
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Giannuzzi Savelli |
A cura del dr. Giuseppe Pizzuti |
Le Armi:
Ramo di Pietramala:
d'azzurro, a tre fasce d'oro, sormontate in capo da tre rose del
medesimo male ordinate.
Ramo di Cerenzia: partito: nel 1° d'azzurro a tre fasce d'oro sormontate in capo da
tre rose del medesimo male ordinate; nel 2° d'azzurro alla ruota
di otto raggi d'oro.
Motto: MODO JUPITER ADSIT
Dimore: Amantea, Aiello Calabro, Cosenza, Pietramala,
Rogliano, Napoli.
Titoli: patrizio
di Cosenza,
barone
di Pietramala,
principe di Cerenzia.
Patroni:
Santa Maria, San Giuseppe. |

Cosenza, Palazzo Giannuzzi
Savelli, stemma sul portale |

Rogliano (Cosenza), Palazzo Giannuzi
Savelli, stemma con maschera apotropaica |
L'origine di questa famiglia è romana, dai tempi più
remoti. Numerosi storici del medioevo, quando la
famiglia raggiunse il suo massimo splendore, la fanno
discendere dalla Gens Flavia, a cui particolare
lustro dette l'imperatore Traiano.
La genealogia documentata ha inizio nel secolo IX con
Almerico od Aimerico de Sabello dal nome del
feudo da lui posseduto. Da Almerico nacquero Luca
e Cencio († 1227) eletto pontefice il 2 agosto
1216 col nome di Onorio III. Altro pontefice fu
Giacomo Savelli (1210 † 1287), eletto papa il 2
aprile 1285, prese il nome di Onorio IV, era
figlio di Luca e di Vanna Aldobrandeschi dei
conti di Santa Fiora.
Oltre ai pontefici dettero alla chiesa molti cardinali,
tra i quali: Tommaso Beltrando († 1250);
Giovan Battista († 1498), protonotario apostolico;
Silvio († 1599); Giacomo († 1587)
protonotario apostolico, delegato apostolico a Nicastro
in
Calabria Ultra
(oggi Lamezia Terme); Mariano, fratello del
cardinale Giacomo, delegato apostolico di Nicastro, poi
vescovo di Gubbio; Fabrizio, arcivescovo di
Salerno († 1659); Giulio, legato delle bolle
papali († 1644); Paolo († 1685).
I Savelli si divisero in vari rami, tra i quali: quello
di
Rignano, quello di
Ariccia, quello di
Albano, ed il cadetto dei
Giannuzzi Savelli, originato da Giannuzzo
di Antonello Savelli che si stabilì in
Calabria Citra. I Savelli principi romani nel tronco principale si estinsero con
Giulio, nel 1721 ebbe un figlio Bernardino,
morto prematuramente prima del padre, e da allora la
custodia del conclave passò alla famiglia Chigi.
Col passare del tempo anche gli altri rami si estinsero,
è tuttora fiorente quello cadetto dei Giannuzzi Savelli. |
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Roma, Basilica di Santa
Maria in Aracoeli, monumento funebre di Luca Savelli (di
Arnolfo di Cambio).
A destra: monumento funebre di papa Onorio IV |
Del citato Antonello (1399 † 1428), padre di
Giannuzzo, da cui nascerà la linea cadetta dei
Giannuzzi Savelli,
in quanto i discendenti patromizzeranno il nome paterno,
abbiamo notizie relative alle sue imprese per il
re di Napoli
Ladislao di Durazzo in qualità di capitano di molte lance. Egli si era dovuto
allontanare dai feudi nei Castelli romani perchè
scomunicato da papa Innocenzo VII e condannato alla
confisca dei beni. Giunse in
Calabria Citra nella
Città Regia di Amantea
come combattente, dove lasciò il figlio Giannuzzo
minore emancipato (atto del notaio Fiscardino) facendo
ritorno a Roma dove morì, aveva sposato Antonia de
Conti.
Giannuzzo
(n. 1414), sposò Laudonia
Baldacchini
dei patrizi di Amantea ed ebbero come figlio Ercole (n.
1435), sposato a Giuliana Tores hanno generato Nicola
(n. 1472), sposato a Perna
Sersale dei patrizi di
Cosenza, ha avuto come figlio Giovan Vincenzo (n.
