
Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano,
ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano,
appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano
dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
|
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Casole o Tirelli |
A cura del dr. Giuseppe Pizzuti |
Arma:
d'azzurro e d'argento con la fascia arcuata d'oro in divisa
(1).
Titoli:
nobili patrizi di Cosenza.
Patrona:
l'Immacolata Concezione.
Dimore:
Casole Bruzio, Cosenza e Napoli. |

©
Casole Bruzio (Cosenza), stemma Casole
(2) |
La famiglia Casole
originaria della Britannia, come scrisse Fabrizio
Castiglione Morelli,
giunse nel Regno di Napoli con
Jacobo
Casole, capitano di cavalleria.
Orazio (Doranzio
o Durazzo) Casole fu il primo che venne
in
Calabria Citra
e si radicarono a Casole, regio Casale di Cosenza,
facente parte della bagliva di Spezzano Piccolo (poi
comune di Casole Bruzio, oggi entrambi sono parte
integrante del nuovo comune Casali del Manco). Orazio fu
nominato pubblico e regio notaio, nel 1364, erogò un
contratto tra il monastero di Santa Maria della Motta e
quello di Santa Chiara di Cosenza. |
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© Casole Bruzio (Cosenza), in primo piano Villa Casole
|
Casole Bruzio, Palazzo
Casole, veduta frontale e laterale |

Palazzo Casole, lato sud |
Filippo Jacovo o Giacomo
Casole, appellato
nobile e suo familiare da
Luigi III d'Angiò-Valois
(1403 † Cosenza, 15
novembre 1434), re titolare di Sicilia e successore
designato della regina di Napoli
Giovanna II d'Angiò-Durazzo che lo aveva investito
del titolo di erede al trono, 9° duca di Calabria, alla
quale premorì (Fabrizio Castiglione Morelli scrisse
Ludovico). Filippo Jacovo ottenne da Luigi otto once
d'oro sopra i pagamenti di Scigliano, Motta Santa Lucia,
Grimaldi ed Altilia, questo privilegio fu confermato nel
1435 dalla regina Isabella di Lorena, moglie di
re Renato d'Angiò,
e nel 1444 da
re Alfonso I
d'Aragona.
Filippo Jacovo partecipò ai giochi cavallereschi per i
festeggiamenti in occasione della visita a Cosenza di
Luigi e di sua moglie Margherita di Savoia, avvenuta nel
1433, altri Cavalieri partecipanti furono: Francesco
Spiriti, Aurelio Vena, e Vincardino
Beccuti,
Consigliere di Luigi.
Tirello,
figlio del citato Filippo Jacovo e di Onorata, di
probabile casa Carolei, sposato a donna del medesimo
casato dei Carolei, usò il nome Tirello come cognome
(3)
.
Bernardino, nel 1524 fece sposare sua
nipote Laura con Alfonso Russo.
Tescio o Teseo,
figlio di Bernardino, si unì in matrimonio con
Bernardina
di Donato,
figlia del notaio Vincenzo, la cui dote era di ducati
350 come da rogito per notaio Giovanni
Arnone
del 1525
(4).
Angelo,
si distinse per le imprese militari e fu colonnello
della città di Lucca.
Nicolò,
fu Sindaco dei Nobili di Cosenza nel 1473.
Aloise
Casole, nel 1498 fu deputato all'Esazione degli
Spagnoli.
Giovanni Andrea,
esercitò la professione di notaio a Cosenza, come
risulta da un atto rogato nel 1580. Di seguito
presentiamo “signum”. |

Notaio Giovanni Andrea
Casole |
Sila Grande, Contrada Casolesi,
Villa Casole. A destra: ila Grande, Contrada Casolesi,
Cappella di Villa Casole |
Sila Grande, Contrada Casolesi,
Lago Ariamacina. A destra:
Sila Grande, Contrada Casolesi, ricadente nel comune
di Casali del Manco (CS), Lago Ariamacina a 1350 mt.
s.l.m. |
Dianora
Tirelli, vissuta nel Cinquecento, sposò Tebaldo
de Simone
di Longobucco.
Achille
Tirelli sposò Serafina
Dattilo, ebbe per sorella
Agata.
