
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
|
A cura del dr. Giuseppe Pizzuti |
Arma di
Taverna:
d'azzurro, allo scaglione d'argento accompagnato in capo da due
stelle (6) d'oro ed in punta da una rosa di rosso.
Altra di Taverna:
allo scaglione d'oro, accompagnato in capo da due stelle dello
stesso (8) in campo d'azzurro, ed in punta da una rosa d'oro in
campo d'argento.
Arma di
Cosenza:
d'azzurro, allo scaglione d'oro caricato da un nodo a quattro
punte di nero accompagnato in capo da due stelle crinite d'oro.
Altra di
Cosenza:
d'azzurro, alla banda d'oro accompagnata da sei rose di rosso,
tre in capo e tre in punta.
Altra di
Cosenza:
d'oro, alla banda d'azzurro accompagnata da sei rose di rosso,
tre in capo e tre in punta(1).
Di Catanzaro: d'azzurro, alla montagna d'oro sormontata da
due stelle (8) del medesimo e caricata di una rosa di rosso(1bis).
Arma concessa da re Gioacchino Murat con diploma del 25 marzo
1813 al barone Giuseppe Poerio: uno steccato rosso, colle
punte di ferro, in campo azzurro. L'interno dello steccato,
diviso, orizzontalmente, in due parti ineguali, da una fascia
d'oro: nella parte inferiore, un compasso d'oro, aperto, fra le
gambe dello stesso, una rosa d'argento; dai lati, due stelle,
parimente d'argento. Il capo dello scudo dei baroni, scaccato
argento e vermiglio. Le caselle dello scaccato sono trentanove,
in tutto: tredici, orizzontalmente, e 3 verticalmente; le
angolari, d'argento(2). |
Titoli:
patrizi di Cosenza, nobili di Taverna, nobili di
Catanzaro, nobili di Crotone, nobili di Policastro,
nobili di Reggio, baroni di San Marco, baroni di
Feroleto, baroni di Rocca, baroni di Poerio, baroni di
Montibus e Belcastro, baroni di Cucinà, Tacina, Cardito,
Le Silette e Spinalba, baroni di Riccio, baroni di
Quartieri o Maldotto. |

Taverna, stemma Poerio |
Di origine
francese, Odoardo, famiglio del re di Francia
Luigi VII ebbe in possesso una grande contea.
Riccardo,
nipote di Odoardo, generale del re San Luigi IX,
partecipò alle crociate contro i turchi.
Non si conosce la datazione esatta del passaggio in
Calabria, ma sappiamo che nel 1168 Albrisio o
Alboisio Poerio di Calabria,
signore della città
di San Marco
(oggi comune di San Marco Argentano in
provincia di Cosenza) offrì sette suoi vassalli al re di
Sicilia Guglielmo II detto il Buono per l'impresa della
3^ crociata. |