Amantea, 1508), nel 1538 venne eletto alla carica di
mastrogiurato della Città Regia di Amantea, sposato a
Beatrice
Cavallo dei patrizi di
Amantea, i capitoli matrimoniali furono stipulati il 10
luglio 1536 dal notaio Gaspare Alfano di Amantea, ha
avuto come figli: Lelio, Orazio, e
Giovan Francesco
(n. 1544), il quale aveva ipotecato in suo favore il feudo
di Pietramala (oggi comune di Cleto),
sposato a Stratonica Gracco dei patrizi di
Amantea, figlia di Giacomo e di Geronima Paracalzo ha
avuto come figli: Muzio, Odoardo, ed
Ercole I
(Amantea, 18 maggio 1572 † Pietramala, 26 dicembre 1637),
U.J.D.,
1° barone di Pietramala,
in quanto formalizzò l'acquisto di Pietramala da Carlo d'Aquino,
principe di Castiglione, fidejussore suo fratello
Odoardo, il quale aveva acquistato con suo fratello
possedimenti nei territori di Aiello ed Amantea (notaio
Francesco
De Lauro del 29 ottobre
1615), con Regio Assenso del 1616; a sue spese aggiunse
nuovi corpi ai resti dell'antico castello medioevale che
diverrà la residenza di famiglia. Sposò in prime nozze
Candida Morano, ed in seconde nozze Virginia de Mutiis,
vedova di Bernardino
Telesio, ha avuto come
figli: Anna, sposata in prime nozze a Francesco
de Matera, patrizio di Cosenza, ed in seconde nozze a Domenico
Cavalcanti, Emilio,
sposato in prime nozze a Nonna
Caputo,
ed in seconde nozze ad Eleonora dei marchesi de Riso,
Giuseppe, sacerdote, fonderà la Cappellania di
Juspatronato di San Giuseppe nel castello di Pietramala
con un notevole patrimonio in dote e che passerà in dote
ai principi di Cerenzia, ed il primogenito Odoardo I.
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Amantea, Oratorio dei
Nobili, stemma Gracco |
Arma Gracco: d'azzurro, al ponte di tre archi d'argento accompagnato in punta
dal fiume al naturale ed in capo dal destrochiero
impugnante una spada, con la punta in alto, in atto di
percuotere una catena spezzata posta in sbarra: il tutto
d'oro.
Motto: SOLA CATENA DOMAT
(1). |

Cleto, già Pietramala |
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Aiello Calabro (Cosenza) |

Aiello Calabro, Palazzo
Giannuzzi Savelli (2) |

Aiello Calabro, stemma
Giannuzzi Savelli |
Odoardo I
(1626 †
1703), 2° barone di Pietramala, figlio di Ercole I e di
Virginia de Mutiis, restò orfano del padre all'età di
quattro anni, sposò in prime nozze Isabella Cavallo dei
patrizi di Amantea, ed in seconde nozze Violante
Firrao dei patrizi di Cosenza, ha avuto come figli: Isabella,
sposata a Filippo
Mirabelli, patrizio di Amantea, Emanuela, monaca professa nel
monastero di Santa Chiara di Cosenza, Francesco,
Marcello, abate, Antonio, Ercole,
sposato a Lucrezia
Rota, sorella di
Tommaso, principe di Cerenzia (questo ramo sarà
descritto di seguito), ed il primogenito Filippo (Pietramala,
26 maggio 1681 † San Pietro in Amantea, 26 settembre
1719), 3° barone di Pietramala, sposò Teresa Cavallo dei
patrizi di Amantea, sorella i frà Francesco,
Commendatore di Giustizia del
S. M. O. di Malta, ha avuto come figli: Michelina, Lodovica, monache
professe nel monastero di Santa Chiara di Cosenza,
Anna, sposata al marchese Salvatore
Spiriti, patrizio di Cosenza, ed Odoardo II (Pietramala, 9 giugno 1715
† ivi, 31 marzo 1781), 4° barone di Pietramala, rimase
orfano di padre e di madre all'età di quattro anni,
venne affidato alla tutela degli zii Emilio
Giannuzzi Savelli e di Filippo Mirabelli fino alla
maggiore età. Insieme al nipote Ercole, principe
di Cerenzia,
ottenne l'ascrizione al patriziato di Cosenza, seggio chiuso
a nuove famiglie dal 1694, con real cedola del 1759.