Lorenzo Tirello Casole fu capitano di
compagnia;
da un atto dell'11 maggio 1624, notaio Francesco Maria
Scavello da Cosenza, giudice Giuseppe Scavello da
Cosenza, Lorenzo vende al Capitolo Cosentino,
rappresentato dai canonici don Antonino
Donati
e don Orazio
Ferrari
e dal canonico camerario don Pietro Citino, un annuo
censo di ducati quindici, per il prezzo di ducati
centocinquanta, garantendolo su certe sue case in
Cosenza al
Ponte dei
Pignatari e su vari censi attivi e rendite
da lui posseduti. In un altro atto del 13 ottobre 1629,
redatto dallo stesso notaio e giudice, il reverendo
Muzio
Dattilo
da Cosenza, quale procuratore del capitano Lorenzo
Tirelli, vende al Capitolo Cosentino, rappresentato dal
canonico camerario don Antonio
Quattromani
e dai canonici don Giuseppe Russo e don Fulvio
Quattromani, un annuo censo attivo di ducati tredici,
per il capitale di ducati centocinquanta, a detto
capitano dovuto da Muzio Calendino da Cosenza, per il
prezzo di ducati centotrenta, che il Capitolo si obbliga
di far pagare nel termine di sei giorni dal Monte di
Pietà di Cosenza, sul deposito ivi fatto da Ginevra
Tosti
e da Clarice Arnoni per le messe funebri legate al
Capitolo dai furono don Muzio
Miceli
e Cola Toscani
(5).
Lorenzo, nel 1648, dopo la caduta dei rivoltosi
capeggiati da Giuseppe
Gervasi,
fu inviato da Francesco
Capecelatro,
Preside e Governatore delle armi di Calabria Citra, a
liberare la marchesa di Fuscaldo ancora assediata in
Paola, la quale aveva chiesto di essere liberata ed
aveva inviato al Preside 2.000 ducati; a capo di un
battaglione di fanti assoldati nei Casali di Cosenza
giunti sulle montagne questi si ammutinarono in quanto
non volevano andare contro i paolitani, Lorenzo non potè
che tornare indietro.
Ludovico, fratello del citato Lorenzo fu
canonico della cattedrale di Cosenza.
Bernardino, fratello dei precedenti,
sposò Dianora
Arnone con la quale ebbero per figlio
Orazio
che sposò con donna appartenente alla nobile famiglia
Amantea ed ebbero per figli:
Antonio,
celibe;
Francesco,
canonico della cattedrale di Cosenza; e
Carmine
(† 1762) fu avvocato
dei poveri nella Regia Udienza e successivamente
nominato da re
Carlo di Borbone uditore del tribunale ed avvocato
fiscale, sposò donna appartenente alla nobile famiglia
Bombini ed ebbero per figlio
Orazio.
Antonino
Tirelli Casole, vissuto nel Seicento, poeta latino, fu
socio dell'Accademia
Cosentina.
Francesco
Tirelli Casole, visse tra il Seicento e Settecento,
autore di versi latini, fu socio dell'Accademia
Cosentina.
Albino,
nato a Casole, sacerdote, nel mentre era residente a
Pallagorio (oggi comune omonimo in provincia di
Crotone), come Prefetto degli Ospizi, prese parte al
Sinodo indetto dal Vescovo di Umbriatico (diocesi nella
quale ricadeva Pallagorio ed oggi soppressa) Francesco
Maria Loyero in carica dal 1720 al 1731 quando venne
nominato Vescovo di Nicastro.
Giacinto,
fu medico.
Lalla
Tirelli sposò Ludovico
Lupinacci
di Casole. |
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Due dei tanti elogi scritti come
ringraziamento dai
nobili le cui famiglie furono inserite
nell’opera del
Castiglione Morelli
|
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Cosenza, Chiostro di S. Francesco
di Paola,
affresco stemma Casole o Tirelli. A destra: Casole Bruzio, Palazzo Casole,
Portale |
A metà Ottocento, la famiglia, nelle persone di: Domenico, Tiberio, Filippo, Serafina,
e Pasquale erano occupatori di una difesa nella Sila
Badiale in
contrada Macchia di Pietra Prima (6).
Nel 1888, fu richiesta una perizia per la valutazione
della difesa Colle dei Neri o Laghicello in Regia
Sila, per una causa tra il Regio Subeconomo
Francesco Saverio De Chiara di Cosenza e Benedetto De
Filippis, parroco della parrocchia di Santa Maria
Assunta in cielo di Spezzano Piccolo, contro Luigi Casole
da Casole Bruzio.