San Marco Argentano
|

San Marco Argentano, il
mulino |
Frà
Dionigi da Taverna, nel 1234 era abate di Fateano.
Il 20 dicembre 1239, l'imperatore
Federico II concesse a
Pietro Poerio, figlio di Pierio suo gran
squadrario, che fosse annoverato fra i privilegiati
della sua corte, il privilegio iniziava con le seguenti
parole: Magnifici Petri de Pijerio dicti de Calabria,
nostri magni squadrarlii, filii quondam Pyerii per nos
V. Domini oppidi S. Marci nostri Brutis fidelissimi
baronis grata servitia praesenti digne relatu et future
memoria qualiter praefatus Petrus in obsidione Placentia
ad nostrorum rebellorum reprimendum audacionem
strenuissimus miles decertando se ostendit... .
Da San Marco, in
Calabria
Citra, si diramarono in
Calabria Ultra e Napoli.
Giudone,
signore di Feroleto, sul finire del Duecento fu Gran
Giustiziere del regno di Sicilia, sposò Elida figlia d'Ugone,
conte di Vadimonte e d'Ariano, ebbero per figlio
Errigo, il quale ereditò i feudi di sua madre in
Francia ed il feudo di
Feroleto da suo padre, da una platea del 1302
risulta signore di molte nobili terra, tra di esse
quella di Taverna, ed è il primo che si noma cittadino
di Taverna, lo stesso anno sposò Francesca d'Altamura.
Riccardo
de Poeriis, da un atto del 1317 viene citato col titolo
di
dominus
e miles.
Nicolò
Poeriis, fu milite della
regina
Giovanna II, nel 1420 gli venne restituito il
feudo di Poeriis.
A Rhaone,
nel 1424, la regina Giovanna II gli concesse la
bagliva di Catanzaro
ed il feudo fiscale del
molino sotto il Sorbo, ammesso nell'Ordine
dei Cavalieri di Malta nel 1429, ottenne la
commenda di
Feroleto, nel
1436 ebbe la conferma del molino da Giovanna
Ruffo, marchesa di
Crotone, riconfermato ai figli Pietro e Teseo
da
re Alfonso I d'Aragona
nel 1447; Pietro, nel 1455 ebbe il
privilegio di commensale
regio da Ferdinando, 11°duca di Calabria e
futuro re
Ferdinando I
d'Aragona, nel 1456 gli venne confermata la
bagliva di Catanzaro; lo stesso re Ferdinando, con
privilegio del 1463, gli
concesse oncie dieci
l'anno.
Gualtiero,
nato a Taverna, U.J.D., il 24 aprile 1456 fu nominato da
re Alfonso d'Aragona
presidente della Regia Camera della Sommaria.
Pietro,
figlio di Gualtiero, nel 1470 fu nominato governatore di
Rossano e nel 1472 governatore di Nicotera.
Antonio,
figlio di Pietro, dopo essersi addottorato a Pisa, nel
1492 fu nominato regio
governatore di Bisignano ed Acri; avendo
parteggiato per la causa aragonese, nel 1495, sotto
Ferdinando II d'Aragona
gli fu concessa la
bagliva e la mastrodattia di Scigliano.
Giovanni,
commendatore di Trevico, nel 1502 fu nominato
capitano regio
di Crotone.
Giovanni Battista o Giovanni,
appellato magnifico messere, ebbe per figli:
Beatrice,
sposata a Marco
Ferrari,
nobile di Taverna, il loro figlio Antonello sarà il
capostipite dell'omonimo ramo Ferrari;
Raimondo,
nato a Taverna, zoologo, entrò a far parte nell'Ordine
dei Predicatori, fu Vescovo di Belcastro dal mese di
settembre 1474 al 9 agosto 1518 per dimissioni, a
succedergli fu suo nipote Leonardo Levato di Taverna; ed
Ettore,
il quale ebbe per figli:
Maddalena,
suora;
Bernardina,
sposata al nobile Perello di Cinzio;
Camillo,
medico, filosofo, nel 1522 difese la sua città affinchè
rimanesse Regio Demanio, si trasferì a Catanzaro dove
sposò la sorella del Vescovo Giovanni Antonio De Paola,
rimasto vedovo e senza prole, nel 1544 sposò in seconde
nozze Cassandra Mazza, famiglia nobile di Taverna che si
era trasferita a Catanzaro, con la quale ebbero per
figlio
Giovan Matteo,
capostipite dei Poerio di Catanzaro, i suoi discendenti
furono ascritti alla nobiltà di Catanzaro nelle persone
di
Marcello,
Cesare,
Giovan Battista
e
Francesco;
il quarto figlio di Ettore fu
Virgilio,
U.J.D., si addottorò a Napoli l'11 settembre 1511, nel
1516 sposò Veronica De Paola, figlia di Evangelista, con
la quale generarono:
Elisabetta,
sposata a Giuseppe Durante; un'altra figlia, sposata a
Coletta
Schipani,
ebbero per figlio Luzio che generò Mario Schipani,
famoso in Napoli; per figlio maschio ebbero
Giovan Battista,
addottorato in legge a Roma l'8 aprile del 1544, tornò
in patria per esercitare la professione, fu amico di
Giovan Battista
Sersale,
barone di Sellia, il quale gli fece dono di una
tenuta di terre dette l'imperadore,
esercitò uffici regi ad Amantea e Crotone dove sposò in
prime nozze Lucrezia
Berlingieri,
rimasto vedovo e senza figli, si risposò con Beatrice
Nicotera, figlia di Bernardino, nobile di Nicastro, ed
ebbero come figli:
Isabella,
sposata a Giulio Madera, U.J.D. di Campana;
Faustina,
sposata a Michelangelo
Ricca;
Lucrezia,
sposata a Giacomo Madotto, il quale non avendo avuto
prole istituì il Monte di Pietà;
Ottavio,
morì celibe; e
Giovan Paolo,
sposato a Crotone con Dianora Crescenti, famiglia nobile
del Seggio, con la quale generarono
Fabio,
Giovan Battista
e
Giovan
Bernardino,
morti celibi, e
Pietro,
il quale in Taverna diede prosieguo al ramo, addottorato
a Napoli il 26 gennaio 1601 in legge, fu Sindaco dei
Nobili di Taverna, il 24 settembre 1624 acquistò la
Sezione Pantane
del feudo Riccio
dal barone Francesco Antonio Ricca, sposò Porzia
Perrotta, figlia di Jacopo, ed ebbero per figli:
Beatrice
(† 1697),
monaca;
Lucrezia,
sposata a Fulvio Monizza (o Monizio);
Dianora
(1627),
ereditò il feudo di Pantane da suo padre in quanto gli
altri congiunti le premorirono, sposata a Vincenzo
Mazza, ebbero per figlie Porzia e Teresa, baronessa di
Pantane come erede di sua madre, ottenne intestazione il
21 febbraio 1698, che sposando Alessandro Ferrari,
pronipote di sesto grado di Marco e
Beatrice
Poerio, portò in questa casata il feudo;
Antonio
(1629),
morì celibe;
Giuseppe,
cappuccino, con il nome di frà Bonaventura, fu
Provinciale dell'Ordine; e
Carlo
(† 1655),
sposato ad Anna
Veraldi
ebbero per figlio
Fortunato
il quale morì fanciullo e con lui si estinse questo
ramo.
Giovan Paolo in seconde nozze
aveva sposato Felice Labruta, figlia di Ortensio nobile
del Seggio, ebbero per figlio
Giuseppe
il quale essendo morto in giovane età questo ramo si
estinse. |
 |
 |
Taverna, Chiesa di Santa Barbara,
Oratorio del Santissimo Salvatore, dipinto commissionato
dalla Famiglia Durante |

Taverna, Palazzo Poerio,
poi Catizone |
Taverna, Chiesa di San
Domenico, Altare del Santissimo Crocefisso fatto
realizzare dalla Famiglia Poerio nel 1682,
inoltre la Chiesuola di San Giovanni Battista, costruita
nel Seicento nel
quartiere di
Santa Barbara, era jus patronato
della famiglia, all'interno era custodita la tela di
Mattia Preti raffigurante il
Battesimo di
Cristo |