Trascorse la sua vita tra Cosenza, nel palazzo di
famiglia, da lui parzialmente acquistato, e,
principalmente nel castello di Pietramala, fervente
cristiano a lui si deve la sistemazione all'interno del
castello di una seconda piccola cappella adiacente alla
galleria ed intitolata a San Giuseppe.
Il 22 dicembre 1734 aveva sposato Chiara Telesio, figlia
di del regio tesoriere Antonio, patrizio di Cosenza, ed
ha avuto come figli: Maria Candida e Violante,
monache professe nel monastero di Santa Chiara di
Cosenza; Teresa, sposata in prime nozze ad
Alfonso
Alimena, marchese di San Martino, rimasta vedova in giovane età, sposò in
seconde nozze Lelio
Castiglione Morelli dei marchesi di Vallelonga, patrizio di Cosenza; Filippo
(1736 † 1746); Giuseppe (n. Pietramala, 30 marzo
1750), Cavaliere di Giustizia del S.M.O. di Malta,
sposato il 18 gennaio 1804 a Chiara Giannuzzi
Savelli, figlia di suo fratello Domenico (Pietramala,
3 dicembre 1740 † ivi, 16 luglio 1816), 5° barone di
Pietramala, fu ascritto col titolo di barone nel
Registro dei Cavalieri di Malta di Giustizia ed i suoi
discendenti furono iscritti nell'elenco regionale col
titolo di patrizi di Cosenza ed il predicato di
Pietramala. Sposato il 13 marzo 1762 a Reggio Calabria a
Maria Parisio,
figlia del barone di San Cono, dei patrizi di Cosenza,
ha avuto come figli, oltre la citata Chiara: Michele
(15 ottobre 1765 † Pietramala, 26 marzo 1810);
Giacinto, real guardia del corpo, sposato ad
Isabella
Caracciolo; Nicola
(Cosenza, 16 gennaio 1764 † Tropea, in naufragio,
30 giugno 1791), Cavaliere di Giustizia del S.M.O. di
Malta; Giovanni, tenente colonnello della legione
co. dis. di Paola, sposato nel mese di ottobre del 1816
alla sua congiunta Teresa Giannuzzi Savelli,
figlia di Tommaso, principe di Cerenzia; ed
Odoardo III (Pietramala, 27 febbraio 1763 † ivi, 16
agosto 1822), 6° barone di Pietramala. |

Abate Marcello Giannuzzi
Savelli, cappellano professo dell'Ordine di Malta |

Odoardo II Giannuzzi Savelli
(1715 † 1781) |

Albero
Genealogico della famiglia Giannuzzi Savelli. Il
paesaggio rappresenta la costa tirrenica di
Calabria Citra |
Odoardo III sposò una sua congiunta, Giuseppa Giannuzzi Savelli, figlia
del principe di Cerenzia Ercole, ed ha avuto come
figli: Filippo ed Antonio, monaci
Olivetani nel monastero di Monteoliveto in Napoli,
Tommaso, chierico juspatrono della Cappella di San
Giuseppe, Ercole e Francesco, ufficiali
dei veliti a cavallo sotto Gioacchino Napoleone,
Vincenzo, e Domenico II (Cosenza, 24
giugno 1783 † ivi, 14 settembre 1846), 7° barone di
Pietramala, ricevitore generale di Calabria Citra, nel
1804 sposò Rosa Mollo
figlia di Saverio, patrizio di Cosenza, ricevitore
generale, e di Maria Vittoria Brunetti, baronessa di
Brunetto, ha avuto come figli: Baldassarre
(Cosenza, 29 luglio 1827 † Napoli, 12 febbraio 1911),
Bernardino (Cosenza, 1822 † Roma, 1887), celibe,
conseguì la laurea in giurisprudenza all'Università di
Napoli, fu giudice in vari uffici giudiziari (Salerno,
Napoli, Santa Maria Capua Vetere), consigliere comunale
di Napoli nel 1860, senatore del Regno d'Italia nel
1881, ministro di Grazia e Giustizia dal 1883, vice