Nel 1917, venne effettuata una misurazione della difesa Macchia
di Pietra in Regia Sila, per una causa tra il
Ministero dell'Agricoltura contro Isabella Abenante, Carlo, Francesco, Filippo,
e Vincenzo Casole da Casole Bruzio. Archivio
di Stato di Cosenza, perizie giudiziarie: anno 1834, B.
23, perizia 11; anno 1888, B. 50, perizia 29; anno 1917,
B. 86, perizia 39.
I citati possessori delle difese, erano i
discendenti di Bartolo Filippo Tommaso († Celico,
15 gennaio 1810), dottore fisico, sposato a Serafina
Barberio, ha avuto come
figli: Angelica (1757 † Magli, 17 agosto 1817);
Luigi (1769 † Casole Bruzio, 2 marzo 1834);
Michele (1771 † Casole Bruzio, 13 novembre 1841),
dottore in legge; Domenico (1779 † Casole Bruzio,
20 aprile 1850); e Luigi (n. 1774), sposato a
Maria Teresa
Mauro (n. 1793), ha avuto come figli: Pasquale (n. Casole Bruzio,
21 maggio 1821); Serafina (n. Magli, 16 febbraio
1818), sposata a Casole Bruzio il 21 settembre 1851 ad
Ignazio Gaspare Ripoli, legale, figlio di Domenico e di
Isabella
Rende; Tiberio Antonio (n. Celico, 22 gennaio 1811), Camerlengo
presso la Corte Pontificia, fece restaurare la Cappella
di famiglia in Casole Bruzio; e Filippo
Bartolo Marino (n. Magli, 23 agosto 1814), legale,
sposato il 27 luglio 1836 a Rosa Candida Giudicessa (n.
1811), di Spezzano Grande, figlia di Giovanni e di
Carolina
Sambiase, che gli portò
in dote la difesa di Casolesi, ha avuto come
figli: Francesco Luigi (n. Casole Bruzio, 3
novembre 1838 † 4 febbraio 1842); Francesco Antonio
(n. Casole Bruzio, 24 maggio 1842); Francesco
(1843 † 6 giugno 1860); Carolina (n.
Casole Bruzio, 27 febbraio 1845 † 27 luglio 1845); e Luigi
Maria (n. Casole Bruzio, 10 giugno 1840),
nominato da re Umberto I cavaliere dell'ordine dei Santi
Maurizio e Lazzaro, sposato ad Isabella Abenante di
Corigliano Calabro ha avuto come figli: Filippo,
celibe; Micheluccio (14 aprile 1874 † 26 gennaio
1879); Francesco Maria Salvatore, sposato
a Michelina Feraudo di Acri, hanno avuto come figli:
Luigi, eroe di Cefalonia, Filippo, ha
ereditato le difese di Casolesi, della quale fa
parte Colle dei Neri, e Laghicello,
sposato a Lidia Rende di
Cosenza ha come figlia Michela, Isabella,
sposata ad Innocenzo Materi di Rogliano, e Gabriella sposata
a Giacomo Funari; Carlo Maria, sposato a Luisa
Garzi di Siena ha avuto per figlio Giuseppe (n.
1900), sposato a Maria Caruso di Dipignano da cui Carlo (1925
† 2004), sposato a Rossana Ialongo di Roma, hanno avuto
per figli Mauro (n. 1956), deceduto da giovane,
e Paola, sposata con Gianni Milani di Acuto
(Roma); Vincenzo, esattore a Pedace, sposato a
Fortunata Lupinacci, ha avuto come figli Ester,
sposata a Leopoldo Massimilla di Casole, e Stanislao (1916
† 1994), sposato ad Amalia Barrese (1925 † 2019), degli
antichi duchi di Castrovillari, di Spezzano Piccolo,
figlia di Ernesto Maria
(7)
e di Delfina Venditti di Carsoli (L'Aquila), ha avuto
come figli: Maria Fortunata, sposata ad Antonio
Scura, Anna, sposata a Pasquale Guaragnella di
Bari, Maria Luisa, sposata ad Antonio Cavalcanti di
Cosenza, Patrizia, nubile, e Vincenzo Ernesto (n.
