
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Famiglia
Falangola |
Arma:
d’oro al leone troncato di rosso e di verde
(1).
Dimora: Sorrento (NA)
Titoli:
barone di: Carovilli, Fagnano, Forlì, Joggi, Malvito, Missanello,
Pietrapiccola, Toparca di Gallicchio.
patrizio di Sorrento |

© Sorrento (NA) - Arma della famiglia
Falangola |
La famiglia Falangola, originaria di Amalfi, si trasferì nel
XIII secolo in Sorrento dove fu ascritta al Seggio di Porta.
Landolfo fu Giudice e Gabellotto delle dogane di Sorrento
nel 1278
Domizio fu eletto dal Papa Eugenio IV il 17 ottobre 1442
Arcivescovo di Sorrento; fu dotto teologo e valente interprete
di greche ed ebraiche lettere. |
Nicola Antonio († 1543), figlio di Bernardino (†
1499) e di Eleonora Mastrogiudice, acquistò da Pietrantonio
Sanseverino,
IV principe di Bisignano, nel 1527 i feudi di
Fagnano(2)
e Joggi
(3), in
Calabria Citra.
Grazie ai Falangola nel 1602 Fagnano fu elevata a università
ovvero a città; entrambi i feudi passarono poi alla famiglia
Firrao, principi di Luzzi.
Divenne barone di Toparca di Gallicchio
e Missanello, feudi in Terra di
Basilicata; Missanello nel 1455 apparteneva a Salvatore Missanelli, nel 1495 passò a Baldassarre
Pappacoda,
quindi ai Falangola, nel 1562 a Dezio
Coppola che nel 1591 ottenne il
titolo di Marchese ed infine alla famiglia Lentini col titolo di
barone.
Nel 1501 cadde la dinastia Aragonese e il Falangola preferì
seguire il re Federico I d’Aragona in esilio in Francia; alla
morte del sovrano avvenuta a Tour nel 1504, dopo aver
partecipato alle battaglie in
Germania agli ordini del principe di Bisignano, tornò a Napoli
per difendere la città messa sotto assedio da Lautrech nel
1528. |
Scipione (1522 † 1587), figlio di Francesco che si
trasferì a Napoli dove ottenne la cappella gentilizia nella
chiesa di S. Pietro Martire avendo impalmato nel 1516 Sveva
della Porta, divenne barone di Carovilli,
feudo in
Contado di Molise acquistato
insieme al casale di Castiglione
nel 1571 dalla famiglia Carafa, pervenuto poi ai
d’Alessandro dei duchi di
Pescolanciano. Dalla moglie Camilla
de Gennaro ebbe:
1) Berardino (1552 † 1597) che si distinse per il suo
coraggio alla
battaglia di Lepanto del 1571
sotto il comando del principe Niccolò Bernardino
Sanseverino e
nel 1586 acquistò la baronia di Forlì,
in Abruzzo Citra, comprata poi dai Carafa dei duchi di Traetto.
2) Diana nacque a Napoli intorno all'anno 1555, educata
nel monastero di S. Chiara, a sedici anni divenne damigella
d’onore di Anna
di Toledo ed era considerata
una delle fanciulle più belle e affascinanti della città. Nel
1572 conobbe a Castel Nuovo don Giovanni d’Austria, il
trionfatore di Lepanto, anche quest’ultimo di grande fascino e
conquistatore di molti cuori. Tra i due nacque una relazione e
Diana restò incinta. Il fratello di Diana, Berardino, venuto a
conoscenza della relazione clandestina, decise di uccidere la
sorella; dovette intervenire il vicerè di Napoli, il cardinale
Antonio Perinotto de Granvelle, che nel 1573 fece separare gli
amanti e nel febbraio dello stesso anno fece entrare la
Falangola nel convento napoletano di S. Patrizia, dove nel mese
di settembre diede alla luce una bambina che fu, secondo il
volere di don Giovanni stesso, affidata alla zia Margherita
d'Austria, duchessa di Parma. Diana sposò Pompeo
Piccolomini che la lasciò
vedova nel 1577. |
Nel 1605 i
Falangola acquistarono il feudo di Malvito, in Calabria Citra;
detto feudo passò poi ai Firrao, ai Monaco, ai
Telesio e infine
alla famiglia
Sambiase che lo detenne sino
all'eversione della feudalità. Nel 1622 Elena Falangola
(1590
† 1657), baronessa di Fagnano,
Malvito e
Pietrapiccola, terre ereditate dallo zio Giovanni
Battista, vendette i suoi feudi per 80.000 ducati a Cesare
Firrao, principe di Sant'Agata; sposò in prime nozze Francesco
Cavalcanti, barone di
Cannicella, e in seconde nozze Marcello Pignatelli, patrizio
napoletano. |