presidente del senato del Regno dal 1886, Maria
Antonia (n. Cosenza 1° febbraio 1820), sposata il 24
novembre 1844 ad Anselmo di Caria, Luigi,
Pasquale, vice intendente di Calabria Citra,
Stanislao, guardia d'onore di
re Ferdinando II di
Borbone,
Francesco Saverio (Cosenza, 12 gennaio 1810 †
Giovinazzo, 14 agosto 1851), vescovo di Gravina e
Montepeloso, teologo, letterato, membro dell'Accademia
Cosentina e della Reale Società Economica di Cosenza, fu
nominato arcidiacono della chiesa cosentina, apparteneva
alla Congregazione dell'Oratorio di San Filippo Neri,
lasciò diversi scritti, tra di essi “Cenno storico della
Chiesa Arcivescovile di Cosenza” , il 24 febbraio
1851 fu consacrato vescovo a Roma dal cardinale
Francesco Antonio Orioli, insediatosi nella sua diocesi
il mese successivo, il 14 agosto “ volava dalla valle
delle amarezze al premio dé giusti” , così scrisse
il prof. Eugenio Arnoni,
ed Odoardo IV [Cosenza, 1° aprile 1807 † Gragnano
(Napoli) 31 ottobre 1870)],
8° barone di Pietramala,
ingrandì il patrimonio di famiglia con l'acquisto di
ingenti latifondi dal Demanio Pubblico a Castellammare,
Gragnano, e Lettere in provincia di Napoli, a Pietramala,
e nella Regia Sila in Calabria; sposato l'8 novembre 1835 a Corigliano Calabro con Rosa Antonia
Compagna, dama di corte,
figlia del barone Giuseppe e di Isabella
Cavalcanti,
hanno avuto come figli: Saverio (Cosenza,
3 maggio 1853 † Roma,
1938), celibe, capitano d'artiglieria, Raffaele (Cosenza,
7 maggio 1848 † Napoli,
13 gennaio 1892), tenente del reggimento
“Guide”
di cavalleria, prese parte alla storica battaglia di
Custoza, nella 3^ Guerra d'Indipendenza, combattuta il
24 giugno 1866, Vittorio (Cosenza, 10 aprile 1844
† Napoli, 19 novembre 1902), sposato il 13 marzo 1873
con la nobile Maria Caterina Avitabile diede vita al
ramo tuttora fiorente in Napoli, Alfonso (Cosenza,
18 aprile 1841 † ivi,
11 febbraio 1911), procuratore del re presso il
tribunale civile e correzionale di Catanzaro, sposato ad
Antonietta Passalacqua,
nobile dei baroni di Pittarella e patrizi di
Cosenza, Isabella (n. Cosenza, 22 settembre
1837), il 9 giugno 1870 sposò il marchese Federico
Andreotti Loria patrizio di Cosenza, Giuseppe (Cosenza,
5 maggio 1839 † Napoli, 26 maggio 1886), ed il
primogenito Domenico III (Cosenza, 10 settembre
1836 † Napoli, 8 marzo 1882) erede nelle prerogative
nobiliari, il 10 marzo 1860
sposò Maria Filomena Berlingieri dei
marchesi di Valle Perrotta, non ebbero prole.
Gli successe nelle prerogative nobiliari suo fratello
Giuseppe
(Cosenza, 5 maggio 1839 † Napoli, 26 maggio 1886), il 6 marzo 1871 aveva sposato Anna Maria Valboa d'Andrea,
baronessa di Sessano (oggi comune di Sessano del Molise
in provincia d'Isernia), figlia del barone Gaetano,
hanno avuto
come figli: Domenico Vincenzo Antonio Alfonso
Maria del Pilerio e dell'Arco (fede di battesimo,
Napoli, 3 gennaio 1884),
Maria Elisabetta (n.
Napoli, 19 novembre 1882), sposata il 30 dicembre del
1905 ad Ettore La Piccerella,
Bernardo (n.
Portici, 27 maggio 1881), Gaetano (Celico,
11 agosto 1876 † Napoli, 28 febbraio 1906), Chiara (n.
Napoli, 17 maggio 1873), sposata il 20 luglio 1906 a
Luigi
Ferraro, Rosa (n.