1955), sposato a Roberta
Palumbo di
Roma, ha come figli, Luigi (n. 30 agosto 1994),
e Francesco (n. 20 settembre 1995). Questo ramo è
proprietario della difesa Macchia di Pietra.

Cavaliere Luigi
Maria Casole, consorte di Isabella Abenante
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Non sappiamo in quale
periodo la famiglia, originaria di Casole, si
sia radicata in Spezzano Grande (oggi comune di
Spezzano della Sila), dal catasto onciario del
1743, relativo al comune di Spezzano Grande,
risulta che la famiglia del nobile vivente Giovanni
Battista Casole abitava nel quartiere San
Salvatore, in una casa palazziata.
Contribuiva, come persona fisica, alle entrate
tributarie per once 493. Il nucleo familiare
comprendeva nove persone, più altre quattro a
vario titolo. Nello stesso catasto, risulta che
la famiglia Tirelli-Casole possedeva nella
Chiesa Parrocchiale di San Pietro Apostolo, una
Cappella sotto il titolo “La Pietà”.
Nel 1781, Antonino Casole, risultava
Prefetto dell'Arciconfraternita della Pace di
Spezzano Grande.
Nel 1790, lo stesso Antonino possedeva
nella Regia Sila una
vasta difesa denominata Capolagarò, dal
nome di un rigagnolo che l'attraversa, ed in
più, un quarto, quinto e sesto, della difesa
Molarotta Sottana.
Dal catasto dei terreni del 1813, relativo al
comune di Spezzano Grande, Giovanni Battista (di
Antonino, † Spezzano
Grande 24 marzo 1836 all'età di 83 anni)
sacerdote, Giuseppe († Spezzano
Grande, l'8 maggio 1827 all'età di 73 anni), e Luigi Casole,
risultavano possessori di diversi appezzamenti
di terreno, coltivati a vigneto, oliveto,
gelseto, e castagneto, in varie contrade nei
pressi dell'abitato. Dal catasto dello stesso
anno, relativo ai fabbricati, risultava che
Giuseppe Casole possedeva un fabbricato di
4^ categoria con annesso giardino nel quartiere
San Salvatore; e che Luigi Casole era
proprietario di un fabbricato di 3^ categoria,
ubicato nello stesso rione.
Pasquale Tirelli-Casole, nel 1799 risulta coinvolto nelle vicende della Repubblica
Napoletana.
Nel 1810 fu componente del collegio elettorale
dei possidenti e commercianti. Nel registro
delle anime della Chiesa Parrocchiale di San
Pietro Apostolo, compilato nel 1833, il nucleo
familiare di don Pasquale, proprietario,
risultava di nove persone, uno di loro, don Luca,
era proprietario di una quota di terreno della difesa
Campo San Lorenzo, altre due persone erano
sacerdoti. La difesa di Campo San Lorenzo,
a valle di Camigliatello, nella vasta pianura di
Cecita, ora invasa per la maggior parte dalle
acque del lago Mucone o Cecita, deve il suo nome
all'esistenza nella stessa zona, di una Chiesa
dedicata a San Lorenzo.
Luigi, sposato a Beatrice Giunti († Spezzano Grande, 17 luglio 1831 all'età di 73 anni), ha avuto
come figli: Elena († Spezzano Grande, 23
dicembre 1850 all'età di 60 anni), sposata a
Giuseppe
Cavalcanti; Antonino († Spezzano Grande, 22 luglio 1864 all'età di 82
anni), sacerdote; Pasquale (†Spezzano
Grande, 21 agosto 1848 all'età di 69
anni), sposato con Enrichetta Giunti († Spezzano
Grande, 4 giugno 1828 all'età di 50 anni), ha
avuto come figli: Michele Giuseppe,
sposato il 9 aprile 1833 a Spezzano Grande con
Maria Caterina Giudicessa, figlia di Giovanni e
di Caterina Sambiase, e Rachele Albinia († Spezzano Grande, l'11 novembre 1856
all'età di 30 anni), aveva sposato a Spezzano
Grande il 1° maggio 1838 Raffaele Fanuele,
figlio di Domenico e di Carolina Caracciolo; e Luca (†
Spezzano Grande, 2 dicembre 1863 all'età di 65
anni), sposato a Calennino Michelina, figlia di
Francesco e di Maria Maddalena
Monaco, ha avuto come
figlia Giulia (n. Spezzano Grande, 8
luglio 1835), sposata a Spezzano Grande il 10
settembre 1857 con Michele Romeo, Ettore
(n. Spezzano Grande, 10 ottobre 1837), e Salvatore
(n. Spezzano Grande, 9 giugno 1841).