Taverna, Chiesa di San Domenico, Altare
del Santissimo Crocefisso, stemma Poerio |
Taverna, Chiesa di San Domenico, Altare
della Famiglia Preti, pala eseguita da frà
Mattia Preti
(Taverna, 25 febbraio 1613 †
La Valletta, 3 gennaio 1699), Commendatore
dell'Ordine di Malta, raffigurante la
Predica San
Giovanni Battista
con auoritratto |
Ramo dei baroni di Poerio |
Scrisse Umberto
Ferrari,
nobile di Taverna, che questo feudo era retto jure
longobardorum e questo ne comportava la quasi
polverizzazione, il loro sistema successorio col tempo
scomparve per essere sostutuito da quello jure
francorum. Ricadente nel territorio di Taverna era
costituito da otto porzioni non tutte contigue.
A Carlo Poerio, nobile di Taverna, fu concesso un
ottavo del suffeudo di
Poerio composto dall'intera
sezione Cotura alla
Basilicata e Staglio Grande o Cardito e
Feudicello con
dipolma del 15 dicembre 1435 da Giovanna
Ruffo (Giovannella),
figlia di Nicolò, contessa di Catanzaro, marchesa di
Crotone, baronessa di Altavilla e Taverna, sposata ad
Antonio
Colonna,
principe di Salerno, nipote di papa Martino V; con
privilegio del 26 febbraio 1447, re
Alfonso I d'Aragona gli
confermava il possesso del suffeudo; con privilegio del
26 febbraio 1477 re Ferdinando
d'Aragona mutò la
natura suffeudale del bene in feudo.
Alfonso,
figlio di Carlo, barone della sezione del feudo di
Poerio per successione a suo padre, Utroque Jure Doctor,
si addottorò nel 1475 a Padova, dove fu lettore di
diritto feudale nel 1477, e nel 1485 consigliere del
collaterale e giudice della Repubblica di Siena, fu
familiare del cardinale d'Aragona nel 1479; sposò
Isabella Poerio, sua congiunta, figlia di Nicolò
(capostipite del ramo dei baroni di Rocca) e di Beatrice
Rocca ed ebbero per
figli, tra gli altri: Lattanzio, U.J.D., fu
governatore di Amantea nel 1520, ereditò la sezione del
feudo con i suoi fratelli diviso in parti uguali,
secondo il diritto longobardo, ebbe per figli Camillo,
premorì al padre ed ebbe discendenza, Rotilio,
dal quale nacque Muzio che sposando Lucrezia
Ferrari dei baroni di
Cropani ebbero Rotilio che vendette la sua
porzione di feudo al cugino, Capitano Giuseppe
Poerio; Rao, Commendatore nei Cavalieri di Malta,
essendo morto celibe la sua porzione di feudo fu divisa
dai suoi fratelli; e Camillo, il quale ereditò la
metà della sezione del feudo, ebbe per figlio
Vincenzo, erede di suo padre, sposò Diana
Poerio, sua congiunta, ebbero per figlio il citato
Capitano Giuseppe, il quale successe nel feudo a
suo padre, questo ramo fu detto del Capitano
Giuseppe; acquistando da suo cugino Rotilio
la metà della sezione del feudo di Poerio, con regio
assenso del 2 settembre 1616, ne divenne unico
possessore, ebbe per figli Vincenzo e
Francesco, con testamento del 1622 gli divise la
sezione del feudo in due parti uguali; Vincenzo (†
Taverna, 25 giugno 1625) ebbe per figlio Giovan
Battista (1622 †
1686), sposato a Caterina Cecilia
Cattaneo (†
1690), fu erede della porzione del feudo, ebbero per
figlia Isabella o Belluccia Poerio che successe a
suo padre, sposò Francesco Poerio (1638
† 1710),
Cavaliere di
San Giacomo della Spada,
figlio di Cesare (di Girolamo, di
Alfonso, di Nicolò che aveva sposato Beatrice
Rocca) e di Lucrezia Pallone dei baroni di Valle
Perrotta, ebbero per figlie: Rosa, nel 1712 sposò
il congiunto Alfonso Poerio, barone di Belcastro
(figlio di suo cugino Girolamo) ed ebbero per figlia
Giovanna, la quale ereditò dalla sua ava Isabella,
in quanto sua madre premorì, metà della metà di un
ottavo del feudo in data 20 aprile 1750, sposò Ignazio
Majorana, nobile di Catanzaro, vendette la sua parte del
feudo a Francesco Cosco, con regio assenso del 17 agosto
1750; e Maria Cecilia detta Lucrezia
(Taverna,1688 † 1734),
nel 1708 sposò in prime nozze il congiunto Annibale
Poerio, fratello di Alfonso, barone di Belcastro, e nel
1715, in seconde nozze Ferdinando de Nobili, nobile di
Catanzaro, ed ebbero per figlio Girolamo (Catanzaro, 2
settembre 1715) il quale ereditò dalla sua ava Isabella
l'altra metà della sezione del feudo Poerio, ammesso nei
Cavalieri di Malta nel
1741 divenne Balì dell'Ordine, vendette il feudo a
Giuseppe Poerio con regio assenso del 30 ottobre 1751.
Il citato Francesco (1600 †
ante 1676), figlio del Capitano Giuseppe e fratello di
Vincenzo, ereditò l'altra metà della sezione del feudo,
ebbe per figli: Angela (1630); Felice
(1634 † 1695), sposato
a Margherita Veraldi, baronessa di Pausino, ebbero
l'unica figlia Rosa; e Giacinto (1641†
1721) i quali con Rosa, figlia di Felice, s'intestarono
la porzione del feudo, successivamente le quote
pervennero a Giuseppe (1697
† 1767) figlio di
Giacinto, sposato a Teresa Veraldi, nobile di Taverna
(ebbero per figli, tra gli altri, Salvatore ed
Emanuele, questo ramo si estinse nel 1866) il quale
vendette a Sebastiano Ferrari,