Cosenza, 12 febbraio 1872), sposata il 27 novembre del
1890 ad Enrico Palazzi, ed Odoardo V (Sessano,
17 ottobre 1874 † 27 febbraio 1937), nel 1909 sposò
Concetta Boscarelli di nobile famiglia di Bisignano,
figlia di Luigi e della nobile Nicoletta Zagarese,
hanno avuto come figlio Alfonso Savelli
Passalacqua
(Napoli, 22
novembre 1911 † 2 febbraio 1999), erede di sua zia
Antonietta Passalacqua, in suo onore assunse il
doppio cognome, sposato a Maria Callegari hanno avuto
per figlie: Ombretta (n. 1946), sposata ad
Antonio Rizzuti, Accademico Cosentino, e la primogenita Ornella
(n. 1943), sposata a Cesare Piccinno.
Il citato Domenico
(fede di battesimo, Napoli, 3 gennaio 1884), sposato a Treviso il 30 giugno 1915 con Margherita Cappelletto
hanno avuto come figli: Raffaele (n. 12 maggio
1926), ufficiale della regia aviazione, cavaliere della
corona d'Italia, medaglia d'argento al valor militare,
morì in azione di guerra, nei cieli di Bir Hacheim
(Africa Orientale) a soli 26 anni, e Giovanni (n.
Treviso, 5 settembre 1919), magistrato, iscritto
nell'Elenco Ufficiale della Nobiltà Italiana con il
titolo di patrizio di Cosenza ed il predicato di
Pietramala, sposato ad Elena Van Den Borre hanno avuto
come figli: Lelia (n. Treviso, 20 gennaio 1947),
dama d'onore e devozione del S.M.O.M., sposata il 14
luglio 1979 a Piero Passi, e Domenico (Treviso,
1948 † ivi, 31 dicembre 1999), sposato alla baronessa
Anna Ciani Bassetti, il 21 dicembre 1983 hanno avuto per
figlia Elena. |
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Ritratto di Raffaele
Giannuzzi Savelli, Tenente del Reggimento di Cavalleria
Guide |
Stemma Giannuzzi Savelli
con le insegne ecclesiastiche. A destra: Ritratto di Francesco
Saverio Giannuzzi Savelli
da "Sua Eccellenza Francesco Saverio Giannuzzi Saveli
(1).pdf |

Cosenza, Palazzo
Giannuzzi Savelli
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Cosenza, Palazzo
Giannuzzi Savelli, portale |
Cosenza, Palazzo
Giannuzzi Savelli. A destra: stemma Giannuzzi Savelli
con la croce melitense |
Seggio dei
Nobili di Cosenza indicato con la freccia, al suo posto
fu costruito il Palazzo Giannuzzi Savelli.
Particolare della mappa di Cosenza realizzata dall'abate
Giovan Battista Pacichelli a fine Seicento |

Stemma Giannuzzi Savelli
(2bis)
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Vittorio (Cosenza,
10 aprile 1844 † Napoli, 19 novembre 1902), figlio del
barone di Pietramala Odoardo IV e di Rosa Antonia
Compagna, sposato il 13 marzo 1873 con la nobile Maria
Caterina Avitabile ha avuto come figli: Domenico
(n. 25 novembre 1882), Rosa, sposata il 6
settembre 1906 a Gennaro Formisano, Odoardo (n.
1874), e Luigi (Napoli, 16 marzo 1876 † 1952),
sposato il 2 marzo 1902 a Beatrice
Fienga
ha avuto come figli Bernardo (Napoli, 6 gennaio
1906 † ivi, 29 gennaio 1964), giurista, eletto nel 1962
dal Parlamento Nazionale, riunito in seduta comune, a
giudice costituzionale, sposato il 4 dicembre 1937 a
Vincenza
Mansi
ha avuto come figlio Luigi (n. 30 marzo 1938),
sposato a Luciana Nania ha avuto come figli Bernardo
(n. 25 luglio 1972), e Vinca (n. 21 dicembre
1977), avvocato; ed il primogenito Vittorio
(Napoli, 1° gennaio 1904 † ivi, 26 novembre 1985),
sposato il 26 novembre 1941 ad Anna
Campoli
ha avuto come figli: Saverio, Beatrice,
Vanda, Luigi (n. 15 agosto 1948), ha per
figlio Fabrizio (n. 15 maggio 1979), e
Giuseppe (n. 14 settembre 1946), cavaliere d'onore e
devozione in obbedienza al S.M.O. di Malta, curatore
della monografia sulla famiglia riportata in
bibliografia, sposato il 4 ottobre 1973 a Camilla
Ausilio, dama S. M e L., ha avuto come figli Edoardo
(n. 11 ottobre 1974), ed Isabella (n. 4 febbraio
1979).