Fagnano - la Chiesa di San Pietro
dove è sepolto,
tra gli altri, il barone Filippo Antonio (†
1600) |

Malvito - uno dei feudi dei
Falangola
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Nel 1648 scoppiò una sommossa contro gli Spagnoli, capeggiata
dal genovese Giovanni Grillo, generale di Enrico II duca di
Guisa (1614 † 1664); quest’ultimo, aspirava al trono di Napoli
e, con l'appoggio del popolo di Piano e di Massa Lubrense, mise
sotto assedio la città di Sorrento per 14 mesi. La città non
fu conquistata grazie alla strenua difesa dei cavalieri
Sorrentini: don Michele
Brancia (Sorrento,1613 †
Napoli, 1649) e don Onofrio Brancia (1608 † 1679) comandarono
due delle cinque compagnie miliari, la terza compagnia era ai
comandi di don Giuseppe
Sersale, la quarta era guidata
da don Cesare
Anfora.
I Falangola difesero Sorrento con:
1) Francesco Falangola (Napoli, 1584 † Sorrento, 1662),
patrizio di Sorrento, figlio di Giovanni Battista (1534 † 1616)
e di Giovanna Falangola;
2) Giovanni Battista († Sorrento, 1656), patrizio di
Sorrento, figlio di detto Francesco (1584 † 1662 e di Caterina
De Vivo;
3) Giovanni Battista (Napoli, 1616 † Sorrento, 1683),
Abate, figlio di Mario (1586 † 1649) e di Rebecca
Falagnola;
4) Giacomo (Napoli, 1622 † Sorrento,1707), patrizio di
Sorrento, fratello di detto Giovanni Battista(1616 † 1683);
5) Bernardo (Napoli, 1623 † Sorrento, 1701), patrizio di
Sorrento, fratello di detto Giacomo, ricevuto nel S. M. O. di
Malta nel 1653, Governatore del Monte della Carità nel 1686;
6) Alfonso, patrizio di Sorrento, figlio di Giovanni
Antonio e di Beatrice di Loria dei baroni di Maierà;
7) Giovanni Battista (Sorrento, 1626 † Sorrento, 1663),
patrizio di Sorrento, figlio di Alfonso e di Vittoria
Molignano;
8) Giovanni Girolamo (Napoli, 1632 † 1693), patrizio di
Sorrento, figlio del già citato Giovanni Battista († Sorrento,
1656);
il primo, il secondo, il terzo e l’ottavo militarono nella
compagnia di don Cesare Anfora; il quarto, il quinto, il sesto
e il settimo nella compagnia di don Onofrio Branca. |

© Sorrento (NA) -
Epitaffio in memoria di Nicola Falangola ( 1678
† 1698), cavaliere del S.M.O. di Malta,
figlio di Giacomo ed Elena
Mastrogiudice |
La famiglia
Falangola ha dato molti uomini alla Chiesa, tra cui Antonio
(Sorrento,1699
† Caserta, 1761) Arcivescovo di Telese dal
1736 e
di Caserta dal 1747, Domizio († 1470) Arcivescovo di Sorrento. |

Lastra tombale del
vescovo di Caserta Antonio Falangola |
La famiglia risulta iscritta nell'Elenco Ufficiale Italiano nel 1921 col
titolo di patrizio di Sorrento nella persona di Girolamo
Falanga, nato a Sorrento nel 1853. |
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Note:
1)
Questi colori furono adottati da don Giovanni
d’Austria in omaggio alla bellissima Diana Falangola nei giochi
e tornei che si celebrarono in Napoli nella piazza
dell’Incoronata nel gennaio del 1572.
2) Dal 1863 Fagnano Castello.
3)
Nel 1527 Fagnano e Joggi erano casali e pertinenze della baronia
di Malvito. Il principe di Bisignano gli smembrò e li vendette
ai Falangola. |
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