nobile di Taverna, le quote che gli erano pervenute da
suo padre Giacinto e dalla zia Angela, e nel 1741, il
terzo pervenuto da Rosa Poerio, al suo congiunto ed
omonimo Giuseppe (Taverna, 1695), figlio di
Girolamo, barone di Montibus, il quale nel 1749
acquistò i feudi Le
Silette e Spinalba dal marchese
Spinelli di Fuscaldo.
Giuseppe (1697 † 1767)
ottenne da suo fratello Alfonso, barone di Belcastro, la
cessione e refuta del
feudo di Cucinà; inoltre acquistò l'altra
sezione del feudo Poerio da Girolamo de Nobili, con
regio assenso del 30 ottobre 1751 per il prezzo di
ducati 1.000; nel 1723 sposò Giulia
Marincola dei baroni di
San Calogero.
Annibale
(† Catanzaro, 1786)
figlio di Giuseppe e Giulia, ereditò tutti i feudi di
suo padre, sposò in prime nozze Maria
Schipani, nobile di
Taverna, ed in seconde nozze Olimpia Marincola
Cattaneo.
Carlo
(1747 †
1817) figlio di Annibale e Maria, successe a suo padre,
poeta vernacolo, sposò Gaetana Poerio, figlia di
Girolamo, barone di Belcastro, ed ebbero per
figli: Leopoldo, Raffaele, i quali presero
parte ai moti liberali della prima metà dell'Ottocento,
ed il primogenito Giuseppe (Belcastro, 1775
† Napoli 1843) il quale
successe al padre, sposò Carolina Sossisergio.
Alessandro
(1802 † 1847) figlio di
Giuseppe, gli successe nei feudi, poeta, morì celibe per
la causa liberale a Venezia.
Carlo
(1803
† 1867), successe al fratello di Alessandro, si
battè per la causa liberale, morì improle.
Giuseppe (Corfù, 1828
† Napoli, 1899),
Cavaliere della Corona d'Italia, figlio del citato
Raffaele e di Maria Teresa de Nobili, cugino di Carlo,
fu il suo successore; ebbe per sorella
Gaetana
(Malta, 27 settembre 1829), sposata a Milano il 24
luglio 1860 a Giovanni
Nicotera,
Deputato al Parlamento Nazionale e già Ministro
dell'Interno; per fratello
Guglielmo (Malta, 25 settembre 1831),
Colonnello di Artiglieria, Cavaliere dell'Ordine
Mauriziano, Ufficiale della Corona d'Italia. Giuseppe
sposò Antonietta Bernucci dei patrizi di Sarzana (2
febbraio 1838), figlia di Agostino dei conti di Vezzano,
e della marchesa Isabella
Malaspina,
ed ebbero per figli:
Raffaele
(Napoli, 12 dicembre 1865), ed il primogenito
Carlo
(Milano, 23 settembre 1863), sposato a Napoli
con Rosalia
Pironti; con
suo fratello furono iscritti nell'Elenco
Regionale e nell'Elenco
Ufficiale Nobiliare Italiano del 1922 col
titolo di Nobile di Taverna.
Il citato Leopoldo, zio di Giuseppe, sposato a Giovanna
Merida ebbero per figli
Odoardo
ed
Enrico (nato a Napoli, tra il 1813 ed il
1816), non ebbero discendenza. Enrico seguì il padre in
esilio a Firenze, parlava inglese e francese,
combattente, poeta e scrittore, collaborò alla rivista
Panteon dei Martiri della Libertà Italiana. |
 |
 |
Davide Andreotti in "La Storia dei
Cosentini" Vol.III pagg. 266-267, ristampa anastatica a
cura di Walter Brenner 1987, riporta lo scritto di
Enrico Poerio pubblicato sulla rivista
Panteon dei
Martiri
della Libertà Italiana, Cap. XXIV, che
presentiamo di seguito: |
 |
 |
Nicolò
Poerio, nobile di Taverna, sposò Beatrice Rocca,
figlia di Federico, dal 1549 baronessa del feudo di
Rocca (sezioni Serrone e
Brolito), come erede di suo nonno Giovanni
Andrea, secondo il diritto longobardo; ebbero per figli:
Isabella, sposata ad Alfonso, figlio di
Carlo, barone di una sezione del feudo Poerio;
Dianora, sposata a Vincenzo Poerio;
Alfonso; Giovan Pietro; Cesare;
Giova Paolo; Achille, il quale possedette il
feudo di Riccio (sezione
Cutura); Nicola, nato postumo.
Alfonso,
U.J.D., sindaco di Taverna nel 1532, sposò Faustina
Blasco, nobile di Tavera. Con suo fratello Giovan Pietro
successero nel feudo in quanto gli altri fratelli non
ebbero discendenza.
Girolamo,
figlio di Alfonso, ereditò la parte del feudo da suo zio Giovan Pietro e la quota di suo padre, ebbe per
fratelli: Marcello, Pietro Antonio, barone
di Riccio come erede di suo zio Achille, ed Orazio,
ammesso nell'Ordine Gerosolimitano il 28 maggio 1588 ed
ebbe il grado di Commendatore, rinunciò ai suoi diritti
feudali in favore dei fratelli. Girolamo sposò in prime
nozze Ippolita Mandile con la quale ebbero Alfonso,
ed in seconde nozze Vincenza Marincola e generarono
Dianora, sposata ad Ottavio Ferrari dei baroni di
Cropani, e Cesare (Taverna 1609
† 1667).
Alfonso,
sacerdote, nel 1676 testò a favore dei nipoti, figli di
Cesare, il quale aveva sposato: in prime nozze Giulia
Sinopoli ed ebbero per figli Orazio e Giovanna,
che sposò Tommaso
Schipani,
barone di Galterio di Donna Teodora Frosina;
in seconde nozze Lucrezia Pallone dei baroni di Valle
Perrotta ed ebbero dieci figli, tra gli altri, Biagio
Ottavio Annibale (1648 †
18 novembre 1722), frate cappuccino col nome di
frà Bonaventura, divenne Generale dell'Ordine per
poi essere nominato arcivescovo di Salerno dall'8
novembre 1697 fino alla sua morte. |