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Lastra apposta sulla facciata della
chiesa dei SS. Giovanni e Paolo che grazie al cospicuo
contributo di Bernardo (1906 †
1964) ed a quello del Sodalizio Madonna dell'Arco fu
ristrutturata (i lavori terminarono dopo la sua morte
nel 1965). Bernardo era un ammiratore del tenore Enrico
Caruso, che abitava nel palazzo attiguo alla chiesa; in
quest'ultima Caruso lanciò i primi acuti nel coro |
Ramo dei Principi di Cerenzia |
Ercole,
figlio di
Odoardo I (1626 † 1703), 2° barone di Pietramala,
sposò Lucrezia Rota,
sorella di Tommaso († 26 febbraio 1726), principe
di Cerenzia, sposato a Maria Telesio.
Ippolita Rota
(† Napoli, 27 ottobre 1785), 3^
principessa di Cerenzia per successione a suo fratello
Vincenzo († 8 aprile 1742), 2° principe di
Cerenzia, e per rinuncia dello zio Scipione Rota, che si
ritirò nel feudo di Cerenzia a vita semimonastica,
riservando per sé due piccoli fondi Gianola e
San Biagio, sposata in prime nozze
(3)
a suo cugino Vincenzo Giannuzzi Savelli, figlio
di Ercole e di Lucrezia Rota, hanno avuto l'unico figlio
Ercole (5 luglio 1736 † 29 aprile 1791),
4° principe di Cerenzia
per successione a sua madre, la quale, il 29
aprile 1769, con regio assenso del 24 agosto dello
stesso anno, per atto del notaio Eustachio di Napoli,
gli donò l'intero Stato ed il Vicariato generale del
Principato di Cerenzia, ed
i feudi di Casino Montespinello, Zinga (poi venduto al barone Nicola
Barberio
Toscano di San Giovanni in Fiore con Regio Assenso
del 1802), Belvedere
Malapezza, Polligrone e Marri,
ed il suffeudo di Gipso, ne prese formale
intestazione l'8 marzo 1786, dopo la morte di sua madre.
Il 20 luglio 1756 ottenne
l'aggregazione della sua famiglia al patriziato di
Cosenza. Il 4 luglio 1759, nella cattedrale
di Cosenza, sposò Giovanna Telesio,
figlia di Valerio, patrizio di Cosenza, hanno avuto come
figli: Carolina (1786 †
13 marzo 1865), Luigi (n. 1781), Giuseppa
(12 ottobre 1761 †
Cosenza, 29 giugno 1822), sposata il 24 maggio 1780 ad
Odoardo III (Pietramala,
27 febbraio 1763 † ivi, 16 agosto 1822), 6° barone di
Pietramala, Antonio, Maria Teresa,
Maria Francesca, sposata al barone di Monasterace
Barnaba
Abenante,
nobile di Rossano, patrizio di Cosenza (dopo la
vittoriosa azione giudiziaria avanti la
Real Camera di
Santa Chiara
onde essere reintegrato in quel Seggio), Nicoletta,
sposata a Carlo Amalfitani, 8° marchese di Crucoli
(titolo ereditato da suo fratello, marchese Giulio,
morto improle il 18 marzo 1815), Emilio, e
Tommaso (1770 † 1835), 5° principe di
Cerenzia. Con il nipote Domenico, figlio del
barone di Pietramala, chiese ed ottenne la ricevitoria
generale di Calabria Citra; sposato l'8 aprile del 1790
ad Anna
Suriano,
di Raffaele, patrizio di Crotone, hanno avuto come
figli: Colomba e Maria Immacolata, monache
professe nel convento di Santa Chiara di Cosenza,