Con istrumenti del 14
dicembre 1832, dell'8 novembre 1833, e del 23
gennaio 1835 Luca, Michele ed Antonino
vendettero parte della difesa Agarò a
Stanislao e Pasquale Lupinacci;
con istrumenti del 7 e dell'8 gennaio 1835
Giacomo e Pasquale vendettero le
altre porzioni della difesa a Michele ed
a suo figlio Vincenzo Cosentini.
Da una perizia giudiziaria
del 1836, per la valutazione e divisione dei
beni appartenuti al defunto Luigi Casole,
proprietario delle difesa Agarò, con
fabbricati siti in Regia
Sila, per una causa tra Stanislao
Lupinacci di Cosenza e Giovanni Battista, Pasquale, Antonino, Giacomo, Luca, Michele Casole
di Spezzano Grande, i coniugi Attanasio Monaco
e Francesca Casole, Elena Casole, Bernardo
Vocaturo di Ajello, vedovo della compianta Maria
Casole.
Il citato Giacomo, nel 1821 fece
restaurare la Chiesetta di Santa Maria delle
Grazie, come risulta dall'iscrizione su una
pietra tufacea posta sulla porticina laterale.
Nel 1890, Luigi Casole fu Sindaco di
Spezzano Grande, successivamente svolse le
funzioni di Segretario dell'Assemblea dei
proprietari silani per la ricostruzione delle
strade silane. Peppino Via, Luigi Palmieri,
“Spezzano Grande, storia, folklore e nobiltà”,
Edizioni Orizzonti Meridionali 1994, pagg. 50,
67,143-145. Peppino
Via,“Camigliatello e la Sila”, Casa del Libro
Editrice 1983, pag. 153. Archivio di
Stato di Cosenza, anno 1836, B. 4, perizia 4. |
 |
 |
Casole Bruzio,
Cappella gentilizia della famiglia dedicata
all'Immacolata Concezione, restaurata nel 1847
da Tiberio |
La famiglia Tirelli, già Casole, risulta ascritta
all'Elenco Regionale Napolitano e spetta il titolo di
nobile patrizio di Cosenza (m.) ai maschi discendenti
per linea maschile dal cavaliere
Orazio Maria
Tirelli; e spetta il titolo di nobile (pers.) alle
femmine della stessa discendenza. |

Stemma tratto dall'opera
di Fabrizio Castiglione Morelli |
__________________________
Note:
(1)
- Francesco Bonazzi di Sannicandro, "Famiglie
nobili e titolate del Napolitano", Arnaldo Forni
Editore, 2005.
(2) - L'arma quanto più semplice è più denota l'antichità
della famiglia.
(3) -
Il Sambiasi in riferimento al cambio del
cognome usa la locuzione “si crede”.
(4) - Mario
Putaturo Donati
Viscido di Nocera, “Profili di storia
dell'ordinamento amministrativo della città di Cosenza e
delle istituzioni pubbliche dal XII al XIX secolo - Le
carte degli archivi gentilizi dei Barracco e dei
Donati”, Rubbettino Editore 2000, pag. 29.
(5)
- Vincenzo Maria Egidi in “Regesto delle pergamene
dell'Archivio Capitolare di Cosenza” a cura di Raffaele
Borretti. Editoriale progetto 2000, pagg. 89 e 106.
(6)
- Cavaliere Pasquale Barletta "Statistica Silana",
Stamperia Governativa - Napoli 1870.