Ritratto del Vescovo
Bonaventura Poerio |
Salerno, cappella Poerio.
A destra: monumento del Vescovo Bonaventura Poerio |

Stemma del Vescovo Bonaventura
Poerio |
Francesco
e Carlo, successero al loro padre, barone Cesare
(con i nipoti Domenico Antonio, sacerdote, e
Cesare, figli del loro fratello Michele).
Francesco (Catanzaro, 1638
† ivi, 1710), Cavaliere
dell'Ordine di San
Giacomo della Spada,
sposò in prime nozze Isabella o Belluccia Poerio
ed ebbero per figlie Rosa, sposata ad Alfonso
Poerio, e Cecilia Lucrezia, sposata a
Ferdinando de Nobili, Cavaliere di Malta.
Carlo,
fratello di Francesco, Cavaliere dell'Ordine di San
Giacomo della Spada, sposò Beatrice Poerio, ed
ebbero per figlio Girolamo, barone di Montibus.
Alfonso,
barone di Montibus e Cucinà, figlio di Girolamo, fu
l'ultimo intestatario, come erede dell'avo, con decreto
della
Gran Corte della
Vicaria del 2 dicembre
1710, ed è probabile che lo sia stato anche per la quota
del prozio Francesco.
La sezione
Serrone non essendo stata oggetto di successiva
intestazione nei cedolari perse il rango di feudo, nel
1759 il fondo fu ceduto dal barone Alfonso, a suo nipote
Tiberio in cambio della secondogenitura di suo
padre. Nel 1867 proprietaria era Raffaella Poerio,
nipote di Tiberio. Il fondo fu ereditato da
Raffaelina Poerio, nipote di Raffaella, sposata a
Giuseppe Ferrari, nobile dei baroni di Pantane, poi
venduto a sua sorella Ippolita Poerio.
Altra sezione del feudo di Rocca era
Percocisi-Casolina,
in territorio di Taverna, oggi località denominata
Racisi nella Sila Piccola, possessore era il barone
Giovanni Andrea Rocca il quale aveva avuto
significatoria di relevio l'11 settembre 1590 quale
erede del padre Giovan Vincenzo (di Federico, di
Giovanni Andrea capostipite), sposato a Dianora
Teutonico, nobile di Taverna, ebbero per figlie Isabella
e Dianora, e per maschi: Ferrante, sposato ad Ippolita
Garzia, ebbero come figli Diego e Giulia; Carlo;
Annibale, sposato a Vittoria
Ricca, nobile di Taverna, ebbero l'unica figlia
Camilla; ed il primogenito Vincenzo, tutti eredi del
padre secondo il diritto longobardo. |

Sila Piccola, Villaggio
Racisi |
Camilla
Rocca,
sposata a Luigi Poerio, nobile di Taverna,
generarono Saverio (Taverna, 1676
† ivi, 1722), s'intestò la
terza parte del feudo di Rocca come erede di sua madre
Camilla e di Diego Rocca, cugino della madre. Sposato
con Antonia Piterà, nobile di Catanzaro, ebbero
per figlio Domenico (Taverna, 1699 † ivi, 1766),
erede di suo padre Saverio, creando la Casata
Poerio Piterà,
sposò in prime nozze Maria Coccia ed in seconde nozze
Teresa Raimondi. |

Taverna, Chiesa di Santa Barbara,
Oratorio del Santissimo Salvatore, dipinto commissionato
dalla Famiglia Poerio Piterà |

Stemma Piterà |
Arma Piterà: di
rosso, alla pianta di verde fiorita di tre pezzi d'oro
nodrita di un vaso manicato dello stesso.
Altra:
d'azzurro, alla pianta di verde fiorita di tre pezzi
d'oro nodrita di un vaso manicato dello stesso. |
Saverio Poerio Piterà (Taverna, 1750 † ivi, 1799),
erede di suo padre, barone Domenico, sposò Antonia
Stocco, dei patrizi di Cosenza, ebbero per figli, tra gli altri,
Giuseppe (1781 † 1831, suo figlio Ignazio
1826 † 1868 ebbe discendenza); ed il primogenito
Domenico, ucciso col padre dai briganti il 19
febbraio 1799.
Saverio (Nicastro, 1796 † Taverna, 1860), figlio di Domenico e di Maria
Procida, fu erede di suo nonno Saverio, ed ebbe l'ultima
intestazione.
Eredi nella prerogative nobiliari furono: Luigi,
figlio di Saverio, suo fratello Domenico, suo
figlio Saverio, e Domenico (Taverna, 1902)
figlio
di quest'ultimo. |
Taverna, Chiesa di Santa
Barbara, tomba di Ingnazio Poerio Piterà (1826
†
1868) di Giuseppe |
Taverna, Chiesa di Santa Barbara,
soffitto settecentesco dell'Oratorio del Santissimo
Salvatore con stemma reale di Casa Borbone |

