
Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano,
ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano,
appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano
dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Stemma famiglia de Riso |

Stemma famiglia de Riso
di Catanzaro accollato all'insegna del S.M.O. di Malta
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L’antichissima famiglia de Riso, secondo alcuni storici,
venne in Italia ai tempi di re
Carlo I d’Angiò;
le prime memorie si trovano nella inquisizione dei
nobili della città di Bari, atti alle armi, nel 1282.
La famiglia passò prima in Messina e quindi nel
Napoletano dove ebbe l’ufficio di
giustiziere e vicerè della Provincia di Bari.
Antonio
de Riso e
Cecco
Migliarese,
abbate, furono ambasciatori della città di Cosenza
presso i re Ferdinando I d'Aragona e
Alfonso II d'Aragona. |
Decorata del titolo di
conte palatino fu feudataria di Carpinone, terra sita in
Contado di Molise in diocesi d’Isernia; che in precedenza
apparteneva a Tommaso d'Evoli, signore di Castelpizzuto, Monteroduni e Roccamandolfi.
Carpinone pervenne poi alla famiglia Caldora nel XV secolo, che
fortificò il castello e, quindi, ai
Pandone, ai
Ceva Grimaldi ed infine ai de Riso. |

Castello di Carpinone |

Napoli, ritratto di Gennaro de
Riso, barone di Carpinone |

Napoli, ritratto di Giuseppe de Riso dei baroni di Carpinone
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Nicola
de Riso (14/11/1742 †
5/11/1826), marito della nobildonna Raffaella
Capuano (†
21/4/1848), ebbe l’ultima intestazione del feudo di Carpinone
nel 1775; fu reintegrato al
patriziato di Bari ed ascritto nel Registro
delle Piazze Chiuse col titolo di barone di Carpinone in unione
ai suoi figli: Domenico, primogenito (1778 †
18/11/1857), Gaspare, Fabrizio, Gennaro ed
Antonio. |
Maria
Angela Rosa de Riso dei baroni di Carpinone (†
9/12/1815) sposò nel 1778 Carlo
Capece Piscicelli,
patrizio napoletano e 6° duca di Capracotta. |

Napoli, lastra tombale di
Vincenza de Riso di Carpinone
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Domenico
sposò Giustina
Macedonio di
Ruggiano (†
3/1/1862), marchesa di Oliveto, ed ebbero per figlio
Nicola
(7/5/1807 †
27/5/1861).
Gaspare
de Riso (n. Napoli, 12/8/1840), patrizio di Bari, figlio del
citato Antonio, sposò nel 1879, in seconde nozze, Marianna
Capobianco dei marchesi di Carife (†
6/2/1887); fu confratello dell’Augustissima
Compagnia della Santa Croce dal 16 giugno 1875, come
lo fu anche, dal 12 dicembre 1985,
Gaspare
de Riso (n. Napoli, 1912), patrizio di Bari, figlio di
Alfredo
(figlio del citato Gaspare ), generale di Brigata. |
La nobiltà generosa di questo ramo patrizio di Bari fu
riconosciuta dalla Commissione dei Titoli nelle prove a Guardia
del Corpo a Cavallo di
Giuseppe
de Riso, nel 1834, e di
Nicola
de Riso nel 1843.
Francesco Maria
Bonito, principe di Casapesenna, sposò Francesca
Macedonio († 1853), figlia di Marcantonio, marchese di
Ruggiano, la quale nel 1838 ottenne il titolo di marchesa di
Ruggiano per refuta del padre. I coniugi abitavano a Napoli ed
avevano ingenti rendite in San Cipriano, Casal di Principe,
Orta e Teverola. Francesca morì senza eredi e il titolo di
marchese di Ruggiano passò al fratello Nicola e nel 1860 alla
sorella Giustina († 1862) che sposò Domenico de Riso di Carpinone e, pertanto, il titolo di marchese di Ruggiano
spetterebbe ai de Riso.
Ramo Calabrese |