(7)
- La famiglia Barrese, di origine
Normanna,
era già fiorente in Sicilia con il titolo di baroni, poi
marchesi di Pietraperzia, il cui capostipite fu Abbo,
che costruì il Castello Normanno di Pietraperzia (oggi
comune omonimo in provincia di Enna). I fratelli
Tommaso o Maso e Giovanni, giunsero in
Calabria al seguito dell'esercito spagnolo nel 1461
combattendo con gli
Aragonesi
contro gli
Angioini
(lotta che si svolse tra il
1459 ed il 1464, che si concluse a favore degli
Aragonesi); Maso fu incaricato dal re dell'alto comando
delle truppe Aragonesi, revocando da questa carica Luca
Sanseverino
e Roberto
Orsini,
un suo capitano fu Luigi
Gentile;
suo fratello Giovanni cadde trucidato a Cosenza, che
venne vendicato da Maso uccidendo gli assassini. Mandato
ad espugnare Acri, si rese tristemente famoso per la
crudeltà con la quale trattò il difensore, dopo che per
fellonìa, gli lasciò prendere la cittadina, facendolo
squartare vivo in piazza, era il giovane acrese
Clancioffo. Successivamente accorse in Sila, ove sulla
Serra della Tavolara (l'attuale zona di Fago del
Soldato), mise in fuga il marchese di Crotone Antonio
Centelles che con un agguato era riuscito a
sbaragliare la cavalleria di Luca Sanseverino, duca di
San Marco.
Sconfitto il Centelles, per intervento di Giovanni
Ventimiglia, zio di Antonio Centelles, fu trattata una
pace e stabilito che sua figlia, Giovanna Centelles,
sposasse Tommaso Barrese, in quest'occasione, nel 1462,
re
Ferdinando I d'Aragona detto Ferrante
(1458-1493), lo ricompensò con la
Terra di Castrovillari
in
Calabria Citra,
che comprendeva
anche
Porcile
(oggi comune di Frascineto), con il titolo di duca.
Trasferitosi a Napoli, dopo la fine della guerra, nel
1464 in un accesso d'ira uccise un vecchio nemico,
Giovanni
Spatafora,
davanti alle porte del Castel Nuovo, il re Ferrante lo
fece mettere in prigione dove morì poco tempo dopo.
La famiglia si è diramata in altri centri di Calabria
Citra, tra di essi a Macchisi di Spezzano Piccolo (oggi
comune di Casali del Manco) dove hanno il loro palazzo e
difese in Sila, e da quì, nella seconda metà del
Settecento a Bocchigliero presente con Carlo, il
quale possedeva in Regia Sila la difesa Castagna,
già posseduta nel 1721 da Carlo seniore di
Macchisi, difesa che con quella di Camigliati tra
il 1687 ed il 1688 erano state oggetto di transazione
con la Regia Corte per ducati nove e grana sessanta per
essere state occupate da Giambattista Barrese.
Nel 1687 Giuseppe e Tommaso
possedevano la difesa Campo, e quella di Rijo
Soprano in Regia Sila, nel 1782 era posseduta da
Pietro Barrese.
Riportiamo un atto del 1739 rogato a Spezzano Grande:
“Costituiti personalmente il magnifico Reverendo Padre
Giuseppe Antonio
Mollo
dell'Ordine dei Minimi, correttore del venerabile
Convento di San Francesco di Paola di Spezzano Grande, e
li signori Reverendo Don Tomaso e Francesco
Saverio Barrese, fratelli, entrambi congiunti del
Casale delli Macchisi...”. Notaio S. Ranieri di Spezzano
Grande.
Nel 1765 Virginia Barrese, vedova di Giuseppe
Turano, fu sepolta nella Cappella della famiglia Cugino,
posta nella Chiesa Parrocchiale di Celico.
Nell'Ottocento la famiglia era fiorente con Giovanni,
sposato a Maria Antonia Mollo,
ha avuto come figli: Adolfo;
Francesco; Tommaso; Emilio,
funzionario di prefettura; Ernesto Maria
(Spezzano Piccolo, 4 dicembre 1869 † Cosenza, 8 dicembre
1938), laureato in ingegneria, svolse attività
professionale in Siracusa, e si occupò di lavori
pubblici in Libia. Chiamato alle armi nel 1915, quale
capitano del genio ferrovieri, passò volontario nel
genio zappatori. Rientrato dalla guerra nel 1919, con
Carlo Manes e Luigi Siciliani capeggiò in Calabria, la
lista dei Combattenti, dei quali era delegato regionale,
per l'elezione della della XXV legislatura del Regno
d'Italia, risultato eletto aderì al gruppo
Rinnovamento, ebbe tra gli altri incarichi, il
mandato della Camera a trattare con Gabriele D'Annunzio
per porre fine all'occupazione di Fiume. Portò
l'elettrificazione in Sila, essendo stato proprietario
della Società Luce (con i soci, Ingegnere
Vincenzo De Filippis ed Emanuele Gallo), nel luglio del
1934 entrò in funzione una centralina idroelettrica che
sfruttava la caduta delle acque della fiumarella Curcio.