Dipinto commissionato dalla Famiglia
Poerio |
Taverna, Chiesa di San
Domenico, Congrega della Madonna del Rosario; a destra:
cleristorio a devozione di Gaetano Poerio |
Ramo dei Baroni di Montibus e Belcastro |
Girolamo
Poerio (Taverna, 1672 †
1721), figlio del citato Carlo barone delle
sezioni del feudo di Rocca, Cavaliere dell'Ordine di San
Giacomo della Spada, acquistò per ducati 1.240 dal
barone Benedetto Teutonico il
feudo di Montibus
in territorio di Taverna, con regio assenso del 2
maggio 1701, sposò Giovanna
di
Tarsia dei patrizi di Cosenza ed ebbero per
figlio Annibale (Taverna, 1691
† Taverna, 1710), il
quale successe nei feudi a suo padre, nel 1708 sposò a
Salerno, nel mentre era arcivescovo suo prozio frà
Bonaventura, la cugina del padre Lucrezia
Poerio, la quale in seconde nozze sposerà Ferdinando
Poerio. Acquistò per ducati 1.625 il
feudo di Cucinà,
in territorio della baronia di Zagarise in
Calabria Ultra, da
Scipione Monizio, con regio assenso del 4 giugno 1708.
Morì improle.
Alfonso
(Taverna, 1693 †
Catanzaro, 1753), successe al fratello, barone Annibale,
nel feudo di Montibus e di Cucinà, in prime nozze sposò
la cugina del padre Rosa Poerio, in seconde nozze
Teresa Poerio, in terze nozze Teresa
Sanseverino, baronessa
di Mannarino; acquistò il
feudo di Belcastro
con i casali e bagliva
dal duca Carlo
Caracciolo
con regio assenso del 17 settembre 1715; cedette a suo
fratello Giuseppe il feudo di Cucinà, con regio
assenso del 1° settembre 1736; precedentemente aveva
venduto il feudo di Montibus ad Antonio Giglio con regio
assenso del 21 luglio 1721, e successivamente vendette
il feudo di Belcastro a Giovan Battista de Mayda, con il
patto di ricompra.
Geronimo († 1787), figlio del barone
Alfonso e di Teresa Sanseverino, esercitò il patto di
ricompra sul feudo di Belcastro contro Giovan Battista
de Mayda con regio assenso del 18 marzo 1755, ebbe per
fratelli Saverio, Tommaso e Vincenzo;
sposò Anna Marincola di Petrizzi.
Alfonso,
barone di Belcastro con i casali di Andali, Cerva e
Cuturella, e la bagliva, come erede per la morte di suo
padre, barone Geronimo, suo fratello fu Vincenzo,
sua sorella Gaetana (†
1820) che sposò Carlo Poerio, barone di una
sezione del feudo di Poerio e barone di Spinalba.
Con
Cesare, figlio di Alfonso si estinse questo ramo. |
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Belcastro
(Catanzaro) |
Ramo dei Baroni di Cucinà, Tacina e Cardito |
Giuseppe
(1690 † 1767), figlio
del barone Girolamo (Taverna, 1672
† 1721), ammesso
nell'Ordine Gerosolimitano con suo fratello Carlo
nel 1718 con i quarti Poerio, Poerio, di Tarsia e de
Chiara, e con prova di Cesare, signore di Rocca e Poerio
nel 1447; ottenne cessione e refuta del feudo
di Cucinà da suo fratello Alfonso, barone di
Belcastro, con regio assenso del 1° settembre 1736,
sposò Giulia Marincola.
Annibale
(† 1786), successe a
suo padre, barone Giuseppe, nel feudo di Cucinà, e dei
feudi di Tacina e Cardito,
acquistati da suo padre. Sposò Maria
Schipani ed ebbero per
figli, tra gli altri: Antonia, che nel 1772 sposò
Gaetano
Tranfo, 5°
principe di Cosoleto, ed il primogenito Carlo
(1747 † 1817), che
successe nei feudi posseduti dal padre, fu l'ultimo
intestatario in quanto colpito dalle leggi
sull'eversione (abolizione) della feudalità del 1806.
Aveva sposato Gaetana, figlia di Geronimo
Poerio, ebbero per figli: Maria (1783 † 1845),
nel
1808 sposò Antonio Ferrari († Catanzaro, 1865) nobile di
Taverna, storico e poeta;
Leopoldo (Catanzaro, 1776
† Firenze, 1836), Raffaele (Catanzaro,
1792 † Torino, 1853)
attivisti nei moti risorgimentali in Calabria e Napoli,
ed il primogenito Giuseppe (Belcastro, 1775
† Napoli, 1843), il
quale successe nelle prerogative nobiliari della
famiglia, fu avvocato, patrocinò la sua prima causa
penale a soli 16 anni, si trasferì a Napoli al seguito
del Preside della Provincia di Catanzaro, il brigadiere
don Vincenzo
Dentice,
per difenderlo da una grave accusa; prese parte alla
Repubblica Napoletana del 1799.
Occupò la carica di Preside di Provincia con re Giuseppe
Bonaparte, nel 1808 re Gioacchino Murat lo nominò
segretario generale della Gran Corte di Cassazione e nel
1809 regio commissario della Calabria, creato barone
(con maggiorasco) con diploma del 25 marzo 1813 gli
concesse lo stemma blasonato in apertura. Con il ritorno
dei Borbone fu eletto deputato al parlamento napoletano
nel 1820-1821; sposò Carolina Sossisergio, figlia di
Nicolò e di Carlotta Trompaur. |

Barone Giuseppe Poerio |
Catanzaro, Palazzo Poerio, già Schipani,
ubicato nell'omonima via intitolata a Giuseppe Poerio
dal 1874 |
Giuseppe e
Carolina ebbero come figli: Carlotta (1807
† 1867), sposò Paolo
Emilio Imbriani, entrambi patrioti; Carlo (1803
† 1867), patriota, uomo politico, deputato al
parlamento napoletano nel 1849, al parlamento subalpino
nel 1861, candidato al 3° collegio di Napoli ed al
circolo elettorale di Catanzaro, il 27 gennaio 1861
veniva eletto al parlamento del Regno d'Italia; |
Barone Carlo Poerio,
deputato. A destra: Carlo Poerio tradotto in
carcere |

Napoli, statua di Carlo
Poerio |
ed il
primogenito Alessandro (Napoli, 1802
† Venezia, 1848), erede
nelle prerogative nobiliari di famiglia, poeta,
conoscitore delle lingue, approfondì nei suoi studi
Goethe, recatosi in Germania il poeta lo ricevette nella
sua casa di Weimar, partecipò ai moti che si
susseguirono nella prima metà dell'Ottocento, morì a
Venezia il 3 novembre in casa di Gugliemo Pepe per le
gravi ferite riportate il 27 ottobre a Mestre nel
tentativo di liberare la città. Nelle prerogative
nobiliari di famiglia gli successe il fratello Carlo il
quale morì improle.
Vogliamo riportare lo scritto di Benedetto Croce sul
loro valore patriottico: una
famiglia insigne, tra quelle italiane del Risorgimento,
per costanza di pensieri e per incessante fervore di
opere e di sacrifici nelle sue tre generazioni, ma
soprattutto per la profonda interiorità morale del suo
abito di vita, per la schiva austerità del suo alto
sentire. |