Giovannina, sposata l'11 giugno del 1810 a Carlo
Contestabile Ciaccio,
patrizio di Cosenza, real guardia del corpo, Teresa,
sposata a Giovanni Giannuzzi Savelli dei baroni
di Pietramala, tenente colonnello della legione del
distretto di Paola, Maria Giuseppa, sposata al
barone Stefano Mollo, di Vincenzo Maria e di Maria
Carmela
Cavalcanti,
Vincenzo, ricevitore del distretto di Paola,
Bernardino (†
Napoli, 17 luglio 1861), cavaliere dell'Ordine
di Francesco I, Ercole (1805 † 1876),
capo plotone della guardia d'onore di re Ferdinando II,
sposato a Teresa Amalfitano dei marchesi di Crucoli ha
avuto come figlia Marianna (†
1907), sposata nel 1863 a Salvatore Grisolia, ed il
primogenito Raffaele (Crotone, 13 marzo 1793 † 2
febbraio 1874), 6° principe di Cerenzia, sposò Maria
Antonia Lucifero dei
marchesi di Apriglianello, hanno avuto come figli
Giovanni (Crotone, 23 gennaio 1831
† 15 ottobre 1910),
capitano d'artiglieria, ed Emilio (Santa Maria
Capua a Vetere, 16 agosto 1826
† 27 gennaio 1911), 7° principe di Cerenzia,
sposato ad Angela Lucifero dei marchesi di Apriglianello,
figlia di Giuseppe e di Maria
Barracco,
abitavano a Napoli in via Genarale
Parisi,
13, hanno avuto come figli: Fabrizio (n. 14
marzo 1873), Mari Antonia (12 luglio 1862 † 18
gennaio 1878), Bernardo (6 gennaio 1859 † 16
luglio 1871), Giuseppe (n. 26 dicembre 1856), ed
il primogenito Raffaele (Napoli, 12 marzo 1855 †
19 ottobre 1929), 8° principe di Cerenzia, sposato il 24
agosto 1884 a Giulia Mastrilli figlia
del duca di Marigliano Giulio, hanno avuto come figli: Maria
(Napoli, 23 agosto 1889 † 25 dicembre 1960), sposata a
Napoli il 16 aprile 1912 ad Alfonso Paternò
dei duchi di San Nicola e conte di Montecupo, Giulio (Napoli,
29 gennaio 1891 † 16 agosto 1968), cavaliere d'onore e
devozione del S.M.O. di Malta, getiluomo di corte della
duchessa d'Aosta, ed il primogenito Emilio (Napoli,
17 dicembre 1886 † 16 giugno 1955), 9° principe di
Cerenzia, non avendo avuto prole gli successe suo
fratello Giulio, 10° principe di Cerenzia,
sposato a Bianca Capasso dei
conti della Pastene, non ebbero prole.
Roberto Paternò,
11° principe di Cerenzia per successione allo zio
materno Giulio Giannuzzi Savelli, col quale si
estinse questo ramo. |

Napoli, 5 novembre 1927, piazza del
Plebiscito, nozze di Amedeo di Savoia-Aosta ed Anna d'Orlean
di Francia, lo strascico della sposa, all'uscita dalla
Basilica di San Francesco di Paola, venne sorretto da
Giulio Giannuzzi Savelli, poi principe di Cerenzia,
quale gentiluomo d'onore della duchessa delle Puglie,
S.A.R. di Savoia-Aosta |
Ruderi dell'antico abitato di Akerentia,
abbandonato a metà Ottocento dagli abitanti a causa
della malaria ma anche per
la precaria stabilità del terreno, l'attuale Cerenzia
(KR) fu costruita più ad ovest;un tempo fu sede
diocesana, nelle foto si
possono ammirare i resti del duomo.