Stemma de Riso con quelli delle
Famiglie del Sedile di Catanzaro.
Immagine tratta dalla monografia sulla città di Vincenzo
d'Amato, anno 1670
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Caccuri, terra di
Calabria Citra,
oggi comune in provincia di Crotone, sino al 1560 ebbe vicende
comuni con la vicina Cerenzia, dapprima sotto i de Riso, e poi
come pertinenza dello stato di Cariati.
Enrico e Matteo de Riso, da Messina, fratelli,
figli del fu Nicolò (†
1274) Giustiziere in
Terra di Bari,
avendo abbandonato la patria in seguito ai
Vespri Siciliani
per rimanere fedele al Re, ebbero da lui in ricompensa dei beni
perduti, nel 1292, una pensione mensile di sei once d'oro, che
venne confermata quattro anni dopo ed in seguito commutata con
la terra di Cerenzia, della quale erano in possesso nel 1303.
Francesco de Riso, figlio di Enrico, e Nicoloso de
Riso, figlio di Matteo, ottennero ordine del re
Roberto II d'Angiò,
diretto al Giustiziere di Calabria, per l'assicurazione dei
vassalli delle loro terre di Cerenzia e Caccuri, e per la
sovvenzione dovuta, secondo le consuetudini del Regno, per il
servizio militare. |
Squarcia
de Riso, detto anche Squarciarello o Squarzarello, figlio di
Francesco, erede del padre in minore età e sotto la tutela dello
zio Guglielmo, vescovo di Umbriatico, nel 1316 stipulò un
atto di concordia e transazione con l'altro zio Corrado,
che chiedeva di avere garantita la vita militia sulle
terre di Cerenzia e Caccuri, che Squarcia possedeva per
successione paterna; ed il Re diede il suo beneplacito. Nel 1348
successe al citato Corrado in alcuni feudi che il medesimo
possedeva in Crotone per concessione di re Roberto, ed a lui
confermati da Giovanna e Ludovico; e nel 1362 ottenne di essere
reintegrato in un feudo che possedeva in capite Curiae nella
terra di Amantea.
Per figli ebbe: Morana che sposò Riccardo de Archis,
signore di Rose; Palamede o Palamedesio, dal quale
discendono i de Riso, marchesi di Botricello; e Francesco,
primogenito, che successe, dopo la morte del padre, alla
signoria di Cerenzia e Caccuri e negli altri feudi nella città
di Crotone. Alessandro, figlio di Francesco, ereditò le
terre e i beni feudali che ricaddero al Regio Fisco alla sua
morte, non avendo avuto figli.
L'estinzione di questo ramo dei de Riso coincide con l'epoca in
cui i
Ruffo, conti di
Montalto, diventano signori dello stato di Cariati e delle terre
dipendenti. |
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Caccuri, uscita della
processione. A seguire la processione della Madonna del Rosario |
Caccuri, vendemmiatrici. A
seguire il ballo |
Botricello,
feudo in
Calabria Ultra,
dal 1954 comune autonomo in provincia di Catanzaro, tra la fine
del '400 e gli inizi del '500 apparteneva a Nicola Ambrogio
de Tocco,
da Napoli, che morì senza figli; sua sorella, Sofia, sposò
Francesco Boccapianola di Napoli.
Il feudo di Botricello pervenne ad Antonia Piterà, figlia di
Antonio (†
1622),
che cedette il feudo a Fabrizio Montalcino; quest'ultimo
l'alienò, nel 1633, ad Ippolita
Grimaldi, moglie
del citato Antonio Piterà.
Vitagliano de Riso (Catanzaro, 18 febbraio 1611
† ivi, 23 maggio 1671),
nobile di Catanzaro, figlio di Agostino (n. 1582) e di
Caterina Mele, acquistò per la somma di ducati 5.316 il feudo di Botricello da sua suocera, Ippolita Grimaldi, con R. Assenso del
1° dicembre 1622; sposò la citata Antonia Piterà.
Due dei suoi figli, Alfonso (11 maggio 1665) e
Girolamo (13 dicembre 1665), furono cavalieri
gerosolomitani.
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L'altro suo
figlio, Angelo (†
Catanzaro, 20 marzo 1678),
ereditò la baronia di Botricello; nel 1638 sposò Caterina
Carafa. Suo erede
fu il figlio Vitagliano (n. 20 ottobre 1672) che sposò M.
Anna de Paredes y Benavides (†
18 agosto 1710),
figlia del Mastro di Campo Emanuele, castellano di Crotone.
Angelo de Riso (7 gennaio 1701
† Catanzaro, 22 agosto 1720),
figlio dei predetti Vitagliano e M. Anna de Paredes y Benavides,
ereditò il feudo di Botricello; morì senza figli. |
Emanuele
de Riso (7 ottobre 1702
† Catanzaro, 24 ottobre 1774),
fratello di Angelo, si intestò il feudo nel 1721; ricoprì la
carica di sindaco dei nobili di Catanzaro dal 1742 al 1743 e dal
1763 al 1764. Sposò nel 1724 Prudenzia Grimaldi e dal 6 al 9
febbraio 1735 ospitò nel suo palazzo il re
Carlo di Borbone.
Il loro figlio, Vitagliano de Riso, fu nominato
marchese di Botricello da re
Ferdinando IV di Borbone in data 24 giugno 1797 (conferm. 5
agosto 1797); sposò Ippolita
Marincola.
Il loro figlio ultragenito Antonio sposò
Caterina
Capocchiano
e fu
padre di Bernardo de Riso (1827
† 1900), vescovo di Catanzaro dal 1883 al 1900. |