Progettò e donò due padiglioni in legno (il secondo nel
1912 a due piani denominato la Ginestra) alla
Colonia Silana destinata a sanatorio antimalarico
ubicata a Federici, presso Camigliatello, nella Sila
Grande;

Ingegnere Ernesto
Maria Barrese |

Colonia Silana,
padiglione la Ginestra |
Filomena
(Spezzano Piccolo, 1° ottobre
1855 † Belmonte Calabro, 16 settembre 1928),
sposata in casa dei baroni
del Giudice
di Belmonte Calabro; Giovanni Pietro o
Pietro (Spezzano della Sila, 22 gennaio 1865
† Belmonte Calabro, 5 settembre 1949), sposato
in casa dei baroni del Giudice di Belmonte
Calabro, fu Podestà del comune di Spezzano
Grande dal 1929 al 1938;
Maria Amalia Filomena, sposata in casa
Giudicessa di Spezzano Grande; Vincenzo Italo
Maria (1872 † 1948), laureato in scienze
naturali, si dedicò all'insegnamento, fu vice
preside del liceo di San Demetrio Corone, fu
Podestà del comune di Spezzano Grande dal 1940
al 1943, sposato a Maria Tocci (1884 † 1974), ha
avuto nove figli, tra gli altri, Benita
Giovanna, Alfredo, ed Italo Carlo,
quest'ultimo ha avuto come figlio Vincenzo;
Salvatore, laureato all'Università di
Napoli in medicina e specializzato in ostetricia
e ginecologia, iniziò ad esercitare la sua
professione a Paterno Calabro, dove sposò la
nobildonna paternese Teresa Spada detta Sciscina,
figlia di don Fraschitto e di donna Costanza
Perciavalle, nobile di Amantea, devotissimo di
San Francesco di Paola, costruì la sua casa
vicino al Convento del Santo, nel 1936 fu
Podestà di Paterno, ma il suo incarico fu breve,
hanno avuto come figli Maria, e
Giovanni, laureato all'Università di Napoli
in giurisprudenza e filosofia, suonava il
violino, la chitarra ed il mandolino, sposato a
Gina hanno avuto come figlia Maria Teresa
che morì a soli 29 anni assieme al suo primo
bambino.
Arma Barrese di Spezzano: d'oro, a dodici
plinti di rosso ordinati quattro, quattro e
quattro.
Giovanni Curcio-Luigi
Zaccaro,“Beni storico-architettonici della
Presila Cosentina”, Rotary Club Presila-Cosenza
Est, pag. 73. Mario Pellicano Castagna, “La
Storia dei Feudi e dei Titoli Nobiliari della
Calabria” Vol.III, Editrice C.B.C. 1999, pag.
62. Maria Carmela
Lamanna-Franco
Gagliardi,
“La seconda casa di San Francesco, Paterno
Calabro tra passato e presente”, Satem-Edizioni
Mediterranee pagg. 116-117.Umberto
Ferrari,
“Armerista Calabrese, La Remondiana”, Bassano
del Grappa 1971, pag. 15.
La Colonia Silana di Federici (dalle origini
ai nostri giorni ), Colonia Silana. Gustavo
Valente “Dizionario bibliografico biografico
geografico storico della Calabria”, Vol.II,
Frama Sud 1989, pagg.65-66. Scipione
Ammirato,“Delle famiglie nobili napoletane”,
Parte I, Firenze 1580. Enciclopedia Treccani.
Peppino Via,“Camigliatello e la Sila”, Casa del
Libro Editrice 1983, pagg. 32-33.
Peppino Via, Luigi
Palmieri, “Spezzano Grande, storia, folklore e
nobiltà”, Edizioni Orizzonti Meridionali 1994,
pagg. 139-140.
Stato della Regia Sila, sotto la
delegazione dell'Illustre giudice della Gran
Corte della Vicaria Giuseppe Zurlo, compilato
dal Giureconsulto Carlo Romeo direttore dello
stato del sacro patrimonio nell'anno 1790,
Volume I, Napoli, stamperia governativa 1866,
pagg. 33, 222, 729-730, 944. |
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Bibliografia:
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