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Cosenza, Chiesa di San Domenico, "Deposizione dalla
Croce", dipinto commissionato dai Giannuzzi Savelli, e
particolare stemma. |
Giulio Giannuzzi Savelli di Cerenzia e il barone
Luigi Giannuzzi Savelli risultano ascritti,
rispettivamente nel 1951 e nel 1987, confratelli
dell’
Augustissima Compagnia della Disciplina della
Santa Croce, prima arciconfraternita laicale sorta a Napoli nel
1290 con il silenzioso auspicio del Pontefice Nicolò III, al
secolo
Giovanni Gaetano
Orsini (1216
†
1280),
ricordato anche da Dante (Inferno, XIX, 70-72). L’
istituzione che fin dalle origini ha operato per il bene della
collettività, assistendo i più bisognosi, vanta tra i suoi
membri i Papi Clemente XIV, Pio IX, Leone XIII, Pio X e il fior
fiore della nobiltà, con innumerevoli togati, uomini d'arme,
pubblici reggitori, esponenti delle lettere e delle arti, tra i
quali spiccano Jacopo
Sannazaro (1455
†
1530), i Cardinali Rinaldo
Brancaccio (nel
1384 fece erigere la prima navata della chiesa) e Astorgio
Agnese,
e il duca di Maddaloni Domenico Marzio
Carafa, Priore
dell’arciconfraternita nel 1724.
Nell’oratorio
vi sono le insegne delle famiglie aggregate alla Compagnia della
S. Croce decorate nel pavimento in piastrelle di ceramica e
sugli scudi ovali in legno inseriti nel fregio del cassettone
ligneo del soffitto. |

Napoli - stemma Giannuzzi Savelli |
Napoli - Arma dei Giannuzzi Savelli dipinta su
piastrella maiolicata. Napoli - Particolare del Chiostro
della Augustissima
Compagnia della Santa Croce |
Stemma del Comune di
Cerenzia con le insegne degli ultimi feudatari: Rota e
Giannuzzi Savelli. A destra: Cosenza, Palazzo
Giannuzzi Savelli, stemma sulla facciata
laterale, scalinata di via del Seggio; gli elementi
erano in metallo |
_______________
Note:
(1)
- Umberto
Ferrari
in “Armerista Calabrese”, La Remondiana; Bassano del
Grappa, 1971, pag.36.
(2)
-
Marco Giannuzzi,
nel 1589 acquistò il suffeudo
di Donna Guglielmina in
territorio di Aiello, come risulta da un atto del notaio
Giulio Guercio di Aiello, tra le altre proprietà
acquistò un Palazzo situato nell'abitato di Aiello in
“loco ditto in pede la Piaza” che sin dal 1504
apparteneva ai de Amato; per cui si può affermare con
certezza che l'attribuzione ai Cybo
Malaspina non
è corretta, i Giannuzzi ne restarono proprietari sino a
tutto il Settecento, poi venduto alla famiglia Viola.
Marcello Cammera in “ Un presidio di civiltà - Dimore
storiche vincolate in Calabria - ”, a cura di Giorgio
Ceraudo, Rubbettino editore, 1998, pagg. 105-112.
(2bis)
- Immagine tratta da “La Storia dei Feudi e dei Titoli
Nobiliari della Calabria” Vol.IV, di Mario Pellicano
Castagna e curato da Umberto Ferrari.
(3) -
Rimasta vedova in giovane età si trasferì
a Napoli dove in seconde nozze sposò Giovan Battista
Vitilio, marchese di Auletta, ma dopo meno di due anni
si separò per le ingenti somme che aveva dilapidato,
dopo poco tempo rimase vedova per la seconda volta.
_______________
Bibliografia:
-
Ivan Pucci "Gli stemmi araldici nel
contesto urbano di Cosenza e dei suoi casali", pag.45.
Edizioni Orizzonti meridionali 2011.
- Mario Pellicano Castagna “La storia dei Feudi e dei
Titoli Nobiliari della Calabria” Vol. II pagg.
94-96,Vol. IV pagg.72-75; Editrice C.B.C. 1996-2002.
- Luca Irwin Fragale, Microstoria e araldica di Calabria
Citeriore e di Cosenza. Da fonti documentarie inedite,
Milano, Banca CARIME, 2016.
- Giuseppe Giannuzzi Savelli “Aspetti
storici della Calabria Citra dal feudalesimo al
Risorgimento, dall'esame dei documenti d'archivio e
dalla storia della famiglia Giannuzzi Savelli”, Arte
Tipografica Editrice, Napoli MMIV.
- L'Araldo “Almanacco Nobiliare del Napoletano 1913”,
Enrico Detken, libraio editore, Napoli 1912.
- Giuseppe Cavalcanti “Cosenza di una volta”, Alfa
Congres, Cosenza 1991. |
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