Arcivescovo di
Catanzaro, Bernardo de Riso, già monaco benedettino
|
Le
figlie del marchese Vitaliano, Eleonora e Gaetana
sposarono rispettivamente Francesco
Lucifero
marchese di Apriglianello e Luigi
Sanseverino
13° barone di Marcellinara. |

Lapide della marchesa Eleonora de
Riso consorte di Francesco Lucifero, marchese di Apriglianello,
si notino: a sinistra lo stemma de Riso, ed a destra lo stemma
Lucifero.
Immagine tratta dal catalogo dei Beni Culturali
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La
successione feudale di padre in figlio:
Girolamo de Riso (1755
†
1836), 2° marchese di Botricello, sposò Margherita Anguissola
del conte Gaetano;
Saverio de Riso, 3° marchese di Botricello, sposò Rosa
Arcieri, figlia di Antonio Saverio, barone di Sant'Anastasia o
Bandino;
Vitagliano de Riso (1814
† 26 gennaio 1879),
4° marchese di Botricello, sposò Maria de Riso da cui
ebbe l'ultrogenito Riccardo, padre di Renato e
questi padre di Riccardo e Domenico (in Elenco
Ufficiale Nobiltà Italiana del 1922).
Girolamo de Riso (n. Catanzaro, 1839), 5° marchese di
Botricello, sposò a Napoli nel 1867 Adele
Berlingieri dei marchesi di Valleperrotta (†
1898).
Vitagliano de Riso (n. Napoli, 1871), 6° marchese di Botricello, sposò Francesca
Mottola di Amato.
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Ruggiero,
fratello dei citati Enrico e Matteo, da Messina si radicò a
Rossano in Calabria Citra, sposato a Giovanna d’Orso, cameriera
della regina Sancia, consorte del re di Napoli
Roberto d’Angiò,
generò Corrado, da cui Aloisio, uno dei dieci
capitani rossanesi delle
Guerre d’Otranto.
Matteo, discendente di Aloisio, sposò Eleonora
de
Franchis e generò: Carlo, il quale ebbe prole
e si radicò fuori Rossano; ed Ottavio, sposato in prime
nozze con Penelope Toscano non ebbe prole, e nel 1702 in seconde
nozze con Feliciana Cherubino generò Aurelia sposata a
Serafino
Ferrari del ramo
di Macchia e d’Epaminonda nella quale famiglia si estinse questo
ramo. |

Napoli, busto di Sancia d'Aragona (1285
†
1345) moglie di Roberto d'Angiò (1276
†
1343)
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Famiglie aristocratiche presenti nel Nobile Sodalizio "Reale
Arciconfraternita dei Santi Giovanni Battista ed
Evangelista dei
Cavalieri di Malta
ad Honorem":
de Riso,
Sanseverino,
Cattaneo,
Marincola di San Floro, Marincola Pistoja,
Marincola Tizzano, Zinzi,
Perrone di Sellia,
Mancini,
Pinto, de
Nobili,
Imperato di Montecorvino, Susanna, Mottola di Amato, Le
Piane,
Ferrari, de Cumis,
Grimaldi, Paparo,
Romano,
Triente Castaldo, Zeininger de
Borja (già cavaliere S.M.O. di Malta). |
Per eventuali approfondimenti si
consiglia di consultare le
Tavole
genealogiche redatte da
Serra di Gerace
e per Domenico de Riso, barone di Carpinone, e
Nicola de Riso, barone di Carpinone, vedi
il Registro
della “Real Commissione dei
Titoli di Nobiltà”. |
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Bibliografia:
- Mario Pellicano Castagna “La Storia dei Feudi e
dei Titoli Nobiliari della Calabria”; Editrice C.B.C. 1996.
- Vincenzo Marsilla, “Sulle famiglie nobili di Bari”, Napoli,
1871.
- Ludovico Paglia e Luigi Sagarriga, “Istorie di Giovinazzo”,
Napoli, 1700.
- Galluppi, “Nobiliario della città di Messina”, Napoli, 1878.
- De Lellis, “Discorsi postumi, con giunte del Conforti”,
Napoli, 1701.
- Berardo Candida Gonzaga, “Memorie delle
famiglie nobili delle Province Meridionali d’Italia”, Napoli,
1875.
- Vittorio Spreti, “Enciclopedia storico-nobiliare Italiana”,
Arnaldo Forni Editore, 1978.
- Francesco Bonazzi di Sannicandro, “Famiglie nobili e titolate
del Napolitano”, Arnaldo Forni Editore, 2005.
- Lorenzo Giustiniani , “Dizionario geografico-ragionato del
Regno di Napoli”, Napoli, 1977.
- Umberto Ferrari,
“Armerista Calabrese”, La Remondiana, Bassano del Grappa 1971,
p. 25.
-
Cav. Barone Luca
de Rosis “Cenno
storico della città di Rossano e delle sue famiglie “ – Napoli,
1838.
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