Regio Esploratore
Alessandro Poerio |

Medaglia del Regio
Esploratore Alessandro Poerio, 1915 |
Ramo dei Baroni di Riccio |
Achille,
figlio ultrogenito di Nicolò e di Beatrice Rocca,
risulta essere in possesso del
feudo di Riccio (sezione
Cutura) sin dal 1552, nel 1581 elesse suo
erede il nipote, Pietro Antonio, figlio del
fratello Alfonso, U.J.D., attuario di Taverna, sposò
Vittoria Poerio.
Domenico
(Taverna, 1607 † ivi,
1656), barone di Riccio, come erede per la morte di suo
padre, barone Pietro Antonio, sposò Virginia de Nobili.
Pietro
Antonio
(Taverna, 1628 † ivi,
1670), primogenito del precedente, successe nel feudo di
Riccio, sposò Laura Zaccone.
Domenico
(Taverna, 1660), figlio del precedente, successe nel
feudo, lo vendette a Filippo Dardano di Taverna, con
regio assenso dell'8 luglio 1711. |
Ramo dei baroni di Quartieri o Maldotto |
Feudo in
territorio di Magisano presso Taverna, ne ebbe possesso
dei tre
quarti Cesare
Madotto, nobile di Taverna, sposato il 24 aprile 1594
con Isabella Poerio, vedova di Pompeo
Poerio, barone della
bagliva di Taverna il cui fratello frà
Orazio fu ammesso nell'Ordine Gerosolimitano il 28
maggio 1588.
Giulia Madotto, baronessa di Maldotto per successione a
suo padre, barone Cesare, sposò Rotilio Poerio e
non ebbero prole. |
Pompeo
Poerio (Taverna 1577 †
ivi, 1661) U.J.D., fratello uterino della baronessa
Giulia, con decreto della Corte di Taverna del 6
febbraio 1655 successe a Rotilio (probabilmente perchè
Giulia gli premorì). Sposò Sigismonda Poerio, sua
cugina, e generarono Marcello (Taverna, 1608
† ivi, 1666) U.J.D.,
erede di suo padre, sposò Porzia Majorana, nobile di
Catanzaro.

