, e Pio, tra
Cinquecento e Settecento, furono notai.
Umberto, partecipò alla prima guerra mondiale come ufficiale, appena
congedato si stabilì a Varese. |
Vogliamo invitarvi alla visione, della pagina web che
segue, nella quale vi è l'immagine delle insegne
ecclesiastiche di Filippo Gentile (Biccari, 10
giugno 1692 † Cerreto Sannita, 25 giugno 1771), Vescovo
di Telese o Cerreto dal 1747, si notino gli stessi
carichi araldici del ramo di Scigliano. Biccari (oggi
comune omonimo in provincia di Foggia), è stato un feudo
in possesso della Famiglia, originaria di Barletta dove
era ascritta alla Nobiltà.
Filippo Gentile -
Wikipedia
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A San Fili, in Calabria Citra, è fiorita una famiglia
omonima, aveva la Cappella gentilizia nella Chiesa del
Carmine, incastonata tra il Palazzo Gentile ed il
Palazzo
Miceli
dei baroni di Serradileo che in San Fili avevano una
residenza. |
Stemma famiglia Gentile
di San Fili |
San Fili, Cappella
gentilizia famiglia Gentile |
San Fili (Cosenza),
Palazzo Gentile |
San Fili (Cosenza),
Plazzo Miceli, facciata e portale |
San Fili, Cappella
gentilizia della famiglia Miceli. A seguire particolare
dello stemma |
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Note:
(1) -
Immagine tratta da: https://www.arsvalue.com/
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Bibliografia:
- Francesco Zazzera, “Della Nobiltà
dell'Italia”, Napoli, Ottavio Beltrano MDCXXVIII.
- Gaetano Montefuscoli, “Imprese ovvero stemme delle
famiglie italiane”, Vol. III.
- Francesco Antonio Accattatis, “Storia di Scigliano”
1749 Voll. I-II, manoscritto stampato a cura di Isidoro
Pallone,
Editrice Casa del Libro, Cosenza 1965.
- Gustavo Valente, “Dizionario bibliografico biografico
geografico storico della Calabria” Vol. III,
Ferrari
Editore 2017.
- Mario Gallo, “Pedivigliano Fonti Storiche e Stato
delle anime del 1790”,
con il Patrocinio del Comune di Pedivigliano e dell’Associazione
Culturale
Pedivigliano 200.
Amministrazione Comunale Pedivigliano 2020.
- Ivan Pucci, “Gli stemmi araldici nel contesto urbano
di Cosenza e dei suoi casali”, Edizioni Orizzonti
Meridionali, 2011.
- Ezio
Arcuri,
“Notizie della Città di Scigliano e dei suoi Casali del
Parroco D. Giuseppe Talarico”, prefazione di
Leonardo Falbo, Falco Editore.
- Mario Pellicano Castagna, “La Storia dei Feudi e dei
Titoli Nobiliari della Calabria” Vol. II-III, Editrice
C.B.C. 1996-1999.
- Gustavo Valente, “Storia della Calabria nell'età
moderna”, Vol. I, Frama Sud, 1980.
-
https://www.storiadigitale.it/portale-della-storia-degli-italiani/#
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