
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Famiglia Sassone |
Arma:
di azzurro all'uomo di carnagione portante un mantello rosso
e cavalcante un leone passante d'oro cui apre le fauci. |

© Napoli - stemma di Adriana
Sassone - anno 1492 |
L'antichissima famiglia napoletana Sassone ha goduto di nobiltà
in Napoli dove era ascritta al Patriziato del
Sedile di Portanova, nella città di Lauro, all'epoca facente parte di
Terra di Lavoro, oggi in provincia di Avellino, e
nella città di Troia sita in Provincia di Capitanata. Raggiunse il suo
massimo splendore ai tempi degli Angioini e degli Aragonesi.
Possedeva nella città partenopea una cappella gentilizia intitolata ai Santi Apostoli
Pietro e Paolo in piazza dei Cangiani.
Nell'anno 1093 Sassone, Vescovo di Nola, donò la chiesa dedicata
alla Madonna delle Grazie, sita nel casale di Domicella posto
alle radici del Monte Sarno, ai Padri Benedettini di San Lorenzo
d'Aversa.
Durante il periodo degli Angioini fu
creato l’Ordine della Leonza (o della Leonessa); vi aderirono i
rappresentanti delle famiglie
d’Anna, Fellapane, Gattola,
Liguori,
Sassone, Scannasorice,
Rocco,
Bonifacio,
Pignone
ed altre.
Il personaggio più noto fu Adriana Sassone (1444
†
Napoli, 1490) consorte e consigliera dal 1461 di Giovanni Pontano
(Cerreto di Spoleto, 1429
†
Napoli, 1503), abile diplomatico durante la
battaglia di Troia del 1454 e la riconquista di
Otranto nel 1481, amico e successore di Antonio
Beccadelli alla guida dell'Accademia Pontaniana di
Napoli. I coniugi per figli ebbero Lucio Francesco (1469 † 1498)
che con una sua galea partecipò alla guerra contro
Carlo VIII, Aurelia Domitilla (sposò don Paolo
Caivano di Napoli), Eugenia (impalmò don Marco Bartolomeo de
Constabulis di Benevento) e Lucia Marzia, che morì appena
tredicenne. |
Adriana
Sassone all'età di 46 anni rese l'anima a Dio e fu sepolta in
Napoli nella Cappella Pontano fatta costruire in sua memoria dal
marito. |

Napoli - le armi di
Afriana Sassone e di Giovanni Pontano |

Napoli - interno della
Cappella Pontano |
Don Carlo 1°
Lombardo (~ 1400)
sposò Laura
Sassone, di
nobile famiglia di Troia.
Il 16 maggio 1484
il Cardinale d'Aragona, figlio del re
Ferrante I d'Aragona,
ad istanza del suo fratello il Duca di Calabria, si compiacque
che il beneficio di Lauro, membro di San Lorenzo di Aversa, fu
conferito a Giovan
Francesco Sassone, fratello di Adriana.
Furono feudatari di Lauro i
Sanseverino, conti di Caserta, i
Frainella, i Sassone, i Bussone, i Del Cappellano.
I sassone nella terra di Lauro possedevano una cappella
gentilizia intitolata a "Santa Maria de Caritate" nella
Collegiata di S. Maria Maddalena; dimoravano nel castello,
passato poi di proprietà alla famiglia
Lancellotti.
Tommaso Sassone sposò Lavinia de
Morra, figlia di Camillo
feudatario dal 1588 del feudo di Monterocchetta e del casale di
S. Pietro Indelicato, in Principato ultra.
Enrico de Morra (†
Benevento, 1624), con testamento del 3 settembre 1624 dispose
che “…dopo la morte di Vittoria de Morra costituisco erede dei
miei beni burgensatici come ducati 40.000 Francesco
Sassone, figlio di Villa de Morra mia zia con condizione che
detto Francesco debba e voglia cognominarsi Francesco de Morra
famiglia di sua madre...". |

© Napoli - Stemma
partito con le armi Pisanelli e Sassone, famiglie
imparentate. |
Dal seguente atto del 17 giugno 1671, rogato dal notaio
Giuseppe Genise da Cosenza, giudice Ignazio de Marco da
Cosenza si evince che la Famiglia si era diramata in
Calabria Citra:
il Capitolo Cosentino, rappresentato dal decano don
Antonio
Quattromani,
anche come esecutore testamentario della fu Isabella
d'Urso, dal canonico camerario don Ludovico
Tirelli
e dal canonico don Maurizio
de Ajello,
cappellano dell'Oratorio istituito per legato di detta
Isabella d'Urso, si riceva da Tommaso
Casella
da
Cosenza la somma di ducati trecentocinquanta, presso di
questi depositati il 10 settembre 1667 da fu
Antonio
Sassone in conto delle doti di
Fulvia
Sassone sua sorella, moglie di Antonio de Rose, perchè
ne fosse affrancato a beneficio della stessa per cautela
delle sue doti un annuo censo di ducati ventotto, per il
capitale di trecentocinquanta, che il p. frà Leonardo de
Rose, quale zio paterno e tutore di Antonio, Giuseppe e
Bernardino de Rose del fu Daniele aveva venduto il 10
settembre 1656 al decano e tesoriere del capitolo
cosentino, esecutori del testamento della ridetta
Isabella d'Urso, con l'obbligo di pagarlo annualmente al
cappellano dell'Oratorio predetto.
Detti decano, camerario e cappellano consegnano sul
momento i trecentocinquanta ducati ricevuti a don
Michelangelo delli Preiti, in pagamento del prezzo di
una casa da questi giorni prima venduta al capitolo
cosentino. Stante tale pagamento il capitolo cosentino
retrovende ed affranca in favore di Antonio e Giuseppe
de Rose, presenti e stipulanti anche a nome di
Bernardino de Rose, il censo in questione, e cede i suoi
diritti sullo stesso in favore di Fulvia Sassone. Ed
infine i detti de Rose si obbligano a pagare ogni anno a
detta Fulvia Sassone i ducati ventotto del censo in
questione
(1). |
I
Sassone si imparentarono con prestigiose famiglie, tra
le quali spicca il casato dei
Pisanelli. |
______________________
Note:
(1) - Vincenzo Maria Egidi
in “Regesto delle pergamene dell'Archivio Capitolare di
Cosenza” a cura di Raffaele Borretti. Editoriale
progetto 2000, pagg. 133-134. |
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