Stemma Majorana
con le insegne ecclesiastiche |
Arma Majorana di Catanzaro:
d'azzurro, a due colonne d'argento in decusse
sostenenti con la medesima una piantina di
maggiorana al naturale ed accompagnata da tre
stelle (6) poste due in capo ed una in punta.
Arma di Reggio Calabria e Sicilia:
d'azzurro, a due colonne d'argento in decusse
accompagnate nei fianchi da due rose dello
stesso, una per lato, ed in capo da un giglio
d'oro. |
Francesco,
barone di Maldotto per successione a suo padre Marcello,
nel 1702 vendette i tre quarti del feudo a Pietro
Antonio Ferrari.
Giovan
Battista
(Taverna, 1638 †
ivi,
1683), con il fratello Giuseppe e la sorella
Maria Poerio, figli di Giovanni Angelo e di
Lucrezia Teutonico, nobili di Taverna, acquistarono dal
barone Carlo
Catizone di
Camillo, la quarta parte
del feudo di Quartieri o Maldotto, sposò
Lucrezia Nicoletta.
Maria
(Taverna, 1642), sorella di Giova Battista, successe nel
feudo, sposò Francesco Blasco, nobile di Taverna.
Giovanni
Angelo e Domenico Blasco, nel 1714 presero intestazione
del feudo come eredi per la morte della baronessa Maria,
loro madre. |
 |
 |
 |
Taverna, Chiesa di San Domenico, dipinto
raffigurante la Madonna della Purità commissionato da
Giovanni Angelo Poerio e da sua moglie
Lucrezia Teutonico come ringraziamento
per la guarigione del loro figlio
Gennaro da una malattia. Opera
realizzata dai due fratelli Mattia e Gregorio Preti
(unico esempio a due mani a Taverna), San Nicola da
Mattia, e San Gennaro con in mano l'ampolla, da
Gregorio, datata tra il 1636 ed il 1640. Gennaro Poerio
nacque il 9 settembre 1635, la madre Lucrezia morì il 20
dicembre 1644. |
Taverna, altro Palazzo
Poerio; a destra: stemma Poerio accollato da due
Crocette Patenti di Malta, raro a vedersi su tavola |
Ramo dei baroni di Galterio di Donna Teodora Frosina |
Scipione,
nella prima metà del Cinquecento, acquistò una sezione
del
feudo di Galterio di Donna Teodora Frosina,
in territorio di Taverna, dagli eredi di Roberto
Mainardo. Scipione dispose la successione del feudo
secondo il diritto longobardo, di conseguenza eredi
furono tutti i suoi figli: suor
Faustina;
Isabella;
Giovan
Giacomo;
Luca Antonio;
Giovan Lorenzo,
ebbe per figli
Pietro, suor
Camilla
e
Lucrezia; ed Ottavio, che ebbe per figli
Scipione juniore ed
Agostino.
Le porzioni di questo feudo furono acquistate, negli
anni, dalla famiglia Schipani che possedeva l'altra metà
del feudo. |
Odoardo
Poerio († 5 gennaio
1566), verso la metà del Cinquecento possedeva il
feudo di Lochicello od Architello (tre quarti),
ubicato in territorio di Belcastro.
Pietro
(† 18 gennaio 1571),
barone di Lochicello
come erede per la morte di suo padre, barone Odoardo,
ebbe significatoria di relevio il 9 ottobre 1567.
Agostino († 9 settembre 1575), barone di Lochicello come erede per la morte
di suo fratello Pietro.
Beatrice
(† 8 giugno 1581), baronessa di Lochicello come erede per la morte
di suo fratello Agostino, ebbe significatoria di relevio
il 10 dicembre 1576, sposata a Pirro
Cavalcanti,
figlio di Cesare dei baroni di Sartano e di Dianora
Spadafora
dei baroni di Luzzi, ebbero per figlia
Giulia
Cavalcanti, baronessa di Lochicello come
erede per la morte di sua madre, ebbe significatoria di
relevio il 30 agosto 1582. Sposata a Cesare
Sersale,
non avendo avuto discendenti il feudo fu devoluto alla
Regia Corte e posto in vendita dal
Viceré Duca di
Ossuna ed acquistato dai fratelli
Geronimo e Paolo
Marincola
con Regio Assenso del 23 febbraio 1617.
Pellegrina
Poerio, ebbe per madre donna di casa
Arnone, sposò il giureconsulto Tommaso
Parisio,
capostipite del ramo
del
Consigliere, ebbero per figlio, tra gli
altri, Aulo Giano Parrasio (Cosenza, 1470 † ivi, 1521)
nome latinizzato di Giovan Paolo Parisio, umanista.
Francesco
Poerio fu aggregato alla
prima piazza di Cosenza nel 1589.
Frà
Scipione, ammesso nell'Ordine Gerosolimitano nel
1445.
Frà Scipione, ammesso nell'Ordine Gerosolimitano
nel 1656.
Durastante
Poerio, canonico della Chiesa Metropolitana di Cosenza,
poi decano, risolse una lunga controversia con il
suffraganeo di Martirano per il possesso di alcuni
feudi.
Papirio,
fratello del canonico Durastante e residente a Taverna,
fu suo erede, ma la sua biblioteca fu ereditata per metà
dai Gesuiti e dai Cappuccini di Cosenza; inoltre nel
testamento del 17 luglio 1608, notaio apostolico
Giovanni Alfonso delle Piane di Cosenza, Durastante
lasciò al canonico don Giovanni Andrea
Morelli
un
oratorio di ducati otto, con peso di due
messe la settimana, sopra una casa nella
Ruga di S.
Tommaso, posseduta da Urania
de Majo
e Tiberio
Caputi
(3).
Giacinto,
Priore dell'Ordine dei Domenicani di Cosenza, il 24
agosto 1860, firmò la lettera di adesione dell'Ordine
dei Domenicani di Cosenza al Comitato Insurrezionale,
gli altri confratelli furono: Padre Maestro Frà Domenico
Fusco, Padre Raffaele De Piro, Padre
Predicatore Generale Frà Vincenzo M.
Coscia,
Padre Frà Tommaso Saraco, Padre Lettore Frà Vincenzo
Aiello,
Padre Tommaso Scoppatara, Padre Vincenzo Rago
(4). |
 |
 |
Cosenza, Complesso
Monumentale di San Domenico, stemma dell'Ordine
Domenicano |
Altri Cavalieri di Malta di Casa Poerio |
Frà
Giorgio Cesare di Policastro, Commendatore.
Frà Gregorio Cesare di Taverna, Ambasciatore a
Venezia.
Frà Ortensio di Policastro, ammesso nel 1443,
Gran Croce.
Frà Pietro Domenico di Policastro, ammesso nel
1445.
Frà Francesco di Taverna, ammesso nel 1588. |
_________________
Note:
(1)
- Le blasonature del ramo cosentino sono riportate da
Luigi
Palmieri in
“Cosenza e le sue famiglie attraverso testi atti e
manoscritti”, Tomo II pag. 469, Luigi Pellerini Editore,
Cosenza 1999.
(1bis)
- Umberto Ferrari in "Armerista
Calabrese", La Remondiana; Bassano del Grappa 1971, pag.
54.
(2)
- Vittorio Imbriani “Alessandro Poerio a Venezia,
lettere e documenti del 1848” pag. 516, Domenico Morano
Libraio-Editore, Napoli 1884.
(3) - Vincenzo Maria Egidi
in “Regesto delle pergamene dell'Archivio Capitolare di
Cosenza” a cura di Raffaele Borretti, pag 68, Editoriale
progetto 2000.
(4)
- Raffaele de Cesare "Una famiglia di patrioti. Ricordi
di due rivoluzionari in Calabria"; pag. CLV, Forzani e
C. Tipografi del Senato Roma 1889.
_________________
Bibliografia:
- Giovanni
Fiore
da Cropani “Della Calabria Illustrata, tomo III”, a cura
di Ulderico Nisticò, Rubbettino Editore 2001.
- Mario Pellicano Castagna “La Storia dei Feudi e dei
Titoli Nobiliari della Calabria” a cura di Umberto
Ferrari, Voll. II-III-IV Editrice C.B.C. 1996-2002.
- Mario Pellicano Castagna “Processi di Cavalieri
Gerosolimitani calabresi”, Frama Sud, 1978.
- Gustavo Valente, “Compendium, dizionario storico,
geografico, biografico ragionato della Calabria” Vol.V,
Ferrari editore 2017.
- Gustavo Valente “Dizionario
bibliografico biografico geografico storico della
Calabria” Vol.II, Frama Sud 1989.
- Gustavo Valente “Il Sovrano Ordine di
Malta e la Calabria”, La Ruffa Editore, 1996.
- Davide Andreotti “La Storia dei
Cosentini”, ristampa anastatica a cura di Walter Brenner,
1987.
- Domenico Puntillo, Cinzia Citraro "Historia
Brutiorum - Bernardino
Bombini",
Edizioni Prometeo, Castrovillari 2015.
- Francesco Bonazzi di Sannicandro,
“Elenco dei Cavalieri del S.M. Ordine di S. Giovanni di
Gerusalemme”, Napoli 1897.
-
Sergio Dragone
“Catanzaro - i luoghi, le persone, la storia”,
1994.
__________________
Sitografia:
-
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Alessandro Poerio
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